Oristano 18 marzo 2025
Cari amici,
Il TARTUFO è uno
dei funghi più pregiati al mondo! Sin dall’antichità era considerato un
prodotto eccellentissimo, difficile da reperire e perciò un prodotto di lusso. Il
fascino del tartufo ha ammaliato nei secoli tante popolazioni, per il suo particolarissimo profumo, che esce dalle profondità della terra in modo quasi misterioso. Si,
il tartufo vive nascosto sottoterra, lontano dalla luce del sole, senza rami,
foglie o fiori. Cresce nell’oscurità del
terreno, in simbiosi con le radici di alcuni alberi; la sua strategia, per
potersi riprodurre, è proprio il suo intenso profumo, che costituisce un richiamo
irresistibile, capace di sedurre animali dal naso finissimo: in particolare quello dei cani
e dei maiali. E così, grazie a loro, arriva nelle nostre tavole.
Ci sono in Italia Regioni molto famose per i tartufi,
come la Toscana e l’Umbria, ricche di alberi dove il tartufo cresce spontaneo,
ma oggi, con le moderne tecniche, anche il tartufo può essere coltivato, ovviamente creando l’ambiente adatto per la sua riproduzione. Su questo fronte sta
nascendo anche in Sardegna, l’idea di fare dell’isola una “terra di tartufi”, considerata
la bontà del suo territorio, ancora alquanto boschivo. Si, nella nostra isola sta
nascendo un progetto per la realizzazione di una filiera del tartufo coltivato
in Sardegna, partendo dalla realizzazione di boschi-tartufaia, ovvero
impiantando alberi micorizzati e coltivati in vivaio.
Il progetto è denominato “TASTOS”,
acronimo che sta per Tartuficoltura Sarda: Tecnologie Orientate alla
Sostenibilità. L’iniziativa, finanziata attraverso il Programma di sviluppo
rurale della Sardegna, con la partecipazione dell’Università di Sassari, del
Cnr e il Consorzio Uno di Oristano, oltre ad una serie di partner privati (aziende
vivaistiche, produttori di olio, apicoltori, ristoratori e aziende di
trasformazione e commercializzazione di prodotti agroalimentari), si propone di
creare una filiera completa, che va dai vivai alla formazione degli operatori
del settore, in particolare i proprietari di aziende agricole, sia per quanto riguarda la
coltivazione che le possibilità di trasformazione e commercializzazione del
tartufo.
L’idea di coltivare i
tartufi in Sardegna non è una novità assoluta, in quanto in passato le sperimentazioni
ci furono, anche se non portarono buon frutto. Il tecnico Enrico
Lancellotti, dottore in Scienze forestali, Presidente dell’Associazione
tartufai di Sardegna, che è tra i consulenti del progetto, ha dichiarato: «La non
riuscita delle esperienze passate fu determinata anche dalla scarsa
dimestichezza dei tartuficoltori di allora. Si pensava di poter gestire le
tartufaie come i rimboschimenti: piantare gli alberi e lasciargli crescere
liberamente. In realtà una tartufaia necessita delle stesse cure di un
frutteto: gli alberi vanno potati, il sottobosco ripulito con costanza. Anche
se si sviluppano sottoterra, i tartufi hanno bisogno di luce».
Il nuovo progetto prevede
il felice connubio tra gli alberi di noccioli da frutto e i tartufi, un’unione
che favorisce sia l’attività economica, data dalla coltivazione delle nocciole,
che quella ipogea data dai tartufi. Insomma, se l’interessante progetto andrà
avanti, e gli agricoltori sardi aderiranno, in un futuro abbastanza prossimo
l’isola sarà una buona produttrice di nocciole e tartufi, un binomio realizzato
anche con l’aiuto delle pecore, che sono in grado di tenere il sottobosco
sempre perfettamente pulito, garantendo la luce necessaria.
Come hanno spiegato i
responsabili del progetto, «In Sardegna combinare il pascolo con la
tartuficoltura può creare un importante occasione per diversificare la
produzione aziendale; il poco tartufo spontaneo che oggi viene raccolto nell’isola
risulta molto lontano dagli standard elevatissimi che presentano i tartufi delle
altre regioni». Sarà una filiera innovativa, quella del progetto TASTOS, che consentirà
un uso a 360 gradi del tartufo: dalla trasformazione per ottenere creme e purea
a base di tartufo ai mieli probiotici con tartufo, dagli oli extravergini di
oliva aromatizzati naturalmente con il tartufo, dai formaggi con tartufo, ai
mieli e creme di tartufo.
La Facoltà di Agraria
dell’Università di Sassari sta già predisponendo un Corso di laurea magistrale
in Qualità e sicurezza dei prodotti alimentari, operativo ad Oristano, dove il
professor Luigi Montanari è docente di tecnologie e biotecnologie applicate. Montanari
è anche uno dei responsabili del Cluster 2 del progetto TASTOS. «Stiamo
lavorando a individuare sistemi di conservazione e trasformazione dei tartufi,
con importanti risultati, tra cui, le salse con proprietà nutraceutiche – ha affermato
–. In Sardegna c’è solo un’azienda, a Laconi, che trasforma i tartufi
spontanei. Il progetto punta a sviluppare il settore, che ha notevoli
opportunità di mercato. I tartufi sardi piacciono e sono molto ricercati in
tutto il mondo».
Cari amici, credo che l'idea di coltivare anche in Sardegna il tartufo sia
una nuova, interessante via da seguire!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento