martedì, dicembre 09, 2025

IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ? È UN TRIS D'ASSI! AL BINOMIO ALIMENTAZIONE CORRETTA E STILE DI VITA ATTIVO, C'È DA AGGIUNGERE UN ALTRO COMPONENTE: LE RELAZIONI SOCIALI.


Oristano 9 dicembre 2025

Cari amici,

Invecchiare bene e a lungo credo sia un traguardo auspicato da tutti. Eppure in tanti credono che invecchiare bene sia un po’ come vincere alla lotteria, una fortuna, insomma, che non dipenda da noi, e dalla nostra piena collaborazione, per trascorrere una vita serena e possibilmente lunga. Per molto tempo si è pensato che la longevità dipendesse esclusivamente da fattori genetici, da un’alimentazione equilibrata o da uno stile di vita attivo. Oggi, però, la scienza ha ampliato questa visione, riconoscendo un nuovo, importante fattore: LE RELAZIONI SOCIALI.

Un recente studio pubblicato sulla rivista Brain, Behavior & Immunity – Health, ai fattori già noti ne aggiunge uno di natura psico-sociale: la qualità dei legami affettivi. La positiva presenza degli affetti, sia quelli familiari che quelli esterni (la rete delle amicizie), costituiscono quella solida rete di supporto emotivo che incide positivamente sul benessere della persona, e persino sulla durata della vita. Al contrario, è l’isolamento sociale, la solitudine, a creare situazioni alquanto pericolose per la salute. Si, amici, era già noto che la solitudine cronica incide sull’aumento del rischio di mortalità più del fumo di 15 sigarette al giorno, influenzando parametri come la pressione arteriosa, la risposta immunitaria e i livelli di stress. Il supporto dato dall’amicizia non crea solo benessere psicologico: le connessioni sociali sono in grado di agire in profondità, fino al livello biologico e cellulare. Lo studio prima citato suggerisce, infatti, come la qualità dei rapporti sociali possa rallentare il processo di invecchiamento biologico, modulando i meccanismi infiammatori dell’organismo.

Nell’età senile, definita l’era degli integratori, dei protocolli anti-aging e del biohacking, più che di cibo ci si alimenta con le “capsule miracolose”, che vengono consigliate per vivere più a lungo. Eppure, uno dei fattori più potenti per la salute e la longevità, che però non si compra in farmacia: è la qualità delle relazioni umane, fatta di legami autentici e dalla costante vita di appartenenza ad una Comunità, a dare un forte sostegno reciproco, e consentire un proseguimento favorevole per un felice invecchiamento.

Se è pur vero che un’alimentazione equilibrata, oltre ad uno stile di vita attivo, sono due componenti di grande utilità nell’età senile, le più recenti analisi statistiche hanno evidenziato che la connessione tra benessere sociale e rallentamento dell’invecchiamento rimane significativa, e risulta valida quanto e più delle altre variabili prima richiamate. Insomma, le relazioni sociali positive sono in grado di innescare cambiamenti fisiologici duraturi, influenzando la regolazione ormonale, il sistema immunitario e i processi infiammatori.

La componente “Relazioni sociali”, ovvero l’interazione sociale agisce come una sorta di “allenamento biologico”, capace di rafforzare l’organismo e di proteggerlo dagli effetti dell’età. Lo studio prima evidenziato indica che la socialità costituisce un fattore di salute preventiva, al pari dell’alimentazione e dell’esercizio fisico. Coltivare rapporti di fiducia, mantenere una vita di comunità attiva e nutrire legami affettivi autentici può contribuire non solo al benessere mentale, ma anche a vivere un invecchiamento più lento e armonioso.

Cari Amici, in un’epoca in cui la solitudine rappresenta una crescente sfida sociale, riscoprire il valore delle relazioni umane potrebbe diventare una delle strategie più efficaci per vivere più a lungo e in salute. Viviamo dunque, accettando il percorso senile con grande serenità. Viviamolo con gioia, alimentandoci saggiamente, praticando uno stile di vita corretto, ma dando primaria importanza alla vita sociale; i legami sono importanti, perché vivere con gli altri in amicizia e sentirsi sempre "parte viva e attiva" della società!

A domani.

