sabato, settembre 15, 2018

SARDEGNA E IL DILEMMA DELLE “TAX FREE ZONE”. INSISTERE SULLE “ZONE FRANCHE” O CAVALCARE LE NUOVE “ZONE ECONOMICHE SPECIALI”?


Oristano 15 Settembre 2018
Cari amici,
A noi sardi i dubbi non sono mai mancati, forse perchè la dominazione ne crea in abbondanza. Non sto certo qui a riepilogare i tanti che abbiamo avuto nei secoli, ma di una cosa sono convinto: ne avremo avuti, forse, molti di meno se fossimo stati più coesi, più uniti, più concordi sulla strada da intraprendere. 
È proprio vero, l’antico detto, attribuito agli spagnoli nostri dominatori, è ancora valido: siamo sempre “Poco, Locos y mal Unidos”, in parole povere, detto nel nostro dialetto, “Centu Concas, Centu Berritas”. Ci basti pensare, per esempio, che la Legge Costituzionale del 26 Febbraio 1948, con la quale veniva concesso lo Statuto Speciale alla Sardegna, all' art. 12 precisava: “Saranno istituiti nella Regione punti franchi”.
Ebbene dopo 70 anni, come tutti ben sappiamo, di ‘punti franchi’ nemmeno l’ombra! Ovviamente se ne continua a parlare, ma ‘verba volant’ e, in particolare in economia, quelli che contano sono solo ed esclusivamente i fatti. Dopo tante chiacchiere, prese di posizione e quant’altro, da qualche tempo un altro obiettivo si è parato all’orizzonte: istituire non più dei punti franchi, ma "zone franche", parziali o integrali, le così dette “Zone economiche speciali”. Ma, in sintesi, di cosa si tratta realmente? Sono qualcosa di diverso dai mai realizzati punti franchi, oppure sono una semplice rivisitazione edulcorata? Vediamo di saperne qualcosa di più.
Di recente sono stati convocati dalla Presidenza della Giunta Regionale a Villa Devoto, i Sindaci dei Comuni sede di struttura portuale, quelli che lo scorso anno avevano deliberato la richiesta di attivazione della Zona Franca non Interclusa all’interno del proprio territorio. Alla riunione hanno partecipato i sindaci di Olbia, Santa Giusta, Tortolì e il rappresentante del comune di Porto Torres.
 All’ordine del giorno dell’incontro, “fare il punto” sull’attivazione delle Zone Franche in Sardegna, dopo l’entrata in vigore, il 1° Maggio del 2016, del Nuovo Codice Doganale Europeo, che non consente più l’attivazione a cura degli Stati Membri di nuove zone franche non intercluse, come invece avevano deliberato i Consigli Comunali dei Comuni presenti all’incontro.
Settimo Nizzi, Sindaco di Olbia, ha ribadito la volontà di non voler procedere all’attivazione di una Zona franca interclusa, ma di insistere per l’attivazione di una Zona Economica Speciale (Z.E.S.), che potrebbe diventare «lo strumento di incentivazione economica più moderno e più attuale». 
Proposta ribadita anche dal Sindaco di Santa Giusta Antonello Figus. «Anche io, ha ribadito Figus, ho espresso la volontà di non istituire una zona franca doganale interclusa, in quanto diventerebbe uno spazio recintato ed accessibile esclusivamente a poche imprese, peraltro con costi alti di attuazione dovendo recintare tutta l’area ed istituendo controlli troppo onerosi al confronto di vantaggi esclusivi per pochi e non accessibili a tutto il territorio. Insomma una soluzione che non risponderebbe alle aspettative di sviluppo economico atteso dalle imprese locali e dai cittadini del territorio oristanese».
Anche il Presidente del Consorzio industriale oristanese, Massimiliano Daga, ha confermato il maggiore interesse verso le Z.E.S. Per meglio chiarire si precisa che le Z.E.S. sono, aree geograficamente limitate e chiaramente identificate nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali le imprese potranno beneficiare di speciali incentivi (fiscali e normativi, sotto forma di credito di imposta e di semplificazioni amministrative) volti a creare condizioni più favorevoli per gli investimenti e lo sviluppo territoriale. Le ZES saranno concentrate nelle aree portuali e nelle aree ad esse economicamente collegate e potranno essere attivate su richiesta delle Regioni Meridionali interessate (come la Sardegna), previo adeguato progetto di sviluppo.
Il porto di Oristano
Sull’istituzione di queste nuove aree il dibattito è in corso ed è molto intenso. L’ipotesi più attendibile è che esse vengano attuate, in Sardegna, nei 6 porti e le aree industriali attigue funzionalmente collegate, così come previsto dallo Statuto sardo per l’attivazione delle Zone Franche. Per fare questo, ha ribadito il Sindaco di Santa Giusta, è necessario emendare il Decreto Legislativo nell’atto di conversione in legge, esplicitando con maggior chiarezza le esigenze della Sardegna, in modo tale che l’istituzione delle Z.E.S. in Sardegna, venga paragonata alle precedenti concessioni di punti franchi contenute nello Statuto Sardo.
Cari amici, personalmente sono convinto che le Z.E.S. possano essere un’ottima occasione di sviluppo per la Sardegna. La dislocazione nei 6 porti sardi più importanti, significherebbe anche rafforzare la rete portuale, cosa che può avere un ruolo e un peso ben più importante nella ripresa economica dell’isola. Se tutto andrà come ci si aspetta, ogni Zona Economica Speciale (proposta dalla Regione interessata) sarà istituita con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottata su proposta del Ministro per la Coesione territoriale ed il Mezzogiorno, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.
Le imprese, per ottenere i benefici previsti, dovranno mantenere le attività nella Z.E.S. per almeno i cinque anni successivi al completamento dell’investimento interessato dalle agevolazioni, non dovranno essere poste in liquidazione o essere in fase di scioglimento. Raffaele Paci, Vice Presidente della Regione, ha dichiarato: «Il nostro progetto, che prevede un sistema a rete, punterà sulla vocazione specifica di ciascun porto e allo stesso tempo avrà una forte valenza strategica regionale».
Cari amici, se son rose…fioriranno!
A domani.
Mario
Uniti...è meglio!


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