mercoledì, ottobre 18, 2023

LA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA DAI RADICALI: RICONOSCERE UFFICIALMENTE E REGOLAMENTARE LE LAVORATRICI DEL SESSO.


Oristano 18 ottobre 2023

Cari amici,

In Italia fino al 1958 le prostitute, ora più elegantemente definite lavoratrici del sesso, erano regolamentate e operavano in appositi locali (le famose case ti tolleranza). Insomma, la professione era ufficialmente riconosciuta al pari di tante altre e gli introiti regolarmente tassati. Poi, con la cosiddetta “Legge Merlin”, questa professione cessò di esistere alla luce del sole, nel senso che la legge decretò ufficialmente la fine della prostituzione “di Stato” esercitata nei bordelli, ma rimase e si moltiplicò, esercitata per strada e nelle case private. La chiusura delle “case” avvenne nella notte tra il 19 e il 20 settembre del 1958, e ben 560 case di tolleranza chiusero, sbarrando le porte a circa 2.700 prostitute, che si ritrovarono ad esercitare sulla strada una professione oramai illegale, vivendo una vita meno sicura in preda ai protettori malavitosi.

Oggi, dopo oltre sessant’anni, la legge è ancora in vigore e, purtroppo, mostra tutte le grandi cicatrici createsi nel tempo, in quanto le lavoratrici del sesso c’erano ieri e ci sono oggi, addirittura in numero alquanto superiore. Proprio per cercare di porre rimedio ad una situazione non facile né felice, i Radicali hanno presentato in parlamento una proposta di legge che chiede una piena de-criminalizzazione del sex work, rimuovendo tutti i divieti, le sanzioni e gli ostacoli normativi con i quali un’intera categoria di lavoratori e lavoratrici deve confrontarsi ogni giorno. Il fine è quello di riconoscere il lavoro sessuale come autonoma e legittima professione.

La proposta dei Radicali, come ha precisato la radicale Federica Oneda in un’intervista rilasciata a Rolling Stone Italia, è “Basata sui modelli adottati in Belgio e Nuova Zelanda, e verte sulla decriminalizzazione della prostituzione e sul riconoscimento giuridico, sociale e normativo del sex work come lavoro a tutti gli effetti, garantendo al sex worker la dignità di lavoratore autonomo e, quindi, la possibilità di aprire una partita IVA e pagare le tasse”. Questa è la finalità della legge, continua Oneda: “Nei suoi oltre sessant’anni di applicazione, la legge Merlin ha finito per prendere di mira i lavoratori e le lavoratrici del sesso, legittimando un sistema di assoluta mancanza di tutela nei confronti delle persone che hanno deciso di svolgere questo lavoro”. Ingrassando i papponi protettori, aggiungo io.

In realtà Il problema non è di poco conto, neppure dal punto di vista economico. Secondo i dati riportati dal sito dei Radicali, attualmente il numero di persone che in Italia esercitano la prostituzione supera le centomila unità. Si tratta principalmente di donne, ma anche persone trans per il 15% mentre, solo il 5%, sono uomini; i clienti sono stimati in circa 3 milioni: persone di ogni età, professione, opinione politica, livello di istruzione e reddito. Il fatturato, secondo il Codacons, si aggirerebbe sui 3,6 miliardi di euro l’anno.

Un mercato che ovviamente darebbe ossigeno alle casse dello Stato, con il pagamento dei contributi, ma anche un modo per garantire a chi esercita la professione controlli sanitari e uno sganciamento dalla criminalità organizzata italiana e straniera, che lucra abbondantemente sulla pelle delle professioniste del sesso. La proposta dei Radicali, di fatto, ha come finalità la tutela del sex worker contro lo sfruttamento, combattendo la piaga della tratta di esseri umani e la schiavitù di donne e uomini costretti a prostituirsi.

Cari amici, sulla proposta di legge dei Radicali si può essere d'accordo o meno, ma la realtà è che questo “mestiere”, certamente il più antico del mondo, non cesserà mai di esistere. Nel 1958 l'abolizionismo moralista italiano non ha certamente azzerato la professione, né portato a risultati ottimali, quanto a dignità delle donne e tutela della loro salute. Allora che fare, davanti a una normativa che, pur vietando la pratica sessuale, non ha diminuito l'esercizio di questa professione che viene costantemente esercitata, ingrassando papponi e sfruttatori e non tutelando chi la pratica? Allora non sarà meglio accontentarsi del male minore e tutelare una professione oggi alla mercè di sfruttatori senza scrupoli? C'è davvero da meditare!

A domani.

Mario 

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