domenica, agosto 26, 2018

SCUOLA E LAVORO DEBBONO CAMMINARE INSIEME. IL PROGETTO DI “ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO” VUOLE RISOLVERE IL PROBLEMA. L'ESEMPIO DI ARIANNA LEDDA.


Oristano 26 Agosto 2018
Cari amici,
Scuola e Lavoro hanno sempre camminato su sentieri diversi. In realtà avrebbero invece dovuto percorrere la strada “tenendosi per mano”, in quanto entrambi parte di un progetto comune. Il problema è certamente noto da tempo, ma mai si era pensato seriamente di risolverlo, creando quei giusti collegamenti tra il mondo della scuola e quello del lavoro, capaci di portare agli studenti la conoscenza delle realtà lavorative e alle aziende di prendere confidenza con i nuovi protagonisti del mondo del lavoro.
Un primo passo per concretizzare questo connubio, realizzando un primo approccio, lo ha fatto un innovativo progetto noto come Alternanza scuola-lavoro, introdotto con un’apposita norma di Legge. L'Alternanza scuola-lavoro è stata inserita nell’ordinamento scolastico come metodologia didattica con la legge 28/3/2003 n. 53, più nota come legge Moratti; successivamente la normativa è stata disciplinata dal Decreto Legislativo 15/4/2005 n. 77, con l’obiettivo di assicurare ai giovani, tra i 15 e i 18 anni, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato di lavoro.
Ulteriori, successive modifiche hanno apportato miglioramenti, tra cui l’ultima, relativa all'anno scolastico 2015/2016, che ha stabilito per tutti gli studenti delle classi terze del secondo ciclo di istruzione, un congruo numero di ore da svolgere nei luoghi di lavoro (400 ore negli Istituti tecnici e professionali e 200 nei Licei). Ma vediamo insieme in cosa consiste questo “distacco” degli studenti dalle aule scolastiche per effettuare un primo contatto con le diverse realtà lavorative.
L’alternanza scuola-lavoro consiste nella realizzazione di adeguati percorsi, progettati e attuati sotto la responsabilità dell’Istituto scolastico di appartenenza, attraverso la stipula di apposite convenzioni con imprese, associazioni di volontariato, Camere di Commercio, Enti pubblici e privati, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in situazione lavorativa, senza però che questa partecipazione possa essere assimilata in alcun modo ad un ‘rapporto individuale di lavoro’ (art.4 D.lgs. 15 aprile 2005, n. 77).
Amici, ho già trattato in varie occasioni questo serio problema del mancato collegamento in Italia tra il mondo della scuola e quello del lavoro, e oggi mi è venuto spontaneo riparlarne con Voi dopo essere venuto a conoscenza di un episodio che mi ha colpito in modo particolare, riferito ad una brava studentessa di Santa Giusta, Arianna Ledda, che, dopo aver partecipato ad un progetto di “alternanza scuola-lavoro” (lo ha effettuato nell’Unità di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Ospedale San Martino di Oristano), ha deciso di diventare donatrice di sangue.
Per Arianna quell’esperienza è risultata davvero importante, decisiva. Dopo essersi resa conto del grande lavoro svolto nel reparto, soprattutto della sua grande importanza, ha deciso che era anche suo dovere entrare a far parte di quella struttura diventando donatrice. 
Lei, seppure giovanissima (ha appena compiuto 18 anni), è una ragazza sensibile e altruista; ora, diplomata al Liceo Scientifico Mariano IV, dopo quell’esperienza formativa e coinvolgente, ha lucidamente maturato la decisione di diventare una donatrice di sangue. Un gesto, il suo, davvero apprezzato, tanto che è diventata la seconda testimonial di quest’anno della campagna di sensibilizzazione che l’Avis comunale di Oristano porta avanti da qualche anno per spingere, in particolare i giovani, a donare il sangue.
A chi le domandava quali erano stati in particolare i motivi che l’avevano spinta a prendere la decisione di diventare donatrice, Arianna ha risposto: “Ho sempre voluto farlo, ma ne ho compreso appieno l’importanza dopo la partecipazione al progetto di alternanza scuola – lavoro svolto presso l’ospedale di Oristano, durante il quale con i miei compagni abbiamo potuto osservare il funzionamento dei macchinari che si utilizzano per gestire il sangue e ci siamo confrontati con i problemi dei malati di talassemia, costretti a frequenti trasfusioni”.
Arianna, ormai maggiorenne, ha così deciso di donare in autonomia il sangue per la prima volta, iscrivendosi subito come socia all’Avis comunale di Oristano, impegnandosi in questo modo a far diventare la donazione di sangue una routine nella sua vita. “Se non ci saranno impedimenti” – ha spiegato la giovane donatrice - “ho intenzione di continuare a donare con una frequenza di 2 volte l’anno. Non costa alcuna fatica e richiede solo un po’ di riposo nelle ore successive alla donazione”.
Cari amici, apprezzo molto la lucida determinazione di Arianna e il suo altruismo, sotto certi aspetti coinvolgente, in quanto cerca anche di stimolare i suoi coetanei e i giovani in generale a donare il sangue; Arianna, ormai lucidamente convinta dopo l’esperienza vissuta, non ha dubbi sull’utilità della donazione del sangue: “Consiglio a tutti di farlo con costanza, perché assieme alla donazione vengono fatte le analisi del sangue che consentono la verifica della presenza di malattie potenzialmente pericolose, come malattie veneree o l’HIV ad esempio. Inoltre è di breve durata e non fa più male di un comune prelievo”. Con un dolce sorriso Arianna conclude così: “Il mio appello è ‘donate’, non costa nulla e si può contribuire a salvare delle vite”.
Ha proprio ragione questa bella e caparbia ragazza di Santa Giusta!
A domani.
Mario

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