Oristano, 28 Gennaio 2013
Cari
amici,
l’argomento
di oggi è certamente complesso e delicato. Argomento che risulta strettamente
legato all’evoluzione che nel tempo la famiglia ha avuto, passando da quella
“patriarcale” a quella “nucleare”, con conseguenze straordinariamente
differenti. E’ una riflessione, questa mia, che nasce in un momento di grandi
fermenti, legati alle successive evoluzioni che la famiglia continua a
manifestare e che consistono anche nella
ipotizzata genitorialità per le coppie omosessuali.
Il
passaggio dalla semplice vita di coppia a quella più complessa, che include dei
figli, è un processo delicato e difficile che trasforma i “due” soggetti in “genitori”. La “transizione alla
genitorialità” non è una transizione semplice e porta con sé una complessa
rivoluzione nei soggetti coinvolti che, spesso, debbono affrontare una “crisi
di coppia”. Tale crisi non è necessariamente sinonimo di un problema insuperabile
ma è sinonimo di cambiamento, e il cambiamento, quasi sempre, implica la possibilità
di correre dei rischi.
La
genitorialità trasforma, e non poco, i comportamenti individuali precedentemente
in atto nella coppia e le modalità relazionali con il partner, con il quale,
insieme, è necessario affrontare, risolvere e condividere gli oneri nell’assolvimento
del nuovo e specifico compito che l’arrivo di un figlio comporta. Compito,
badiamo bene, che non consiste solo nel semplice accoglimento di una terzo soggetto
nella vita di coppia! Le difficoltà create dall’assunzione del ruolo di
genitorialità non sono relative solo a quella della paternità e maternità “biologica”,
vissuta con una preparazione abbastanza lunga durante tutto il periodo della
gestazione, ma sono estese anche a tutte le altre forme di genitorialità
acquisita, come l’affido o l’adozione. Diventare genitori, è assolvere ad un
compito educativo e sociale complesso, diverso nel tempo, che comporta una
modifica costante dell’impegno di cui ci si è fatti carico. Impegno variabile,
che non può essere svolto sempre allo stesso modo, perché sarà necessario adeguare
il proprio comportamento all’evoluzione del minore, con modalità comunicative e
interattive diverse a seconda dell’età dei figli. Tutto ciò implica, quindi, una
capacità dinamica di “rivisitare” continuamente il proprio stile educativo,
affrontando in modo funzionale i cambiamenti che il crescere comporta. E’
facilmente comprensibile, quindi, come
l’ingresso di un nuovo membro nella vita di coppia modifichi ampiamente
le relazioni precedentemente in atto. E’ un cambiamento epocale quello che
attende i neogenitori che, oltre a reperire un adeguato spazio fisico per il
bambino dovranno necessariamente modificare il loro precedente modo comune di
vivere insieme la relazione di coppia.
Non
pochi i problemi anche pratici, oltre che psicologici, che improvvisamente la
coppia deve affrontare per il corretto inserimento di un bambino all’interno
della propria vita comune, sia che si tratti della nascita di un figlio proprio
che dell’eventuale adozione di un minore. Tra i problemi più importanti
certamente questi.
Primo problema. Comprendere e mettere in atto le giuste attenzioni di cui il
minore necessita. Le cure di cui un bambino piccolo ha bisogno, di norma,
richiedono tempi significativi che prima la coppia dedicava a se stessa ed al
proprio tempo libero. Il tempo per stare insieme, divertirsi, rilassarsi, dopo
l’arrivo di un figlio si riduce drasticamente.
Secondo problema. Farsi, entrambi, consapevolmente carico delle nuove responsabilità.
Prima della nascita di un figlio la coppia aveva come unica responsabilità il
sostentamento, il mantenimento e la sopravvivenza di sé stessa. Con la nascita
di un figlio il carico di responsabilità sulle spalle dei genitori aumenta
notevolmente e con esso possono aumentare anche la paura di non farcela a
sostenere tale carico e si sviluppa la sensazione di “perdita di libertà”.
Terzo problema. Acquisire consapevolezza del nuovo ruolo. Con il diffondersi della
famiglia nucleare a scapito di quella patriarcale, la coppia genitoriale si
trova a dover affrontare le sue nuove importanti responsabilità praticamente da
sola. Le strutture di supporto sul territorio sono spesso assenti o hanno costi
che le rendono poco accessibili. Questo isolamento rende tutto molto più
difficile e i momenti di scoraggiamento per la coppia di neogenitori possono
essere decisamente più frequenti.
Quarto problema. Non trascurare il partner ma coinvolgerlo emotivamente. Con
l’arrivo di un figlio, l’attenzione delle mamme viene catalizzata quasi
interamente dal bambino e dal suo accudimento e questo, spesso, fa si che i
papà si sentano trascurati ed estromessi dal rapporto privilegiato tra madre e
bambino. Accade anche di assistere all’esatto contrario, ovvero papà che
diventano un tutt’uno con il loro nuovo ruolo di padri, causando sofferenza
alle mamme che si sentono trascurate e messe da parte.
