Oristano 19 novembre 2025
Cari amici,
Che L’ENERGIA NUCLEARE
sia una fonte energetica di grandissima potenza è certamente un dato di fatto!
Ha, però, una contropartita difficilissima da gestire: LE SCORIE. Come smaltire questi
residui della produzione di energia, ovvero occuparsi della gestione delle
scorie nucleari, è una delle sfide più complesse da affrontare, stante la transizione energetica,
sia per la pericolosità dei materiali coinvolti, sia per i tempi lunghissimi
della loro radioattività residua. Ebbene, dopo gli innumerevoli tentativi
portati avanti per creare dei luoghi particolari per la custodia in sicurezza
di queste scorie, sta prendendo piede un
nuovo sistema, che appare come una soluzione promettente.
Questo metodo innovativo,
consistente nel la “VETRIFICAZIONE DELLE SCORIE”, si avvale di una tecnica
avanzata che risulta altamente efficace, e consiste nell’immobilizzazione dei
rifiuti nucleari all’interno di una matrice vetrosa, capace di inglobare gli
elementi radioattivi e renderli chimicamente stabili. Questa metodologia
garantirebbe la sicurezza a lungo termine dei depositi appositamente creati,
evitando la dispersione delle sostanze pericolose nell’ambiente. Ma vediamo nel
dettaglio come avviene la vetrificazione delle scorie, come funziona e come
sfruttarla per un futuro più sicuro.
Amici, il vetro, per le
sue proprietà strutturali e la sua durabilità, può essere considerato non solo
un contenitore, ma anche un vero e proprio scudo contro le radiazioni. La
VETRIFICAZIONE è un processo chimico-fisico che consente di trasformare le
scorie nucleari ad alta attività radioattiva in un materiale vetroso stabile e
resistente. Il principio alla base della tecnica è semplice ma altamente
ingegnerizzato: il materiale radioattivo viene miscelato con vetro borosilicato
e portato a temperature elevatissime, intorno ai 1.100-1.200 °C. A queste
condizioni, la miscela fonde e una volta raffreddata forma un solido vetroso in
cui gli isotopi radioattivi vengono intrappolati all’interno della struttura
disordinata del vetro.
Il risultato è un blocco
omogeneo che riduce drasticamente la possibilità di dispersione dei
radionuclidi, garantendo un’efficace immobilizzazione dei rifiuti nucleari.
Questa forma solida, non solubile in acqua e altamente resistente al
deterioramento, si presta bene sia allo stoccaggio geologico profondo, sia al
deposito in strutture protette di superficie. Inoltre, la compatibilità con
materiali come vetroceramiche e leghe resistenti apre nuove prospettive per il
miglioramento delle prestazioni a lungo termine.
La vetrificazione è
indicata per i rifiuti radioattivi ad alta attività e lunga emivita, in
particolare quelli in forma liquida o semi-liquida derivanti dal
riprocessamento del combustibile esausto. Non è invece adatta a materiali
solidi compatti o metalli, che non si amalgamano con la matrice vetrosa. Anche
in Italia esistono progetti pilota, come quelli sviluppati da ENEA, che
studiano l’applicazione di questa tecnologia nella prospettiva di trovare una
soluzione anche per il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi.
Cari lettori, in realtà
il problema è davvero di grandissima importanza per il futuro energetico del
pianeta che, secondo alcuni, non potrà mai fare a meno del nucleare, che potrà
essere migliorato ma non escluso. La vetrificazione delle scorie, quindi, anche
secondo fonti autorevoli come l’IAEA e la National Academies of Sciences (USA),
sarà una tecnica assolutamente da adottare, in quanto i radionuclidi che
possono essere efficacemente incorporati in vetro borosilicato includono: Cesio-137,
Stronzio-90, Plutonio e attinidi minori (es. americio, curio, neptunio). Questi
isotopi sono altamente radiotossici e caratterizzati da emivite lunghe (fino a
decine di migliaia di anni), motivo per cui richiedono un contenimento sicuro e
stabile come quello offerto dal vetro. I test di durabilità e stabilità
condotti in ambienti simulati confermano che questi elementi, una volta
inglobati nella matrice vetrosa, mostrano una drastica riduzione del rischio di
rilascio.
Cari amici, credo proprio
che la vetrificazione sia un metodo di grande interesse. Numerosi Paesi hanno
già implementato la vetrificazione delle scorie nucleari ad alta attività, in
impianti industriali o pilota. Ecco i Paesi dove la vetrificazione risulta già
in atto: Francia, Russia e Giappone. In Italia, il progetto del Deposito
Nazionale Unico rappresenta un passaggio cruciale nella gestione dei rifiuti
radioattivi. La vetrificazione potrebbe giocare un ruolo fondamentale in questo
contesto, fornendo una matrice solida e stabile per le scorie ad alta attività,
rendendo più sicuro e sostenibile il loro stoccaggio nel Deposito. C'è da ben sperare...
A domani.
Mario




































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