sabato, dicembre 06, 2025

UN SERIO PROBLEMA DEL TERZO MILLENNIO TECNOLOGICO: GLI ADOLESCENTI DI OGGI, FATICANO PIÙ DI QUELLI DI IERI A DIVENTARE GRANDI E RESPONSABILI.


Oristano 6 dicembre 2025

Cari amici,

Attraversare le diverse fasi della vita, nel senso di vivere e superare, passo dopo passo, i passaggi dall’età infantile all’età adulta, non è mai stata una passeggiata. Tuttavia, alcuni passaggi cruciali, come quello della transizione dall’adolescenza all’età adulta, col passare del tempo e con l’avanzare delle nuove tecnologie, sono diventati ben più difficili e ardui rispetto al passato. Oggi la sofferenza del trapasso dall’adolescenza all’età della responsabilità, è forte, e crea serie difficoltà psicologiche in tanti giovani.

A giocare un ruolo preponderante sono indubbiamente le “Nuove Tecnologie”, che, usate in modo eccessivo, creano conseguenze nefaste. Strumenti come i computer, i tablet e i cellulari sono utilizzati in modo eccessivo, e, che dire, poi, della costante permanenza giovanile nelle piattaforme dei social? Sono tutti strumenti responsabili del costante aumento delle “amicizie virtuali”, che hanno lentamente ma inesorabilmente azzerato le amicizie reali. La socializzazione on line continua ogni giorno, sempre più a scapito di quella fisica, ben più vera e premiante. La prima conseguenza è l’isolamento fisico, che comporta agli adolescenti un concreto distacco dalla realtà, aggravando ulteriormente le loro difficoltà psicologiche e relazionali di tipo fisico.

Questo crescente isolarsi fisico, dove manca il dialogo e lo scambio franco e concreto degli aspetti della vita reale, non solo favorisce un distacco dalla realtà quotidiana, ma alimenta anche ansia e insoddisfazione, influenzando negativamente la costruzione dell’autostima e della propria immagine fisica. La salute psicologica, amici, è un concetto articolato, che va ben oltre la semplice assenza di patologie. Un adolescente così avulso dalla realtà, che vive in un mondo virtuale, vive in solitudine, con picchi di ansia e insoddisfazione che gli impediscono di affrontare a viso aperto i passaggi cruciali del ciclo di vita, in particolare quello che dall’adolescenza lo conduce all’età adulta.

Il passaggio dalla relazione sociale fisica a quella virtuale, che si estrinseca principalmente attraverso l’utilizzo dei social-network, comporta, come accennato, un forte impatto diretto sulla qualità delle relazioni interpersonali; le interazioni attraverso gli schermi, infatti, sono alquanto superficiali e frammentate, e impediscono lo sviluppo di relazioni reali, autentiche e soddisfacenti. È importante intervenire, da parte degli adulti, per impedire o almeno limitare le relazioni virtuali, incentivando il ripristino di quelle fisiche, reali.

Si, è importante proteggere la salute psicologica degli adolescenti, mettendo in atto un adeguato supporto psicologico; ad esempio con la creazione di ambienti familiari e scolastici positivi e un’attenta sorveglianza da parte degli adulti responsabili. In questo senso, i contesti sociali positivi come lo sport e le attività comunitarie possono giocare un ruolo fondamentale. Promuovere la salute psicologica negli adolescenti significa educarli e non lasciarli sbagliare da soli; per riuscire bisogna saperli ascoltare, conquistandoci la loro fiducia.

Soltanto instaurando con loro un rapporto di fiducia reciproca, gli adolescenti possono sentirsi riconosciuti nelle loro esigenze, consci della propria identità e liberi e pienamente coscienti di diventare adulti  responsabili. Un impegno collettivo in questa direzione rappresenta la chiave per il benessere mentale delle nuove generazioni. Amici, crescere responsabilmente non è mai stato facile, e ciascuno di noi, tornando indietro con la mente, sa bene quanto faticoso è stato il dialogo con i nostri genitori, nell’età della transizione.