Come
fare per far sì che questo delicato passaggio di vita possa costituire per la
coppia un momento in cui ritrovarsi anziché perdersi? Non è un compito semplice
ed è strettamente legato alla “situazione precedentemente in essere” nel
rapporto di coppia. Se l’equilibrio che la coppia aveva stabilito prima della
nascita di un figlio era di buon livello sarà più semplice affrontare i
cambiamenti, ma se, invece, già la coppia viveva un equilibrio instabile la
nuova situazione potrebbe aggravare lo status precedente.
Cari
amici, trasformarsi da semplice “coppia” in “famiglia” non è mai stato
semplice. Io, personalmente, ho vissuto la genitorialità adottando con mia
moglie un bambino, che allora aveva due anni, e che oggi di anni ne ha 28. A
distanza di oltre 26 anni dall’adozione posso dire che non solo non mi sono pentito
di essere voluto diventare padre di un bambino non mio, ma che questa paternità
acquisita mi ha dato molto di più di quanto io sono riuscito a dargli. Questi
26 anni “insieme” sono stati capaci di trasformare sia me che mia moglie in
attenti e premurosi genitori, che, davvero insieme, abbiamo vissuto il
cambiamento senza troppi traumi. La nostra consapevolezza era che occuparsi di
un minore bisognoso ci appagava forse anche di più che occuparci di un nostro
figlio naturale. Ricordo l’ansia dei primi anni quando con trepidazione seguivo
l’evolversi della sue ripetute crisi asmatiche passando la notte accanto a lui,
seduto su una sedia, di fronte al suo lettino. Sarà stata anche fortuna ma mai
l’arrivo di Santino ha compromesso il nostro rapporto di coppia.
Oggi,
con l’esperienza acquisita, mi sento di dire, a chi intende affrontare gli
stessi problemi, di lottare con coraggio e non arrendersi alle prime
difficoltà. Vorrei anche dare alcuni consigli pratici a chi si appresta ad
affrontare l’arrivo di un figlio che, per quanto atteso, “irrompe”, spesso
rumorosamente, nel tranquillo ménage precedente della coppia.
1) Non
abbandonare mai il partner da solo al sorgere dei nuovi problemi, ma sforzarsi
di trovare del tempo per la vita di coppia. Può sembrare impossibile farlo
quando in due, oltre a lavorare, ci si deve occupare di un neonato ma è di
fondamentale importanza che la coppia si ritagli uno spazio proprio nel quale
il bambino non c’è o è sullo sfondo. La coppia dovrebbe vivere questo spazio
come un appuntamento (quotidiano, settimanale ecc.) irrinunciabile da
pianificare a tutti i costi.
2) Non
dare troppo peso alle proprie paure, anzi perdonarsi per averle. Avere paura di
diventare genitori, occuparsi e accudire
un bambino, è la cosa più normale del mondo. Non c’è nulla di male o di
patologico nell’avere paura, anzi, la paura ci serve per mettere in campo tutte
le nostre risorse per svolgere al meglio i compiti difficili.
3) Non
avere timore di chiedere aiuto. Quando il peso dei problemi e delle difficoltà
quotidiane diventa insostenibile è bene allentare la tensione e lasciarsi
aiutare. Chiedere aiuto non è sempre facile. A volte la coppia ha la sensazione
di non potercela fare, da sola, a gestire il bambino ma pensa che chiedere
aiuto rappresenti una sorta di piccolo fallimento. E’ bello, invece, scoprire
che a volte altri genitori amici o
parenti sono ben contenti di rendersi utili.
4)
Ricordarsi sempre che i genitori perfetti non esistono. E’ quello che ogni
neogenitore dovrebbe ripetere a sé stesso tutte le volte che si sente
inadeguato o teme di poter sbagliare con il proprio figlio. Sentirsi
preoccupati e paralizzati dalla paura di sbagliare è normale, fa parte delle
normali paure dell’uomo. L’importante è essere sempre certi che si è fatto, o
cercato di fare, tutto quello che era nelle proprie possibilità.
Credo
che diventare genitori non debba servire solo ad appagare il nostro bisogno egoistico
di “paternità” o di “maternità” ma assolvere, invece, l’alto compito di salvaguardia della nostra
specie umana. Ciascuno di noi quando è pervaso dalla incontenibile voglia di
“genitorialità”, deve riflettere e interrogarsi se in lui prevale il desiderio egoistico
di diventare genitore o, invece, Egli sia
animato da quella voglia di “genitorialità responsabile”, capace di assolvere
ai bisogni ed alle necessità di un bambino che ha diritto a crescere sano e
sereno in un contesto adeguato. Bambino che, piccolo o grande che sia, figlio
naturale o adottivo, potrà vivere serenamente e senza traumi, la sua crescita.
Invito
tutti alla riflessione più attenta: coppie normali e coppie di fatto, coppie
eterosessuali e coppie omosessuali. Mai il desiderio di genitorialità deve servire ad
appagare il nostro Io egoistico, ma trasformarci, invece, in preziosi strumenti di Dio, capaci di
costruire, anche con sacrificio, le generazioni future.
Grazie
della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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