giovedì, dicembre 11, 2025

ANALISI PSICOLOGICA DEI COMPORTAMENTI: PERCHÈ TENIAMO NEL PORTAFOGLIO LE BANCONOTE IN ORDINE DI VALORE?


Oristano 11 dicembre 2025

Cari amici,

Che il danaro sia importante per tutti è una verità incontestabile. Il denaro condiziona, nel bene e nel male, la vita di tutti, anche se risulta "diverso" il valore attribuito da ciascuno di noi. La psicologia, che studia e analizza tutti i comportamenti umani, relativamente alla gestione del denaro (“PSICOLOGIA FINANZIARIA”), analizza il comportamento da noi usato nella gestione delle nostre spese, rilevando grandi differenze da persona a persona.

C’è chi gestisce il denaro usando un ordine e una disciplina precisa, e chi, invece, provvede a spendere il danaro disponibile in modo alquanto disordinato. Analizzando le persone che gestiscono le disponibilità liquide in modo ordinato, possiamo notare che molte di esse, per utilizzare al meglio le risorse, custodiscono le banconote nel portafoglio in perfetto ordine crescente; un modo pratico per trovare subito la banconota giusta quando si paga, utilizzando un comportamento razionale.

Mettere, all’interno del portafoglio le banconote ordinate per valore, dalla più piccola alla più grande, dice molto della nostra personalità. Un comportamento, questo, che classifica queste persone come ordinate, ovvero, secondo la psicologia, che hanno bisogno di adottare un certo ordine per sentirsi tranquille. Questo di mettere in perfetto ordine scalare le banconote che abbiamo in tasca, riflette proprio il nostro ordine mentale, predisposto per darci sicurezza, e darci anche la sensazione che abbiamo tutto sempre sotto controllo. È un comportamento che evidenzia il nostro bisogno di cercare ciò che è prevedibile, ciò che dà certezza, e non ha quindi nulla a che vedere con l’idea che possa essere considerata una stranezza o una mania! Semplicemente, è un comportamento che fa sentire più tranquilli.

Amici, per quanto possa sembrare strano o, meglio ancora, esagerato, per molte persone questo tipo di organizzazione funge da piccolo strumento di autoregolazione emotiva. È proprio utilizzando l’ordine, che proviamo la sensazione di avere un certo controllo sull’ambiente circostante. In realtà è un comportamento che ci crea calma e sicurezza, permettendo di concentrarci, di ridurre l’ansia e mantenere una certa stabilità. È l’applicazione di un meccanismo che è più comune di quanto sembri, nel senso che lo utilizziamo anche in altre circostanze, come ad esempio rifare il letto la mattina prima di uscire per lavoro,  oppure, al termine della giornata lavorativa, lasciare la propria scrivania in perfetto ordine.

In molti casi questo comportamento risulta più evidente in persone che esercitano professioni molto organizzate: contabilità, ingegneria, logistica; ma non è solo una questione lavorativa. È un particolare modo di stare al mondo, applicato da persone che preferiscono la chiarezza alla confusione. E questo, a mio avviso, non è mai da considerarsi un difetto. Si potrebbe addirittura dire che è un pregio, un vantaggio, nel senso che essere precisi nei dettagli fa sempre la differenza! Tenere nel portafoglio le banconote in perfetto ordine non è altro che un tassello di un puzzle più ampio: quello di voler avere le cose sotto controllo per vivere la vita con un po’ più di serenità.

Uno studio recente nel campo della psicologia finanziaria, analizzando il comportamento che utilizziamo di fronte al danaro, ha rilevato che chi ordina con tanta cura il denaro contante tende ad avere un rapporto più consapevole e responsabile con le proprie finanze. Di solito non è un soggetto impulsivo, anzi tutto il contrario. È un soggetto che, prima di spendere, “fa un bilancio”, tiene traccia delle entrate e delle uscite. Tenere sotto il controllo il budget disponibile è ritenuto basilare, perché il denaro è considerato uno strumento di stabilità.

Amici lettori, nella vita di oggi l’uso del contante sembra diminuire sempre più, soprattutto tra le generazioni più giovani. Oramai, i pagamenti virtuali con le carte di credito avanzano come panzer, e certo comportamenti come quello prima evidenziato diminuiscono e di certo sono destinati a diventare obsoleti. Cambierà anche la nostra mentalità? Sarà più semplice o più complicato, con l’uso delle carte di credito tenere il controllo delle proprie finanze? Chissà! Ai posteri l’ardua sentenza!

