domenica, febbraio 07, 2021

LA PANDEMIA NON FERMA IL RITO DELL’ASSEGNAZIONE DELLA “CAMELIA”, IL TRIBUTO RESO ALLE STRAORDINARIE DONNE DI SARTIGLIA. STEFANIA PINNA, “CAMELIA 2021”.


Oristano 7 febbraio 2021

Cari amici,

Sette anni fa, il Gremio del Cavaliere Infinito e dall'Ordine della Camelia (istituzione voluta e creata dal poliedrico e multiforme Filippo Martinez), decise di rendere il giusto tributo dovuto alle “Donne di Sartiglia”, quelle forti e coraggiose donne protagoniste ‘dietro le quinte’, della straordinaria, secolare manifestazione che continua ad onorare Oristano e il suo grande protagonista: “Su Componidori”. Un omaggio, dunque, sia alla sacralità del Componidori che all’impegno delle donne che operano nella Sartiglia. Simbolo del premio "LA CAMELIA", sempre presente sul petto del capocorsa: Su Componidori.

La splendida, preziosa ceramica che riproduce la Camelia, è opera dell'artista Alessandra Raggio, e rappresenta “il riconoscimento annuale” che viene tributato ad una ‘donna speciale’ per celebrare tutte le donne che vivono attivamente e appassionatamente l’ebbrezza della Sartiglia. Quest’anno, a causa della pandemia in atto, la cerimonia di consegna della “Camelia 2021” si è svolta in tono minore, oserei dire minimale, ma era giusto, comunque, assegnarla. Lo scorso 2 febbraio, Gabriella Collu, Prïóra dell'Ordine della Camelia e Presidente della giuria per l’assegnazione del premio, nel corso di una breve cerimonia ha consegnato il trofeo a STEFANIA PINNA, settima destinataria di questo importante riconoscimento.

Prima di Stefania Pinna, altre sei donne furono destinatarie del trofeo, ricevendo la Camelia: Angela Solinas ('15), Gabriella Collu ('16), Maria Teresa Mereu ('17), Matilde Carta ('18) Anna Paola Corona ('19) e Anna Contini ('20). La Camelia 2021 porta, come motivazione, la stessa delle precedenti: «Perché, come molte altre donne, da sempre ha contribuito e contribuisce dietro le quinte, con amore, a conservare la tradizione più intima, più sacra e più bella della Sartiglia».

Indubbiamente meritato il riconoscimento dato a Stefania. Lei la Sartiglia la conosce bene, in quanto è ben presente in Lei il DNA familiare. I genitori, il padre Tommaso per tre volte ricoprì il ruolo Oberaju nel Gremio dei Contadini, e la mamma Giuseppa Solinas, quello di Priorissa, sempre dello stesso Gremio; Lei, a tre anni, nel 1977, assiste per la prima volta alla vestizione: il Componidori: era Luigi Cozzoli. Nel 1989, Componidori Mariano Amadu, per la prima volta diventa Massaiedda d'aiuto; l'anno seguente, Componidori Angelo Porta, diventa Massaiedda di vestizione; occuperà quel ruolo altre cinque volte.

Lei, tuttavia, non avvezza a protagonismi, non si aspettava questo riconoscimento e quando, aprendo la porta di casa sua, ha scoperto di essere diventata la Camelia 2021, si è commossa non poco. Mentre offriva il caffè al piccolissimo gruppo di premiatori ha raccontato un suo ricordo incancellabile. Era la domenica di Sartiglia del 1985, nelle prime ore di quel giorno Aldo Cossu, il Componidori designato, aveva perso il padre. In un clima di tristezza infinita si decise che Luca Naitana, “Su Segundu”, avrebbe assunto il ruolo di Componidori. Stefania allora aveva 10 anni ed era presente quando, proprio all'ultimo istante, con la morte nel cuore, Aldo si presentò all'appuntamento: “Mio padre avrebbe voluto così”, disse. E si offrì alla vestizione. Avrebbe chiuso la giostra abbandonandosi alla più struggente benedizione con sa Pippia 'e Maju che si ricordi. Fu in quell'occasione che Stefania Pinna capì che la Sartiglia non era una semplice giostra equestre, ma era qualcosa di sacro, profondo, irrinunciabile.

Cari amici, apprezzo molto che la Camelia 2021 sia stata assegnata, nonostante i tempi bui che stiamo vivendo. Quando qualcosa di importante diventa “tradizione” bisogna fare di tutto perché non si interrompa, perché non si spezzi quel filo che lega, di anno in anno, “qualcosa di importante”, che tocca la nostra anima, che sfocia dal terreno nel divino; e la Sartiglia questo lo ha sempre dimostrato: ieri, oggi e lo dimostrerà anche domani. Quest’anno la pandemia sembrerebbe aver creato i presupposti per interrompere questa tradizione, ma credo sia un errore imperdonabile! Non voglio attribuire colpe a nessuno, ma sono certo che, volendo, almeno la vestizione e la semplice benedizione possano essere fatte, senza correre pericoli di sorta. Credo che un accordo, per quanto ferreo, possa ancora essere raggiunto. Ce lo dimostra il passato.

Niente e nessuno fermò mai, nel tempo, la benedizione del Componidori. Non la guerra, non la miseria estrema, e nemmeno la peste nera. La rivista Eleonora nel 1999 celebrò la tragica benedizione dell'alba del secolo XVII con un fumetto, un grande polittico, un disco, un videoclip, uno spettacolo teatrale e un dramma radiofonico. Si, amici, la Sartiglia, ha attraversato la storia, ha incontrato anni terribili di guerre, di pestilenze, di desolazione e morte, talvolta non si è corsa, ma non è mai stata cancellata! Si dice infatti che il capocorsa, "Su Componidori" sia sempre uscito. Anche da solo. Anche soltanto per benedire. Il fumetto in parola è ambientato in uno di questi anni terribili, forse il peggiore: il 1656. La peste nera aveva ucciso gran parte della popolazione di Oristano e dei paesi vicini. Il Componidori fu vestito nella notte, a lume di candela. Uscì sul suo cavallo poco prima dell'alba affrontando da solo la morte con la mano armata dai fiori della Bambina di maggio, Sa Pippia 'e Maiu. E benedisse tutto e tutti. La Sartiglia è anche questo: pregare, invocando la benedizione dell'Altissimo, per poter porre fine ai mali che ci affliggono. 

Ecco perché credo che una soluzione possa e debba essere trovata. Nell'ultima domenica o nell'ultimo martedì di carnevale, o anche nell'ultimo lunedì, poco importa! In quest'anno così difficile abbiamo bisogno di un gesto alto e solenne. Un gesto che passerebbe alla storia non solo oristanese per la sua forza: all'alba, nel silenzio assoluto della via del Duomo, i due Componidori designati, dopo essersi salutati incrociando le spade, dovrebbero, uno dopo l'altro, lanciarsi al galoppo sotto la gigantesca cattedrale di Santa Maria per la più intensa delle benedizioni.  Sarebbe un gesto meraviglioso e sicuramente di buon auspicio!

Cari amici, mi unisco ai tanti che vorrebbero almeno questo gesto simbolico per la Sartiglia 2021, facendo anch’io un forte appello a chi quest'anno deciderà le sorti di questa straordinaria Corsa alla Stella: non dissolviamo in fiscalissime diatribe e rigide rivendicazioni questa affascinante, logica, icastica, meravigliosa opportunità per rispondere con la poesia agli oltraggi di questo ignobile virus. È un'occasione unica e, speriamo, irripetibile. Non buttiamola via! La SARTIGLIA deve vivere, anche quest'anno!

Amici, vi voglio tutti uniti: ognuno di Voi faccia sentire la sua voce!

A domani.

Mario

1 commento:

giomaria ha detto...

Quando tutto finirà, la tradizione della sartiglia tornerà più viva e appassionante di prima. Bene si fa comunque, in questo triste e angosciante periodo, a compiere tutti quiei riti del carnevale oristanese che non comportano rischi per i cittadini.