Mario

lunedì, dicembre 08, 2025

LA NOSTRA MENTE NON AGISCE PER ANALISI MA PER IMITAZIONE, PER SENSO DI APPARTENENZA AL GRUPPO.


Oristano 8 dicembre 2025

Cari amici,

L’uomo è un essere pensante, nato con un cervello capace di ragionare e prendere, di volta in volta le decisioni più opportune. Tuttavia, l’uomo è anche un essere sociale, che non ama la solitudine ma è felice di far parte di una Comunità, di un gruppo, con il quale opera e agisce, acquisendo quel senso di appartenenza che lo porta ad amalgamare il suo pensiero con quello del gruppo. Questo senso di appartenenza fa sì che lui segua il gruppo, accettando le azioni comuni portate avanti dagli altri componenti, molto spesso senza sindacarle o cercare di modificarle.

È questo il classico comportamento noto come “AGIRE PER IMITAZIONE”, ovvero un conformarsi rispettoso al gruppo di cui si fa parte. Gli studiosi considerano questo modo di agire un “retaggio” di quelle azioni istintive primordiali che accompagnavano l’uomo nella sua storia evolutiva: affrontare uniti un pericolo esterno per sopravvivere. Questo senso comunitario è rimasto depositato nella parte limbica del nostro cervello, mantenendo quelle emozioni legate al senso di appartenenza alla Comunità. È un'accettazione rassicurate, in quanto è all’interno del gruppo che il singolo si sente protetto, al sicuro. Oggi, nonostante siano venute meno le esigenze di sopravvivenza, il nostro inconscio regola ancora molte delle nostre azioni, continuando ad alimentare il bisogno di adeguarci al comportamento del gruppo.

È nella natura umana, dunque, seguire l'esempio del gruppo, ritenere giuste le azioni portate avanti dai suoi componenti, a prescindere da come la pensiamo personalmente, seppure il nostro pensiero, magari, potrebbe essere diverso. Questa accettazione delle azioni compiute dagli altri membri del gruppo in cui ci identifichiamo, viene definito “SOCIAL PROOF”, ovvero Riprova sociale. La riprova sociale diventa dunque strumento di persuasione: riesce ad influenzare le persone appartenenti al gruppo, che si uniformano a prescindere dalla propria opinione. Studi psicologici in proposito (riferiti in tutti i campi ma in particolare nel marketing) lo confermano.

Nel libro “Le armi della persuasione” lo psicologo americano Robert B. Cialdini annovera la SOCIAL PROOF tra i sei strumenti di persuasione più potenti. Quanto maggiore è il numero di persone che trova giusta una qualunque idea, tanto più giusta risulta essere quell’idea: la riprova sociale per Cialdini è la tendenza delle persone a considerare un’azione più adeguata quando la fanno anche gli altri. Questo libro offre una disamina precisa sulle dinamiche della riprova sociale, legate a due condizioni che ne determinano il funzionamento: INCERTEZZA E SOMIGLIANZA. Vediamo perché. L’uomo è sempre stato dubbioso, per cui vive nell’incertezza.. Vedere gli altri fare, operare, lo fa uscire dall’incertezza, prendendo per buono ciò che è stato fatto dagli altri. La seconda condizione, la somiglianza, che spinge ad agire dopo aver osservato gli altri fare, adottando, poi, lo stesso comportamento. Più sono uguali a noi le persone che stanno compiendo una determinata azione, più saremo portati a fare lo stesso, a prendere per giusto il loro modo di agire. È più facile e istintivo lasciarsi guidare da una persona che ci somiglia! Ma per quanto uguali o vicine siano le altre persone, perché non valutiamo, di volta in volta, se il loro comportamento è corretto anche per noi?

Amici, purtroppo il comportamento degli altri, spesso, non ci indirizza verso una decisione corretta, facendoci adottare un comportamento del tutto sbagliato! Cialdini, per dimostrarlo, usa l’esempio dei bisonti. Le tribù indiane adottavano una strategia particolare per cacciare i bisonti; indirizzavano la mandria verso un burrone e la facevano precipitare in massa. I bisonti, infatti, hanno gli occhi posti lateralmente e corrono sempre a testa bassa; seguendo il gruppo, non essendo consci del pericolo che non riescono a vedere, seguono il gruppo, precipitano e muoiono.