A domani.

Mario

mercoledì, dicembre 10, 2025

LA RISCOPERTA DI UN ANTICO CAVOLO: IL CAVOLO RICCIO. GIÀ CONSUMATO IN ANTICHITÀ, E IN PARTICOLARE NEL XVII SECOLO, TORNA ORA PREPOTENTEMENTE IN CUCINA.


Oristano 10 dicembre 2025

Cari amici,

Il CAVOLO fa parte della famiglia delle crucifere (brassicacee), che comprende tante varietà che vanno dalla verza al cavolo nero, fino ai cavoletti di Bruxelles, tutte con grandi benefici per la nostra salute.  Il cavolo è, dunque, un ortaggio dalle importanti proprietà nutrizionali, apprezzato per la sua versatilità in cucina, e i suoi importanti benefici per la salute. Tra i numerosi tipi di cavolo c’è il CAVOLO RICCIO, la cui storia è davvero antica e interessante, che affonda la sua fama nei secoli.


Questo ortaggio, infatti, era già consumato nell’antica Grecia e a Roma, dove era apprezzato per la sua resistenza al freddo e la lunga conservabilità. La sua fama attraversò anche il Medioevo, divenendo davvero popolare nel XVII secolo, nel quale questo cavolo riccio fece la sua comparsa nelle importanti cucine di corte e borghesi. Non costituiva, infatti,  solo un contorno, ma veniva usato anche come colorante naturale. Il suo colore verde intenso veniva utilizzato per colorare torte, dolci e vari tipi di impasti, conferendo ai dessert un aspetto unico. 

Come spesso succede, però, nulla è immutabile. Col passare del tempo il cavolo riccio iniziò a perdere lentamente importanza, soppiantato da altri ortaggi, ma come insegnano i corsi e i ricorsi della storia, oggi il cavolo riccio sta vivendo una rinascita e trova nuovamente ampio impiego in cucina. Oggi sta tornando in auge come fonte di vitamine, ben ricco di antiossidanti e con più ferro di molti tipi di carne. Inoltre, fa bene al cuore, rafforza il sistema immunitario e offre infinite possibilità in cucina. Con la riscoperta, oggi questo cavolo finisce spesso nelle padelle e nei frullatori, perché è raccomandato da medici e dietologi. Essi sostengono che sia uno degli ortaggi più sani che possiamo mangiare. Il cavolo riccio si distingue per le sue caratteristiche foglie, verdi e molto frastagliate. In esse si nasconde tutto ciò di cui l’organismo ha bisogno: dalle fibre, alle vitamine e ai minerali, fino alle sostanze che sostengono il cuore.

Si, amici, il cavolo riccio è uno degli ortaggi più salutari al mondo. Contiene più ferro del pollo, del vitello o del maiale, il che lo rende un’ottima alternativa per chi segue una dieta vegetariana o vegana. Il ferro presente nelle piante è meno assimilabile rispetto a quello contenuto nei prodotti di origine animale, ma è sufficiente combinare il cavolo riccio con alimenti ricchi di vitamina C (ad esempio peperoni o agrumi) per aumentarne la biodisponibilità. Questo rende il cavolo riccio un ottimo supporto per chi soffre di anemia. Non è solo il ferro, però, a renderlo salutare. È anche una fonte di vitamine A, C e K, che rafforzano il sistema immunitario, la vista e le ossa. L’alto contenuto di antiossidanti aiuta a neutralizzare i radicali liberi, grazie al quale questo ortaggio ha un effetto antietà e mostra un grande potenziale antitumorale. I composti di zolfo in esso contenuti supportano il funzionamento del fegato e i processi di disintossicazione dell’organismo.

Da non dimenticare il cuore: il cavolo riccio ha un effetto antinfiammatorio, riduce i livelli troppo elevati di colesterolo LDL cattivo e favorisce la corretta pressione sanguigna (fornisce potassio). In questo modo agisce come un cerotto protettivo per il sistema circolatorio. Il consumo regolare di questo ortaggio riduce il rischio di malattie cardiache, aterosclerosi o ictus. Vale anche la pena menzionare l’alto contenuto di fibre: questo ingrediente migliora la digestione, dà un senso di sazietà e aiuta a mantenere un peso corporeo sano. Tanto più che in 100 grammi contiene solo 40 kcal.