Cari amici, i passaggi da un’età all’altra, come accennato in premessa, non sono mai stati facili. Una volta, però, certi riti di passaggio, come l'oratorio, i gruppi di appartenenza, la leva militare, aiutavano a raggiungere un certo equilibrio e autonomia, oltre a maturare il senso di appartenenza alla società. Si, amici lettori, la transizione dall’adolescenza all’età adulta, per i giovani di oggi, risulta estremamente complessa, considerate anche le incertezze lavorative, economiche e relazionali. A noi adulti il compito di prenderli per mano e aiutarli ad attraversare il guado.

A domani.

Mario

venerdì, dicembre 05, 2025

LA CHIMICA DELL'AMORE. QUESTO SENTIMENTO, OLTRE L’ASPETTO BIOLOGICO, SCATENA NELLA PERSONA COLPITA UN CAOS INDESCRIVIBILE.


Oristano 5 dicembre 2025

Cari amici,

L'INNAMORAMENTO può essere definito come una  straordinaria esperienza umana, sotto certi aspetti ancora misteriosa. In tanti, anche nel lontano passato, si sono chiesti perché ci innamoriamo, che cosa fa scattare questo particolare sentimento. Ben prima che la psicologia iniziasse a studiare questa rivoluzione, che spesso irrompe all’improvviso nella vita di una persona, in tanti si sono chiesti il perchè. In passato milioni di pagine furono scritte anche da autori famosi, che cercavano di approfondire questo straordinario stato d’animo che, ancora oggi, resta, almeno in parte, misterioso.

Questo sentimento permea, avvolge, travolge e coinvolge tutto il nostro essere: vanno in fibrillazione le emozioni, i pensieri, i comportamenti e persino la chimica del nostro cervello. Proviamo ad analizzare, per quanto possibile, la tempesta che all’improvviso si abbatte sulla persona che si innamora. Dal punto di vista psicologico, l'innamoramento è definito come la fase iniziale di un'esperienza sentimentale. È un periodo caratterizzato da una forte attrazione verso un'altra persona e da una serie di profondi cambiamenti psicofisici che ne accompagnano l'evoluzione (Hatfield & Rapson, 1993).

Poi, dopo lo shock iniziale, questo amore nascente inizia a cambiare forma: l'iniziale infatuazione può risolversi in un fuoco di paglia, oppure consolidarsi in un innamoramento vero e proprio, quello da "farfalle nello stomaco", in quello stato di grazia in cui l'altro ci sembra perfetto. Questa condizione tuttavia non è eterna: dura circa due o tre anni, poi cede il posto a un sentimento più concreto: di norma diventa un amore stabile e duraturo, meno travolgente e passionale, ma calmo e concreto, destinato a durare nel tempo.

Se l’amore nato tra due persone è vero e sincero, diventa una scelta fatta per la vita, (o per il tempo che sarà), vivendo un rapporto basato su valori concreti, come rispetto, fedeltà, fiducia, impegno costante, cura l'uno dell'altra. Tutto ciò, a volte, viene confuso con quella che è solo una dipendenza affettiva, in cui si ha bisogno dell'altro solo per riempire un proprio vuoto: ci si annulla per quella relazione, che diventa il centro di tutto. È solo un esempio di rapporto non sano, come quelli che tristemente la cronaca porta a galla ogni giorno; sono storie fatte di violenza e soprusi, che possono sfociare anche in gesti estremi.

Amici, la psicologia ha cercato di indagare a fondo sul perché ci innamoriamo. Una delle spiegazioni è che INNAMORARSI è una “funzione evolutiva” nella fase della crescita, nel senso che focalizzare il nostro amore su un’altra persona ci permette di distaccarci da quello rivolto verso le figure genitoriali, e quindi di emanciparci da quelle sicurezze avute nella vita infantile. È indubbiamente una nuova esperienza emozionale, esterna alla nostra sfera familiare, un’indubbia occasione che consente di sviluppare la necessaria crescita autonoma, che allenta i precedenti, stretti legami  familiari con mamma e papà.

Tutto ciò senza scordare l’aspetto puramente biologico: nel nostro DNA è scritta in modo indelebile la necessità di riprodurci, per cui l’innamoramento, l’unione d’amore, serve a far avvicinare due individui perché si accoppino, dando vita alla prosecuzione della specie. Proprio per questo, nel favorevole incontro tra due persone, il nostro cervello inizia a bombardarci, liberando sostanze come la dopamina e la noradrenalina, responsabili di tutti quei segnali fisici che ci fanno sentire innamorati, dopo aver perso la testa per la persona che all’improvviso ci ha attratto irresistibilmente!  