Anche l’uomo molto spesso segue “L’EFFETTO GREGGE”: è un istinto innato, che risponde al senso di aggregazione delle persone; tuttavia non alzare la testa mentre si segue la massa, ci porta a perdere la capacità di approfondire, di comprendere, di interpretare la situazione, trascurando e dimenticando la nostra individualità. Come scrisse il grande Emmanuel Kant, “L’uomo non è destinato a far parte di un gregge come un animale domestico, ma di un alveare come le api” .

Cari amici lettori, quanti di Voi seguono il “GRUPPO”, adeguandosi alla massa e agendo per imitazione, anziché utilizzare il proprio cervello per analizzare e vagliare il comportamento altrui? Meditate, gente, meditate!

A domani.

Mario  

 

domenica, dicembre 07, 2025

IL CURIOSO RAVANELLO ANGURIA. ORTAGGIO ORIENTALE DI ORIGINE CINESE, È UN CONCENTRATO DI BENEFICI, A PARTRE DALLA CURA DELLA NOSTRA VISTA.


Oristano 7 dicembre 2025

Cari amici,

L’ortaggio RAVANELLO ANGURIA (Raphanus sativus var. Longipinnatus), noto anche come ravanello cinese, è originario dell’Asia orientale, in particolare della Cina, dove da centinaia di anni viene coltivato sia per scopi culinari che medicinali. Col suo aspetto contrastante, tra la modesta buccia verdastra e l’interno intensamente rosa, ha derivato proprio da questa somiglianza il suo nome.  In effetti l'aspetto di questo ortaggio desta proprio grande meraviglia, oltre che essere, quanto ai benefici, una vera risorsa.

All’esterno, la sua osservazione ce lo fa sembrare simile alla classica rapa: ovale o leggermente allungata, con una buccia liscia e pallida nei toni del bianco e del verde. La vera sorpresa, però, si nasconde all’interno: al taglio notiamo una polpa succosa, rosa-carminio, che non solo attira lo sguardo, ma in cucina conferisce ai piatti un aspetto estetico unico. Inoltre, il sapore risulta delicato, leggermente dolce, con una sottile nota di mandorla, privo della piccantezza tipica delle varietà tradizionali di ravanello. La sua coltivazione non è difficile: si sviluppa bene anche in vaso, crescendo con grande facilità. Coltivare il ravanello anguria è possibile anche se abitiamo in città, basta metterlo in un grande vaso in terrazzo.  Scegliamo un contenitore con una profondità minima di 25-30 cm, in modo che le radici abbiano spazio per svilupparsi, e riempiamolo con un terriccio fertile e permeabile con l’aggiunta di sabbia o perlite. Se posizioniamo il vaso in un luogo ben soleggiato, un balcone, una terrazza o un davanzale esposto a sud, è l’ideale per farlo crescere bene.  Una volta seminato, la germinazione inizia già a una temperatura di 4-5 °C. Annaffiamolo regolarmente, ma con moderazione: La maturazione avviene in circa 2 mesi,

Nell’antica Cina si mangiava questo ortaggio convinti che portasse fortuna e longevità, per cui veniva servito durante i banchetti di Capodanno come simbolo di prosperità. Il ravanello anguria contiene calcio, magnesio e ferro, elementi che favoriscono la formazione della cheratina, rendendo i capelli più forti e resistenti alla rottura e le unghie più dure e lucide. Ma queste sono solo alcune delle sue proprietà salutari. È un ortaggio ipocalorico  (100 g forniscono solo circa 20 kcal) e, oltre a calcio magnesio e ferro, contiene vitamine del gruppo B e C e potassio. Particolarmente preziosi sono gli antiossidanti presenti sotto forma di antociani, che neutralizzano i radicali liberi e supportano l’organismo nei processi metabolici. Il consumo regolare di questo ortaggio può favorire la depurazione dell’organismo e migliorare le condizioni generali di salute.

Una ricerca pubblicata sulla rivista Pharmacological Research – Natural Products (Università di Chitkara, 2025) ha dimostrato che questo ortaggio conserva un alto livello di composti bioattivi che favoriscono i processi digestivi e la regolazione del metabolismo. Gli autori sottolineano che i glucosinolati e i flavonoidi in essa presenti possono influenzare l’espressione dei geni legati al metabolismo, tra cui il PGC-1α, un regolatore chiave del funzionamento dei mitocondri. Ciò significa che il consumo regolare di questo ortaggio favorisce un più efficiente consumo di energia, migliora la peristalsi intestinale e può avere un effetto protettivo sul sistema digestivo.