Il cavolo riccio, amici, non è solo un ingrediente oggi alla moda in cucina, ma un supporto naturale e reale per la salute. Come in tutti i prodotti, sia di origine animale che vegetale, anche il cavolo nero ha i suoi punti negativi: non è adatto a chi ha problemi alla tiroide, in quanto contiene goitrogeni, che possono influenzare il metabolismo dello iodio e ridurne la concentrazione nell’organismo o contribuire all’ipertrofia della ghiandola. Non è raccomandato nemmeno a chi soffre di calcoli renali, a causa dell’elevata quantità di ossalati, dannosi per questa patologia.

Cari amici, credo che la natura ha tutte le sostanze che ci servono, e che, opportunamente utilizzate, ci danno tutti i rimedi per la nostra salute. Viva il cavolo riccio!

A domani.

Mario

martedì, dicembre 09, 2025

IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ? È UN TRIS D'ASSI! AL BINOMIO ALIMENTAZIONE CORRETTA E STILE DI VITA ATTIVO, C'È DA AGGIUNGERE UN ALTRO COMPONENTE: LE RELAZIONI SOCIALI.


Oristano 9 dicembre 2025

Cari amici,

Invecchiare bene e a lungo credo sia un traguardo auspicato da tutti. Eppure in tanti credono che invecchiare bene sia un po’ come vincere alla lotteria, una fortuna, insomma, che non dipenda da noi, e dalla nostra piena collaborazione, per trascorrere una vita serena e possibilmente lunga. Per molto tempo si è pensato che la longevità dipendesse esclusivamente da fattori genetici, da un’alimentazione equilibrata o da uno stile di vita attivo. Oggi, però, la scienza ha ampliato questa visione, riconoscendo un nuovo, importante fattore: LE RELAZIONI SOCIALI.

Un recente studio pubblicato sulla rivista Brain, Behavior & Immunity – Health, ai fattori già noti ne aggiunge uno di natura psico-sociale: la qualità dei legami affettivi. La positiva presenza degli affetti, sia quelli familiari che quelli esterni (la rete delle amicizie), costituiscono quella solida rete di supporto emotivo che incide positivamente sul benessere della persona, e persino sulla durata della vita. Al contrario, è l’isolamento sociale, la solitudine, a creare situazioni alquanto pericolose per la salute. Si, amici, era già noto che la solitudine cronica incide sull’aumento del rischio di mortalità più del fumo di 15 sigarette al giorno, influenzando parametri come la pressione arteriosa, la risposta immunitaria e i livelli di stress. Il supporto dato dall’amicizia non crea solo benessere psicologico: le connessioni sociali sono in grado di agire in profondità, fino al livello biologico e cellulare. Lo studio prima citato suggerisce, infatti, come la qualità dei rapporti sociali possa rallentare il processo di invecchiamento biologico, modulando i meccanismi infiammatori dell’organismo.

Nell’età senile, definita l’era degli integratori, dei protocolli anti-aging e del biohacking, più che di cibo ci si alimenta con le “capsule miracolose”, che vengono consigliate per vivere più a lungo. Eppure, uno dei fattori più potenti per la salute e la longevità, che però non si compra in farmacia: è la qualità delle relazioni umane, fatta di legami autentici e dalla costante vita di appartenenza ad una Comunità, a dare un forte sostegno reciproco, e consentire un proseguimento favorevole per un felice invecchiamento.

Se è pur vero che un’alimentazione equilibrata, oltre ad uno stile di vita attivo, sono due componenti di grande utilità nell’età senile, le più recenti analisi statistiche hanno evidenziato che la connessione tra benessere sociale e rallentamento dell’invecchiamento rimane significativa, e risulta valida quanto e più delle altre variabili prima richiamate. Insomma, le relazioni sociali positive sono in grado di innescare cambiamenti fisiologici duraturi, influenzando la regolazione ormonale, il sistema immunitario e i processi infiammatori.

La componente “Relazioni sociali”, ovvero l’interazione sociale agisce come una sorta di “allenamento biologico”, capace di rafforzare l’organismo e di proteggerlo dagli effetti dell’età. Lo studio prima evidenziato indica che la socialità costituisce un fattore di salute preventiva, al pari dell’alimentazione e dell’esercizio fisico. Coltivare rapporti di fiducia, mantenere una vita di comunità attiva e nutrire legami affettivi autentici può contribuire non solo al benessere mentale, ma anche a vivere un invecchiamento più lento e armonioso.

