lunedì, agosto 07, 2023

GLI SCARTI DEL GRANITO SARDO NUOVA “MATERIA PRIMA” PER IL SETTORE DELLA CERAMICA. L’INTERESSANTE PROGETTO “LIFE REGS II”.

CAVE DI GRANITO DI BUDDUSO'

Oristano 7 agosto 2023

Cari amici,

Buddusò

La Sardegna di rocce granitiche ne ha una grande quantità, basti pensare alle grandi cave di granito di Buddusò, paese in provincia di Sassari. Il Granito è una gran bella pietra, ricca di colore e bellezza, oltre che di durezza, ma la cui lavorazione genera un imponente quantitativo di rifiuti, con un forte, negativo impatto sulle aree estrattive in termini paesaggistici, sociali ed economici. Solo nell'area estrattiva della Gallura, nelle discariche create dalla lavorazione del granito, sono depositate poco meno di 50 mila tonnellate di sfridi (così sono chiamati gli scarti) di granito da Buddusò.

Ebbene, ora è in corso di realizzazione un progetto capace di ridare vita a questi scarti, consentendo anche la riqualificazione dei molti ettari ora occupati dalle discariche. Il progetto di ricerca è denominato “LIFE REGS II” ed è finanziato dalla Comunità Europea. A guidare il team di ricerca è la Professoressa Carmela Vaccaro del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione dell’Università di Ferrara, con l’obiettivo di rendere l’estrazione del granito più sostenibile e dare nuova vita ai residui delle lavorazioni estrattive e industriali.

Come spiega la Professoressa Vaccaro, “Con LIFE REGS II (RE cycling of Granite Scraps II) vogliamo realizzare una tecnologia innovativa con cui produrre minerali fondenti, i feldspati, usati nell’industria ceramica a partire dagli sfridi di granito, cioè dagli scarti residui dell’attività estrattiva. I minerali così prodotti si caratterizzano per qualità simile a quella dei minerali estratti dai blocchi grezzi destinati all’uso ornamentale, detti feldspati vergini”. Il progetto si inserisce nei percorsi promossi dall’Unione Europea per il Green Deal per un approvvigionamento più sicuro e sostenibile di minerali industriali e materie prime critiche.

Il progetto risulta interessante sotto diversi aspetti. In primis, il recupero di questi materiali con l'innovazione tecnologica consentirà di rispondere positivamente all'emergenza climatica in atto, rifiuti che diventano in questo modo risorse, evitando lo scavo e la lavorazione di altri materiali. In quegli scarti di granito, infatti, sono contenuti minerali ed elementi preziosi e strategici per l'industria a zero emissioni nette: quella digitale, aerospaziale e della Difesa (litio, fosforo, cobalto, magnesio, bauxite, tungsteno, titanio o quarzo ecc.).

Il recupero degli scarti di granito dalle cave di Buddusò eviterà l’importazione dalla Turchia di oltre 50 mila tonnellate di feldspato (con 200 tonnellate di CO2 non emesse, oltre agli effetti del trasporto dalla Turchia). Inoltre, il recupero di questi materiali dalle cave di Buddusò sta creando collaborazioni proficue e durature tra scienza, imprese e autorità pubbliche, con il risultato di promuovere l’esportabilità del modello tecnologico di economia circolare in altri siti italiani ed europei, con l’obiettivo ultimo di creare e valorizzare nuove opportunità per preservare le risorse per le future generazioni”, come afferma la Professoressa Vaccaro.

Amici, il settore della ceramica, fiore all’occhiello del nostro Paese, rende l’Italia il secondo utilizzatore di feldspati del mondo e il più grande importatore da Turchia e Cina. I feldspati, infatti, costituiscono un ingrediente decisivo nella produzione della ceramica. Un approvvigionamento interno di feldspati di qualità costituirebbe dunque un importante passo in avanti verso la sostenibilità, l’economia verde e circolare, perseguite e incoraggiate dalla Commissione europea; “Con le tecnologie attuali, la produzione e la commercializzazione di feldspati genera un gran quantitativo di inquinanti e l’abbondante emissione di gas serra, nonché un elevato consumo di energia, la degradazione del paesaggio e un cospicuo consumo di suolo” afferma con convinzione la Professoressa Vaccaro.

L’Università di Ferrara da molti anni si occupa di valorizzazione dei geo-materiali, con particolare attenzione a soluzioni di recupero degli scarti di lavorazione dell’industria lapidea, riutilizzo dei materiali da demolizione / costruzione e riqualificazione del paesaggio e rivalutazione di risorse minerarie da cave. Le analisi preliminari eseguite nel primo anno di progetto hanno messo in evidenza che, oltre ai feldspati, i graniti sardi indagati sono ricchi di minerali di interesse tecnologico costituiti da elementi classificati come materie prime critiche.

Cari amici, a me sembra un progetto molto interessante e utile. Come ha avuto modo di dichiarare la professoressa Vaccaro, "La Sardegna è una delle regioni minerarie più importanti d'Italia e potenzialmente possiede un tesoro!". Verità sacrosanta, amici lettori.

A domani.

Mario

Nessun commento: