domenica, ottobre 23, 2011

LA GLOBALIZZAZIONE HA UCCISO ANCHE IL BUON SAMARITANO.


Oristano 23 Ottobre 2011
Cari amici,

è con infinita tristezza che faccio con Voi queste riflessioni. Il mondo, credetemi, sta diventando veramente un deserto senza fine!

Una volta l’uomo faceva di tutto per creare legami sociali. Ma il tempo passa e tutto cambia.
David Riesman nel suo libro “La folla solitaria” ha ben evidenziato il costante inaridirsi del rapporto umano che perde consistenza giorno dopo giorno per avviarsi verso il precipizio dell’alienazione. In questo interessante libro il cui titolo è riferito proprio “all'alienazione dell'uomo” nella moderna società urbana, Riesman esamina e suddivide la storia umana in tre epoche, ognuna caratterizzata da un tipo particolare di “individuo” che ne costituisce il carattere collettivo.

Nella prima epoca, il primo stadio, l'uomo è il prodotto di una società modellata sul gruppo familiare di tipo patriarcale, con indici di mortalità e di natalità molto elevati e un senso religioso profondamente sentito: è il tipo d'uomo “diretto dalla tradizione” (tradition-directed man).

Nella seconda, dal Rinascimento fino all'inizio del sec. XX, avvengono profondi mutamenti sociali che rendono l'uomo cosciente d'aver maggiore potere nei confronti della realtà e maggiore autonomia di giudizio: esso è quindi “autodiretto” (inner-directed man).

La terza, quella più recente, è una fase ambigua che segna il passaggio dall'epoca della produzione a quella del consumo. Nata negli USA questa fase ha svilito l’uomo, portandolo ad un consumismo sfrenato, dal quale emerge la visione dell'uomo “eterodiretto” (other-directed man) o massificato, per il quale il consenso del gruppo sociale di appartenenza è il valore assoluto e il conformismo diviene così l'unico stile comportamentale applicato.

Ho voluto introdurre queste mie riflessioni sul comportamento umano, a seguito del recente dolorosissimo fatto, avvenuto in Cina poche giorni fa: la terribile morte di una bambina di due anni.

Come abbiamo letto sui giornali una bambina di due anni, Yueyue, è morta investita da un Suv bianco mentre si trovava nei pressi di un supermercato a Fochan, nel Guangdong, povera provincia della grande Cina.

I genitori di Yueyue, come tanti in Cina, sono lavoratori migranti, che per guadagnare i soldi necessari per vivere sono costretti ad allontanarsi dai loro paesi di origine, lasciando spesso i propri figli, anche piccoli, in balia di se stessi, o nei casi più fortunati, affidati ad amici e parenti. Secondo alcune stime fatte ad esempio proprio nella provincia del Guangdong, si è calcolato che lo scorso anno i figli dei lavoratori migranti sono stati coinvolti in più di un terzo degli oltre 1000 incidenti che hanno riguardato bambini. «I genitori che vanno a lavorare fuori non hanno tempo per stare con i propri figli »- spiega Zeng Jinhua, direttore del centro di ricerca e sviluppo per i bambini e i giovani del Guangdong - «e non possono permettersi baby sitter, per cui questi ragazzi crescono per strada e sono esposti a continui pericoli».

Le cronache raccontano che la bambina, scaraventata sulla strada dall'auto che non ha arrestato la sua corsa, non è stata soccorsa, nonostante il fatto sia accaduto in presenza di una miriade di persone. Abbandonata rantolante sulla strada da una folla “solitaria e indifferente” la poveretta è stata nuovamente travolta da un’altra auto che l'ha ulteriormente massacrata, nella più totale e colpevole indifferenza: nessuno, nonostante la giovanissima età della bambina, ha mosso un dito per aiutarla!

Il filmato della telecamera che ha ripreso il triste evento ha messo in luce che per oltre sei minuti nessuno dei 18 passanti si è fermato a prestare aiuto: solo una donna, vedendola sul selciato coperta di sangue e priva di sensi, l'ha soccorsa e portata in ospedale. Intervento, purtroppo, inutile e tardivo. Ci si chiede ora se il ritardato intervento e la colpevole indifferenza dei passanti abbiano impedito la salvezza: forse la bimba avrebbe potuto salvarsi se qualcuno l’avesse soccorsa subito. Forse l'intervento tempestivo di qualcuno avrebbe evitato il secondo investimento, quello dell'altra auto che, passando nuovamente sul suo corpicino martoriato, ha provocato ulteriori e gravi lesioni a Yueyue. Questa è, purtroppo, la terribile e arida vita che si vive nelle grandi città: tutti troppo occupati a produrre e a consumare, incapaci di guardarsi intorno e dare aiuto a chi cade, a chi ha bisogno. E' con orrore che dobbiamo constatare che la globalizzazione ha ucciso anche gli ultimi samaritani.

