martedì, marzo 11, 2025

ESSERE CONSIDERATI MOLTO ATTIVI NELLE ATTIVITÀ SVOLTE, NON SIGNIFICA ESSERE QUALIFICATI COME "IPERATTIVI". L'IPERATTIVITÀ È UN SERIO DISTURBO DA CURARE.


Oristano 11 marzo 2025

Cari amici,

Spesso le persone che svolgono la loro attività in modo serio e costante, con precisione e senza pause eccessive, ovvero che “si danno da fare in modo a dir poco encomiabile", vengono erroneamente definite “IPER-ATTIVE”. Questo termine, però, è assolutamente fuori luogo, in quanto l’Iper-attività è, purtroppo, un serio disturbo, che si manifesta fin dai primi anni di vita, che richiede grande attenzione e che deve essere opportunamente curato.

Si, amici lettori, i lavoratori seriamente attivi e responsabili, indipendentemente dal settore in cui operano, dal ruolo e dal livello di responsabilità ricoperto, che cercano di portare a termine il proprio impegno lavorativo in maniera efficace nel minor tempo possibile non sono certo, per i motivi prima evidenziati. essere ERRONEAMENTE definiti iperattivi! Sono, invece, persone veramente serie, che rispettano e amano il proprio lavoro! Altra cosa è, invece, essere soggetti affetti da iperattività.

L’iperattività è un disturbo, che si manifesta già in età infantile; in campo medico è definito “DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ, O ADHD”, ed è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo, caratterizzato da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. Il disturbo si presenta più frequentemente nei maschi che nelle femmine, con un rapporto approssimativamente di 2:1 nei bambini e di 1,6:1 negli adulti. Le femmine tendono più dei maschi a manifestare primariamente i sintomi connessi alla disattenzione.

Le prime manifestazioni di questo disturbo avvengono intorno ai 12 anni di età, anche se non c’è certezza circa il preciso momento di esordio nell’infanzia. All’inizio, già nei primi anni di vita del bambino, viene osservata un’eccessiva attività motoria; successivamente, spesso durante gli anni della scuola elementare, l’attività motoria e la disattenzione diventano più evidenti. Nell’età adulta, invece, si  manifestano comportamenti antisociali, con conseguente compromissione del funzionamento sociale, scolastico e lavorativo.

Il contesto privilegiato per osservare il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, o ADHD, è proprio la scuola. È qui che si riscontrano chiaramente i deficit presentati dal soggetto, sia nelle prestazioni che dai risultati scolastici ottenuti, alquanto scarsi. Anche l’applicarsi in modo inadeguato o incostante nei compiti assegnati, quelli che richiedono da parte del soggetto un impegno sostenuto, è un segno evidente del disturbo, anche se spesso viene interpretato dagli altri come pigrizia, irresponsabilità o mancanza di collaborazione.

In tanti si chiedono, rivolgendosi agli esperti, come sia possibile intervenire per correggere questo disturbo. Risposta non facile. Bisogna partire dal presupposto che l’Iper-attività è un disturbo che va accettato, in quanto non è possibile eliminarne le cause. Ciò, però, non significa che non si possa far nulla. Si può intervenire sull’incremento della durata dell’attenzione, sul controllo dell’impulsività, sulla auto-consapevolezza. Come? Imparando ad usare delle corrette strategie da applicare, seguendo un percorso completo che coinvolge il bambino, i genitori (partner training) e gli insegnanti.

Amici, la prima conseguenza dei cambiamenti di umore, dell’impulsività e dei disturbi comportamentali, presentati da un bambino che soffre di iperattività, è il rifiuto da parte dei suoi coetanei a stare con lui, oltre ai rimproveri ricevuti da parte degli adulti. Con il passare del tempo, il bambino inizia ad isolarsi, entrando nel circuito della bassa autostima. Parlare apertamente con lui di questo disturbo (meglio dopo una diagnosi), è il primo passo per aiutarlo. È importante che il bambino capisca la situazione, che non deriva da sua colpa, ma che si può arrivare a migliorarsi mettendo in pratica alcune pratiche utili che gli vengono suggerite. Vediamo quali.

Bisogna innanzitutto partire rassicurando il bambino iperattivo, dandogli fiducia; poi iniziando a giocare con lui, svolgendo un’attività e portandola a termine; il gioco va ripetuto, aumentando di volta in volta il tempo di durata, ma in modo graduale. È importante essere chiari con lui: si concordano le poche regole, possibilmente semplici, spiegandogli anche le conseguenze se queste non vengono rispettate; premiare poi i piccoli comportamenti positivi raggiunti, lodandolo e incoraggiandolo, dicendogli che può fare ancora meglio; è importante ricordargli le conseguenze dei comportamenti negativi, restando coerenti nell’applicare le conseguenze.

Cari amici, correggere un bambino nell’età dell’evoluzione non è certo facile! E non è certo sgridando e richiamando in continuazione il bambino, che si ottengono buoni risultati! Non dimentichiamo mai che tutti i bambini hanno bisogno di amore, di sostegno e di incoraggiamento, SEMPRE! Non importa se sono iperattivi o no! Il nostro compito genitoriale o educativo è quello di renderli coscienti della loro situazione, è un impegno importante, che deve aiutarli a migliorarsi. Possiamo riuscire a farlo operando insieme, nel senso che il bambino è parte del processo, non è solo il soggetto da correggere.

A domani.

Mario

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