mercoledì, dicembre 04, 2024

LA MANIOCA, LA RADICE DI UNA PIANTA DEL SUD AMERICA, ORIGINARIAMENTE TOSSICA, SI CANDIDA A DIVENTARE IL CIBO PIÙ IMPORTANTE DEL FUTURO!


Oristano 4 dicembre 2024

Cari amici,

Viviamo la difficile era dei crescenti "cambiamenti climatici", e gli esperti di alimentazione, come è giusto che sia, stanno intensificando gli sforzi per cercare di garantire l’alimentazione della popolazione mondiale che continua a crescere. Ebbene, in questo sforzo di ricerca dei cibi più adatti, LA MANIOCA sta emergendo come una coltura capace di diventare uno dei cibi più sostenibili a livello mondiale. La manioca, per chiarire, è la radice di una pianta antichissima, presente già migliaia di anni fa nelle foreste dell’Amazzonia; è una pianta che all’origine non era facilmente commestibile, avendo dei contenuti “altamente velenosi”, ma che, grazie all’ingegno dei popoli indigeni, fu da loro trasformata in un eccellente pilastro della loro alimentazione.

Una volta ripulita dalle sostanze tossiche, l'utilizzo della Manioca si diffuse in tutto il Sudamerica, e la raccolta delle sue radici divenne, quantitativamente, il 4° raccolto più importante al mondo! Ma come è stato possibile, da parte degli indigeni, oltre 10mila anni fa, “addomesticare” questa pianta nata velenosa? In realtà è una storia davvero lunga! Attraverso millenni di sapiente selezione ed elaborate tecniche di lavorazione, gli indigeni sono riusciti a domare la sua tossicità, sbloccando il suo impressionante potenziale alimentare. Vediamo come.

La pianta della manioca, per potersi difendere dai numerosi parassiti, nasce naturalmente dotata di un potente sistema di difesa. Nel fusto, nelle foglie e nelle radici sono presenti due sostanze chimiche: la linamarina e la linamarasi. Questi due potenti veleni, vere barriere difensive della pianta, si trovano all’interno delle sue cellule, dove di solito rimangono inattive. Tuttavia, quando le cellule della manioca vengono danneggiate, ad esempio morsicate nel tentativo di essere mangiate da un animale, la linamarina e la linamarasi reagiscono, rilasciando un’esplosione di sostanze nocive.

Una delle sostanze liberate è alquanto nota: è il gas cianuro! Il “cocktail tossico” contiene anche altre sostanze sgradevoli, tra cui composti chiamati nitrili e cianidrine. Dosi elevate di queste sostanze sono letali, e l’esposizione cronica a queste sostanze danneggia permanentemente il sistema nervoso. Tutti insieme, questi veleni scoraggiano così bene gli erbivori, che la manioca è diventata quasi impenetrabile ai parassiti. Vediamo allora come hanno fatto gli indigeni a “domare” la velenosa manioca, trasformandola da radice immangiabile in cibo delizioso. Una volta estratte dal suolo le radici, si dà inizio al processo di macinazione. Questi tuberi ricchi di amido  vengono sfregati con forza su tavole-grattugia (una volta tempestate di denti di pesce e schegge di roccia), ore, invece, passate su un ruvido foglio di latta. La grattugiatura imita la masticazione dei parassiti, causando il rilascio del cianuro e delle cianidrine della radice. In questo modo queste sostanze si disperdono nell’aria, non nei polmoni e nello stomaco, come succederebbe nel caso venissero ingerite.

Una volta grattugiata, la manioca viene posta in cesti pieni d’acqua, dove viene ripetutamente risciacquata, strizzata a mano e scolata. L’azione dell’acqua rilascia cianuro, nitrili e cianidrine, e la spremitura li elimina. Infine, la polpa risultante può essere essiccata, operazione che la detossifica ulteriormente, oppure cotta, il che completa il processo usando il calore. Dalla manioca essiccata si ricava una farina, nota come “TAPIOCA”. Questi passaggi risultano così efficaci che vengono ancora oggi utilizzati in tutta l’Amazzonia, migliaia di anni dopo la loro prima ideazione.