Insomma, il RAVANELLO ANGURIA è una preziosa fonte di luteina e zeaxantina, carotenoidi che svolgono un ruolo fondamentale nella protezione della retina e nel mantenimento della nitidezza della vista. Queste sostanze aumentano la densità del pigmento della macula, proteggendo meglio gli occhi dai danni causati dai raggi solari e dallo stress ossidativo. È uno scudo naturale per la vista, particolarmente importante nella prevenzione delle malattie oculari legate all’età. La vitamina C, anch’essa presente, favorisce il processo di sintesi del collagene, responsabile dell’elasticità della pelle e del corretto funzionamento dei vasi sanguigni.

In uno studio pubblicato dall’Università di Kiel nel 2016, è stato dimostrato che i germogli di ravanello possono inibire gli enzimi responsabili della scomposizione dei carboidrati, come l’α-amilasi e l’α-glucosidasi. Il risultato è un rilascio più lento di glucosio nel sangue, che favorisce la stabilizzazione del livello di zucchero e può aiutare nella prevenzione del diabete di tipo 2. I polifenoli e i flavonoidi presenti nei ravanelli hanno un effetto protettivo sui vasi sanguigni, aiutando a mantenere una pressione sanguigna normale e la salute del cuore fonte.

Le verdure della famiglia delle crucifere, a cui appartiene anche il ravanello anguria, contengono anche isotiocianati, composti naturali con proprietà disintossicanti. Preliminari studi di laboratorio condotti dall’Università Anna in India suggeriscono che possono inibire la crescita delle cellule tumorali e avviare l’apoptosi, ovvero la morte programmata delle cellule cancerose. Sebbene si tratti solo di risultati preliminari, i ricercatori sottolineano che l’integrazione regolare delle barbabietole nella dieta può essere un elemento di prevenzione del cancro.

Come lo possiamo mangiare? Crudo, è un ottimo complemento per insalate di mare, carpaccio di salmone o tartare di tonno, dove la sua polpa rosa contrasta con gli ingredienti più scuri e aggiunge freschezza. Nella cucina mediterranea può essere abbinato a olive, formaggio feta o verdure grigliate. Nella versione orientale si sposa bene con salsa di soia, zenzero e sesamo; quindi, può essere utilizzato anche come condimento naturale per sushi, poke bowl o ramen.

Cari amici, a me questo ravanello ha incuriosito molto! Credo che mi darò da fare per trovare almeno i semi, che pianterò certamente nel mio giardino!

A domani.

Mario

sabato, dicembre 06, 2025

UN SERIO PROBLEMA DEL TERZO MILLENNIO TECNOLOGICO: GLI ADOLESCENTI DI OGGI, FATICANO PIÙ DI QUELLI DI IERI A DIVENTARE GRANDI E RESPONSABILI.


Oristano 6 dicembre 2025

Cari amici,

Attraversare le diverse fasi della vita, nel senso di vivere e superare, passo dopo passo, i passaggi dall’età infantile all’età adulta, non è mai stata una passeggiata. Tuttavia, alcuni passaggi cruciali, come quello della transizione dall’adolescenza all’età adulta, col passare del tempo e con l’avanzare delle nuove tecnologie, sono diventati ben più difficili e ardui rispetto al passato. Oggi la sofferenza del trapasso dall’adolescenza all’età della responsabilità, è forte, e crea serie difficoltà psicologiche in tanti giovani.

A giocare un ruolo preponderante sono indubbiamente le “Nuove Tecnologie”, che, usate in modo eccessivo, creano conseguenze nefaste. Strumenti come i computer, i tablet e i cellulari sono utilizzati in modo eccessivo, e, che dire, poi, della costante permanenza giovanile nelle piattaforme dei social? Sono tutti strumenti responsabili del costante aumento delle “amicizie virtuali”, che hanno lentamente ma inesorabilmente azzerato le amicizie reali. La socializzazione on line continua ogni giorno, sempre più a scapito di quella fisica, ben più vera e premiante. La prima conseguenza è l’isolamento fisico, che comporta agli adolescenti un concreto distacco dalla realtà, aggravando ulteriormente le loro difficoltà psicologiche e relazionali di tipo fisico.

