domenica, ottobre 16, 2011

L’ITALIA TRA DEBITO E P.I.L., ECONOMIA E INFLAZIONE, RISPARMIO E RENDIMENTI, INVESTIMENTI E SPREAD, RATING E RISCHIO DEFAULT.




Oristano 16 Ottobre 2011

Cari amici,


Quando sino a pochi anni fa ancora lavoravo (ho trascorso 37 anni della mia vita a fare il manager bancario) era difficile che il cittadino comune, l’uomo della strada, aprendo il giornale andasse subito a guardare la pagina della borsa. Oggi, invece, anche chi tutti i giorni lotta per far quadrare il magro bilancio familiare inizia la lettura proprio da quella pagina acquisendo familiarità con termini come Rendimenti, Bund, Rating, Spread, Rischio Default e delizie di questo tenore.

Chi per una vita intera ha sempre tirato la carretta (oltre che la cinghia), che con grandi sacrifici ha messo da parte, soldo dietro soldo, un piccolo gruzzolo per proteggerlo in futuro è sempre più in difficoltà, più disorientato. Orami viviamo in un mondo dove le certezze praticamente sono crollate tutte! Ci siamo convinti che con l’introduzione dell’Euro un nuovo Eden di stabilità avrebbe consentito sonni tranquilli a tutta l’Europa, che il futuro avrebbe riservato, con i frutti della Globalizzazione, lavoro e benessere per tutti ed invece…

La globalizzazione è vero ha reso il mondo un unico villaggio ma non ha certo portato neanche un briciolo di quella equità che in tanti speravano. Essa ha, invece, rafforzato le grandi multinazionali che ormai, con libertà di competere in tutto il globo, con potere di insediamento praticamente ovunque, sono ben più potenti dei singoli Stati. Il risultato lo tocchiamo con mano tutti i giorni. Aziende che come nel gioco delle tre carte spostano continuamente Sedi e stabilimenti da uno Stato all'altro. La conseguenza è una lunga e crescente fila di disoccupati ed il potere dei singoli stati che, invece, continua a diminuire, con oneri in costante aumento, per provvedere a sfamare le famiglie che hanno perso il lavoro. Senza parlare dei giovani! Questo è il vero pianeta negletto, ormai allo stremo delle forze, e lo sappiamo tutti, nessuno escluso.

L’economia di ogni stato ormai non si regge più da sola, con le proprie forze. Nessuno può coltivare bene il proprio orticello, senza interferire con quello del vicino. Senza andare lontano proviamo a guardare con la lente il nostro orticello italiano. Ci basta dare un semplice sguardo ai giornali di quest’ultimo periodo per renderci conto della pericolosa situazione che stiamo vivendo tutti: singoli ed aziende.

L’Italia è appesantita da un debito pubblico immenso: ad agosto 2011 era pari a 1.899.553 miliardi di Euro. Nel 2010 è stato di 1.843.015 miliardi di euro a fronte di un PIL di 1.548.816. In percentuale, quindi, il debito è risultato pari al 119% del PIL. La spesa per gli interessi corrisposti ai detentori delle obbligazioni statali è detta "servizio del debito" e costa all'Italia circa 70 miliardi di euro annui. Che dire di queste cifre? Analizziamo ancora. Le recenti “manovre” correttive, che hanno comportato una ‘stretta’ globale imponente e che sicuramente non sarà sufficiente, praticamente si avvicina all’importo della sola “spesa” per gli interessi sul debito, come prima indicato e ammontanti ad oltre 70 miliardi di euro. Un’ultima considerazione. Il recente collocamento dei titoli di stato è stato fatto con un aumento percentuale dei rendimenti di circa un punto. Pensiamo solo che un punto di rendimento in più sul nostro grande debito comporta una spesa aggiuntiva di circa 20 miliardi di euro, all’incirca…quanto l’ultima manovra finanziaria!

Il recente aggravarsi dei “Debiti Sovrani” di gran parte degli Stati europei, a partire dalla Grecia per passare, poi, alla Spagna, al Portogallo e ad altri, tra cui l’Italia ha sconvolto la temporanea fiducia dei risparmiatori, aggravata anche dagli abbassamenti del Rating da parte delle agenzie specializzate ( Moodys, Standard and Poor’s e Fitch) che hanno impietosamente messo il dito nella piaga. Questo fatto ha costretto gli Stati ad aumentare i rendimenti per attirare i risparmiatori che, altrimenti, avrebbero dirottato altrove i propri investimenti. Questo terribile meccanismo strangolante, che tanto assomiglia a quello dei tanti piccoli imprenditori che di giorno in giorno vedono il loro debito salire in una spirale senza fine, a lungo andare non può che sfociare nell’insolvenza. Il rischio default, la paura del rischio che alza gli interessi, non fa altro che creare da sola l’insolvenza: come il cane che si morde la coda. Le soluzioni? Difficili, davvero, da trovare! Una per tutte la “garanzia” comune dell’Europa, gli Eurobond, che metterebbero un freno, globalizzando il rischio Paese.

Uscire dal tunnel richiede una grande forza, una coesione, una politica comune ed un grande senso di responsabilità “globale”, non limitata al proprio giardinetto.

In assenza di un vero “Stato Europa”, la Banca Centrale Europea ha consigliato ai Paesi in difficoltà maggior rigore, eliminazione degli sprechi, riduzione delle spese improduttive, e incentivazione degli investimenti.

Sono "misure" che, sia dall’attuale Governatore Trichet che dal suo successore il nostro governatore Draghi, sono state fortemente consigliate anche all’Italia. Se vogliamo, davvero ‘dare una svolta’ per uscire dal guado, se vogliamo dare ai nostri giovani un’opportunità, se vogliamo che le nostre aziende tornino ad essere produttive, in prima fila, questa è l’unica ricetta da applicare: non domani ma oggi, non tra qualche tempo ma subito!

Il Governo è atteso da una prova durissima, difficilissima da superare: l'emanazione dell'urgente decreto per lo sviluppo e l'occupazione. In assenza di fondi disponibili bisogna, comunque, trovare la liquidità necessaria per gli investimenti, senza i quali l’Italia non sarà in grado di ripartire. Non possiamo chiedere ancora alle famiglie, stremate dalla crisi, o alle aziende che già soffrono di serie crisi di liquidità, in uno scenario che sembra prevedere anche una nuova stretta creditizia. Il cerchio, però bisogna assolutamente quadrarlo, reperendo le risorse, recuperandole dagli sprechi e dai settori improduttivi. Senza investimenti il futuro sarà ancora più nero: i giovani continueranno ad emigrare o a restare ‘bamboccioni’ e precari, a casa (dei genitori).

Credo che l’ultima speranza sia da riporre su un grande ”senso del dovere” che fino ad oggi è mancato. Tutte le forze politiche nel loro complesso, sia chi è al governo che chi è all’opposizione, debbono dialogare, debbono mettere insieme le loro forze, debbono trovare il coraggio di accantonare i giochi di bottega, per mettere al centro dei loro interessi l’Italia ed il suo popolo. Sarà difficile ma bisognerà farlo.

L’Italia, non dimentichiamolo mai, è una sola: costruita col sangue, unica ed indivisibile, che oggi più di ieri deve restare unita, coesa, pronta a dimostrare che ha tutte le carte in regola per recitare il ruolo di protagonista che le spetta. Non c’è Nord o Sud che tenga, non c’è ne Padania ne Regno delle due Sicilie: ma un’Italia sola, forte, determinata e vincente!

Auguri Italia!

Mario


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