Amici, oggi in Amazzonia la manioca è una diffusa coltura domestica, con più di 70 distinte varietà altamente diverse, fisicamente e nutrizionalmente. La sua durabilità e resilienza ne facilitano la coltivazione negli ambienti più diversi, anche quando i terreni sono poveri, e la sua naturale resistenza ai parassiti riduce la necessità di proteggerla con pesticidi industriali. Inoltre, i metodi tradizionali amazzonici per disintossicare la manioca sono ora possibili con l’uso di macchinari moderni, per cui  nell’attuale era del pericoloso cambiamento climatico e dei crescenti sforzi verso la sostenibilità, la manioca sta emergendo come una importantissima, possibile coltura mondiale.

Cari amici, la farina di questo tubero, la Tapioca, è indubbiamente un cibo dalle eccellenti proprietà; la Manioca è costituita per il 60% di acqua, ha importanti componenti come i carboidrati, le proteine, gli zuccheri e una bassa quantità di grassi; contiene inoltre discrete quantità di sali minerali, come calcio, fosforo, ferro, potassio, manganese e una concentrazione di vitamine, fra cui quelle del gruppo B,E,K,C e betacarotene. Le qualità di questo tubero, unite alla possibile coltivazione in tanti terreni anche poveri, accreditano la Manioca come un importantissimo cibo per il difficile mondo alimentare del futuro!

A domani.

Mario

 

martedì, dicembre 03, 2024

DOPO OLTRE 2 SECOLI NEL NOSTRO PAESE L’ABUSO D'UFFICIO NON È PIÙ REATO! IL CITTADINO SEMPRE PIÙ IN BALIA DEL POTERE.


Oristano 3 dicembre 2024

Cari amici,

Nel nostro Paese “L’ABUSO D’UFFICIO” era considerato reato fin dall’Ottocento. Pensate che persino nel Codice del Regno delle due Sicilie del 1819, e poi (con l’unità d’Italia) nel Codice Zanardelli del 1889, per arrivare al codice Rocco che, nel 1930, all'articolo 323 sull'abuso d’ufficio, si puniva «il pubblico ufficiale che, abusando dei poteri inerenti alle sue funzioni, commette, per recare ad altri un danno o per procurarsi un vantaggio, qualsiasi fatto non previsto come reato da una particolare disposizione di legge». Questo anomalo comportamento, dunque, è stato considerato reato ininterrottamente da oltre 200 anni (205), nell’interesse del cittadino che veniva vessato ingiustamente dall’Autorità.

Ciò nonostante, il Parlamento, il 25 agosto scorso, ha abrogato l’articolo 323 del Codice penale! Certo, il Governo in carica premeva da tempo per l’abolizione di questo reato, in quanto favorevole alla scuola di pensiero di coloro che ravvisavano nella norma una genericità tale da consentire ai magistrati troppa discrezionalità nell’individuare il reato; discrezionalità che faceva tremare gli amministratori pubblici, che, per «paura della firma», si rifugiavano in una paralizzante burocrazia. Indubbiamente, però, l’abrogazione di questo reato credo che faccia più danno che guadagno!

L’altra scuola di pensiero, favorevole invece al mantenimento della norma, sosteneva e sostiene che il mantenimento del reato di abuso d’ufficio sia funzionale anche come «reato spia», in quanto capace di far arrivare gli inquirenti all’accertamento di reati più gravi, quali la corruzione e la concussione. Ora, comunque il “dado è tratto” e il reato di abuso d’ufficio è stato cancellato dal nostro Codice penale, diventato un comportamento che non viola la legge! Ciò vuol dire che, ora, il professore che favorisce il proprio allievo in un concorso universitario, Il poliziotto che, per ripicca, manda un’ispezione nella discoteca che non ha fatto entrare dei suoi amici, il Sindaco che approva un progetto o un appalto poco regolare, potranno impunemente, senza timore, fare questi favoritismi.