Questo crescente isolarsi fisico, dove manca il dialogo e lo scambio franco e concreto degli aspetti della vita reale, non solo favorisce un distacco dalla realtà quotidiana, ma alimenta anche ansia e insoddisfazione, influenzando negativamente la costruzione dell’autostima e della propria immagine fisica. La salute psicologica, amici, è un concetto articolato, che va ben oltre la semplice assenza di patologie. Un adolescente così avulso dalla realtà, che vive in un mondo virtuale, vive in solitudine, con picchi di ansia e insoddisfazione che gli impediscono di affrontare a viso aperto i passaggi cruciali del ciclo di vita, in particolare quello che dall’adolescenza lo conduce all’età adulta.

Il passaggio dalla relazione sociale fisica a quella virtuale, che si estrinseca principalmente attraverso l’utilizzo dei social-network, comporta, come accennato, un forte impatto diretto sulla qualità delle relazioni interpersonali; le interazioni attraverso gli schermi, infatti, sono alquanto superficiali e frammentate, e impediscono lo sviluppo di relazioni reali, autentiche e soddisfacenti. È importante intervenire, da parte degli adulti, per impedire o almeno limitare le relazioni virtuali, incentivando il ripristino di quelle fisiche, reali.

Si, è importante proteggere la salute psicologica degli adolescenti, mettendo in atto un adeguato supporto psicologico; ad esempio con la creazione di ambienti familiari e scolastici positivi e un’attenta sorveglianza da parte degli adulti responsabili. In questo senso, i contesti sociali positivi come lo sport e le attività comunitarie possono giocare un ruolo fondamentale. Promuovere la salute psicologica negli adolescenti significa educarli e non lasciarli sbagliare da soli; per riuscire bisogna saperli ascoltare, conquistandoci la loro fiducia.

Soltanto instaurando con loro un rapporto di fiducia reciproca, gli adolescenti possono sentirsi riconosciuti nelle loro esigenze, consci della propria identità e liberi e pienamente coscienti di diventare adulti  responsabili. Un impegno collettivo in questa direzione rappresenta la chiave per il benessere mentale delle nuove generazioni. Amici, crescere responsabilmente non è mai stato facile, e ciascuno di noi, tornando indietro con la mente, sa bene quanto faticoso è stato il dialogo con i nostri genitori, nell’età della transizione.

Cari amici, i passaggi da un’età all’altra, come accennato in premessa, non sono mai stati facili. Una volta, però, certi riti di passaggio, come l'oratorio, i gruppi di appartenenza, la leva militare, aiutavano a raggiungere un certo equilibrio e autonomia, oltre a maturare il senso di appartenenza alla società. Si, amici lettori, la transizione dall’adolescenza all’età adulta, per i giovani di oggi, risulta estremamente complessa, considerate anche le incertezze lavorative, economiche e relazionali. A noi adulti il compito di prenderli per mano e aiutarli ad attraversare il guado.

A domani.

Mario

venerdì, dicembre 05, 2025

LA CHIMICA DELL'AMORE. QUESTO SENTIMENTO, OLTRE L’ASPETTO BIOLOGICO, SCATENA NELLA PERSONA COLPITA UN CAOS INDESCRIVIBILE.


Oristano 5 dicembre 2025

Cari amici,

L'INNAMORAMENTO può essere definito come una  straordinaria esperienza umana, sotto certi aspetti ancora misteriosa. In tanti, anche nel lontano passato, si sono chiesti perché ci innamoriamo, che cosa fa scattare questo particolare sentimento. Ben prima che la psicologia iniziasse a studiare questa rivoluzione, che spesso irrompe all’improvviso nella vita di una persona, in tanti si sono chiesti il perchè. In passato milioni di pagine furono scritte anche da autori famosi, che cercavano di approfondire questo straordinario stato d’animo che, ancora oggi, resta, almeno in parte, misterioso.

Questo sentimento permea, avvolge, travolge e coinvolge tutto il nostro essere: vanno in fibrillazione le emozioni, i pensieri, i comportamenti e persino la chimica del nostro cervello. Proviamo ad analizzare, per quanto possibile, la tempesta che all’improvviso si abbatte sulla persona che si innamora. Dal punto di vista psicologico, l'innamoramento è definito come la fase iniziale di un'esperienza sentimentale. È un periodo caratterizzato da una forte attrazione verso un'altra persona e da una serie di profondi cambiamenti psicofisici che ne accompagnano l'evoluzione (Hatfield & Rapson, 1993).

