In tanti si sono chiesti quale fosse la reale funzione di questi dischi, fabbricati sia in terracotta che in metallo. La tesi più accreditata, forse l’equazione più semplice e che si è a lungo perpetuata nel tempo, è quella che la ‘Pintadera’ fosse un semplice marchio, un sigillo che serviva a dare “il marchio di fabbrica” a manufatti di grande preziosità come il pane, da cui è derivato anche il termine più specifico “pintapane”.
Qualche altro studioso, però, certamente non a vanvera, ha ipotizzato che potesse avere ben altra funzione. I dubbi derivavano dalla accuratezza della fabbricazione e dalla precisione delle incisioni che, facevano avanzare l’ipotesi che questi particolari dischi con le loro “iscrizioni” potessero essere, invece, degli antichi calendari, dei segnatempo lunari o solari, in uso alle antiche popolazioni nuragiche. Queste ipotesi sono state avanzate dopo ripetuti riscontri con altri oggetti molto simili, rinvenuti presso altre antiche civiltà. Le nostre pintadere, messe a confronto con ‘dischi’, anch’essi incisi allo stesso modo, e concordemente considerati, invece, degli antichi “calendari”, hanno fatto presupporre che anch’esse potessero avere la stessa funzione. I confronti con gli altri antichi “calendari segnatempo”, come il calendario egizio, il calendario di Festo, il calendario atzeco e quello celtico, sono stati ampiamente positivi. Osservando e confrontando con attenzione le nostre Pintadere con questi ‘calendari’ si è potuto notare che “i segni” incisi sulla pintadera, di derivazione geometrica, quali il punto, il triangolo e il cerchio, rimandano ai segni riportati su questi antichi calendari, dove il forte richiamo a immagini mandaliche è innegabile. Figure e simboli che, modellati sia sui nostri dischi che nei ‘calendari, concordano nel rimandare ai simboli classici dell'astrologia e della mitologia sacra.
Queste ‘nuove’ e suggestive ipotesi formulate sull'uso delle pintadere contribuiscono ad accrescerne il già forte fascino che le accompagnava, fin dall'origine. Quale il vero uso, dunque, di questi antichi e preziosi reperti? Sigillo o, invece, calendario? Dilemma di non facile soluzione.
La teoria più accreditata, per ora, resta certamente quella che ipotizza l’uso della pintadera come sigillo, come timbro. Teoria questa ‘dominante’ in quanto l’uso come “marcatore”, come “stemma di famiglia” per marcare il pane ha continuato a perpetuarsi nel tempo, per molti dei secoli successivi, tanto da essere ancora in voga tra le famiglie notabili in molti centri della Sardegna fin oltre il Medioevo.
Tuttavia anche l'altra ipotesi, quella più recente, che sostiene invece che nelle incisioni sulla superficie di alcune ‘pintadere’ si possa leggere la riproduzione di un calendario lunare e solare, appare convincente. Indubbiamente le due teorie hanno entrambe una buona validità. La cosa sicuramente importante è che i Sardi attribuivano alla “Pintadera” una funzione non marginale, considerata la cura con cui veniva realizzata fin dai tempi più antichi. Un uso ampiamente diffuso, quello di questo strumento, considerato il numero dei “pezzi” ritrovati, e la larga diffusione, testimoniata dai ritrovamenti localizzati in tutta l’Isola.
Le Pintadere, mentre noi ci arrovelliamo in questo amletico ed irrisolto dubbio, se sigillo o calendario, giacciono nei musei, o conservate gelosamente dagli amatori, continuando in modo enigmatico ed indecifrabile a sorriderci, senza sciogliere l’enigma.
La mia personale convinzione non esclude nessuna delle due teorie. Io penso che entrambe possano essere sostenute, senza che l’una prevarichi l’altra. Nessuno credo possa sostenere che un uso escluda l’altro. Perché sostengo questo? Perché spesso, la storia ci ha insegnato che un oggetto può avere più funzioni, sia iniziali che successive. Un oggetto nato con un uso può, successivamente, scoprendone una nuova utilità, essere utilizzato anche per quest’altro, senza ulteriore sforzo, ne creativo ne costruttivo. Chi ci vieta di pensare che una pintadera nata come calendario, importante ausilio per regolare la faticosa vita dei campi, non potesse essersi trasformata in un secondo tempo anche come ‘marcatore’ di uno degli alimenti più preziosi come il pane?
Le prime volte, forse, anche solo a titolo votivo, di ringraziamento agli Dei, quale omaggio devoto alla divinità, particolarmente prodiga per una messe abbondante. Rituale di buon auspicio, successivamente diffusosi e diventato un costante atto di natura religiosa, con cui ritualmente ingraziarsi gli Dei!
Marcare il pane, allora alimento sovrano per l’alimentazione delle popolazioni, incidere sul pane i simboli del calendario, non sarebbe stato un atto cosi astruso, ma positivo e non negativo. Nei secoli e nei millenni i Sardi hanno attribuito al pane un sacro rispetto. Nei confronti del pane vi era un amore assoluto, senza deroghe. Chi ha avuto il piacere di leggere il prezioso libro “PANI” (edito dal Banco di Sardegna e stampato dalla Ilisso), opera che ripercorre la lunga storia della panificazione in Sardegna, sa quanto prezioso sia stato considerato in passato questo alimento e quanto onore e devozione gli si attribuisse.