È proprio questo ciò che accade, amici lettori, e, spesso, succede con persone che mai ci saremmo aspettati! Non è davvero insolito, infatti, innamorarsi di qualcuno che, razionalmente, sembrerebbe essere del tutto incompatibile o lontano da noi. Perché succede? Un’esperta psicologa ha così risposto: "Perché la scelta della persona di cui ci innamoriamo risente in gran parte di dinamiche inconsce, legate ai nostri primi oggetti d’amore, ovvero i nostri genitori. Anche se razionalmente vorremmo indirizzarci verso una certa tipologia di partner, inconsciamente potremmo essere attratti da tutt’altro perché in quella persona intravediamo la possibilità di rivivere, riparare, sanare, ferite e mancanze del passato legate alle nostre prime esperienze relazionali".

Cari amici, credo che ciascuno di noi ha provato e vissuto l’innamoramento. Arriva all’improvviso, come un virus straordinariamente potente, come una forte febbre influenzale che ci travolge, quasi sempre con esito positivo, ma il cui risultato non è mai scontato…

A domani.

Mario

 

giovedì, dicembre 04, 2025

LA STRESSANTE VITA NEL TERZO MILLENNIO. QUANDO LA STANCHEZZA SI IMPADRONISCE DI NOI, SONO LE NOSTRE MEMBRA AD ARRENDERSI O IL CERVELLO?


Oristano 4 dicembre 2025

Cari amici,

A volte ci capita di sentirci stanchi appena alzati, anche se la notte abbiamo dormito regolarmente. Se proviamo a chiederci la motivazione di questa stanchezza che avvertiamo, ci viene il sospetto di avere delle carenze nell’organismo, costringendoci ad andare dal medico, che, spesso, fatica a trovare le reali motivazioni di questo stato di poche forze. Le ultime indagini della scienza, sul tema della perenne stanchezza, aprono ora nuovi scenari che riconducono questo male a ragioni più complesse del normale caso di eccessivo dispendio di energie.

Secondo un recente studio, che ha analizzato dati provenienti da 32 Paesi, si è rilevato che ben 1 adulto su 5 presenta livelli di affaticamento problematici. Questi sono soggetti che si sentono stanchi tutto il giorno, a prescindere dall’impegno lavorativo. In gergo medico questo sintomo è definito con un acronimo “TATT”, che in inglese sta per “Tired All The Time”, ovvero sempre stanco. Gli scienziati hanno scelto di indagare su questa stanchezza perenne così sentenziando: «Il fatto che così tante persone in buone condizioni di salute si sentano così stanche non sembra avere un senso. Molti, almeno in Occidente, hanno un facile accesso a molte più calorie di quelle di cui hanno realmente bisogno. Se sentirsi bene fosse semplicemente una questione di calorie, energia fuori, saremmo tutti pieni di forza e vigore».

Si, amici, finora la ricerca medica metteva in relazione l’energia presente nel corpo con la forza necessaria al lavoro da fare. Quindi un corpo ben nutrito dall’industria alimentare presentava una bella dose di energia, fornita da beveroni energetici, integratori e snack proteici, oltre la normale alimentazione. Ora gli studiosi sono arrivati alla conclusione che è, invece, il nostro cervello a valutare quanta energia serva all’organismo in quel preciso momento, e se questa sia disponibile per le nostre cellule, a prescindere dall’alimentazione fisica. La sensazione di sentirsi affaticati, dunque, non sempre dipende dal reale apporto energetico a disposizione del nostro corpo in quel momento.

Si, amici, Le ultime ricerche sulla stanchezza cronica hanno preso in considerazione il “MECCANISMO DI ENTEROCEZIONE”, quel processo con cui il cervello, di momento in momento, valuta quanto e come distribuire questa energia. Nel costante dialogo corpo-cervello si tratta quindi di capire da dove proviene il segnale per risparmiare energia. A questo fine sarà allora fondamentale prendere in considerazione l’attività dei mitocondri, le centrali energetiche dell’organismo. Al loro interno avvengono quei processi biochimici che forniscono alle cellule l’energia di cui hanno bisogno per tutte le loro funzioni vitali. Quando i mitocondri non lavorano in modo efficiente, le persone si sentono letargiche e stanche.

Senza dimenticare, comunque, lo “STRESS” fisico ed emotivo. Secondo uno studio di Martin Picard della Columbia University di New York e del suo gruppo di lavoro, lo stress aumenta del 60% la velocità con cui le cellule bruciano energia. Questo è in parte dovuto al fatto che i mitocondri, che producono anche cortisolo, l'ormone dello stress, capace di inviare come una specie di segnale di autorizzazione che avverte: il corpo non ha energia necessaria per affrontare una sfida in arrivo.

Il risultato? La percezione della fatica da parte del cervello non segue l’effettivo apporto energetico del corpo. La valutazione fatta dal cervello sullo stato del nostro organismo, quindi, potrebbe spiegare perché è perfettamente possibile dormire bene e sentirsi ancora esausti al risveglio, al pensiero di una lunga giornata di riunioni stressanti. Allo stesso modo, una buona notizia arrivata inaspettata, può tradursi in una spinta energetica istantanea: anche in questo caso, lo stato energetico del corpo non è cambiato, ma la previsione del cervello sulla forza con cui poter lavorare ha trasformato la situazione.

Cari amici, uno dei rimedi possibili è trovare il tempo per svolgere dell’attività fisica; ciò costringe il corpo ad aumentare la produzione di energia, cancellando i mitocondri inefficienti e sostituendoli con quelli freschi che funzionano meglio. Infine, dice Martin Picard, «Non dimentichiamo mai che le persone che ci circondano influiscono sui livelli di energia in un senso molto reale. È bene sapere che il nostro corpo e il cervello sono cablati in modo che, nella giusta compagnia, si trovi abbastanza energia per vivere la giornata».

A domani.

Mario

mercoledì, dicembre 03, 2025

MA IL DETTO POPOLARE “UNA MELA AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO”, CHE VALIDITÀ PUÒ AVERE OGGI?


Oristano 3 dicembre 2025

Cari amici,

Quando è stato coniato il detto “Una mela al giorno toglie il medico di torno”, erano tempi molto diversi da quelli di oggi, quando la medicina era ancora ben lontana dalle attuali strutture per la salute. Ora, però, stante l’attuale progresso medico scientifico, questa affermazione popolare può ancora avere una sua validità? Certo, le mele fanno parte anche oggi della nostra alimentazione, ma proprio perché conosciamo meglio di ieri le qualità di questo frutto, possiamo accreditargli l’importanza che gli si attribuiva ieri? Partiamo dalle origini-

Pare che questo detto popolare sia nato in Galles nel XIX secolo. Caroline Taggart, autrice del libro “An Apple A Day: Old-Fashioned Proverbs-Timeless Words To Live By”, ha dichiarato al Washington Post che la frase si è evoluta nel corso degli anni rispetto all'originale che prima così recitava: “Mangia una mela prima di andare a letto e impedirai al dottore di guadagnarsi il pane”. Uno studio del 2015 ha cercato di dimostrare se quest’affermazione fosse vera, ovvero se il consumo quotidiano di mele riuscisse davvero a diminuire se non ad eliminare le visite dal medico.

La ricerca, seppure approfondita, non ha trovato prove sufficienti per sostenere la veridicità del detto, però i ricercatori hanno osservato che gli adulti che mangiavano una mela al giorno tendevano a usare meno farmaci da prescrizione, suggerendo un possibile, anche se limitato, beneficio per la salute. Era, comunque, un piccolo anche se parziale aiuto, quello fornito dalle mele per la salute, e, per meglio approfondire è stata consultata una valida dietista: Lauren Manaker.

La Manaker ha affermato che le mele offrono a chi le consuma una serie di benefici per la salute, in particolare per quella del cuore, migliorano la funzione immunitaria e contribuiscono alla riduzione delle infiammazioni. L'esperta dietista attribuisce questi benefici in particolare alla vitamina C, che sostiene il sistema immunitario, e ai flavonoidi (un tipo di antiossidante), che sono stati collegati a una riduzione del rischio di malattie cardiache.

Amici, praticamente tutte le mele risultano ricche di benefici, anche se una mela Golden Delicious di medie dimensioni, del peso di circa 169 grammi, sarebbe quella più adatta; essa contiene circa 145 grammi di acqua, secondo il FoodData Central dell'USDA, il che significa che sono costituite per lo più acqua. Con circa 96 calorie, una mela contiene circa 23 grammi di carboidrati, di cui 17 grammi di zucchero e 4 grammi di fibre. La fibra è un tipo di carboidrato importante con molteplici benefici, soprattutto per il sistema digestivo. Manaker osserva che le mele contengono molte fibre solubili, come la pectina, che aiutano a regolare i livelli di zucchero nel sangue e la salute dell'intestino.

Insomma, anche oggi “mangiare una mela al giorno” può risultare incredibilmente salutare, perché questi frutti sono densi di nutrienti, ricchi di fibre, vitamine e antiossidanti - ammette la Manaker -. Poiché la maggior parte delle persone non consuma quotidianamente le porzioni di frutta e verdura raccomandate, prendere l'abitudine di mangiare una mela al giorno può essere una buona cosa”. Ovviamente, però, senza dimenticare di lavarle! “Mangiare mele non lavate può comportare il rischio di esposizione ai pesticidi, quindi è consigliabile lavarle accuratamente”, come consiglia l’esperta Lauren Manaker.

Cari amici lettori, come del resto è sempre stato, gli antichi detti popolari erano stati coniati in quanto validi e dagli effetti accertati; è pur vero che non avevano le conoscenze scientifiche di oggi, ma la saggezza popolare sopperiva eccome!  Continuiamo allora a mangiare “una mela al giorno”, e certamente il nostro organismo ne beneficerà. Inutile, però, esagerare: non è che mangiandone 10 campiamo oltre 100 anni! Scherzo, ovviamente!

A domani.

Mario

martedì, dicembre 02, 2025

L'UMORE E LE STAGIONI. CON L'ARRIVO DELL'INVERNO ENTRIAMO NEL TUNNEL DEL “SAD”, IL DISTURBO AFFETTIVO STAGIONALE.


Oristano 2 dicembre 2025

Cari amici,

Con l’arrivo dei mesi freddi, a causa della riduzione delle ore di luce, molte persone, anche quelle definite ”solari”,  iniziano a rattristarsi, sperimentando un calo sia dell’energia che dell’umore. È questa, di norma, una sindrome limitata ai mesi invernali, che scompare con l’arrivo della stagione primaverile, ma risulta, comunque, alquanto condizionante. Questa condizione di disagio, di norma persistente e ciclica, è da noi definita Disturbo Affettivo Stagionale, correntemente SAD (dall’inglese Seasonal Affective Disorder), che in realtà non è altro che una forma di depressione.

Sono diversi gli studi su questa forma depressiva, che confermano che essa è presente nel soggetto "quando viene accertata ripetitiva”, ovvero si presenta almeno per due anni di seguito, manifestandosi sempre nella stessa stagione (di solito in autunno o in inverno) e migliorando successivamente nella stagione più calda e luminosa. Per quanto riguarda sia la durata che la diffusione del disturbo, alcune ricerche internazionali stimano che il SAD interessi dal 2 % al 21 % della popolazione, con percentuali più elevate nei Paesi dove le giornate invernali sono particolarmente brevi.

In sintesi, la depressione stagionale rappresenta una condizione reale per molti individui, ma la durata e la regolarità del suo andamento variano sensibilmente; c’è da dire che non tutti i disturbi dell'umore in inverno possono essere considerati un vero SAD. I sintomi più frequenti del SAD includono: umore depresso e perdita di interesse per le attività quotidiane; aumento del bisogno di dormire e difficoltà a svegliarsi al mattino; fatica costante e ridotta energia; maggiore appetito, soprattutto per cibi dolci o ricchi di carboidrati; difficoltà di concentrazione e calo della produttività; irritabilità e maggiore sensibilità emotiva; alterazione del ritmo circadiano, con sonnolenza diurna o insonnia serale.

Amici, con l’arrivo della bella stagione, Primavera-Estate, questi sintomi tendono a migliorare spontaneamente, quando la luce naturale torna a stimolare i normali meccanismi biologici dell’umore. Un aspetto chiave nella comprensione del SAD è il ritmo circadiano, l’orologio biologico che regola il ciclo sonno-veglia e influenza la produzione di ormoni come serotonina e melatonina. Durante i mesi con scarsa esposizione alla luce, il corpo tende a produrre più melatonina, provocando sonnolenza, stanchezza e umore basso. Studi pubblicati su Sleep Medicine Reviews (2022) mostrano che i soggetti affetti da SAD presentano un ritardo del ritmo circadiano e una ridotta risposta alla luce naturale.