Cari Amici, in un’epoca in cui la solitudine rappresenta una crescente sfida sociale, riscoprire il valore delle relazioni umane potrebbe diventare una delle strategie più efficaci per vivere più a lungo e in salute. Viviamo dunque, accettando il percorso senile con grande serenità. Viviamolo con gioia, alimentandoci saggiamente, praticando uno stile di vita corretto, ma dando primaria importanza alla vita sociale; i legami sono importanti, perché vivere con gli altri in amicizia e sentirsi sempre "parte viva e attiva" della società!

A domani.

Mario

lunedì, dicembre 08, 2025

LA NOSTRA MENTE NON AGISCE PER ANALISI MA PER IMITAZIONE, PER SENSO DI APPARTENENZA AL GRUPPO.


Oristano 8 dicembre 2025

Cari amici,

L’uomo è un essere pensante, nato con un cervello capace di ragionare e prendere, di volta in volta le decisioni più opportune. Tuttavia, l’uomo è anche un essere sociale, che non ama la solitudine ma è felice di far parte di una Comunità, di un gruppo, con il quale opera e agisce, acquisendo quel senso di appartenenza che lo porta ad amalgamare il suo pensiero con quello del gruppo. Questo senso di appartenenza fa sì che lui segua il gruppo, accettando le azioni comuni portate avanti dagli altri componenti, molto spesso senza sindacarle o cercare di modificarle.

È questo il classico comportamento noto come “AGIRE PER IMITAZIONE”, ovvero un conformarsi rispettoso al gruppo di cui si fa parte. Gli studiosi considerano questo modo di agire un “retaggio” di quelle azioni istintive primordiali che accompagnavano l’uomo nella sua storia evolutiva: affrontare uniti un pericolo esterno per sopravvivere. Questo senso comunitario è rimasto depositato nella parte limbica del nostro cervello, mantenendo quelle emozioni legate al senso di appartenenza alla Comunità. È un'accettazione rassicurate, in quanto è all’interno del gruppo che il singolo si sente protetto, al sicuro. Oggi, nonostante siano venute meno le esigenze di sopravvivenza, il nostro inconscio regola ancora molte delle nostre azioni, continuando ad alimentare il bisogno di adeguarci al comportamento del gruppo.

È nella natura umana, dunque, seguire l'esempio del gruppo, ritenere giuste le azioni portate avanti dai suoi componenti, a prescindere da come la pensiamo personalmente, seppure il nostro pensiero, magari, potrebbe essere diverso. Questa accettazione delle azioni compiute dagli altri membri del gruppo in cui ci identifichiamo, viene definito “SOCIAL PROOF”, ovvero Riprova sociale. La riprova sociale diventa dunque strumento di persuasione: riesce ad influenzare le persone appartenenti al gruppo, che si uniformano a prescindere dalla propria opinione. Studi psicologici in proposito (riferiti in tutti i campi ma in particolare nel marketing) lo confermano.

Nel libro “Le armi della persuasione” lo psicologo americano Robert B. Cialdini annovera la SOCIAL PROOF tra i sei strumenti di persuasione più potenti. Quanto maggiore è il numero di persone che trova giusta una qualunque idea, tanto più giusta risulta essere quell’idea: la riprova sociale per Cialdini è la tendenza delle persone a considerare un’azione più adeguata quando la fanno anche gli altri. Questo libro offre una disamina precisa sulle dinamiche della riprova sociale, legate a due condizioni che ne determinano il funzionamento: INCERTEZZA E SOMIGLIANZA. Vediamo perché. L’uomo è sempre stato dubbioso, per cui vive nell’incertezza.. Vedere gli altri fare, operare, lo fa uscire dall’incertezza, prendendo per buono ciò che è stato fatto dagli altri. La seconda condizione, la somiglianza, che spinge ad agire dopo aver osservato gli altri fare, adottando, poi, lo stesso comportamento. Più sono uguali a noi le persone che stanno compiendo una determinata azione, più saremo portati a fare lo stesso, a prendere per giusto il loro modo di agire. È più facile e istintivo lasciarsi guidare da una persona che ci somiglia! Ma per quanto uguali o vicine siano le altre persone, perché non valutiamo, di volta in volta, se il loro comportamento è corretto anche per noi?

