mercoledì, novembre 30, 2022

I CASTAGNI SELVATICI DELLA SARDEGNA. CON INNESTI DI PREGIO, DIVENTEREBBERO UNA GRANDE RISORSA ECONOMICA. L’INTERESSANTE PROGETTO DI “FORESTAS” NEL MONTARBU.


Oristano 30 novembre 2022

Cari amici,

Voglio chiudere i post di novembre parlando del nostro grande patrimonio arboreo, purtroppo scarsamente utilizzato. Un suo idoneo utilizzo potrebbe portare benessere economico e lavoro, ma così non è. Oggi Vi parlo in particolare del “CASTAGNO”, una pianta selvatica che da noi cresce spontaneamente in natura. Alquanto diffuso in Sardegna, in particolare nella sua parte centrale (Barbagia, Mandrolisai e nella foresta di Montarbu, nella Barbagia di Seùlo), il castagno è un albero vigoroso, ricco di frutti commestibili, tanto che nel Medioevo era addirittura noto come “l’albero del pane”, in quanto i suoi frutti erano utilizzati dai poveri come cibo; questi ultimi, infatti, non potendo permettersi di nutrirsi con il pane di grano, trovavano nelle castagne selvatiche (frutto spontaneo che poteva raccogliersi liberamente in campagna) un’alternativa alimentare, essendo un frutto ricco di amidi e carboidrati da cui si ricavava una farina molto nutriente.

Col passare del tempo l’uomo ha portato dei miglioramenti alle risorse naturali, passando, come in questo caso, dal semplice utilizzo dei frutti raccolti ad una coltivazione vera e propria. In questo modo, grazie a innesti, incroci e potature, dai primi alberi si sono create delle varietà migliorative, di qualità nettamente superiore, passando dalla semplice, piccola castagna, ai grandi e ricercati marroni. Si, amici, dalla semplice, piccola castagna selvatica, da quel frutto umile che nutriva i poveri, oggi siamo arrivati ad un frutto selezionato, che ha ottenuto riconoscimenti importanti, tra cui DOP e IGP, e le castagne e i marroni italiani sono diventati prodotti d’eccellenza della nostra gastronomia.

La Sardegna, purtroppo sempre lenta nell’innovazione, nel 2016 provò a dare un primo impulso alla castanicoltura. A tentare l’impresa fu l’agenzia LAORE (Agenzia regionale per l’attuazione dei programmi in campo agricolo e per lo sviluppo rurale), in collaborazione con alcune aziende della Barbagia-Mandrolisai. La Coldiretti regionale, col suo Presidente Battista Cualbu, allora così commentò: “la coltura del castagno nella nostra isola è rimasta troppo a lungo trascurata, anche se rappresenta un’ottima integrazione al reddito per le nostre aziende agricole delle aree montane. È una delle colture più redditizie, che richiede poche spese e non servono neppure trattamenti”.

In realtà lo sviluppo allora ipotizzato non fu quello preventivato, e, nonostante la coltura delle castagne in Sardegna potrebbe rendere oltre 16 milioni di euro a livello di produzione lorda vendibile, attualmente la situazione è ferma a poco più di 300 mila euro. “Il mercato - come sostiene ancora il Presidente di Coldiretti Cualbu - aspetta le nostre castagne. Stiamo importando la quasi totalità del prodotto, mentre la poca produzione locale va a ruba e la vendono quasi tutta nelle sagre, con un fatturato intorno ai 300 mila euro. Le prospettive sono ottime e ci consentirebbero di aumentare di oltre il 5.000 per cento il fatturato”.

Amici, ora però si riparte, perché l’argomento “castanicoltura” non è stato accantonato: L'Agenzia regionale Forestas ha avviato un progetto sperimentale nell’antica foresta di Montarbu, in Ogliastra, nella parte centro-orientale della Sardegna. È questa una delle foreste sarde più suggestive. Montarbu occupa 2800 ettari di territorio, in piccola parte, di Ussassai e prevalentemente di Seui, a est del centro abitato da cui dista dieci chilometri. Il progetto, destinato alla conservazione e moltiplicazione di cultivar selezionate di castagno da frutto, in particolare “marroni”, sta già entrando in produzione e ha dato alla luce i primi frutti.

Nei numerosi castagni selvatici utilizzati sono state innestate diverse varietà continentali, che potranno essere replicate più volte e forniranno ulteriori, nuovi innesti. Ora le piante innestate hanno dato alla luce i primi marroni delle varietà selezionate (Castel del Rio (Bologna) Chiusa Pesio (Cuneo) e Marradi (Firenze), tutte varietà particolarmente adatte e resistenti alle caratteristiche ambientali della foresta ogliastrina. Le prime analisi hanno messo in luce che la varietà più consona al nostro clima è quella del castagno di Cuneo.

Sviluppare in Ogliastra la coltura del castagno, oltre che consentire produzioni di castagne di alto livello, ben collocabili sul mercato nazionale, consentirà anche di migliorare la produzione del legno, altro importante settore produttivo. Quanto messo in atto dall’Agenzia Regionale Forestas nella grande foresta di Montarbu ha allertato e interessato anche diversi proprietari privati, anche se con modeste superfici boschive. A questi Forestas ha riservato dei particolari corsi teorico-pratici per la trasformazione dei loro castagneti.

Cari amici, riconvertire i castagneti selvatici in castagneti selezionati porterà certamente benessere alle nostre zone montane interne, dando nel contempo lavoro ai tanti giovani che lo cercano invano; inoltre, nei piccoli centri montani da tempo aleggia lo spettro dell’estinzione. Produrre castagne selezionate e avere legname di qualità, significherà dare davvero una grossa mano alla lotta intrapresa contro lo spopolamento delle aree montane dell’isola, dove numerosi sono i piccoli centri che languono in attesa di una morte certa! La speranza è che il futuro prossimo sia meno incerto di quello di oggi!

A domani.

Mario

 

 

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