Scrive su questo libro Giulio Angioni ( “Pani” – pag.19): “…C’è tutto se c’è il pane. Un bicchiere di vino, quando c’è va bene, e meglio ancora se c’è una fetta di salsiccia o un morso di formaggio. Ma non c’è niente se non c’è il pane…”. Il pane, quindi come alimento indispensabile, capostipite di tutti gli altri alimenti a corredo. Cosi continua nella sua lucida esposizione Giulio Angioni: “…Al pane si davano tante forme diverse, di fiori e di frutti e di tutte le cose belle e buone. E per ogni festa c’era il pane speciale. Era l’ornamento della casa e l’orgoglio della sua padrona. I luoghi più puliti erano quelli dove si faceva il pane, a cominciare dal tavolo e dai recipienti. E dove si conservava la pasta per fare da lievito al pane della prossima volta era come il posto dove dormiva un figlio stimato. Si toccava con mani pulite, il pane, e si maneggiava con grande rispetto. Non si buttavano i resti. E il pane duro che si riportava come resto dalla campagna, bisognava mangiarlo per primo, perché era doppiamente santo. Così si diceva ai bambini che si buttavano sul più molle. C’era venerazione per il pane. Al pane si chiedeva quasi perdono per doverlo mangiare. E guai se il pane cadeva per terra, e se mai cadeva, devi baciarlo appena raccolto. Il pane insaporisce il companatico, più di quanto il companatico insaporisce il pane...”.
Marcare questo prodotto alimentare, era certamente un segno di grande orgoglio, ed esibire un pane speciale con bellissime forme floreali, era per la sua padrona un segno di grande capacità e di apprezzamento per le sue doti. In ogni casa che si rispettasse, anche quella modesta, c’era certamente uno strumento atto a marcarlo il “suo pane”. La “Pintadera”, quindi, strumento principe per dare un segno inconfondibile, quasi un attestato di nobiltà, a quel prezioso pane, orgoglio di ogni casa, e capace di garantire una sana alimentazione a tutti i suoi componenti.
Questo il suo uso più noto, fino alla nuova grande e sensazionale teoria, che attribuiva a questo strumento un’altra funzione importante: quella del calendario. Suggestiva, davvero, questa teoria della Pintadera-Calendario!
La nostra Pintadera-Calendario “Nuragico”, potrebbe essere stata davvero un “marcatore del tempo”, usato dalle popolazioni sarde parallelamente ad altre popolazioni anche lontane, in particolare i Celti, col cui calendario la nostra ‘pintadera’ ha incredibili somiglianze. Lo studioso Nicola De Pasquale sostiene che la somiglianza dello strumento sardo con quello celtico è riferita al ‘calendario festivo annuale’ dei Celti. Questo studioso, che ha sviluppato schematicamente una Pintadera (la possiamo vedere nei disegni allegati), ha messo in relazione la “Pietra di Nurdole”, in cui è ravvisato il nostro calendario delle feste agricole e pastorali rapportate alla Luna e al Sole, con il ‘calendario celtico. Il confronto ha evidenziato delle incredibili concordanze ed assonanze. Lo schema o “ruota” corrisponde, come del resto corrispondono le festività! Le feste lunari, quelle più importanti, formano la “croce” e quelle solari formano la “X”. Civiltà anche lontane, dobbiamo riconoscerlo, si sono sviluppate parallelamente! Sembra quasi incredibile.
Queste nuove ipotesi sull'uso delle pintadere contribuiscono certamente ad accrescerne la suggestione ed il fascino. Quale la giusta risposta?
Calendario Nuragico, o per dirla alla maniera di Nicola de Pasquale, “S’ Arroda de Tempu”, la ruota del tempo, o, invece, sacro strumento per marcare l’alimento principe, il pane?
Poco importa. Io credo che gli usi possano essere stati tutti e due!
Chiudo questa chiacchierata-riflessione sempre più convinto che i legami con il passato sono sempre forti e vivi e che anche il presente sia un ‘lungo’ proseguimento, ancorché modificato, del passato. Le pintadere, sia quelle sarde sia quelle ritrovate in altri paesi del Mediterraneo ed anche in luoghi e civiltà lontane come quelle del Caucaso, offrono molti spunti di riflessione e aprono non poche ipotesi sulla civiltà Nuragica e sugli scambi e le contaminazioni culturali che fin dal Neolitico sono intercorsi tra i popoli che abitavano le sponde del "Mare Nostrum". Sardi, come possiamo rilevare dai numerosi bronzetti, grandi navigatori del Mediterraneo, in possesso della giusta strumentazione per calcolare la rotta, notte e giorno, attraverso il movimento degli astri. Questo ci da una grande certezza: i nuragici avevano ben chiara la concezione del tempo e dello spazio ed avevano gli strumenti necessari per misurarlo. Quello che non sappiamo con certezza è se per calcolarlo usassero la Pintadera!
Grazie a tutti Voi per l’attenzione.
Mario
4 commenti:
A DIR LA VERITà... IL CALENDARIO delle FESTE SOLSTIZIALI e la rispondenza con quello CELTICO sono frutto di una ricerca e di uan pubblicazione di <Leonardo Melis...Con tutto il rispetto epr De Pasquale la sua ricerca è un'altra.
I pintadere sono sigilli che vengono utilizzati per apporre sul simbolo della dea madre un segno che protegge e porta fortuna, agisce anche sul ciclo della vita e della fertilità. Rappresenta Venere che è il pianeta del ciclo solare delle stelle del mattino e della sera. Questo risale almeno ai babilonesi ma anche prima del concepimento delle dee madri a Catal Hoyuk.
http://oldmaps.free.fr/cupules/venus.php
Quella pietra con tante pintadere incise dove si trova? Quella è la prova che non serviva solo per decorare il pane
Waru waru in Perù
http://www.atlantisbolivia.org/sukakollus.htm
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