Oristano 1° ottobre 2021
Cari amici,
Inizio i post di ottobre, parlando con Voi di un grande figlio della terra sarda purtroppo dimenticato: tziu Antoni Cuccu. Che la Sardegna non
privilegi suoi figli migliori, quelli
che l’hanno amata considerandola la cosa più importante della loro vita, è
purtroppo vero! L’ho scritto diverse volte su questo blog, riferendomi a
diversi personaggi illustri presto dimenticati, e lo voglio scrivere oggi,
parlandovi di un personaggio modesto, schivo, ma caparbio e determinato nel
portare avanti quella che lui riteneva una grande missione: diffondere, per essere poi trasmesse ai posteri, le poesie degli improvvisatori sardi, quei poeti estemporanei che calcavano i
palchi della Sardegna nel secolo scorso; insomma un impegno, il suo, che
potesse perpetuare la poetica tradizione orale della nostra isola.
La poesia estemporanea (o
poesia improvvisata, o a braccio), lo preciso per gli amici di età ben più
giovane della mia, che forse mai hanno assistito a delle esibizioni di certi straordinari
personaggi, è un genere poetico in cui
la creazione letteraria avviene direttamente in piazza, di fronte a un pubblico
curioso e attento, con delle straordinarie capacità di improvvisazione, sulla
base di temi proposti dagli organizzatori, al momento dell'esibizione (e,
pertanto, variabili di volta in volta).
Quest’uomo così impregnato di sardità e amore per la nostra isola si chiamava Antoni Cuccu, ed era nato a San Vito, piccolo paese del sud est dell’isola, il 16 di settembre del 1921. Era così scrupoloso nello svolgimento della sua “missione” di diffusore della lingua sarda e della poesia estemporanea, che andava in giro per le feste popolari, ascoltava le poesie della tradizione orale (quelle degli improvvisatori), le trascriveva in dei libricini che poi pubblicava a sue spese, e che successivamente esponeva in un banchetto improvvisato nelle piazze durante le feste patronali, nelle quali mai mancava il palco per gli improvvisatori.
Girava l’intera Sardegna prima con la sua vecchia Bianchina e poi, mandato in pensione il vecchio mezzo, con una Panda, anch’essa con non pochi acciacchi. Auto che per lui era anche ‘dimora’, in quanto dormiva lì, insieme ad una valigia di cartone piena dei libretti da lui stampati. Era la sua casa-libreria, sempre presente nelle feste, a disposizione di tutti. Ad ogni festa paesana arrivava, stendeva un lenzuolo bianco e ci poggiava sopra le poesie. Riusciva a venderle, ma guadagnandoci poco o nulla, in quanto il guadagno non lo interessava; a chi lo interrogava sul perché del suo faticoso lavoro, la sua risposta era sempre: “Faccio questo lavoro dal momento che nessun altro lo fa. A me interessa solo salvare la lingua sarda".
Tziu Antoni Cuccu era uomo
schivo, di poche parole; svolgeva la sua missione in silenzio, in qualsiasi
stagione e con qualsiasi tempo, senza mai arrendersi, sino al giorno della sua
morte, avvenuta nel 2003. Non tutto, però, è andato perduto con la sua morte. L’eredità
di Antoni Cuccu è stata raccolta da un ragazzo immigrato dal Senegal in Italia
negli anni 90, Cheick Tidiane Diagne. Su questo “proseguire” del suo
lavoro importantissimo di diffusione della lingua sarda, ho già avuto occasione
di scrivere su questo blog. In data 26 febbraio del 2015 un mio post (chi vuole
può consultarlo cliccando sul seguente link http://amicomario.blogspot.com/2015/02/cultura-sarda-in-salsa-afro-barbaricina.html),
ha voluto evidenziare questo “passaggio culturale”, ancora più straordinario, se
pensiamo che l’eredità è stata raccolta da un ragazzo non sardo.
Cheick Tidiane Diagne e
un uomo colto: laureato in economia, è padrone di ben quattro lingue: oltre
l’italiano, parla correntemente il francese, l’arabo e lo wolof. Cheick è rimasto
subito affascinato dalla tenacia e dalla passione di Tziu Antoni che,
infaticabile, percorreva in lungo e in largo la Sardegna per trasmettere
l'antica cultura sarda, per tramandarla, per rendere edotti i giovani del
nostro antico sapere. Per il giovane ragazzo dalla pelle scura il vecchio
Antoni era un personaggio straordinario, fuori dal comune, che considerava la
sua scarna biblioteca quasi un’università dell’antica sapienza dei Sardi.
Grazie a questo ragazzo la
“scarna biblioteca” di Tziu Antoni non brucerà, non morirà con il suo libraio
editore, ma sopravvivrà proprio grazie a Cheick. La stima del giovane
senegalese per Tziu Antoni, per l’uomo che così amabilmente lo aveva accolto al
suo arrivo a Nuoro, da profonda amicizia si era presto trasformata in affetto
filiale; ora sarà proprio Lui a dare un futuro a quei libri tanto preziosi per
la Sardegna e per la sua cultura. Ora a proseguire il lavoro di Tziu Antoni nel
campo dell’editoria in sardo c’è Diagne, che ha deciso, seppure con qualche
difficoltà economica, di continuare a stampare quei libri.
Cari amici, Tziu Antoni
quest’anno, proprio nei giorni scorsi, avrebbe compiuto 100 anni. Oggi quella
logora valigia di cartone, sopravvissuta seppure tanto usurata, è diventata,
anche grazie a Diagne, uno dei più preziosi luoghi di memoria del popolo sardo.
Nei prossimi mesi, grazie al figlio Vittorio e ad un gruppo di artisti, prenderà
il via una mostra itinerante in onore di Tziu Antoni. Se davvero noi sardi
onorassimo sul serio quelli che amano e caparbiamente difendono la nostra terra
e la nostra lingua, credo che la nostra Sardegna ne trarrebbe grande beneficio!
A domani.
Mario
1 commento:
Quando lo incontravo, in occasione della cavalcata o qualche altra manifestazione, acquistavo sempre due o più o più libretti, che ancora oggi rileggo e conservo gelosamente
Posta un commento