Oristano 6 giugno 2020
Cari amici,
Nella fase della
formazione i bambini sono come un quaderno aperto, con le pagine bianche, tutte da scrivere; sono come
una spugna, che assorbe in continuazione dall’ambiente che li circonda tutto ciò
che avviene, nel bene e nel male. Ovviamente la loro capacità di ragionare
sulle cause delle eventuali negatività non è ancora sviluppata, per cui spesso sono
soggetti ad ansia e tristezza. Insomma, la loro grande ricettività, la loro
forte capacità di assorbimento, crea in loro degli stati emotivi tali che
possono turbarli anche in modo molto serio, esponendoli a pericolosi traumi.
Se questo ragionamento lo
rapportiamo alla situazione recente, quella del lungo Lockdown creato dal
Coronavirus che li ha costretti a casa per un lungo periodo, allontanandoli
dalla scuola e dagli amichetti di giochi, possiamo constatare quanto questa
ipotesi di turbamento e di ansia sia attualmente vera. A risentirne in modo più forte i
bambini più dinamici ed espansivi, che del mancato contatto fisico soffrono
maggiormente, rispetto a quelli più timidi e riservati. Questi ultimi possono
anche aver vissuto lo stare chiusi in casa come un modo nuovo per vivere “protetti”
dal mondo circostante. Comunque il problema creato ai minori da questa pandemia
appare davvero serio.
Poiché trovare una
concreta soluzione per il reale controllo del Coronavirus sarà difficile in
tempi brevi, bisognerà pensare ad un piano globale di protezione, che prenda in
considerazione le diverse conseguenze negative che ricadono sui bambini, in
quanto probabilmente i possibili danni risultano al momento sottovalutati, perché
i diritti dei bambini debbono sempre avere un'adeguata attenzione. A comprova di queste
carenze, per esempio, il fatto che attualmente nulla si sa ancora circa le modalità di una
nuova organizzazione scolastica a loro riservata. Come riaprirà, dunque, e con
quali protezioni, la scuola dal prossimo settembre?
Per ora, amici, il trauma
c’è e risulta evidente. Alcuni bambini, come sostengono diversi genitori,
piangono apparentemente senza motivo, altri si rifugiano nell’abbraccio, che
oltre che richiesta di affetto è più ancora un forte bisogno di protezione. Qualcuno addirittura
pare sia tornato anche a “bagnare il letto”, un segnale questo da tenere
d’occhio, per capire meglio l’impatto negativo che il coronavirus sta avendo e
avrà ancora sui bambini.
La dottoressa Rachele
Nanni, responsabile del programma di Psicologia dell’Ausl Romagna, assieme alle
psicoterapeute Samantha Nucci e Doriana Chiuchù, circa le conseguenze causate dalla
pandemia, ha detto: «in questo scenario così difficile non possono essere
trascurati i vissuti dei minori ed in particolare la ricaduta e la rilevanza
che questa esperienza può avere su di essi sia nell’immediato che nel lungo
termine». Parole sante, perché i problemi che angosciano oggi i bambini
avranno un radicamento tale che si manifesterà anche da grandi, considerato anche
che difficilmente la situazione creatasi troverà soluzione in tempi brevi, ma
ci accompagnerà per un bel po’ ancora.
Cari amici, a parte la
dottoressa Nanni, esperta di problemi dell’infanzia, credo che in tanti siamo giustamente
preoccupati per le ricadute che questo lungo periodo di forzato isolamento potrà
causare nei nostri bambini. Il loro benessere psicologico deve essere garantito
da noi adulti in tutti i modi, considerato anche che i genitori, sono anch’essi
pieni di paure, ansie e incertezze, causate dal lungo Lockdown.
È sempre la dottoressa
Nanni ad affermare con convinzione: «I bambini hanno perso importanti
punti di riferimento sociali, quali la scuola, gli amici, i nonni, gli
allenatori. Le persone con cui possono interfacciarsi e modulare le proprie
rappresentazioni della situazione sono in gran parte o esclusivamente i
genitori, a loro volta gravati da nuove sfide, paure e incertezze non solo
sanitarie ma anche socio economiche e relazionali». Quale dunque la
soluzione possibile?
Certamente il
comportamento dei genitori dovrebbe essere rassicurativo al massimo nei
confronti dei loro piccoli, spiegando loro nella maniera più semplice possibile
il problema; in questo modo essi potrebbero evitare alle loro giovani menti gli
eccessivi allarmismi, perché è importante fornire loro informazioni chiare,
adeguate all’età e al livello di sviluppo di ciascun figlio.
Cari amici, come ho detto
prima la fase dell’apprendimento iniziale è un momento molto delicato e certo
traumi infantili potrebbero radicarsi, creando loro problematiche anche
nell’età adulta. Ecco il motivo per cui una corretta educazione da parte dei
genitori appare non solo utile ma assolutamente necessaria. Il benessere futuro
del bambino dipenderà molto dalla capacità di oggi dei suoi genitori e della
società di seguirlo con costanza, costruendogli adeguati percorsi didattici, capaci
di prepararlo al meglio per il domani. Lo dobbiamo fare perché saranno loro i protagonisti di domani.
Grazie amici.
Mario
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