Oristano, 9 Agosto 2012
Cari amici,
Il campione olimpico dei 50 km di marcia, Alex Schwazer, non correrà ai Giochi olimpici di Londra 2012 perché risultato positivo all'Epo, durante i controlli dell'Agenzia Mondiale (Wada). Avrebbe dovuto gareggiare dopodomani, sabato mattina. Il CONI lo ha rimandato a casa.
In questa mia riflessione, però, non voglio annoiarvi con tutti i dettagli di questa tristissima storia ma riflettere sulle cause, sulle motivazioni, che l’hanno scatenata.
Intanto, cosa rara di questi tempi, è da apprezzare l’immediata confessione: “Volevo essere più forte per questa olimpiade. Ho sbagliato, la mia carriera è finita”; con queste parole il campione olimpico in carica dei 50 chilometri di marcia, il bolzanino Alex Schwazer, ha ‘confermato’ all’Ansa la sua positività al doping. “Ho fatto tutto da solo e di testa mia – ha proseguito l’ex azzurro – e dunque mi assumo tutte le responsabilità per quello che è successo”. Poi, la conclusione, amara: “La mia vita nell’atletica è finita oggi”.
Ho seguito in TV le riprese in diretta di questa amara confessione e mi è venuto da pensare “perché” un campione come Lui, sicuramente benestante, amato dai suoi tifosi e sostenitori, fidanzato con un’altra stella sportiva, si sia lasciato andare a compiere un’azione cosi vile, cosi sporca. Il punto focale che fa scattare dentro di noi molle anche perverse è l’accettare (o non accettare) i propri limiti. Accettarsi per quello che si è o non accettarsi, questo è il problema! Ogni giorno è in gioco, tra noi e le nostre forze, il nostro potenziale, la nostra “Autostima”. Il difficile è riuscire a convivere conoscendo ed accettando i propri limiti, solo cosi si può avere una reale e concreta autostima di se stessi! Ognuno di noi ha i propri limiti "invalicabili".
La parola “limite”, parlando delle nostre capacità, fa pensare ad un punto di arrivo che impedisce di andare oltre, blocca un percorso, una meta da raggiungere. E’ una sensazione non bella sentirsi frenati, sentire ad un certo punto di non “riuscire a”; in poche parole rendersi conto, che non si riesce ad andare più in là di dove si è arrivati fino a quel momento. E’ difficile accettarlo questo limite, se lo dobbiamo mettere in relazione a quello degli altri. Perché si fa fatica ad accettare i nostri limiti? Diverse e complesse le motivazioni. La più importante è che non riusciamo ad accettare la supremazia di un altro, di uno che ha capacità maggiori delle nostre. E’ questo il momento terribile della nostra “fragilità”, che ci rende disponibili ad accettare i compromessi, che ci mette in condizioni di tentare di “barare”, di trovare soluzioni alle nostre debolezze, anziché accettarci per quello che realmente siamo.
E’ necessario Imparare ad accettarsi. Accettarsi per molte persone è una difficile conquista che richiede sforzi e un lungo lavoro su se stessi. Si tratta di conoscersi profondamente, di avere verso se stessi una reale e convinta “autostima ed accettazione”; un volersi bene veramente, riuscire a perdonarsi le fragilità ed anche gli errori, gioire dei successi possibili, accettando sempre i propri limiti. Non dobbiamo mai dimenticare che la perfezione non esiste! Oggi, vivendo in una società dove conta più l’apparire che l’essere, il bombardamento dei media costringe le persone alla perenne ricerca della perfezione. E’ una società quella attuale che non accetta sbagli o errori: essere superati significa cadere nell’oblio, precipitare nell’oscurità degli inferi, perdere fama, denaro e onori. Il terrore di sbagliare un obiettivo, di non arrivare primi alla meta, significa caricare i concorrenti di eccessive aspettative, costringendo i soggetti deboli a cercare soluzioni impossibili, quindi a cercare di barare.
Oggi l’essere vincenti in ogni campo è diventato quasi un comandamento ineludibile, e le conseguenze sono davvero deleterie: ci si sente sempre sotto pressione e non all’altezza dei compiti che ci sono stati affidati. Nel caso di Alex, tra l’altro, era difficile accettare di non essere l’atleta forte e vincitore, come nel recente passato, primo a Pechino 2008!
Ho letto con attenzione le notizie che nel mondo del Web circolano in queste ore, e che riversano su un Ragazzo, uno sportivo un ex campione, una variegata immensità di fango. Alex Schwazer, atleta dalle capacità indiscusse in una disciplina difficile come la Marcia, ha deluso un po’ tutti: sportivi, amici e familiari. Ora lo si accusa di aver gettato una nazione intera nel disonore, e viene additato come un appestato, diventato oggetto mediatico di scherno e di ironie.
Io da questa pagina virtuale non voglio ne difenderlo ne parteggiare per Lui: la mia è solo una riflessione. Voglio chiarire subito: Alex Schwarzer ha commesso un errore gravissimo, subito riconosciuto però, e questo è già un fatto molto positivo che non ha molti precedenti. Ora, questo ex-campione, anzi ex-atleta (stante le sue dichiarazioni in merito all'eventuale proseguio della sua carriera) è solo un ragazzo distrutto che merita, comunque, rispetto. Chi sbaglia deve pagare. Chi paga e mentre lo fa si pente e chiede scusa, non merita di essere linciato, vilipeso, offeso e ingiuriato. Pur non assolvendolo dalla sua colpa lasciamolo meditare in pace; fuori dai riflettori saprà meglio comprendere i suoi errori, frutto probabilmente della schiacciante pressione imposta dai ritmi frenetici dei nostri tempi.
Anche nei delitti più efferati la pena, pure quella più grave, deve servire a redimere il condannato non a vilipenderlo. Alex ha sbagliato ma sono certo che ha da subito compreso il grave errore, confessandolo immediatamente. Questo dovrebbe dargli, senza ombra di dubbio, il diritto ad avere una prova d'appello, una seconda chance. Ad altri, meno pentiti di Lui, si è concesso ben altro! Lo sport da Lui praticato, però, non è il calcio...
Grazie, cari amici della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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