giovedì, gennaio 12, 2023

ATTENZIONE AD UN'ERBA PARTICOLARMENTE VELENOSA CHE POTRESTI AVERE ANCHE TU IN GIARDINO: SI CHIAMA “TOXICODENDRON RADICANS”, È SIMILE ALL’EDERA MA È MOLTO TOSSICA.



Oristano 12 gennaio 2023

Cari amici,

È stata individuata in Italia dai ricercatori dell’Università di Pisa una pianta aliena che si sta diffondendo anche in Italia: il suo nome scientifico è “TOXICODENDRON RADICANS”. Una presenza pericolosa, che in precedenza fu segnalata casualmente solo 2 volte, tra il 1893 e il 1930, in Trentino. Questa pianta, originaria del Nord America e di alcune località della Cina risulta molto tossica, tanto che basta un semplice contatto con la nostra pelle per scatenare gravi dermatiti.  Ma vediamo di conoscere meglio questa pericolosa pianta, che in teoria potremmo avere pure noi in giardino.

Come spiega il professor Lorenzo Peruzzi, docente di Botanica sistematica all’Università di Pisa, il toxicodendron radicans, ora noto come edera velenosa, considerata la somiglianza, «È una pianta aliena rampicante che in realtà non appartiene alla famiglia delle edere ma addirittura a quella dei pistacchi; è alquanto pericolosa perché provoca delle importanti dermatiti da contatto, nel senso che basta toccarla e la pianta sprigiona alcune sostanze tossiche, come l’urushiol, un olio che provocano reazioni allergiche. Negli Stati Uniti si verificano milioni di casi ogni anno, anche se non si registrano morti ma reazioni allergiche molto importanti».

Come accennato prima, questa pianta aliena, a parte i due casi sporadici della sua presenza in Trentino tra il 1893 e il 1930 prima richiamati, non era mai stata ritrovata in nessuna parte d’Italia negli ultimi 93 anni, mentre adesso, invece, sembra che abbia colonizzato il nostro territorio. Il ritrovamento di una grossa popolazione di questa pianta, completamente spontaneizzata, è avvenuto in località Sassi Neri a Impruneta, sulle colline di Firenze, ad opera dei ricercatori Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti. Perciò è alquanto importante che le Amministrazioni locali rendano edotta la popolazione sulla pericolosità di questa specie.

I tre ricercatori dell’Università di Pisa hanno documentato la scoperta pubblicando un un articolo sulla rivista “Italian Botanist”, organo ufficiale della Società botanica italiana. I campioni raccolti sono stati inseriti nell'erbario del museo botanico pisano. I ricercatori hanno anche raccolto alcuni campioni della pianta, collocandoli presso l’Orto Botanico di Pisa, in modo da poter essere ben analizzati e studiati nei laboratori dell’Università a scopo di ricerca, ovviamente avvisando con appositi pannelli la popolazione circa la sua pericolosa tossicità.

Come ha avuto modo di spiegare il professor Lorenzo Peruzzi, direttore dell'orto e museo botanico dell'Università di Pisa, "Le invasioni biologiche sono oggi uno tra i più rilevanti temi ambientali nella nostra società. Specie aliene animali o vegetali, introdotte consapevolmente o meno dall'uomo in un territorio dove non sarebbero mai giunte con dinamiche naturali, possono causare danni anche gravi alla biodiversità autoctona. In alcuni casi però i problemi causati da queste specie possono anche ritorcersi direttamente contro la specie umana. Il ritrovamento dell'edera velenosa a Impruneta è un importante esempio in questo senso, che forse può essere utile per renderci più consapevoli di questi problemi".

Cari amici, indubbiamente la gran parte di chi ha giardino ha anche dell’edera comune, che mai e poi mai ha creato problematiche a chi cura la vegetazione che vi prospera. Ora, invece, la possibilità di incappare in una variante similare molto velenosa, come il toxicodendron radicans, mette non poca paura. È fondamentale, dunque, essere prudenti, sia nel proprio giardino che in campagna, quando ci si muove per fare escursioni.  Tuttavia, se dovesse capitare di incontrare questa pianta ed esserne casualmente toccati, sentendo il classico prurito, il consiglio è di recarsi immediatamente al pronto soccorso. Mai perdere tempo e trascurare!

A domani, amici lettori.

Mario

 

 

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