giovedì, febbraio 09, 2017

IL DIGITALE TERRESTRE STA PER ARRIVARE AL CAPOLINEA? I RECENTI ACCORDI A LIVELLO EUROPEO…



Oristano 9 Febbraio 2017
Cari amici,
Qualcuno lo aveva detto fin dall’inizio che il Digitale Terrestre nasceva già obsoleto, ma i tanti che invece ci hanno creduto ora dovranne prendere atto che la preoccupazione era vera. Come risulta dalla recente proposta dell'Unione Europea agli Stati membri (il comunicato diramato subito dopo, in Italia non è  stato, forse volutamente, molto diffuso), viene evidenziata con chiarezza la volontà della Commissione Europea di passare a tecnologie più avanzate, realizzando quanto prima questi importanti obiettivi: liberare entro il 2020 le frequenze oggi occupate dalla TV per destinarle allo sviluppo dei servizi 5G e Internet of Things (Internet delle cose). Ecco in dettaglio il testo del comunicato:
“La Commissione propone che in tutti gli Stati membri la banda dei 700 MHz venga assegnata alla banda larga senza fili entro il 30 Giugno 2020, in linea con il lancio del 5G, previsto per il 2020. Per rispettare questo termine, entro il 30 Giugno 2017 gli Stati membri dovranno adottare e rendere pubblico un piano nazionale finalizzato ad assicurare la copertura della rete e a liberare la banda dei 700 MHz. Entro la fine del 2017 dovranno inoltre concludere accordi di coordinamento transfrontaliero. Grazie ai piani nazionali la transizione sarà più agevole e si potrà contare su una buona copertura di rete, che contribuirà a colmare il divario digitale e a creare le condizioni necessarie, in termini di copertura, per i veicoli connessi e l'assistenza sanitaria remota.”. Per meglio chiarire, vediamo prima di tutto cosa si intende per 5G e Internet of things.
Con il termine 5G (acronimo di '5th' Fifth Generation) vengono indicate le tecnologie e gli standard di quinta generazione, che permettono prestazioni e velocità superiori a quelli dell'attuale tecnologia 4G/IMT-Advanced, validi in particolare nell'ambito della telefonia mobile. Il 5G possiede una tecnologia di connessione tale da permettere e assicurare una maggiore copertura mobile, più affidabile e più veloce. Consentirà, inoltre, velocità dati fino a 1GB al secondo per vari utenti allo stesso tempo, e un numero di utenti sempre maggiore, mano a mano che verrà sviluppata.
Per Internet of things (IOT), invece, si intende quell'insieme di tecnologie che creano intelligenza agli oggetti, facendo sì che questi comunichino con noi o con altre macchine, offrendoci in questo modo la possibilità di lavorare in autonomia, di informarci sui problemi e poi di risolverli. Qualche esempio? Un pneumatico ci avverte che si sta per rompere, piante che comunicano all’annaffiatoio quando è il momento di essere innaffiate, scarpe da ginnastica che trasmettono la velocità di corsa dell’atleta e il suo stato di affaticamento, flaconi delle medicine che ci segnalano quando ci si dimentica di prendere un farmaco o quando dobbiamo andare in farmacia a ricomprarle. E molto altro.
Una decisione, quella presa dall’Unione Europea, che, per quanto riguarda l'Italia, ridimensiona ulteriormente il nostro antiquato digitale terrestre (DVB-T), facendo svanire definitivamente il sogno DVB-T2 (Il nuovo standard DVB-T2 è, rispetto a qeello in uso, molto più efficiente: sfruttando una migliore tecnica di modulazione dei segnali (CODFM), unita ad altre più evolute tecniche, consente un notevole risparmio di spazio nelle singole frequenze (multiplex), assicurando più quantità di emissione di canali, con un aumento del 30% della banda sfruttabile. Con lo standard DVB-T2 infatti si possono trasmettere, con le stesse tecnologie di compressione (Mpeg2 e H264.Mpeg4), più canali in alta definizione e in definizione normale), creando in questo modo spazi più  ampi al satellitare.
A questo punto, stante i tempi non proprio lunghi, come si rivoluzionerà il mercato italiano? In effetti da noi al momento non appare tutta la fretta richiesta: liberare subito le frequenze come l'UE vorrebbe, appare un vero problema: un po’ perché gli operatori di telecomunicazioni non sono in grado di sostenere economicamente una nuova asta, un po’ perché diversi broadcaster non hanno alcuna intenzione di liberare le frequenze possedute, alcune delle quali hanno validità anche fino al 2028/2030. L’UE però preme: chiede a tutti gli stati Membri di adottare la direttiva deliberata, con la conseguenza che gli scenari che si profilano anche in Italia appaiono complessi.
Per noi aderire subito alla decisione europea avrebbe una portata shoccante: significherebbe dare il colpo di grazia al Digitale terrestre, dando l’avvio ad un nuovo modello di distribuzione dei segnali radio e Tv con altri costosi apparati e tecnologie molto diverse. Tuttavia una soluzione dovrà giocoforza essere trovata.
Le antenne, così come oggi le vediamo sulle nostre abitazioni, dunque, potrebbero presto sparire, lasciando spazio ad altre modalità di ricezione. La costante evoluzione tecnologica in atto farà sì che le richieste di connessione dati in movimento continueranno a crescere, in quanto le richieste di utilizzo da parte di device mobili, smartphone e tablet per la ricezione tv sono una realtà ormai consolidata; presto dunque tutto questo sarà reso possibile proprio attraverso la connessione a 5G. Inoltre, secondo quanto ha evidenziato la Commissione europea, nei prossimi 3 anni tutto il traffico Internet in mobilità potrebbe crescere di otto volte rispetto a quello attuale, per cui è proprio per tale necessità che si rende necessario liberare subito l’attuale banda di trasmissione.
Cari amici, il problema per noi italiani è certamente molto complesso, con risvolti di natura economica difficili da risolvere e che, di conseguenza, costringeranno gli attuali detentori ad alleanze fino ad ora mai ipotizzate
Nella banda da liberare, oggi ci sono 9 multiplex di cui 6 nazionali, canali che dovranno in qualche modo trovare una sistemazione. Una cosa è certa: lo spazio per il DVB-T (l’attuale digitale terrestre) non ci sarà per tutti e qualcuno, che verrà comunque indennizzato, dovrà trovare vie di trasmissione alternative, come il satellite o lo streaming. L’unica soluzione sarebbe un ennesimo switch off, con spegnimento totale del DVB-T per passare al DVB-T2, una scelta questa che però difficilmente qualcuno prenderà in considerazione. Il sogno del DVB-T2 sembra dunque svanito per sempre, mentre sorriderà chi fin dall'inizio ha creduto e investito nel satellite: la mossa dell'Europa, infatti, consegna al satellite il ruolo di principale veicolo per la TV di qualità, l'unica vera piattaforma che potrà portare il 4K e l’HDR nelle case.
A domani.
Mario

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