Oristano 8 Novembre 2011
Cari amici,
le polemiche che riguardano il posizionamento nell’Isola del grande gasdotto della GALSI stanno diventando sempre più infuocate. Questo lungo “serpente” che partendo dalla Tunisia dovrebbe attraversare in tutta la sua lunghezza la Sardegna, approderebbe poi nella Penisola a Piombino.
Sicuramente su queste polemiche pesa un fatto incontestabile: da sempre l’Isola è stata e continua ad essere terreno di conquista, per i numerosi popoli che nei millenni hanno calpestato il suo suolo. Questo fatto condiziona in modo inequivocabile la nostra diffidenza e le nostre scelte, a cui siamo ogni giorno chiamati. Sono i nostri diritti calpestati che, a lungo andare, invogliano all'obiezione, alla ribellione.
Spesso nell’attribuire il significato, la patente, di “Interesse Pubblico” si esagera, cercando di far passare per ‘pubblico interesse’ quello che sostanzialmente non lo è. Noi sardi, che per secoli e millenni siamo sempre stati “Sudditi” di qualcuno, lo sappiamo bene! E’ tempo, però, che anche noi sardi ci convinciamo che, ormai, siamo diventati cittadini e non più sudditi.
Suddito, come ben sappiamo e come “Il diritto” insegna, è colui che è soggetto, sottoposto al potere di un re, di un sovrano, verso il quale ha unicamente dei doveri ed a cui è soggetto, senza particolari diritti riconosciuti. Differente, invece, il concetto di cittadino. Cittadino è colui al quale l'ordinamento giuridico di uno stato riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza, quindi, a differenza della sudditanza, è per il cittadino uno ‘status’ di riconoscimento di pari diritti e doveri, derivante da un vero e proprio rapporto giuridico tra cittadino e Stato. Ecco perché Il concetto di cittadino differisce nettamente da quello di suddito!
Chiarita la differenza tra suddito e cittadino, cerchiamo ora di approfondire il concetto di “Interesse pubblico”, messo in relazione ai pesi che gravano sui cittadini come “servitù”, relativamente proprio al ‘pubblico interesse’.
In diritto si definisce servitù (o servitù prediale nel caso di terreni) un diritto reale minore di godimento su cosa altrui, consistente in "un peso imposto sopra un fondo per l'utilità di un altro fondo appartenente a diverso proprietario" (art. 1027 del codice civile).
Servitù, quindi, come limitazione del diritto di godimento privato di un bene, per l'utilità di un altro bene (pubblico o privato che sia). Gli esempi più comuni sono il passaggio su terreno altrui, lo scolo delle acque sul terreno sottostante, l’attraversamento del fondo di linee aeree e quant’altro. L’“interesse privato” differisce da quello “pubblico” in quanto quest’ultimo è definito “prevalente” dal diritto, in quanto considerato “l’interesse proprio della pluralità di individui che costituiscono la Comunità”, come riconosciuta dall'Ordinamento giuridico di riferimento. Interesse privato, del singolo, quindi, sottoposto all’interesse superiore della Comunità.
Per stabilire in che misura l'interesse privato può influenzare l'interesse pubblico, e l'interesse pubblico quello privato, bisognerebbe ben definire i confini ed i limiti sia dell’uno che dell’altro. Proviamo a farlo ponendoci alcune domande:
.E' interesse pubblico o privato, vivere in un territorio verde e pulito?
.E' interesse pubblico o privato, bere acqua salubre?
.E' interesse pubblico o privato, non morire di traffico?
.E' interesse pubblico o privato, una corretta ed equa erogazione dei servizi?
.E' interesse pubblico o privato, avere lavoro per tutti?
.E' interesse pubblico o privato, difendere la salute dei cittadini senza servizi che inquinino?
.E' interesse pubblico o privato, riciclare i rifiuti e non far respirare diossine?
.E' interesse pubblico o privato, remunerare i pesi ed i vincoli sopportati nell’interesse generale?
.E' interesse pubblico o privato, far sopportare equamente pesi e sacrifici?
Questi sono tutti esempi che dimostrano quanto siano strettamente legati i due interessi e come sia difficile scinderli. L’unico modo è quello da dare maggior peso all’ interesse verso la Comunità, che dovrebbe trarne beneficio maggiore, superiore quindi all’altro.
L’interesse pubblico deve essere, quindi, un interesse “superiore” ma senza annientare, distruggere, l’altro. Interesse pubblico non significa certamente uccidere l'interesse privato: al contrario, l’uno può essere al servizio dell’altro, in un gioco di equità, che, pur salvaguardando l’interesse generale non snaturi la genuinità e la forza di quello privato.