Come si può combattere questo disturbo? La terapia può includere trattamenti non farmacologici, psicoterapia e, nei casi più gravi, farmaci antidepressivi. In primis si usa la fototerapia (light therapy), che consiste nell’esposizione quotidiana a una luce artificiale intensa (circa 10 000 lux) per 20–30 minuti al mattino. Secondo il National Institute of Mental Health, questo metodo può ridurre i sintomi depressivi nel giro di due settimane; poi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT-SAD): che aiuta a riconoscere e modificare i pensieri negativi legati alla stagione, migliorando l’adattamento ai cambiamenti ambientali.

Infine, se necessario, si può ricorrere ai farmaci e al supporto clinico: gli antidepressivi SSRI possono essere utilizzati nei casi più severi, spesso in combinazione con la fototerapia e la psicoterapia. Gli specialisti, poi, consigliano interventi sullo stile di vita: esporsi alla luce naturale, mantenere un sonno regolare, svolgere attività fisica e seguire una dieta equilibrata, tutti rimedi che rappresentano delle strategie complementari di comprovato beneficio. Il disturbo affettivo stagionale appare oggi come una condizione reale e clinicamente rilevante, sostenuta da solide evidenze sul ruolo della luce e del ritmo circadiano.

Cari amici, come accennato prima, non tutti cadono in depressione quando le giornate si accorciano e la luce solare, presente in ore limitate, ci intristisce; tuttavia sta a noi reagire al malumore che le cattive giornate ci creano utilizzando al massimo le ore di luce disponibili, mantenendo una regolare relazione sociale, facendo attività fisica, assumendo una dieta regolare e andando a letto nelle ore più consone alla nostra vita. Ne ricaveremo un sicuro beneficio!

A domani.

Mario

lunedì, dicembre 01, 2025

UN RIMEDIO NATURALE CONTRO LO STRESS? LA LETTURA! LEGGERE È UNA TERAPIA ECCELLENTE, RILASSA E FAVORISCE LA CONCENTRAZIONE.


Oristano 1° dicembre 2025

Cari amici,

Ho voluto iniziare i post di dicembre con un argomento che riguarda il nostro vivere quotidiano: l'angoscioso muoversi, operare e lavorare a ritmi talmente sostenuti da rischiare di scoppiare. Una vita, quella odierna, dominata dallo "STRESS", dall'ansia che non ci lascia sereni, né di giorno né di notte. Si, viviamo immersi nella caotica, alienante vita moderna, che ci carica continuamente di stress e di pericolosi nervosismi. Ebbene, è sicuramente necessario trovare degli antidoti, e, su questo fronte, un rimedio naturale contro lo stress lo possiamo trovare nella lettura di un libro, capace di rilassarci e, di darci serenità. Un libro ci porta in un altro mondo, ci offre una forma di evasione, rilassando concretamente il nostro organismo carico di tensione. Man mano che leggiamo, si abbassano la frequenza cardiaca e la tensione muscolare, la nostra mente si distrae dal quotidiano e dalle preoccupazioni familiari e sociali. Recenti studi hanno dimostrato che bastano pochi minuti di lettura al giorno per ridurre lo stress del 68%.

La lettura, amici, ci regala numerosi benefici, capaci davvero di migliorarci la vita.  Immergersi nella lettura di un un libro ci riduce lo stress, aumenta l’empatia e favorisce la concentrazione. Romanzi, saggi o poesie, ci permettono di evadere dalla routine quotidiana e di osservare la vita da nuove prospettive, stimolando la nostra crescita personale. Studi recenti dimostrano che dedicare, come dicevo prima, anche pochi minuti al giorno alla lettura, si abbassano i livelli di ansia e il nostro umore migliora. Leggere, può diventare un vero e proprio strumento terapeutico, utile per gestire le nostre emozioni complesse e, di conseguenza, aumentare la nostra resilienza.