Poi, dopo lo shock iniziale, questo amore nascente inizia a cambiare forma: l'iniziale infatuazione può risolversi in un fuoco di paglia, oppure consolidarsi in un innamoramento vero e proprio, quello da "farfalle nello stomaco", in quello stato di grazia in cui l'altro ci sembra perfetto. Questa condizione tuttavia non è eterna: dura circa due o tre anni, poi cede il posto a un sentimento più concreto: di norma diventa un amore stabile e duraturo, meno travolgente e passionale, ma calmo e concreto, destinato a durare nel tempo.

Se l’amore nato tra due persone è vero e sincero, diventa una scelta fatta per la vita, (o per il tempo che sarà), vivendo un rapporto basato su valori concreti, come rispetto, fedeltà, fiducia, impegno costante, cura l'uno dell'altra. Tutto ciò, a volte, viene confuso con quella che è solo una dipendenza affettiva, in cui si ha bisogno dell'altro solo per riempire un proprio vuoto: ci si annulla per quella relazione, che diventa il centro di tutto. È solo un esempio di rapporto non sano, come quelli che tristemente la cronaca porta a galla ogni giorno; sono storie fatte di violenza e soprusi, che possono sfociare anche in gesti estremi.

Amici, la psicologia ha cercato di indagare a fondo sul perché ci innamoriamo. Una delle spiegazioni è che INNAMORARSI è una “funzione evolutiva” nella fase della crescita, nel senso che focalizzare il nostro amore su un’altra persona ci permette di distaccarci da quello rivolto verso le figure genitoriali, e quindi di emanciparci da quelle sicurezze avute nella vita infantile. È indubbiamente una nuova esperienza emozionale, esterna alla nostra sfera familiare, un’indubbia occasione che consente di sviluppare la necessaria crescita autonoma, che allenta i precedenti, stretti legami  familiari con mamma e papà.

Tutto ciò senza scordare l’aspetto puramente biologico: nel nostro DNA è scritta in modo indelebile la necessità di riprodurci, per cui l’innamoramento, l’unione d’amore, serve a far avvicinare due individui perché si accoppino, dando vita alla prosecuzione della specie. Proprio per questo, nel favorevole incontro tra due persone, il nostro cervello inizia a bombardarci, liberando sostanze come la dopamina e la noradrenalina, responsabili di tutti quei segnali fisici che ci fanno sentire innamorati, dopo aver perso la testa per la persona che all’improvviso ci ha attratto irresistibilmente!  

È proprio questo ciò che accade, amici lettori, e, spesso, succede con persone che mai ci saremmo aspettati! Non è davvero insolito, infatti, innamorarsi di qualcuno che, razionalmente, sembrerebbe essere del tutto incompatibile o lontano da noi. Perché succede? Un’esperta psicologa ha così risposto: "Perché la scelta della persona di cui ci innamoriamo risente in gran parte di dinamiche inconsce, legate ai nostri primi oggetti d’amore, ovvero i nostri genitori. Anche se razionalmente vorremmo indirizzarci verso una certa tipologia di partner, inconsciamente potremmo essere attratti da tutt’altro perché in quella persona intravediamo la possibilità di rivivere, riparare, sanare, ferite e mancanze del passato legate alle nostre prime esperienze relazionali".

Cari amici, credo che ciascuno di noi ha provato e vissuto l’innamoramento. Arriva all’improvviso, come un virus straordinariamente potente, come una forte febbre influenzale che ci travolge, quasi sempre con esito positivo, ma il cui risultato non è mai scontato…

A domani.

Mario

 

giovedì, dicembre 04, 2025

LA STRESSANTE VITA NEL TERZO MILLENNIO. QUANDO LA STANCHEZZA SI IMPADRONISCE DI NOI, SONO LE NOSTRE MEMBRA AD ARRENDERSI O IL CERVELLO?