Amici, ora la cancellazione di questo reato non consente solo comportamenti più liberi, aperti e prevaricanti sul cittadino, ma, “da oggi in poi”, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio (avvenuta – tra l’altro - con una maggioranza compatta: il provvedimento è stato approvato con 199 sì, 102 contrari e nessun astenuto), incide anche sul passato! Si, cari lettori, a seguito dell’abrogazione del reato previsto dall’art. 323 c.p., coloro che in precedenza siano stati riconosciuti colpevoli del delitto di abuso d’ufficio potranno chiedere la revoca della loro condanna!

L’abolizione di una fattispecie di reato, infatti, travolge anche le condanne passate in giudicato. Al riguardo, l’art. 673 c.p.p. (rubricato “Revoca della sentenza per abolizione del reato”) dispone che nel caso di abrogazione (o di dichiarazione di illegittimità costituzionale) della norma incriminatrice, il giudice dell'esecuzione revochi la sentenza di condanna o il decreto penale, dichiarando che il fatto non è previsto dalla legge come reato e adotti i provvedimenti conseguenti. Grande gioia anche per coloro che, imputati di questo reato, sono in attesa di giudizio.

Ragion per cui, nei diversi processi in corso, istruiti nei confronti dei soggetti attualmente presunti colpevoli del reato di abuso d’ufficio, quindi sottoposti ad un procedimento penale pendente, in quanto presunti autori del reato di cui all’art. 323 c.p., gli avvocati difensori potranno chiedere l’emissione di sentenza di “non doversi procedere”, in quanto il fatto di cui sono imputati non è più previsto dalla legge come reato. C’è da dire che all’interno della Magistratura è in atto una forte contestazione per l’eliminazione di questo reato.

Già diversi tribunali, nelle scorse settimane, hanno sollevato davanti alla Consulta la possibile incostituzionalità della legge che ha abrogato l’abuso d’ufficio: sarebbe in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione per la possibile violazione degli obblighi derivanti dal diritto internazionale della Convenzione ONU di Merida, e con l’articolo 97 della Costituzione sui principi di imparzialità della Pubblica Amministrazione. E non è tutto, perché l’abolizione contrasta anche con le correnti normative europee.

La proposta di Direttiva del Parlamento Europeo del 3 maggio 2023, all’articolo 11, rubricato «Abuso d’ufficio», prevede tra l’altro che gli Stati membri «prendono le misure necessarie affinché sia punibile come reato l’intenzionale esecuzione od omissione di un atto, in violazione delle leggi, da parte di un funzionario pubblico nell'esercizio delle sue funzioni al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per un terzo». Se la proposta venisse approvata, l’Italia sarebbe costretta a reintrodurre l’abuso d’ufficio.

Nell’attesa della decisione della Corte Costituzionale e del Parlamento UE, gli oltre 3.600 condannati per abuso d’ufficio dal 1997 al 2020, hanno diritto di ottenere dal giudice dell’esecuzione la cancellazione dal casellario giudiziario e torneranno «immacolati»!

Cari lettori, credo di non avere null’altro da aggiungere…

A domani.

Mario

lunedì, dicembre 02, 2024

SAPORI D'AUTUNNO-INVERNO: LE FRITTELLE DI ZUCCA DOLCI. ECCO UNA FACILE RICETTA CASALINGA.


Oristano 2 dicembre 2024

Cari amici,

La ZUCCA, con la patata e il pomodoro, fa parte di quei vegetali importati in Europa in seguito alla scoperta dell'America, dove ci sono tracce di coltivazioni di questo vegetale già nel 5000 a.C. La ZUCCA, ortaggio classico di questo periodo, può essere definita la vera regina della stagione autunnale. Dopo avere assorbito il caldo estivo, le zucche sono infatti pronte per essere raccolte e mangiate proprio nel fresco periodo autunnale e invernale, con grande gioia dei nostri palati. Vegetale estremamente versatile, la zucca risulta ottima sia nella preparazione di piatti salati che dolci.

