Oristano
14 Settembre 2017
Cari amici,
La vita dell’uomo è un
continuo e lento camminare. Passo dopo passo, su sentieri a volte facili e a volte
irti di spine, rovi e sassi, il cammino continua: a ritmi e velocità diverse, a
volte anche col bastone. Come ho avuto modo di scrivere su questo blog nel
Dicembre del 2016 (chi vuole può andare a leggerlo cliccando sul seguente link http://amicomario.blogspot.it/2016/12/pensieri-in-musica-spogliandomi-lanima.html),
facendo una recensione sul reading “Spogliandomi
l’anima” di Guido Dorascenzi, tenuto al Museo Diocesano con grande
partecipazione di pubblico. Si, Guido è uno di quelli che in un determinato
momento della sua vita ha avuto il coraggio di cambiare: di dismettere i panni
indossati per vestirne altri.
Io, amici, Guido l’ho
conosciuto “progettista e costruttore, Presidente di Confindustria Sardegna,
Consigliere di Amministrazione del Banco di Sardegna, e mai avrei supposto che
la sua vita avrebbe subito una tale rivoluzione epocale, come invece in realtà
è avvenuto. Un manager difficilmente diventa un poeta: troppo assorbito dalla
conduzione degli affari economici, per rivolgere il suo sguardo più in alto,
verso il cielo, verso l’infinito, verso quella riflessione che ci
costringerebbe ad estraniarci, volenti o nolenti, dalle responsabilità
dirigenziali”. Poi il miracolo è avvenuto.
“Felice
chi riesce a vivere due volte”, chi riesce a
rinnovarsi, a spogliarsi delle incrostazioni, delle sovrapposizioni che giorno
dopo giorno si depositano su di lui, trasformandolo in “macchina”, spogliandolo
in questo modo della sua vera natura, della felicità, della ricerca della desiderata
pace interiore. È avvenuto per me (credo che in futuro avrò occasione di
dettagliarvi anche su questo) e certamente è avvenuto per Guido, che oggi è un
uomo nuovo, un uomo diverso.
Ho partecipato ieri, nel
pomeriggio di Mercoledì 13 Settembre (una delle prime fresche serate di questa
calda stagione), al Borghetto di San Martino (una delle sue più recenti “creazioni”
di recupero edilizio), posto in Viale Cimitero al numero 13 ad Oristano, alla
presentazione del suo ultimo libro “Terre
d’Occidente”. In questo graziosissimo Borghetto, una serie di antiche
costruzioni da Guido sapientemente restaurate, con un grande spazio verde
circostante dove palme, canne, alberi maestosi sembrano dare al visitatore un
invito a sostare, a riposare, gli autori del libro, Guido Dorascenzi e
Alessandro Orrea hanno presentato al numeroso pubblico presente, la nuova
opera: un libro poetico-fotografico dal titolo Terre d'occidente.
Ha condotto la
presentazione Giovanni Maria Dettori, Direttore della sede regionale della RAI,
con l’accompagnamento delle musiche di Cristina Scalas al flauto traverso e
Davide Mocci alla chitarra classica. Nella tiepida atmosfera del Borgo gli
autori del libro, si sono alternati a parlare al pubblico del perché di questo
interessante documento poetico e fotografico insieme. Frutto della collaborazione
di due “estri diversi”, il poeta-scrittore e il fotografo innamorato dei nostri
unici paesaggi, il libro risulta essere un perfetto amalgama di passioni
diverse: scrittura e fotografia, ma entrambe indirizzate e tendenti ad un unico
fine: cantare la straordinaria bellezza della nostra terra.
Se per Guido, che ha
riportato qualche pezzo della sua prosa poetica, è stato facile incantare gli
spettatori, per Alessandro le parole usate non erano certo bastevoli: Egli, infatti,
ha invitato tutti a prendere in mano il libro, a sfogliarlo, ad ammirare i
momenti unici che le foto da lui scattate hanno fermato sulla carta. Sono immagini straordinarie: dagli angoli di Marceddì alle dune di
Piscinas, dallo stagno di Santa Giusta alle scogliere di San Giovanni, dal
verde intenso delle risaie ai campi di grano dorati e molto altro.
Cari amici, questo
interessante libro di Guido e Alessandro è davvero un invito a tutti noi a
riappropriarci del nostro Io, spesso
violentato e abbruttito, preda di un impegno lavorativo stressante che ci porta
solo verso il guadagno, verso quell’accumulo che, in contropartita, ci toglie
la nostra “vera vita”, quella parte importante che, invece, dovremmo dedicare a
noi stessi. Sono certo che sfogliando il libro (in tanti già ieri sera lo hanno
acquistato) oltre che ammirare le immagini, potremo riflettere anche sulla
nostra umana condizione oppressa e sulla possibile ripresa di “quel volerci bene” che
spesso trascuriamo.
Un sincero grazie a
Guido e Alessandro: credo che la loro fatica sarà ampiamente ripagata!
Ad
maiora!
A domani.
Mario
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