Ho fatto questa “premessa” per dire la mia su fatti, recenti e non, che coinvolgono il territorio della nostra Sardegna. L’elenco è lungo, ma mi limiterò ad indicare i più salienti: Servitù militari, Nucleare, servitù di passaggio del Gasdotto, oltre le altre richieste servitù per Radar, installazione di pale eoliche, antenne di trasmissione dati e cosi via.
Di queste servitù ne abbiamo di “antiche”, che datano agli albori addirittura della prima Repubblica (sto parlando delle servitù militari di Andreottiana memoria) e di altre più recenti. Ebbene, tornando all’interesse generale ed alle relative obbligatorie servitù, mi viene spontaneo affermare che se io chiedo qualcosa a qualcuno mi sembra giusto che questo qualcuno – che obbligatoriamente me la deve dare – abbia in cambio la giusta remunerazione per il “danno arrecato” o per il mancato guadagno. Stando cosi le cose, allora mi piacerebbe conoscere “quanto” e “cosa” i Sardi hanno avuto in cambio, per le servitù già esistenti e cosa avranno, ora, per le nuove servitù da costituire e che continueranno a sminuire il valore del suo territorio.
Proviamo e ricordarle.
. Quanto e cosa ne è venuto ai sardi dal mancato utilizzo delle migliaia di ettari riservati a “zona militare” che per decenni hanno e continuano a costituire zone ad altissimo rischio anche della salute?
.Quanto hanno inciso sullo di sviluppo turistico le ipotesi di dislocazione in Sardegna di siti nucleari?
.Quanto panico e pericoli paventano le richieste installazioni di centrali radar in località strategiche dell’Isola?
. Quanto pesano quelle attuali e quanto peseranno ancora le ipotizzate installazioni di generatori di energia eolica, capaci di deturpare il già martoriato nostro territorio?
.Quanto peseranno in tutta l’Isola le lavorazioni per il passaggio del grande gasdotto GALSI che sventrerà l’Isola in tutta la sua lunghezza?
Quando per l’insensata politica dell’industrializzazione ‘a tutti i costi’ dell’Isola, ci siamo “fatti carico” di industrie ad altissimo rischio inquinamento (raffinerie a Sarroch, produzione di alluminio a Portovesme, industria chimica a Porto Torres) quale è stata la “compensazione” garantita ai sardi? Credo solo una promessa di ipotetici pochi posti (quelli umili) di lavoro.
Vi risulta che in Sardegna la benzina ed il gasolio costino meno? Oppure risulta che in Sardegna l’alluminio ci venga venduto a prezzo calmierato? Certo che no! E l’energia elettrica prodotta con i nuovi sistemi ci viene, forse, fornita a prezzo ridotto? Negativo pure questo, come credo che negativo sia prezzo del nostro sacrificio per lo sventramento della nostra terra per il passaggio del grande gasdotto.
Cari amici credo che lo stesso problema lo vivano gli amici della Val di Susa che da anni continuano a protestare per il passaggio della “super ferrovia” TAV. Non si può pensare di sottrarre – sotto il grande mantello dell’interesse generale – beni territoriali o locali, senza riconoscerne il valore ed effettuare tutte quelle compensazioni che garantiscano equità: a chi da e a chi riceve. Solo cosi ci sarà coesione e si eviteranno lotte, anche intestine, perché l’interesse pubblico, pur prevalente non potrà mai prevaricare, distruggere il privato. L’interesse collettivo, come dice la parola stessa, significa che interessa tutti, quindi non può e non deve sottrarre a nessuno. Riflettiamo quindi senza acredine ma senza lasciarci prevaricare.
Vorrei concludere così questa mia riflessione:
E’ GIUSTO OPERARE PER TUTELARE L'INTERESSE PUBBLICO IN QUANTO CAPACE DI DARE VALORE AGGIUNTO A TUTTI, MA NELLA LOGICA CHE ESSO POTRA’ SVIILUPPERE, NELLO STESSO TEMPO, ANCHE L’INTERESSE PRIVATO!
E’ con questa affermazione, con questo necessario connubio tra pubblico e privato, che Stato e Cittadini, mettendosi sullo stesso piano, possono realizzare quello sperimentato passaggio dalla logica di GOVERNMENT a quella di GOVERNANCE.
Vi ringrazio dell’attenzione.
Mario
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