Amici, purtroppo il comportamento degli altri, spesso, non ci indirizza verso una decisione corretta, facendoci adottare un comportamento del tutto sbagliato! Cialdini, per dimostrarlo, usa l’esempio dei bisonti. Le tribù indiane adottavano una strategia particolare per cacciare i bisonti; indirizzavano la mandria verso un burrone e la facevano precipitare in massa. I bisonti, infatti, hanno gli occhi posti lateralmente e corrono sempre a testa bassa; seguendo il gruppo, non essendo consci del pericolo che non riescono a vedere, seguono il gruppo, precipitano e muoiono.

Anche l’uomo molto spesso segue “L’EFFETTO GREGGE”: è un istinto innato, che risponde al senso di aggregazione delle persone; tuttavia non alzare la testa mentre si segue la massa, ci porta a perdere la capacità di approfondire, di comprendere, di interpretare la situazione, trascurando e dimenticando la nostra individualità. Come scrisse il grande Emmanuel Kant, “L’uomo non è destinato a far parte di un gregge come un animale domestico, ma di un alveare come le api” .

Cari amici lettori, quanti di Voi seguono il “GRUPPO”, adeguandosi alla massa e agendo per imitazione, anziché utilizzare il proprio cervello per analizzare e vagliare il comportamento altrui? Meditate, gente, meditate!

A domani.

Mario  

 

domenica, dicembre 07, 2025

IL CURIOSO RAVANELLO ANGURIA. ORTAGGIO ORIENTALE DI ORIGINE CINESE, È UN CONCENTRATO DI BENEFICI, A PARTRE DALLA CURA DELLA NOSTRA VISTA.


Oristano 7 dicembre 2025

Cari amici,

L’ortaggio RAVANELLO ANGURIA (Raphanus sativus var. Longipinnatus), noto anche come ravanello cinese, è originario dell’Asia orientale, in particolare della Cina, dove da centinaia di anni viene coltivato sia per scopi culinari che medicinali. Col suo aspetto contrastante, tra la modesta buccia verdastra e l’interno intensamente rosa, ha derivato proprio da questa somiglianza il suo nome.  In effetti l'aspetto di questo ortaggio desta proprio grande meraviglia, oltre che essere, quanto ai benefici, una vera risorsa.

All’esterno, la sua osservazione ce lo fa sembrare simile alla classica rapa: ovale o leggermente allungata, con una buccia liscia e pallida nei toni del bianco e del verde. La vera sorpresa, però, si nasconde all’interno: al taglio notiamo una polpa succosa, rosa-carminio, che non solo attira lo sguardo, ma in cucina conferisce ai piatti un aspetto estetico unico. Inoltre, il sapore risulta delicato, leggermente dolce, con una sottile nota di mandorla, privo della piccantezza tipica delle varietà tradizionali di ravanello. La sua coltivazione non è difficile: si sviluppa bene anche in vaso, crescendo con grande facilità. Coltivare il ravanello anguria è possibile anche se abitiamo in città, basta metterlo in un grande vaso in terrazzo.  Scegliamo un contenitore con una profondità minima di 25-30 cm, in modo che le radici abbiano spazio per svilupparsi, e riempiamolo con un terriccio fertile e permeabile con l’aggiunta di sabbia o perlite. Se posizioniamo il vaso in un luogo ben soleggiato, un balcone, una terrazza o un davanzale esposto a sud, è l’ideale per farlo crescere bene.  Una volta seminato, la germinazione inizia già a una temperatura di 4-5 °C. Annaffiamolo regolarmente, ma con moderazione: La maturazione avviene in circa 2 mesi,

Nell’antica Cina si mangiava questo ortaggio convinti che portasse fortuna e longevità, per cui veniva servito durante i banchetti di Capodanno come simbolo di prosperità. Il ravanello anguria contiene calcio, magnesio e ferro, elementi che favoriscono la formazione della cheratina, rendendo i capelli più forti e resistenti alla rottura e le unghie più dure e lucide. Ma queste sono solo alcune delle sue proprietà salutari. È un ortaggio ipocalorico  (100 g forniscono solo circa 20 kcal) e, oltre a calcio magnesio e ferro, contiene vitamine del gruppo B e C e potassio. Particolarmente preziosi sono gli antiossidanti presenti sotto forma di antociani, che neutralizzano i radicali liberi e supportano l’organismo nei processi metabolici. Il consumo regolare di questo ortaggio può favorire la depurazione dell’organismo e migliorare le condizioni generali di salute.