Oristano 4 dicembre 2025

Cari amici,

A volte ci capita di sentirci stanchi appena alzati, anche se la notte abbiamo dormito regolarmente. Se proviamo a chiederci la motivazione di questa stanchezza che avvertiamo, ci viene il sospetto di avere delle carenze nell’organismo, costringendoci ad andare dal medico, che, spesso, fatica a trovare le reali motivazioni di questo stato di poche forze. Le ultime indagini della scienza, sul tema della perenne stanchezza, aprono ora nuovi scenari che riconducono questo male a ragioni più complesse del normale caso di eccessivo dispendio di energie.

Secondo un recente studio, che ha analizzato dati provenienti da 32 Paesi, si è rilevato che ben 1 adulto su 5 presenta livelli di affaticamento problematici. Questi sono soggetti che si sentono stanchi tutto il giorno, a prescindere dall’impegno lavorativo. In gergo medico questo sintomo è definito con un acronimo “TATT”, che in inglese sta per “Tired All The Time”, ovvero sempre stanco. Gli scienziati hanno scelto di indagare su questa stanchezza perenne così sentenziando: «Il fatto che così tante persone in buone condizioni di salute si sentano così stanche non sembra avere un senso. Molti, almeno in Occidente, hanno un facile accesso a molte più calorie di quelle di cui hanno realmente bisogno. Se sentirsi bene fosse semplicemente una questione di calorie, energia fuori, saremmo tutti pieni di forza e vigore».

Si, amici, finora la ricerca medica metteva in relazione l’energia presente nel corpo con la forza necessaria al lavoro da fare. Quindi un corpo ben nutrito dall’industria alimentare presentava una bella dose di energia, fornita da beveroni energetici, integratori e snack proteici, oltre la normale alimentazione. Ora gli studiosi sono arrivati alla conclusione che è, invece, il nostro cervello a valutare quanta energia serva all’organismo in quel preciso momento, e se questa sia disponibile per le nostre cellule, a prescindere dall’alimentazione fisica. La sensazione di sentirsi affaticati, dunque, non sempre dipende dal reale apporto energetico a disposizione del nostro corpo in quel momento.

Si, amici, Le ultime ricerche sulla stanchezza cronica hanno preso in considerazione il “MECCANISMO DI ENTEROCEZIONE”, quel processo con cui il cervello, di momento in momento, valuta quanto e come distribuire questa energia. Nel costante dialogo corpo-cervello si tratta quindi di capire da dove proviene il segnale per risparmiare energia. A questo fine sarà allora fondamentale prendere in considerazione l’attività dei mitocondri, le centrali energetiche dell’organismo. Al loro interno avvengono quei processi biochimici che forniscono alle cellule l’energia di cui hanno bisogno per tutte le loro funzioni vitali. Quando i mitocondri non lavorano in modo efficiente, le persone si sentono letargiche e stanche.

Senza dimenticare, comunque, lo “STRESS” fisico ed emotivo. Secondo uno studio di Martin Picard della Columbia University di New York e del suo gruppo di lavoro, lo stress aumenta del 60% la velocità con cui le cellule bruciano energia. Questo è in parte dovuto al fatto che i mitocondri, che producono anche cortisolo, l'ormone dello stress, capace di inviare come una specie di segnale di autorizzazione che avverte: il corpo non ha energia necessaria per affrontare una sfida in arrivo.

Il risultato? La percezione della fatica da parte del cervello non segue l’effettivo apporto energetico del corpo. La valutazione fatta dal cervello sullo stato del nostro organismo, quindi, potrebbe spiegare perché è perfettamente possibile dormire bene e sentirsi ancora esausti al risveglio, al pensiero di una lunga giornata di riunioni stressanti. Allo stesso modo, una buona notizia arrivata inaspettata, può tradursi in una spinta energetica istantanea: anche in questo caso, lo stato energetico del corpo non è cambiato, ma la previsione del cervello sulla forza con cui poter lavorare ha trasformato la situazione.

Cari amici, uno dei rimedi possibili è trovare il tempo per svolgere dell’attività fisica; ciò costringe il corpo ad aumentare la produzione di energia, cancellando i mitocondri inefficienti e sostituendoli con quelli freschi che funzionano meglio. Infine, dice Martin Picard, «Non dimentichiamo mai che le persone che ci circondano influiscono sui livelli di energia in un senso molto reale. È bene sapere che il nostro corpo e il cervello sono cablati in modo che, nella giusta compagnia, si trovi abbastanza energia per vivere la giornata».

