giovedì, gennaio 26, 2017

GIOVINEZZA E SENILITÀ: SCOPERTA LA PROTEINA-INTERRUTTORE CHE INNESCA IL PROCESSO DI INVECCHIAMENTO.



Oristano 26 Gennaio 2017
Cari amici,
La scoperta ha creato un grande interesse, in particolare per i possibili sviluppi futuri. Certo, potrebbe anche non essere una specie di “elisir di lunga vita”, ma sicuramente consentirà di arrivare in tarda età più ‘in forma’ e più autonomi e capaci di adesso. Stiamo parlando della scoperta di una particolare proteina che agisce come interruttore chiave dell'invecchiamento cellulare, fatto da un team di scienziati americani coordinati da un 'cervello' italiano.
Lo studio, pubblicato su 'Science', è stato condotto dai ricercatori americani dello Scripps Research Institute di La Jolla, coordinati dall'italiano Eros Lazzerini Denchi, professore associato e responsabile del Lazzerini Denchi Lab. Gli studiosi hanno scoperto una proteina particolare, denominata “TZAP, che, legandosi alle estremità dei cromosomi, determina la lunghezza del ‘telomeri’, quei segmenti di DNA che fungono da protezione alle estremità. La sua funzione la svolge proprio come farebbe un interruttore, una chiave che agisce sull'invecchiamento cellulare. Sono proprio i telomeri, infatti, a determinare la durata della vita delle cellule. L’importante scoperta consente non solo di controllare i processi legati all'invecchiamento ma anche di monitorare l'incidenza dei tumori.
"I telomeri rappresentano l'orologio della cellula - spiega il prof. Lazzerini Denchi – si nasce con i telomeri di una certa lunghezza e, ogni volta che la cellula si divide, si accorciano un po'; quando diventano troppo corti, la cellula non può più dividersi''. Aggiunge anche che ''Questo orologio cellulare deve essere finemente regolato per permettere un numero sufficiente di divisioni cellulari tali da garantire lo sviluppo dei diversi tessuti dell'organismo, ma deve anche limitare la proliferazione incontrollata delle cellule tumorali".
In questo nuovo e interessante studio i ricercatori hanno scoperto che la proteina Tzap controlla il processo di 'taglio' dei telomeri: in pratica assicura che questi non diventino troppo lunghi: in questo modo consente alle cellule di proliferare, ma non eccessivamente, evitando così che si scatenino i meccanismi che innescano la proliferazione tumorale. "E' una proteina complessa, che si localizza specificamente alla fine dei cromosomi", commenta la prima autrice dello studio, Julia Su Zhou Li, studentessa del laboratorio di Lazzerini Denchi. Lo studioso italiano conclude: "Questo lavoro apre a una serie di nuove ed eccitanti domande".
«I telomeri rappresentano l’orologio della cellula» ha detto ancora il professor Lazzerini, la loro lunghezza viene considerata un parametro per misurare l’età biologica, e non anagrafica, di un organismo. Con l’età, ma anche a causa di altri fattori di stress cellulare (come il fumo o una scorretta alimentazione), si accelera l’accorciamento, riducendo quindi la capacità di rigenerare i tessuti e facendo diconseguenza avanzare la senescenza cellulare. 
Cari amici, certamente si tratta di uno studio importante, che si aggiunge agli altri che in continuazione cercano di scoprire il perché del nostro invecchiamento. Anche alcuni ricercatoti dell’Università inglese di Nottingham hanno messo in luce la presenza di una particolare molecola, sita all’interno della “centrale elettrica” delle cellule umane, che potrebbe costituire la chiave per limitare gli effetti dell'età. A loro avviso dovrebbe trattarsi di una proteina in grado di limitare il declino del corpo, dovuto al tempo o alle malattie causate dall’invecchiamento. Secondo gli studiosi dell’Università di Nottingham all’interno della “centrale elettrica” delle cellule umane è presente una particolare proteina “ferma tempo”. Gli scienziati inglesi lo hanno spiegato in un’indagine scientifica pubblicata sulla rivista Aging.
Vogliamo pensare, allora, che stiamo per arrivare a scoprire l’elisir della giovinezza? Chissà, forse ancora no, ma sicuramente si cercano soluzioni per rallentare gli effetti debilitanti del tempo sul nostro organismo e allungare quindi l'aspettativa di vita. Non solo. Scoperte così importanti risulteranno utilissime anche per combattere malattie oggi piuttosto gravi e invalidanti, come il morbo di Parkinson o l'Alzheimer. La ricerca, ne sono certo, in un futuro anche piuttosto vicino, consentirà di vivere non solo più a lungo ma soprattutto in modo più degno e con maggiore autonomia la nostra vecchiaia.
Grazie, amici, a domani.
Mario



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