Quando ho letto la notizia sui giornali più che meravigliato sono rimasto attonito, senza parole, quasi paralizzato. Possibile, pensavo, che il mondo sia diventato cosi gelido, cosi indifferente di fronte alla tragedia, di fronte alla morte? In quei momenti la mia mente è tornata indietro nel tempo. Come in una sequenza impazzita, senza un filo logico, i ricordi, i pensieri e le immagini si accavallavano dentro di me, si sovrapponevano, a velocità impressionante.

Una episodio, in particolare, mi tornò in mente, quasi all'improvviso: l'omelia di un sacerdote dall'altare che riportava parabola del “Buon Samaritano”. Essa narrava proprio di un fatto analogo, che pur lontano nel tempo di oltre duemila anni, era identico nel suo schema essenziale. La voce grave dell'uomo che scandiva le parole mi rintronava nella mente, quasi martellante:

“…Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede al locandiere, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno».

Parole, quelle della parabola, che fanno meditare. Anche allora, oltre duemila anni fa, la solidarietà non era praticata da tutti; però di samaritani ne esistevano ancora. Oggi, forse, la globalizzazione li ha quasi cancellati, costretti all’estinzione. In una società massificata, dove il conformismo è diventato l’unico comportamento adottato, non vi è posto per la pietà, per la compassione, per l’altruismo ed il rispetto verso gli altri.

Il mondo attuale, sempre più globalizzato, sempre più tecnologico ma arido e meccanico, credo che non tarderà ad auto-estinguersi. Se cancelliamo i sentimenti, se togliamo dal nostro vocabolario le parole amicizia, etica, tolleranza, rispetto e solidarietà verso gli altri, l’uomo non sarà più uomo, perché l’uomo “vero” si sarà autoestinto. Quel corpo esterno che lo avvolge, che apparentemente ancora lo contiene, sarà solo un guscio vuoto, come la carrozzeria di un’auto, priva di quel motore che è fatto di sentimenti, che è forza, che è amore.

Addio Yueyue, dolce angelo che sei volato lassù troppo presto, senza poter fare la tua parte in questo insensibile mondo, nel quale sei stata catapultata senza averlo chiesto, e che anziché accoglierti ti ha rifiutato.

Con infinita tristezza.

Mario

1 commento:

Claudia Paba ha detto...

Caro Mario,
in Asia è "normale" scappare dopo aver investito una persona... Ti dirò di più, la mia coinquilina è tailandese e dice che per gli autisti è meglio che l'investito muoia perchè nel caso venisse "solo" ferito debbono pagare delle spese di assistenza altissime, nonchè prestare aiuto in prima persona. Non è strano che tir e camion facciano retromarcia su corpi inermi per assicurarsi di "finire il lavoro".
Non si può più parlare dell'indifferenza di una persona o di una folla, il problema è dell'intera società, e la povera Yueyue è solo l'ultima (o forse la più socialmente condivisa) vittima di tale sistema.

Per quanto riguarda la società, la socializzazione, l'aiuto e l'egoismo, ti sbagli. Oramai siamo tutti SOCIEVOLISSIMI(!!) solo sui social networks! Quanto ci piace condividere i nostri dolori, i nostri problemi, le nostre gioie con persone che non si conoscono neanche! Ed è bellissimo vedere che chi ti supporta nelle tue lotte quotidiane sono le persone che a malapena ti salutano per strada... Salvo poi criticare duramente le persone che parlano verbalmente "di te" senza che tu ne sia coinvolto in prima persona. La società dell'apparire ha vinto sui rapporti umani. "Sì ti aiuto! Basta che non mi chiedi soldi, tempo, fatica, risorse personali." Beh, tolti questi elementi la solidarietà è solo una parola per apparire migliori rispetto agli altri, senza intaccare il nostro "patrimonio". Dobbiamo iniziare a dimenticare il detto "Mio nonno è campato fino a 100anni facendosi i fatti suoi" e provare a vivere fino a 70anni aiutando e lasciandoci aiutare.
-Claudia-