A domani.

Mario

mercoledì, dicembre 03, 2025

MA IL DETTO POPOLARE “UNA MELA AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO”, CHE VALIDITÀ PUÒ AVERE OGGI?


Oristano 3 dicembre 2025

Cari amici,

Quando è stato coniato il detto “Una mela al giorno toglie il medico di torno”, erano tempi molto diversi da quelli di oggi, quando la medicina era ancora ben lontana dalle attuali strutture per la salute. Ora, però, stante l’attuale progresso medico scientifico, questa affermazione popolare può ancora avere una sua validità? Certo, le mele fanno parte anche oggi della nostra alimentazione, ma proprio perché conosciamo meglio di ieri le qualità di questo frutto, possiamo accreditargli l’importanza che gli si attribuiva ieri? Partiamo dalle origini-

Pare che questo detto popolare sia nato in Galles nel XIX secolo. Caroline Taggart, autrice del libro “An Apple A Day: Old-Fashioned Proverbs-Timeless Words To Live By”, ha dichiarato al Washington Post che la frase si è evoluta nel corso degli anni rispetto all'originale che prima così recitava: “Mangia una mela prima di andare a letto e impedirai al dottore di guadagnarsi il pane”. Uno studio del 2015 ha cercato di dimostrare se quest’affermazione fosse vera, ovvero se il consumo quotidiano di mele riuscisse davvero a diminuire se non ad eliminare le visite dal medico.

La ricerca, seppure approfondita, non ha trovato prove sufficienti per sostenere la veridicità del detto, però i ricercatori hanno osservato che gli adulti che mangiavano una mela al giorno tendevano a usare meno farmaci da prescrizione, suggerendo un possibile, anche se limitato, beneficio per la salute. Era, comunque, un piccolo anche se parziale aiuto, quello fornito dalle mele per la salute, e, per meglio approfondire è stata consultata una valida dietista: Lauren Manaker.

La Manaker ha affermato che le mele offrono a chi le consuma una serie di benefici per la salute, in particolare per quella del cuore, migliorano la funzione immunitaria e contribuiscono alla riduzione delle infiammazioni. L'esperta dietista attribuisce questi benefici in particolare alla vitamina C, che sostiene il sistema immunitario, e ai flavonoidi (un tipo di antiossidante), che sono stati collegati a una riduzione del rischio di malattie cardiache.

Amici, praticamente tutte le mele risultano ricche di benefici, anche se una mela Golden Delicious di medie dimensioni, del peso di circa 169 grammi, sarebbe quella più adatta; essa contiene circa 145 grammi di acqua, secondo il FoodData Central dell'USDA, il che significa che sono costituite per lo più acqua. Con circa 96 calorie, una mela contiene circa 23 grammi di carboidrati, di cui 17 grammi di zucchero e 4 grammi di fibre. La fibra è un tipo di carboidrato importante con molteplici benefici, soprattutto per il sistema digestivo. Manaker osserva che le mele contengono molte fibre solubili, come la pectina, che aiutano a regolare i livelli di zucchero nel sangue e la salute dell'intestino.

Insomma, anche oggi “mangiare una mela al giorno” può risultare incredibilmente salutare, perché questi frutti sono densi di nutrienti, ricchi di fibre, vitamine e antiossidanti - ammette la Manaker -. Poiché la maggior parte delle persone non consuma quotidianamente le porzioni di frutta e verdura raccomandate, prendere l'abitudine di mangiare una mela al giorno può essere una buona cosa”. Ovviamente, però, senza dimenticare di lavarle! “Mangiare mele non lavate può comportare il rischio di esposizione ai pesticidi, quindi è consigliabile lavarle accuratamente”, come consiglia l’esperta Lauren Manaker.

Cari amici lettori, come del resto è sempre stato, gli antichi detti popolari erano stati coniati in quanto validi e dagli effetti accertati; è pur vero che non avevano le conoscenze scientifiche di oggi, ma la saggezza popolare sopperiva eccome!  Continuiamo allora a mangiare “una mela al giorno”, e certamente il nostro organismo ne beneficerà. Inutile, però, esagerare: non è che mangiandone 10 campiamo oltre 100 anni! Scherzo, ovviamente!

A domani.

Mario