Appassionarsi alla lettura, amici, come hanno rilevato gli studiosi, serve a stimolare la nostra mente, aiutandoci a prevenire o rallentare lo sviluppo di malattie come l’Alzheimer e la demenza senile. Leggere, poi, aumenta le nostre conoscenze, migliorando il nostro bagaglio culturale; una maggiore conoscenza ci sarà sempre utili in futuro per affrontare al meglio le sfide che la vita ci presenta. Che dire, poi, del fatto che la lettura migliora il nostro vocabolario arricchendolo, consentendoci così di riuscire ad esporre sempre meglio il nostro pensiero. Esprimersi bene e in modo articolato, può esserci d’aiuto anche in ambito lavorativo.

Leggere, amici, è davvero un modo positivo di essere e di porsi, in quanto rende più forte la capacità analitica del nostro pensiero. Saremo così in grado di utilizzare questa rinnovata capacità anche nello svolgimento del nostro lavoro, dimostrando delle capacità che tanti nostri colleghi non hanno. Leggere, inoltre, migliora li nostro livello di attenzione e di concentrazione. Quando leggiamo un libro tutta la nostra attenzione si riversa sulla storia, il resto del mondo, quindi, ne rimane fuori, e in questo modo ci troviamo in un altro mondo, immersi in ogni dettaglio, in ogni particolare.

Leggere, amici, migliora anche la nostra capacità di scrittura. Scrivere bene, in particolare nella nostra attività lavorativa, ha un effetto positivo notevole sulla nostra capacità di esposizione. Avere uno stile fluido, influenzerà positivamente chi giudica il nostro lavoro personale. Nello stesso modo in cui i musicisti si influenzano a vicenda, stabilendo dapprima chi è il maestro, allo stesso modo anche gli scrittori imparano come scrivere in prosa leggendo le opere degli altri. Leggere, amici, riesce senza ombra di dubbio a migliorarci!

Amici, leggere è anche un modo di ritrovare serenità; immergersi in un libro ci crea una dolce, serena tranquillità, un rilassamento che ci porta in un “altro mondo” diverso dal nostro, regalandoci una serena, interiore tranquillità. Leggere testi spirituali, ad esempio, fa abbassare la nostra pressione sanguigna, dandoci un senso di calma estrema, mentre leggere libri su “come aiutare sé stessi a…” è stato dimostrato che è di valido aiuto alle persone che soffrono di determinati disturbi comportamentali e di problemi mentali.

Cari amici, chiudo questa mia riflessione con la celebre citazione è di George R.R. Martin, autore de "Il trono di spade". La troviamo nelle parole del personaggio Jojen, ed è una metafora che sottolinea come la lettura permetta di vivere esperienze e avventure altrimenti inaccessibili, ampliando la propria visione del mondo e la conoscenza di diverse vite. Ecco la frase completa: "Chi legge vive mille vite prima di morire. Chi non legge mai, ne vive una sola".

A domani cari amici lettori.

Mario

 

 

domenica, novembre 30, 2025

LA VITA SOCIALE NEL TERZO MILLENNIO. IL PASSAGGIO DAL NUCLEO FAMILIARE NUMEROSO A QUELLO SINGOLO. LA RAZZA UMAMA SEMPRE PIÙ SOLITARIA E APPARENTEMENTE FELICE.


Oristano 30 novembre 2025

Cari amici,

Come ultimo post di questo mese ho scelto di dialogare con Voi sull'aridità e la solitudine sempre più presente nella vita di oggi. Lo scorso 11 novembre si è celebrata la  GIORNATA MONDIALE DEI SINGLE (O SINGLES' DAY). L’idea di dedicare un giorno alle persone “SINGLE” è nata in Cina negli anni '90, istituita per celebrare l'indipendenza e l'orgoglio di essere single. La data è stata scelta per via della sequenza dei numeri: 11/11, infatti è una sequenza di 1, e simboleggia proprio una persona sola. La ricorrenza col passare del tempo si è evoluta, trasformandosi nella più grande giornata di shopping online al mondo.