Frittelle

Tra le numerosissime ricette, oggi ho scelto per Voi una ricetta “dolce”, che contrasta non poco con i numerosi piatti salati che la zucca aiuta a preparare, ma state sicuri che si presta benissimo anche per realizzare deliziose preparazioni dolci! Ciò è dimostrato ampiamente dalle “Frittelle di zucca”, ovvero dei soffici e deliziosi bocconcini che conquistano al primo assaggio. La preparazione è alquanto semplice e non necessita di tanti ingredienti. Lo potrete constatare al primo assaggio!

INGREDIENTI (Per realizzare circa 20 frittelle): 250 gr zucca pulita, 250 gr farina 00, 100 ml latte, 80 gr di zucchero, 1uovo, scorza di limone, 1 bustina lievito in polvere per dolci, olio di semi di arachide e zucchero (per decorare).

LA PREPARAZIONE. Per prima cosa pulite la zucca, togliendo la buccia e i semi. Tagliate poi la zucca a dadini e fatela bollire in abbondante acqua per 20 minuti fino a che risulterà morbida. Scolate la zucca e frullatela insieme al latte. Trasferite la crema di zucca e latte in una ciotola, unite un uovo e amalgamate per bene. Unite ora, a poco a poco tutta la farina, mescolando bene con una frusta a mano in modo che non si formino grumi. Aggiungete anche il lievito in polvere per dolci e la scorza di limone grattugiato e uniformate il composto.

Ora fate scaldare in una casseruola alta una razione abbondante di olio di semi di arachidi. Quando l’olio sarà ben caldo prendete l’impasto per le frittelle dolci di zucca con un cucchiaio e con un altro cucchiaio mettetelo nell’olio bollente. Fate friggere 3 o 4 frittelle di zucca dolci alla volta, in modo che non si abbassi eccessivamente la temperatura dell’olio, e così possano cuocere uniformemente. Una volta che le frittelle di zucca saranno dorate e gonfie potete scolarle e passarle ancora calde nello zucchero semolato.

Queste frittelle di zucca dolci si gustano meglio servite ben calde. Alcuni consigli: Potete anche cuocere la zucca in forno, ma in questo caso dovrete aggiungere un pochino di latte in più perché verrà più asciutta. Friggete sempre in olio già caldo, altrimenti le frittelle assorbiranno troppo olio in cottura. Conservazione: le frittelle di zucca dolci si conservano per un giorno ma sono più buone appena fatte.

Cari amici, questa ricetta è semplice ma risulta di gusto molto piacevole. Se le fate assaggiare ai Vostri amici, potete accompagnare queste frittelle con una buona vernaccia d’annata come quella di CONTINI, ovviamente da bere moderatamente... in bicchierini!

A domani!

Mario

domenica, dicembre 01, 2024

LA TRISTE SOLITUDINE DEGLI ADOLESCENTI. QUESTO MALE È IN PERICOLOSO AUMENTO IN TUTTO IL MONDO, NONOSTANTE IL CRESCENTE USO DEI SOCIAL.


Oristano 1° dicembre 2024

Cari amici,

Inizio i post di dicembre affrontando un problema di grande delicatezza: "LA SOLITUDINE DEGLI ADOLESCENTI". Per quanto possa sembrare strano, in un mondo iperconnesso, dato lo straordinario sviluppo tecnologico che viviamo in questo millennio, la SOLITUDINE, in particolare negli adolescenti, risulta stranamente in aumento, con costante inaridimento delle relazioni sociali fisiche. Il mondo di Internet, che ha sempre decantato la possibilità di connettere tutti in un solo istante, ha creato solo un "mondo virtuale", che ha allontanato l’uomo dalla relazione fisica con gli altri simili! Si, questa trasformazione sociale di stampo tecnologico, ha inciso fortemente, in particolare sugli adolescenti, creando in loro una “nuova solitudine”, che ha portato aridità e indifferenza, anche stando a contatto tra di loro; i giovani adolescenti di oggi, seppure con in mano notte e giorno il loro inseparabile smartphone, soffrono sempre più di una pericolosa solitudine.

