domenica, aprile 07, 2024

COME EDUCARE LA GENERAZIONE ZETA. È USCITO L'INTERESSANTE LIBRO DELLO PSICOLOGO AMERICANO JONATHAN HAIDT.


Oristano 7 aprile 2024

Cari amici,

Che l’educazione genitoriale, di generazione in generazione, stia subendo dei cambiamenti epocali è cosa ben nota. Si è passati da un estremo rigore ad una libertà praticamente assoluta, con sbandamenti educativi talmente ampi da rasentare un caos educativo dalle conseguenze certamente nefaste. Il travolgente avanzare della tecnologia, data praticamente senza controllo, in particolare nelle mani dei giovanissimi, sta creando danni rilevanti, facendo riflettere non poco. Si studiano, perciò, dei sistemi per trovare quanto prima le soluzioni più adeguate.

Negli Stati Uniti uno psicologo alquanto noto, già autore di libri di successo sulla famosa Generazione Z., l’americano JONATHAN HAIDT, ha scritto un libro, diventato presto famoso, che analizza in particolare lo stato educativo della Generazione Z; un libro indubbiamente forte, che, nonostante le critiche, non fa, comunque, terrorismo, essendo - la sua - un’analisi seria e concreta di un fenomeno assolutamente da monitorare. Nel libro Egli fornisce i possibili suggerimenti (sono quattro), rivolti ai genitori interessati ed agli adulti.

Il libro prima citato, che è stato appena pubblicato, si chiama “THE ANXIOUS GENERATION” e il suo “forte contenuto” sta smuovendo l’opinione pubblica sia in America che in Inghilterra. Nel libro il dito di Jonathan Haidt è fortemente puntato in particolare sugli smartphone, per lui oggetti diabolici, che stanno gravemente danneggiando i nostri figli, tanto che - per Lui -  dobbiamo fare urgentemente qualcosa al riguardo. Questo libro, considerato da molti una vera e propria provocazione, ha colpito l’attenzione di alcuni osservatori internazionali, dal Times di Londra al Telegraph passando per Axios. Come racconta il Times, il saggio di Haidt aveva, inizialmente, l’intenzione di esporre in dettaglio gli effetti negativi che i social media stavano causando alla democrazia; questo, però, era un tema ritenuto un po’ superato, tanto che alla fine del primo capitolo Haidt si rende conto che il vero tema da affrontare è un altro: è la salute mentale degli adolescenti. Haidt, nel suo saggio, non si limita, però, a fare la solita denuncia retorica, ma si cimenta in un’analisi seria del fenomeno.

Il problema, a suo avviso, è talmente serio da dover essere “aggredito” andando alla radice del problema, ovvero cercando e trovando le giuste soluzioni. Haidt ha focalizzato la sua attenzione sugli smartphone, la cui diffusione capillare sotto una certa età, con il conseguente uso smodato e compulsivo dei social, viene considerata uno degli elementi chiave per spiegare il triste fenomeno che si è venuto a creare.

Purtroppo, come possiamo leggere nel libro, risultano in forte crescita i ricoveri dei giovanissimi per problemi di salute mentale. Haidt ha notato che negli ultimi anni c’è stata, tra gli adolescenti, un’impennata delle malattie psicogene: dalla sindrome di Tourette alla disforia di genere. I numeri, in effetti, sono impressionanti. In Inghilterra, i registri del Servizio sanitario nazionale mostrano che più di 10.000 ragazze sotto i 18 anni sono state curate in ospedale per autolesionismo nel 2010 e che nel 2016 erano quasi 15 mila. Negli Stati Uniti, il trattamento ospedaliero d’urgenza per tentativi di suicidio o pensieri di suicidio da parte di individui di età compresa tra 10 e 18 anni è raddoppiato tra il 2007 e il 2015.

“L’epidemia di malattie mentali tra gli adolescenti è iniziata intorno al 2012”, ha affermato Haidt. I numeri hanno iniziato ad aumentare notevolmente nel 2010, tre anni dopo l’introduzione degli IPhone. Circa la metà dei bambini americani riceve il suo primo smartphone entro gli 11 anni. In Gran Bretagna, il 97 per cento dei dodicenni ne possiede uno. Un rapporto Pew del 2015 ha rilevato che un adolescente su quattro ha affermato di essere online “quasi costantemente”. Nel 2022, quel numero è quasi raddoppiato. Amici, il problema risulta davvero troppo serio per essere ignorato! I tassi di depressione e di ansia tra gli adolescenti statunitensi erano “abbastanza stabili negli anni 2000, ma sono aumentati di oltre il 50 per cento, secondo  molti studi, dal 2010 al 2019”. Dunque, che fare?  Haidt ha due riflessioni da suggerire ai genitori. La prima riflessione riguarda un esame di coscienza relativo al tipo di rapporto instaurato dai genitori con i propri figli; la seconda riflessione riguarda una possibile soluzione (con 4 regole). Secondo Haidt, un’infanzia costantemente “basata sul telefono”, provoca molto spesso “deprivazione sociale, privazione del sonno, frammentazione dell’attenzione e dipendenza”, creando un “cambiamento disastroso” nei rapporto tra genitori e figli.

Molti genitori, per non restare schiavi del solito modo di dire e pensare che “tutte le cose nuove che fanno gli adolescenti sono terribili, in quanto ai miei tempi non era così”, hanno iniziato a convincersi che è necessario prendere coscienza del problema e adottare le soluzioni possibili, anche traumatiche. Haidt, a questi genitori, suggerisce di introdurre quattro regole: spingere i figli a praticare più “gioco reale” (come una volta), senza la loro costante supervisione e una maggiore indipendenza durante l’infanzia; imporre, senza mollare, il “niente smartphone prima del liceo” e il  “niente social prima dei sedici anni”; infine, imporre loro di “andare a scuola senza telefono”. Insomma, un suggerimento che, sotto certi aspetti, costituisce un parziale ritorno al passato.

Cari amici, credo che la proposta dl Jonathan Haidt fatta ai genitori disperati per questi figli facenti parte della Generazione Zeta, non sarà facile da accogliere. Le quattro regole prima elencate, date ai genitori per prendere coscienza del grave problema, troverà molti genitori resistenti, in particolare i genitori-chioccia, alquanto pigri e poco disposti a lottare con i figli, convinti che il loro comportamento sia già iperprotettivo (quindi per loro giusto), mentre invece non serve proprio a proteggere i figli! Penso che questo libro di Haidt sia non solo da leggere ma da meditare!

A domani.

Mario

 

 

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