Una ricerca pubblicata sulla rivista Pharmacological Research – Natural Products (Università di Chitkara, 2025) ha dimostrato che questo ortaggio conserva un alto livello di composti bioattivi che favoriscono i processi digestivi e la regolazione del metabolismo. Gli autori sottolineano che i glucosinolati e i flavonoidi in essa presenti possono influenzare l’espressione dei geni legati al metabolismo, tra cui il PGC-1α, un regolatore chiave del funzionamento dei mitocondri. Ciò significa che il consumo regolare di questo ortaggio favorisce un più efficiente consumo di energia, migliora la peristalsi intestinale e può avere un effetto protettivo sul sistema digestivo.

Insomma, il RAVANELLO ANGURIA è una preziosa fonte di luteina e zeaxantina, carotenoidi che svolgono un ruolo fondamentale nella protezione della retina e nel mantenimento della nitidezza della vista. Queste sostanze aumentano la densità del pigmento della macula, proteggendo meglio gli occhi dai danni causati dai raggi solari e dallo stress ossidativo. È uno scudo naturale per la vista, particolarmente importante nella prevenzione delle malattie oculari legate all’età. La vitamina C, anch’essa presente, favorisce il processo di sintesi del collagene, responsabile dell’elasticità della pelle e del corretto funzionamento dei vasi sanguigni.

In uno studio pubblicato dall’Università di Kiel nel 2016, è stato dimostrato che i germogli di ravanello possono inibire gli enzimi responsabili della scomposizione dei carboidrati, come l’α-amilasi e l’α-glucosidasi. Il risultato è un rilascio più lento di glucosio nel sangue, che favorisce la stabilizzazione del livello di zucchero e può aiutare nella prevenzione del diabete di tipo 2. I polifenoli e i flavonoidi presenti nei ravanelli hanno un effetto protettivo sui vasi sanguigni, aiutando a mantenere una pressione sanguigna normale e la salute del cuore fonte.

Le verdure della famiglia delle crucifere, a cui appartiene anche il ravanello anguria, contengono anche isotiocianati, composti naturali con proprietà disintossicanti. Preliminari studi di laboratorio condotti dall’Università Anna in India suggeriscono che possono inibire la crescita delle cellule tumorali e avviare l’apoptosi, ovvero la morte programmata delle cellule cancerose. Sebbene si tratti solo di risultati preliminari, i ricercatori sottolineano che l’integrazione regolare delle barbabietole nella dieta può essere un elemento di prevenzione del cancro.

Come lo possiamo mangiare? Crudo, è un ottimo complemento per insalate di mare, carpaccio di salmone o tartare di tonno, dove la sua polpa rosa contrasta con gli ingredienti più scuri e aggiunge freschezza. Nella cucina mediterranea può essere abbinato a olive, formaggio feta o verdure grigliate. Nella versione orientale si sposa bene con salsa di soia, zenzero e sesamo; quindi, può essere utilizzato anche come condimento naturale per sushi, poke bowl o ramen.

Cari amici, a me questo ravanello ha incuriosito molto! Credo che mi darò da fare per trovare almeno i semi, che pianterò certamente nel mio giardino!

A domani.

Mario

sabato, dicembre 06, 2025

UN SERIO PROBLEMA DEL TERZO MILLENNIO TECNOLOGICO: GLI ADOLESCENTI DI OGGI, FATICANO PIÙ DI QUELLI DI IERI A DIVENTARE GRANDI E RESPONSABILI.


Oristano 6 dicembre 2025

Cari amici,

Attraversare le diverse fasi della vita, nel senso di vivere e superare, passo dopo passo, i passaggi dall’età infantile all’età adulta, non è mai stata una passeggiata. Tuttavia, alcuni passaggi cruciali, come quello della transizione dall’adolescenza all’età adulta, col passare del tempo e con l’avanzare delle nuove tecnologie, sono diventati ben più difficili e ardui rispetto al passato. Oggi la sofferenza del trapasso dall’adolescenza all’età della responsabilità, è forte, e crea serie difficoltà psicologiche in tanti giovani.

