Oristano 14 Maggio 2013
Cari amici,
non passa giorno, ormai, che nuovi fatti di violenza sulle donne non vengano portati a conoscenza dell’opinione pubblica, allertata da giornali, radio, televisione, internet e altri mezzi di comunicazione di massa. Un’escalation che continua, nonostante i provvedimenti anche recenti, che si cerca di mettere in atto. Ci si domanda il perché di tanta violenza, espressa nei modi più diversi: dalle molestie verbali a quelle telefoniche, dalle aggressioni per strada alla violenza fisica in famiglia, fino all’atto più terribile: la morte. Il fenomeno non è riservato, come spesso si immagina, a fasce deboli della popolazione, in ambienti dove il degrado è più evidente, ma riguarda tutte le classi sociali, anche le più elevate. E’ interessante notare come, anche ai livelli più alti di istruzione, i condizionamenti e le discriminazioni tradizionali verso le donne, tornino a far sentire il loro peso proprio là dove più esplicita è l’intenzione di sradicarli. Il recente caso che ha riguardato Oscar Pistorius, che a Pretoria avrebbe ucciso la sua bella fidanzata Reeva, in un raptus dovuto alla gelosia, è solo l' ultimo degli ormai numerosissimi casi di cronaca che riguardano quello che ormai è chiamato dai media, con un brutto termine, “Femminicidio”.
Quali le ragioni di un’esplosione di violenza cosi forte e apparentemente ingiustificata ci domandiamo! Ormai tale inquietante fenomeno di donne sempre più spesso aggredite, vilipese e massacrate dai loro mariti, compagni, fidanzati o anche stretti familiari, per i motivi più futili, quali gelosie e rancori, sembra quasi evidenziare che ogni scusa sia buona per ammazzare una donna!
In Italia solo nell'ultimo anno, si calcola che ci sia stata una vittima ogni due giorni. Questo fenomeno è davvero allarmante e i dati dovrebbero far riflettere sull' esigenza di tornare ai tempi in cui le donne e i bambini erano intoccabili. Nessun motivo giustifica questo barbaro comportamento maschile. Il movente più attribuito è la gelosia. Per gli uomini le donne “troppo indipendenti” sono un problema, perché considerate oggetto del desiderio di altri uomini e perché difficili da controllare, e questo può far perdere la testa ad un uomo ossessivamente geloso.
Le donne, però, non sono oggetti, sono persone esattamente come noi uomini, e non c'è alcun motivo per picchiare, violentare o stuprare una donna privandola per sempre non solo della sua dignità di donna, ma anche e soprattutto del suo amore verso gli uomini, che dopo episodi simili non potrà mai essere lo stesso di prima. “Ma come si fa a uccidere una ragazza per un litigio?”, si è chiesto il padre di Vanessa Scialfa, la giovane di Enna vittima del fidanzato con cui era andata a convivere da pochi mesi. Perché tale bieca violenza che inspiegabilmente esplode all’interno dei legami più intimi? Qual è il mistero del perverso legame tra opposti, tra odio e amore, tra rabbia e tenerezza, presente da sempre nei legami di coppia e nelle relazioni familiari, sentimento che spesso sfocia in esplosioni incontrollabili, e delle sue cause così misteriose e così insondabili? Difficile da scoprire, perché altrimenti sarebbe facile trovare la giusta soluzione!
“Il femminicidio si può fermare”, sostengono quelli che ritengono che la facile soluzione del problema sia l’inasprimento delle pene. Ma la soluzione non è cosi a portata di mano. E’ necessario partire da lontano, smorzare la millenaria pulsione aggressiva della cultura maschilista, così diffusa, e da sempre portata a considerare la donna un naturale possesso dell'uomo. Ciò significa che, se scartiamo l’ipotesi di una connaturata malvagità del sesso maschile, possiamo ragionevolmente pensare che solo un radicale cambiamento culturale può essere la soluzione. Solo una sostanziale evoluzione dello stile relazionale tra i due sessi, con l'adozione di “relazioni più umane” tra uomini e donne, derivate più dalla cultura e dall’educazione che dalle leggi, può portare a quel cambiamento epocale che cerchiamo. In sintesi una cultura fatta di rispetto paritario, di conoscenza reciproca, pur nella diversità dei ruoli: solo cosi il fenomeno del cosiddetto “femminicidio” potrà prima sgonfiarsi e poi estinguersi.
Non c’è dubbio che, da alcuni anni a questa parte, le iniziative volte a prevenire la violenza contro le donne si sono moltiplicate, riuscendo, anche nel migliore dei casi, a coinvolgere le Istituzioni. E’ anche vero che anche a livello istituzionale nuove normative sono state messe in atto. L’ultima proposta del ministro Anna Maria Cancellieri di dotare di un "Braccialetto elettronico” lo stalker sottoposto a provvedimento di interdizione, per evitare che possa nuovamente avvicinarsi alla propria vittima, può rappresentare una delle misure aggiuntive alla normativa in vigore. Resta prioritario, però, il fattore culturale. Solo partendo dall’educazione sin dai primi anni dalla scuola, dalla collaborazione di tutti, singoli ed istituzioni, una atavica cultura maschilista, potrà essere debellata. Cultura arcaica, ancora convinta di avere il diritto alla supremazia maschile sulla donna! Solo una nuova forma culturale paritaria potrà riuscire a far abbandonare e cancellare, poi, definitivamente il brutale concetto di “possesso” sulla donna. Le donne sono persone, non cose!
Cari amici, solo quando un uomo ed una donna potranno, sorridendo, prendersi per mano, guardarsi negli occhi e dirsi entrambi: “io ho bisogno di te, come Tu hai bisogno di me”, solo allora, ad armi pari, potremo dire che, insieme, potrà essere vinta la grande sfida: quella dell’amore, della parità, dell’uguaglianza, valori che porteranno alla pace in tutto il mondo.
Non aspettiamo che siano gli altri a fare! Cominciamo da noi, dai gesti più semplici. Tutti possiamo e dobbiamo lanciare e accogliere la sfida, cominciando a sorridere di più, ad essere più gentili, affettuosi, comprensivi. A partire da casa nostra.
Grazie della Vostra cortese attenzione.
Mario
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