Oristano 13 ottobre 2021
Cari amici,
Dopo il disastro
economico causato dalla pandemia del Covid-19, iniziano a vedersi i primi
spiragli di luce. A dare speranza sono i risultati dell’indagine volta dall’OCSE
e pubblicati di recente. Il Pil dell'Italia, viene comunicato, è in crescita
quest'anno del 5,9 per cento e l'economia del Paese potrà, finalmente, tornare
a livello pre-crisi Covid entro i primi sei mesi del prossimo anno. L'Ocse ha così
stimato favorevolmente la ripresa dell’economia italiana nella “Economic
Survey” sul Paese. Nel comunicato ufficiale l’OCSE ha dichiarato: «Si prevede
che l'economia recuperi i livelli del 2019 entro la prima metà del 2022», dopo
una crescita per quest'anno stimata al 5,9 per cento.
Purtroppo a salire in misura
mai raggiunta prima è il Debito Pubblico, che, è stato annunciato, «salirà
quasi al 160 per cento del PIL nel 2021», perciò sarà necessario «continuare a
fornire sostegno fiscale, sempre più mirato, fino a quando la ripresa non sarà
consolidata nei settori economico e occupazionale». L'Ocse auspica anche «un
piano fiscale di medio periodo da attuare una volta che la ripresa sarà
consolidata», per «ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL». E non è
tutto.
Quanto al Reddito di
cittadinanza, è scritto nell'Economic Survey sull'Italia stilato dall’OCSE, che
seppure la sua introduzione «ha contribuito a ridurre il livello di povertà
delle fasce più indigenti della popolazione», (considerato anche che i livelli
di povertà sono aumentati con la pandemia), «nel 2020 i trasferimenti pubblici
hanno contribuito a limitare la diminuzione del reddito disponibile delle
famiglie del solo 2,6 per cento in termini reali». L’altra considerazione
presente nel rapporto è che «il numero di beneficiari che di fatto hanno poi
trovato impiego è scarso».
L'economia italiana,
scrive l'OCSE nel documento dedicato al nostro Paese, «si sta risollevando
dalla crisi indotta dalla pandemia da Covid-19». «Il generoso sostegno del
Governo ha mitigato le perdite di posti di lavoro e le avversità, e ha altresì
preservato la capacità produttiva», continua l’indagine dell'Organismo
internazionale con sede a Parigi, aggiungendo che «le garanzie sui prestiti e
le moratorie sul rimborso del debito hanno sostenuto la liquidità delle imprese
e ne hanno limitato i fallimenti. I regimi di lavoro a tempo ridotto e il
divieto di licenziamento sono stati integrati da un sostegno al reddito per
coloro che non beneficiano delle reti di sicurezza esistenti, unitamente al
rinvio delle date di pagamento delle imposte dovute. La frequenza scolastica e
i risultati dell'istruzione risultano peggiorati per gli individui più
svantaggiati; per contro, l'isolamento sociale dovuto al Lockdown si è
associato a un aumento della violenza domestica».
Per l' OCSE, «un
significativo sostegno fiscale nel 2021 favorirà la ripresa nel breve termine,
con l'accelerazione dei tassi di vaccinazione e l'allentamento delle
restrizioni. Più ingenti investimenti pubblici, ivi inclusi quelli finanziati
dai Fondi Next Generation EU, unitamente a una maggiore fiducia e livelli di
domanda più elevati, sosterranno gli investimenti nel settore privato». E
«tuttavia, rispetto ad altre grandi economie - avverte l'organismo parigino -
in Italia la ripresa continuerà a ritardare, con un Pil che recupererà i livelli
del 2019 solo nel primo semestre del 2022. Si prevede altresì un aumento dei
consumi, allorché le famiglie saranno in grado di utilizzare parte dei loro
risparmi e i livelli di occupazione aumenteranno».
L'Ocse definisce quindi
«necessarie» le riforme della finanza pubblica «per favorire una crescita più
rapida e un aumento quantitativo e qualitativo dei posti di lavoro».
«Nonostante una spesa pubblica relativamente elevata, la spesa che può
sostenere meglio la crescita e il benessere è modesta e ha altresì subito un
decremento». «I fondi di sovvenzione di Next
Generation EU - precisa l' Ocse - si aggirano attorno al 13,5% del PIL del
2020. L' OCSE raccomanda di «migliorare la composizione della spesa pubblica al
fine di promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro».
Altro problema di grande
importanza, rilevato dall’indagine è che «In Italia il livello del cuneo
fiscale è il quinto più alto nell'area Ocse. Questo non aiuta l'occupazione, in
un Paese in cui solo il 57 per cento della popolazione è occupato, contro una
media Ocse del 67 per cento». Lo ha rimarcato Laurence Boone, capo economista
dell'OCSE. «Il Governo ha riconosciuto l'impatto di questa situazione riducendo
temporaneamente il cuneo fiscale per i giovani e le donne. Forse dovrebbe
considerare una riduzione permanente per tutti i lavoratori, in particolare le
donne», ha detto Boone riferendosi al piano di riforma fiscale che dovrebbe
essere orientato alla riduzione dell'evasione e all'equità.
Cari amici, quella fatta dall'OCSE è un’analisi
critica, seria e reale, ma riusciremo finalmente a creare seriamente le vere condizioni per
la ripresa?
A domani.
Mario
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