La realtà, come ha ben evidenziato il sociologo americano David Riesman nel suo famoso libro “La folla solitaria” (titolo originale “The Lonely Crowd”), è che l’uomo ha lentamente ma inesorabilmente dismesso i panni del vivere sociale, abbandonando lo svolgersi della vita “insieme agli altri”, al suo gruppo, estraniandosi quindi, e iniziando quella “vita solitaria” che noi oggi, purtroppo, constatiamo in tutta la sua triste evidenza. Si, amici, il protagonista indiscusso di oggi, di questo 2025, anno che chiude il primo quarto di secolo del corrente millennio, è proprio l’uomo solitario, che vive la sua vita sociale estraniato dal contesto che lo circonda.

Oggi il protagonista è il “LONER CONSUMER”, un nuovo, particolare tipo di consumatore che vive e acquista da solo, spinto tanto da un crescente desiderio di autonomia quanto da una diffusa sensazione di solitudine. Il suo è un nuovo modo di vivere, che può essere analizzato come un particolare stato d’animo oppure come una vera scelta di vita. Il Trend Reality Report 2025 di YouGov Shopper ha descritto e fotografato l’ascesa crescente del “Loner Consumer”, che continua senza interruzioni.

La ricerca è stata realizzata in collaborazione con PRESSRELATIONS, e si basa su uno studio strategico condotto su oltre 21.000 individui in 22 Paesi europei. Attualmente nel nostro Paese le famiglie ‘single’ costituiscono il 35,4% del totale delle famiglie italiane, con una crescita ancora più marcata se si considera il lungo periodo: +20% rispetto al 2015. Tuttavia, il Loner Consumer non è un ‘solitario’ nel senso tradizionale: il termine, coniato dal The Economist lo scorso giugno, descrive una tendenza tutt’altro che marginale e che – diffusasi durante la pandemia – esprime il crescente desiderio di indipendenza, di ricerca di spazio personale e di tempo di qualità da dedicare a sé stessi.

Questa scelta di “Vita solitaria”, stando ai dati rilevati dal report di YouGov circa le motivazioni che spingono gli italiani ad isolarsi, è quello di ritagliarsi un momento di solitudine, quello di cercare di riposarsi mentalmente (per il 49% di loro), di avere un momento di introspezione (per il 45%) e di connettersi con sé stessi (per il 41%). I dati del Trend Reality Report di YouGov Shopper evidenziano la cosiddetta Loneliness epidemic, quella crisi di solitudine che da tempo, ormai, colpisce molte società occidentali.

Come spiega la sociologa Roberta Paltrinieri, docente di Sociologia dei Consumi presso il Dipartimento di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Bologna, «Questa tendenza non deve sorprendere: è un fenomeno descritto molto bene dal sociologo tedesco  Andreas Reckwitz nel suo libro “La società della singolarità”. Non si tratta tanto di un problema di solitudine, ma di individualizzazione: a partire dalla pandemia Covid, e che, complice la tecnologia, viviamo in una dimensione che promuove proprio la singolarità, cioè l’idea che “da soli è meglio”. Concretamente significa vivere da soli, ma anche fare esperienze in solitudine: il messaggio è che attraverso l’autonomia e l’indipendenza, anche e soprattutto nei consumi, possiamo realizzarci.

Amici, analizzando attentamente il fenomeno possiamo constatare che questo cambiamento non riguarda esclusivamente le nuove generazioni, bensì i 40/50enni: «Il Loner consumer è soprattutto un 50 enne o 60enne, che, avendo un reddito che gli permette di fare una certa spesa, da “consumatore solitario” vuole dimostrare a se stesso di essere una persona realizzata, e lo fa tramite i consumi, perché i consumi sono ormai l’attività prevalente della nostra quotidianità, anche in modo inconsapevole», come ben ha osservato la sociologa Roberta Paltrinieri.

Cari amici, le famiglie monocomponenti, come possiamo constatare, sono sempre in aumento, per cui viviamo sempre più connessi virtualmente ma fisicamente distanti; si preferisce avere spazi propri, comunicando con messaggini e non di persona. In questo senso la tecnologia ci sta allontanando dall’obbligo della reciprocità fisica, in quanto il virtuale rende più semplice la gestione delle relazioni. Viene meno quindi anche il senso di Comunità. L’uomo del Terzo Millennio, dunque, decidendo di distaccarsi dal gruppo, di vivere nell’egoistico isolamento, sta portando l’umanità intera a trasformarsi in quella “FOLLA SOLITARIA” prima ricordata, arida e infelice.

A domani.

Mario