Oristano 22 settembre 2025
Cari amici,
La stragrande maggioranza
delle persone “PIANGE”. È questo un dato di fatto, in quanto, dai numerosi studi
sull’argomento, sono pochissime le persone che non piangono. Tuttavia ci domandiamo:
“PERCHÉ SI PIANGE”? In realtà fin dagli inizi della vita, da bambini,
le lacrime sono frequenti, ed hanno un ruolo fondamentale nel sollecitare
l’attenzione e la cura da parte delle figure d’accudimento (Trimble, 2012). Ma
che dire degli adulti? La risposta a questo quesito è meno chiara.
Molti studi hanno tentato
di trovare risposte, e, in un interessante studio, due scienziati esperti in Psicologia
del pianto, Rotteberg e Vingerhoets (2012), hanno costruito una narrazione
sulle motivazioni del pianto; lo hanno fatto attraverso uno studio sulle varie
età e sulle modalità con cui questo pianto viene ad essere sempre più regolato;
questo ha permesso di riunire le varie ricerche precedenti, ma anche di
individuare le lacune, come il pianto in età adolescenziale o senile, che è
stato fortemente trascurato.
Comunque, amici, una cosa
è proprio certa: sono le forti emozioni a causare le lacrime! Il pianto,
comunque, è ben di più di un semplice sintomo di tristezza, come sostengono con
forza Vingerhoets ed altri psicologi. Il pianto è stimolato da una gamma di
sentimenti, che vanno dall’empatia alla sorpresa, dalla rabbia all’afflizione
e, diversamente da quelle “farfalle nello stomaco” che svolazzano
invisibilmente quando siamo innamorati, le lacrime sono un segnale forte che
gli altri possono vedere. Questa moderna intuizione risulta centrale nel nuovo
pensiero riguardante la psicologia del pianto.
Le lacrime, insomma, servono
anche a mostrare agli altri che siamo vulnerabili, e la vulnerabilità, lo
sappiamo, è critica per la connessione umana. Le stesse aree neuronali che sono
innescate dal vedere qualcuno emotivamente attivato sono le stesse che si
innescano quando ci stiamo. a nostra volta, attivando emotivamente (Trimble,
2012). Si pensa che ci deve essere stato qualche momento, nella nostra storia
evolutiva, in cui le lacrime sono diventate qualcosa che automaticamente
avviava l’empatia e la compassione negli altri. In effetti essere capaci di mostrare
la nostra fragilità emotiva col piangere, così come di rispondere ad esso, costituiscono
una parte molto importante dell’essere umano.
Amici lettori, se tutti,
o quasi tutti, piangiamo, c’è da dire che non tutti piangono allo stesso modo e
con la stessa intensità. Ci sono persone che piangono più facilmente di altre,
è questo è certamente sintomo di una più elevata sensibilità emotiva. Questo
non significa essere più “fragili”, ma avere una maggiore capacità di entrare
in contatto con ciò che proviamo e con ciò che accade intorno a noi. Il pianto,
in questo senso, agisce come una via per sfogarsi, che aiuta a ridurre la
tensione e a ritrovare l’equilibrio interiore. Inoltre, alcuni studi indicano
che alcune persone sono più inclini a piangere a causa di fattori biologici,
come il rilascio di ormoni legati allo stress o all’empatia. La genetica, il
contesto sociale e persino il genere, influenzano la frequenza con cui
esprimiamo le nostre emozioni attraverso le lacrime.
In sintesi, avere “il
pianto facile”, lungi dall’essere un segno di debolezza, può evidenziare,
invece, l’essere un soggetto emotivamente forte. Per quale motivo? Quelle dal
pianto facile sono persone capaci di riconoscere e scatenare le proprie
emozioni, sono soggetti che non le reprimono, e questo fa sì che esse abbiano
più risorse per affrontare le situazioni difficili! Inoltre, amici, gli esperti
di psicologia positiva spiegano che il pianto può essere un indicatore di
resilienza: essere in possesso di una sensibilità in grado di trasformare la
vulnerabilità in forza. In altre parole, le cosiddette persone “altamente
sensibili” tendono a piangere di più, ma mostrano anche una profonda empatia e
una grande capacità di adattamento.
Cari amici, piangere,
insomma, fa bene al nostro organismo! Al di là dell’aspetto emotivo, infatti, le
lacrime svolgono un ruolo fisiologico: aiutano a liberare le tossine, riducono
i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e generano una sensazione di
sollievo dopo il pianto. Ecco perché, spesso dopo aver pianto, ci sentiamo più
leggeri, con una rinnovata lucidità mentale e pronti a continuare il nostro percorso. La
psicologia, amici, conferma che “piangere non è un difetto”, ma una
caratteristica della nostra personalità. Alla fine, le lacrime sono un’espressione
umana potente, che collega corpo e mente, e ci ricorda che provare emozioni
intense è anche un segno di grande forza interiore.
A domani.
Mario








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