A sentire Livia Tomova, docente di Psicologia all'Università di Cardiff, «La solitudine tra gli adolescenti di tutto il mondo è quasi raddoppiata negli ultimi anni. Il bisogno di interazione sociale è particolarmente intenso in questa fase della vita e non siamo certi che le interazioni online possano soddisfarlo». Quanto affermato è ben espresso nel recente studio di cui è co-autrice, pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science.

Nel libro, scrive la Tomova, i ragazzi che hanno partecipato all’esperimento, hanno riferito che la sensazione di solitudine era aumentata, rispetto alla norma, dopo entrambe le sedute; in media era più bassa dopo l'isolamento dai social media, rispetto all'isolamento completo. Gli elettrodi usati hanno misurato, inoltre, un'elevata attività di stress. Le risposte alle minacce sono risultate aumentate del 70% dopo l'isolamento rispetto al valore di base, indipendentemente dal fatto che i partecipanti avessero interagito tramite i social o meno. «Questo studio dimostra che le interazioni digitali potrebbero non mitigare alcuni degli effetti profondi che l'isolamento sembra avere sugli adolescenti» ha affermato Livia Tomova.

Anche secondo uno studio del Journal of Adolescence, intitolato "Aumento a livello mondiale della solitudine adolescenziale", la salute mentale degli adolescenti di tutto il mondo ha iniziato a soffrire di solitudine dopo il 2012, in gran parte a causa dell'aumento dell'accesso agli smartphone e della crescita dell'uso di Internet. A livello mondiale, quasi il doppio degli adolescenti nel 2018 ha avuto livelli elevati di solitudine rispetto al 2012. Addirittura, dopo la pandemia, la solitudine dei ragazzi ha raggiunto livelli record. Amici, l’essere umano è un essere sociale e il suo cervello si è sviluppato nel corso dei millenni per interagire con altri esseri umani. Tuttavia, negli ultimi anni questo rapporto si è incrinato, a volte addirittura annullato, dando la precedenza, in particolare gli adolescenti, alle amicizie virtuali. L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, difficili per chiunque, soprattutto perché interessano il consolidamento delle importanti modifiche evolutive e neurologiche.

Durante queste transizioni, è importante il ruolo dei genitori. Essi debbono capire se un figlio si sente solo, accertare se è diventato introverso o evitante, più "appiccicoso" o persino "in regressione", ovvero se si stia comportando come un bambino piccolo. In questo stadio i genitori debbono, anziché infastidirsi, cercare di capire la causa di questo cambiamento nei figli e subito attivarsi per aiutarli.

In questa fase molti adolescenti si sentono incompresi in famiglia e perciò vorrebbero avere più amici. Gli amici sono di fondamentale importanza negli anni delle scuole superiori. Anche il ragazzo più socialmente indipendente desidera essere in relazione con gli altri. Se un genitore sente il proprio figlio desiderare più amici o parlare di come è stato escluso da qualcosa, non bisogna sottovalutarlo ma, bensì, dialogare con lui, cercare di capirlo. Gli adulti devono saper insegnare a interagire e crescere, infondendo fiducia nelle relazioni che un giovane sta cercando di formare al di fuori della famiglia.

Cari amici, l’adolescenza è un periodo davvero difficile, e i genitori non possono estraniarsi. Anche il ragazzo apparentemente più socievole, che ha molti amici, può provare un senso di solitudine. Le implicazioni negative della solitudine derivano dalla percezione di sentirsi isolati o incompresi. Proprio per questo non solo i genitori ma anche gli insegnanti, gli educatori e gli altri componenti del clan familiare, una volta identificato il segnale della solitudine, debbono essere vicini al ragazzo colpito; solo dimostrandogli concretamente la loro vicinanza, possono rassicurarlo e dimostrargli che, con il loro aiuto, non deve mai sentirsi solo! I compiti genitoriali, lo ricordo sempre, sono e saranno sempre a 360 gradi!

A domani.

Mario