A giocare un ruolo preponderante sono indubbiamente le “Nuove Tecnologie”, che, usate in modo eccessivo, creano conseguenze nefaste. Strumenti come i computer, i tablet e i cellulari sono utilizzati in modo eccessivo, e, che dire, poi, della costante permanenza giovanile nelle piattaforme dei social? Sono tutti strumenti responsabili del costante aumento delle “amicizie virtuali”, che hanno lentamente ma inesorabilmente azzerato le amicizie reali. La socializzazione on line continua ogni giorno, sempre più a scapito di quella fisica, ben più vera e premiante. La prima conseguenza è l’isolamento fisico, che comporta agli adolescenti un concreto distacco dalla realtà, aggravando ulteriormente le loro difficoltà psicologiche e relazionali di tipo fisico.

Questo crescente isolarsi fisico, dove manca il dialogo e lo scambio franco e concreto degli aspetti della vita reale, non solo favorisce un distacco dalla realtà quotidiana, ma alimenta anche ansia e insoddisfazione, influenzando negativamente la costruzione dell’autostima e della propria immagine fisica. La salute psicologica, amici, è un concetto articolato, che va ben oltre la semplice assenza di patologie. Un adolescente così avulso dalla realtà, che vive in un mondo virtuale, vive in solitudine, con picchi di ansia e insoddisfazione che gli impediscono di affrontare a viso aperto i passaggi cruciali del ciclo di vita, in particolare quello che dall’adolescenza lo conduce all’età adulta.

Il passaggio dalla relazione sociale fisica a quella virtuale, che si estrinseca principalmente attraverso l’utilizzo dei social-network, comporta, come accennato, un forte impatto diretto sulla qualità delle relazioni interpersonali; le interazioni attraverso gli schermi, infatti, sono alquanto superficiali e frammentate, e impediscono lo sviluppo di relazioni reali, autentiche e soddisfacenti. È importante intervenire, da parte degli adulti, per impedire o almeno limitare le relazioni virtuali, incentivando il ripristino di quelle fisiche, reali.

Si, è importante proteggere la salute psicologica degli adolescenti, mettendo in atto un adeguato supporto psicologico; ad esempio con la creazione di ambienti familiari e scolastici positivi e un’attenta sorveglianza da parte degli adulti responsabili. In questo senso, i contesti sociali positivi come lo sport e le attività comunitarie possono giocare un ruolo fondamentale. Promuovere la salute psicologica negli adolescenti significa educarli e non lasciarli sbagliare da soli; per riuscire bisogna saperli ascoltare, conquistandoci la loro fiducia.

Soltanto instaurando con loro un rapporto di fiducia reciproca, gli adolescenti possono sentirsi riconosciuti nelle loro esigenze, consci della propria identità e liberi e pienamente coscienti di diventare adulti  responsabili. Un impegno collettivo in questa direzione rappresenta la chiave per il benessere mentale delle nuove generazioni. Amici, crescere responsabilmente non è mai stato facile, e ciascuno di noi, tornando indietro con la mente, sa bene quanto faticoso è stato il dialogo con i nostri genitori, nell’età della transizione.

Cari amici, i passaggi da un’età all’altra, come accennato in premessa, non sono mai stati facili. Una volta, però, certi riti di passaggio, come l'oratorio, i gruppi di appartenenza, la leva militare, aiutavano a raggiungere un certo equilibrio e autonomia, oltre a maturare il senso di appartenenza alla società. Si, amici lettori, la transizione dall’adolescenza all’età adulta, per i giovani di oggi, risulta estremamente complessa, considerate anche le incertezze lavorative, economiche e relazionali. A noi adulti il compito di prenderli per mano e aiutarli ad attraversare il guado.

A domani.

Mario

venerdì, dicembre 05, 2025

LA CHIMICA DELL'AMORE. QUESTO SENTIMENTO, OLTRE L’ASPETTO BIOLOGICO, SCATENA NELLA PERSONA COLPITA UN CAOS INDESCRIVIBILE.


Oristano 5 dicembre 2025

Cari amici,

L'INNAMORAMENTO può essere definito come una  straordinaria esperienza umana, sotto certi aspetti ancora misteriosa. In tanti, anche nel lontano passato, si sono chiesti perché ci innamoriamo, che cosa fa scattare questo particolare sentimento. Ben prima che la psicologia iniziasse a studiare questa rivoluzione, che spesso irrompe all’improvviso nella vita di una persona, in tanti si sono chiesti il perchè. In passato milioni di pagine furono scritte anche da autori famosi, che cercavano di approfondire questo straordinario stato d’animo che, ancora oggi, resta, almeno in parte, misterioso.

