Oristano 22 Aprile 2013
Cari amici,
la recente lettura di una storiella (riportata qui sotto per soddisfare la Vostra curiosità), che nell’apparenza mi ha fatto sorridere, mi ha però aperto l’animo ad una riflessione. Perché nella gran parte di noi il quieto vivere è cosi poco apprezzato? Perché non ci accontentiamo di quello che abbiamo o che, comunque, è a portata di mano? Perché raggiunto un traguardo riprendiamo subito a cercarne un altro? Perché, pur in maniera abbastanza diversa, siamo un po’ tutti dominati dall’ansia di continuare la “ricerca” della perfezione? La risposta credo sia abbastanza complessa.
Accontentarsi non è ne semplice ne facile. Pur in presenza di tante Cassandre che predicano che “chi si contenta gode”, che “chi troppo vuole nulla stringe”, accontentarsi è ritenuto non da saggi ma da pavidi, da vigliacchi. Eppure sapersi accontentare potrebbe essere una “buona ricetta” per essere felici. E’ molto importante avere un “atteggiamento positivo”, di gratitudine, verso la vita. E’ opportuno pensare che quello che abbiamo, spesso, è abbastanza e che molti altri sono stati meno fortunati di noi. Se, invece di continuare a desiderare quello che non abbiamo, apprezzassimo di più ciò che abbiamo già realizzato, se fossimo fieri ed entusiasti, insomma contenti e grati del nostro patrimonio, anche se piccolo, forse saremo più vicini alla felicità.
L’infelicità, lo sappiamo, è sempre in agguato! E’ quel sentimento negativo che ci avviluppa e che ci nega quella sensazione di gioia e di contentezza e di gratitudine che dovremo avere verso la vita; in sintesi quel sentimento capace di regalarci emozioni positive e non negative, come gelosia, invidia, ansia e insicurezza. Soltanto la contentezza, la gioia di essere e la gratitudine sono capaci di prevenire l’angosciante conflitto tra “ciò che siamo (la nostra realtà)” e “ciò che vorremmo essere (ossia il nostro io ideale)”, portatore di quel disagio esistenziale fonte prima della nostra infelicità.
Come suggerisce Marianne Williamson nel libro di spiritualità “The Shadow effect“ (Editore Sperling Paperback, Mar.2012), “per non aver paura dobbiamo imparare a pensare con amore e gratitudine”, perché non appena pensiamo senza provare amore cadiamo nella paura e quindi nella debolezza, nell’odio, nella gelosia, nell’invidia, nell’aggressività, nella collera, nella cattiveria, nell’orgoglio ferito, nell’avidità e nell’assenza di autostima; non appena pensiamo senza amore l’effetto-ombra (the Shadow effect, appunto), il nostro lato oscuro, si impossessa dei nostri pensieri! La positività deve sempre vincere sulla negatività!
Questo, cari amici, non significa però “accontentarsi”, rinunciare a migliorarsi, smettere di desiderare o cessare di porsi obbiettivi! Anzi, proprio quando si è grati e contenti per ciò che già si ha, non ci si fa prendere dalla fretta spasmodica di arrivare, che trasforma ogni nuovo desiderio in un angosciante nuovo traguardo da raggiungere! Per vivere in armonia bisogna dunque essere più razionali, concentrarsi su “ciò che abbiamo già”, non su “quello che ci manca”! Questo atteggiamento mentale ci rende gratificati, contenti ed entusiasti della vita! E con questo atteggiamento mentale di gratitudine/contentezza/entusiasmo che siamo in grado di gestire al meglio le emozioni negative che ci derivano proprio dall’ansia della perfezione.
Se l’atteggiamento mentale positivo è auspicabile per tutti i soggetti e per tutte le azioni della nostra vita, immaginatevi quanto è “particolarmente importante” nel difficile percorso della scelta del partner, nella ricerca del compagno/compagna della nostra vita. Difficile per entrambi, ma in modo particolare per una donna quando deve fare la scelta della sua vita! Accontentarsi in amore? Qualsiasi donna risponderebbe: MAI! Quando si parla di amore una donna ha aspettative semplicemente enormi. Il suo desiderio è quello di incontrare la persona giusta, angosciata dal possibile errore di valutazione. Proprio per questo “gira intorno al problema” continuamente e, spesso, ritorna al punto di partenza. Ha paura di accontentarsi, di fermarsi, continuando a cercare il meglio. Quest’ansia, pur con differenti gradualità, non è solo una questione di età: è presente in tutto l’arco temporale della vita di qualsiasi donna.
Cari amici, come dicevo all’inizio, questa mia riflessione è frutto della lettura di una storiella che incarna perfettamente questo modo comportamentale della specie umana. L’essere umano ha nel suo DNA l’angoscia della perfezione, ma deve imparare a dominarla. Solo così potrà, davvero, vivere la propria esistenza in maniera positiva. Ecco la storiella (reperita nell’immenso web).
IL NEGOZIO DEI MARITI.
A New York è stato di recente aperto un nuovo negozio dove le donne possono scegliere e comprare un marito. All'entrata sono esposte le istruzioni su come funziona il negozio:
- Puoi visitare il negozio solo una volta;
- Ci sono 6 piani e le caratteristiche degli uomini migliorano salendo;
- Puoi scegliere qualsiasi uomo ad un piano oppure salire al piano superiore;
- Non si può ritornare al piano inferiore.
Una donna decide di andare a visitare il Negozio di Mariti per trovare un compagno. Al primo piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro". La donna non sta nemmeno a pensarci su, e decide di salire al piano successivo. Al secondo piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro e amano i bambini". La donna pensa "beh, siamo proprio al minimo sindacale" e sale al successivo. Al terzo piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini e sono estremamente belli". "Wow" pensa la donna, ma si sente di salire ancora. Al quarto piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini, sono belli da morire e aiutano nei mestieri di casa". "Incredibile", esclama la donna, "posso difficilmente resistere!" Ma sale ancora. Al quinto piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini, sono belli da morire, aiutano nei mestieri di casa e sono estremamente romantici".
La donna è tentata di restare e sceglierne uno, ma alla fine decide di salire ancora e andare all'ultimo piano. Arriva quindi al sesto piano. Qui c'è solo un monitor, che ha questa scritta: "Benvenuta! Sei la visitatrice N° 31.415.926 di questo piano. Qui non ci sono uomini: questo piano esiste infatti solamente per dimostrare quanto sia impossibile accontentare una donna. Grazie per aver scelto il nostro negozio"!
Essendo la pubblicità l’anima del commercio, poco tempo dopo viene aperto, di fronte a questo negozio, un altro identico, ma destinato agli uomini: un negozio di mogli.
Anche qui all'entrata sono esposte le istruzioni su come funziona il negozio (visitabile una sola volta, 6 piani con le caratteristiche delle mogli, libertà di salire in tutti i 6 piani, impossibilità di tornare indietro):
- Al primo piano ci sono donne che amano fare sesso;
- Al secondo piano ci sono donne che amano fare sesso e sono ricche.
Contrariamente al negozio riservato alle mogli la stragrande maggioranza dei mariti a caccia di mogli si è fermata al secondo piano! I piani dal terzo al sesto non sono stati praticamente oggetto di visita!
Credo che, a parte le storielle che ci consentono di pensare un attimo con umorismo, dovremo fare sul serio un’attenta riflessione sulla nostra inestinguibile ansia di perfezione!
Grazie della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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