Oristano 14 settembre 2025
Cari amici,
Il recente, impietoso RAPPORTO
OCSE, ha certificato che l’Italia risulta collocata all’ultimo posto come
numero di laureati, e, inoltre, è il Paese dove Il 37% degli adulti risulta “Analfabeta
funzionale”! Il rapporto “Education at a Glance 2025” ha verificato e
reso note le principali criticità e le tendenze presenti nel sistema educativo
italiano, confrontato con i sistemi operativi negli altri Paesi avanzati. In
Italia la triste realtà è che più di un terzo della popolazione adulta fatica con la
lettura e la comprensione dei testi: il 37% degli adulti tra i 25 e i 64 anni
ha competenze di alfabetizzazione di livello 1 o inferiore, contro una media
Ocse del 27%.
Quanto ai giovani, seppure
risulti leggermente migliorata la quota di giovani italiani (25-34 anni) senza
diploma di scuola superiore, che è scesa dal 24% del 2019 al 19% nel 2024, si
stenta ad arrivare a colmare il gap, dato che la media Ocse è del 13%. Nel nostro
Paese è sempre scarso anche il numero dei laureati: arriva alla laurea solo il
22% dei 25-64enni contro la media Ocse del 42%, un dato che fa precipitare l’Italia
all'ultimo posto, assieme al Messico, tra i 38 Paesi industrializzati (Canada
al primo posto con il 65%). Nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni la
percentuale dei laureati in Italia sale al 32%, con una netta prevalenza delle
donne (38%) rispetto agli uomini (25%), ma resta sempre sotto la media Ocse
(48%).
Amici, in Italia riveste grande importanza
lo “Status” della famiglia, per l’avanzamento nell’istruzione. Si, possiamo
dire che la laurea si tramanda in famiglia! Quando in una famiglia almeno un
genitore ha un’istruzione terziaria, il 63% dei 25-34enni consegue a sua volta
un titolo di studio terziario, contro il 15% dei giovani i cui genitori non
hanno completato l'istruzione secondaria superiore. Il divario di 48 punti
percentuali è maggiore del divario medio Ocse che è di 44 punti ed illustra le
difficoltà dell'istruzione come 'ascensore sociale'.
Amici, come appare ovvio,
l’istruzione facilita l’occupazione. Un più alto grado di istruzione comporta
anche un minore rischio di disoccupazione, oltre ad una retribuzione più alta.
In media, secondo la rilevazione Ocse, il 12,9% dei 25-34enni senza un titolo
di scuola superiore sono disoccupati, contro il 4,9% dei giovani con un titolo
universitario. L'Italia non fa eccezione, ma a livelli peggiori: il 14,8% dei
25-34enni senza titolo secondario è disoccupato, contro il 6,5% dei laureati. Inoltre,
i giovani senza un diploma di scuola secondaria nella media Ocse guadagnano il
17% meno di quelli che hanno completato gli studi secondari e i lavoratori con
qualifiche universitarie guadagnano il 54% in più rispetto ai diplomati.
Le differenze di
istruzione, come accennato prima, incidono anche sul salario. In Italia il divario
salariale tra chi ha conseguito un diploma di scuola superiore e chi non lo ha
è maggiore: pari al 19%, mentre è decisamente più contenuto (33%) il vantaggio
salariale fornito dalla laurea rispetto al diploma secondario. In altre parole
gli studi conclusi con la laurea in Italia 'ripagano' meno in termini di
retribuzione, rispetto a quanto avviene in media negli altri Paesi
industrializzati. Anche la carriera accademica in Italia risulta in salita:
alquanto bassa, in termini di retribuzione, all'inizio, per poi portare buona
soddisfazione nelle posizioni più avanzate.
Focalizzando l’attenzione
sugli INSEGNANTI, le loro retribuzioni medie, accertate dal rapporto
OCSE e riferite al 2015, sono risultate diminuite del 4,4% in termini reali, a
fronte di una media Ocse che vede, invece, un aumento del 14,6% per la scuola primaria. Eppure
l’impegno degli insegnanti non manca, se consideriamo che nel 2024 in Italia
c'è stata una significativa riduzione del tasso di dispersione scolastica,
scesa al 9,8% e quindi in linea con l'obiettivo del Pnrr (10,2%) fissato dalla
Commissione europea, che viene raggiunto con due anni di anticipo.
Cari amici, Il quadro
tratteggiato dal rapporto OCSE “Education at a Glance 2025” mostra un’Italia
che, pur compiendo alcuni modesti progressi, resta alquanto in ritardo,
rispetto agli altri Paesi Ocse; in particolare su alfabetizzazione,
investimenti e attrattività internazionale. Per l’Italia, Paese di grande,
antica cultura, la sfida da vincere nei prossimi anni è quella di impegnarsi a risalire
la china, abbandonare l’ultimo posto in classifica, e avere una maggiore
attenzione, anche economica, verso il corpo insegnante, oggi malpagato, vero motore della diffusione della
cultura.
A domani.
Mario
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