Questo sentimento permea, avvolge, travolge e coinvolge tutto il nostro essere: vanno in fibrillazione le emozioni, i pensieri, i comportamenti e persino la chimica del nostro cervello. Proviamo ad analizzare, per quanto possibile, la tempesta che all’improvviso si abbatte sulla persona che si innamora. Dal punto di vista psicologico, l'innamoramento è definito come la fase iniziale di un'esperienza sentimentale. È un periodo caratterizzato da una forte attrazione verso un'altra persona e da una serie di profondi cambiamenti psicofisici che ne accompagnano l'evoluzione (Hatfield & Rapson, 1993).

Poi, dopo lo shock iniziale, questo amore nascente inizia a cambiare forma: l'iniziale infatuazione può risolversi in un fuoco di paglia, oppure consolidarsi in un innamoramento vero e proprio, quello da "farfalle nello stomaco", in quello stato di grazia in cui l'altro ci sembra perfetto. Questa condizione tuttavia non è eterna: dura circa due o tre anni, poi cede il posto a un sentimento più concreto: di norma diventa un amore stabile e duraturo, meno travolgente e passionale, ma calmo e concreto, destinato a durare nel tempo.

Se l’amore nato tra due persone è vero e sincero, diventa una scelta fatta per la vita, (o per il tempo che sarà), vivendo un rapporto basato su valori concreti, come rispetto, fedeltà, fiducia, impegno costante, cura l'uno dell'altra. Tutto ciò, a volte, viene confuso con quella che è solo una dipendenza affettiva, in cui si ha bisogno dell'altro solo per riempire un proprio vuoto: ci si annulla per quella relazione, che diventa il centro di tutto. È solo un esempio di rapporto non sano, come quelli che tristemente la cronaca porta a galla ogni giorno; sono storie fatte di violenza e soprusi, che possono sfociare anche in gesti estremi.

Amici, la psicologia ha cercato di indagare a fondo sul perché ci innamoriamo. Una delle spiegazioni è che INNAMORARSI è una “funzione evolutiva” nella fase della crescita, nel senso che focalizzare il nostro amore su un’altra persona ci permette di distaccarci da quello rivolto verso le figure genitoriali, e quindi di emanciparci da quelle sicurezze avute nella vita infantile. È indubbiamente una nuova esperienza emozionale, esterna alla nostra sfera familiare, un’indubbia occasione che consente di sviluppare la necessaria crescita autonoma, che allenta i precedenti, stretti legami  familiari con mamma e papà.

Tutto ciò senza scordare l’aspetto puramente biologico: nel nostro DNA è scritta in modo indelebile la necessità di riprodurci, per cui l’innamoramento, l’unione d’amore, serve a far avvicinare due individui perché si accoppino, dando vita alla prosecuzione della specie. Proprio per questo, nel favorevole incontro tra due persone, il nostro cervello inizia a bombardarci, liberando sostanze come la dopamina e la noradrenalina, responsabili di tutti quei segnali fisici che ci fanno sentire innamorati, dopo aver perso la testa per la persona che all’improvviso ci ha attratto irresistibilmente!  

È proprio questo ciò che accade, amici lettori, e, spesso, succede con persone che mai ci saremmo aspettati! Non è davvero insolito, infatti, innamorarsi di qualcuno che, razionalmente, sembrerebbe essere del tutto incompatibile o lontano da noi. Perché succede? Un’esperta psicologa ha così risposto: "Perché la scelta della persona di cui ci innamoriamo risente in gran parte di dinamiche inconsce, legate ai nostri primi oggetti d’amore, ovvero i nostri genitori. Anche se razionalmente vorremmo indirizzarci verso una certa tipologia di partner, inconsciamente potremmo essere attratti da tutt’altro perché in quella persona intravediamo la possibilità di rivivere, riparare, sanare, ferite e mancanze del passato legate alle nostre prime esperienze relazionali".

Cari amici, credo che ciascuno di noi ha provato e vissuto l’innamoramento. Arriva all’improvviso, come un virus straordinariamente potente, come una forte febbre influenzale che ci travolge, quasi sempre con esito positivo, ma il cui risultato non è mai scontato…

A domani.

Mario