domenica, novembre 07, 2010

IL PRUNO SELVATICO ( PRUGNOLO O PRUNISCHEDDA): LE INCREDIBILI PROPRIETA’ SALUTARI DI UNA PIANTA … SPINOSA E DIMENTICATA!
















IL PRUNO SELVATICO ( PRUGNOLO O PRUNISCHEDDA): LE INCREDIBILI PROPRIETA’ SALUTARI DI UNA PIANTA … SPINOSA E DIMENTICATA!
Oristano 7 Novembre 2010
Cari amici,
oggi sono stato in campagna, nella mia campagna di Norbello. Cercavo funghi e mentre mi recavo nella zona collinare di S.Ignazio sono rimasto incantato da un bellissimo esemplare di Pruno selvatico ( da noi più noto come Prunischedda ) e l’ho fatto fotografare, con il telefonino, da mio figlio Santino. Tornato a casa, dopo aver fatto anche un bel bottino di funghi ( antunna di quella buona ) ho rivisto le foto del Pruno e mi è venuta voglia di scrivere qualcosa di più di quanto avevo già fatto su questo blog l’anno scorso. E’ una pianta davvero straordinaria, dalle mille virtù, oltre ad avere delle proprietà medicamentose incredibili, anche se pochi lo sanno.
Rivediamo insieme le qualità di questa bella pianta.
Il pruno selvatico, o prugnolo, in passato era molto più diffuso di oggi nelle nostre campagne.
Certo la sua è la triste sorte degli arbusti spontanei cacciati via dall’agricoltura intensiva che privilegia la quantità alla qualità. Oggi, dopo il lento ed inesorabile abbandono delle campagne, lo ritroviamo di nuovo nelle stradine campestri, nei limitari dei chiusi, svettante da una fitta selva di rovi o infestanti, allietandoci la vista in primavera con la sua bellissima fioritura, o in autunno con il colore bluastro delle sue piccole drupe che permangono sulla pianta per molto tempo.

DESCRIZIONE BOTANICA.
Il Prugnolo (Prunus spinosa L.) è un arbusto spinoso a lento accrescimento, dal fogliame caduco, alto mediamente da mezzo metro a due metri, che può raggiungere i 4-5 metri a seconda del portamento e dell'ambiente. Il fogliame assume in autunno un'intensa tonalità giallo-brunastra. I fiori si sviluppano molto prima della fogliazione, e compaiono a migliaia, per poco tempo, da marzo a maggio. Sono ermafroditi, di circa 1-2 cm., isolati o riuniti a tre su corti rametti. Emanano odore di miele e producono abbondante nettare. I frutti sono drupe sferiche di 10-15 mm. di diametro o al massimo grandi come una nocciola, brevemente peduncolate e coperte da una patina bluastra che diventa blu-nerastra a maturità. Il frutto ha un sapore aspro, molto acidulo e allappante che diventa poco più dolce dopo il primo gelo. Fruttifica da settembre a ottobre con drupe lungamente persistenti sui rami, mangiate volentieri da uccelli, lepri e volpi. Il legno è duro, con alburno rossastro e duramen rosso-bruno.
L’origine della pianta è incerto, anche se l’ipotesi più accreditata è che sia originaria dell'Asia settentrionale e del Nord Europa.
Il Prugnolo ama la luce e non sopporta a lungo l'ombra, cresce sulle pendici soleggiate, dalla pianura all’alta collina arrivando anche sino alla quota di 1500 metri.
In terreni aridi e pietrosi il Prugnolo cresce sparso a piccoli cespugli. In condizioni ottimali può formare in breve tempo agglomerati molto fitti che superano l'altezza di un uomo, espandendosi con i suoi germogli radicali. Per tale motivo consente di creare siepi impenetrabili.
E’ un arbusto abbastanza longevo: vive in media 60-70 anni.
Il Prugnolo è particolarmente “ribelle” alla coltura e non si lascia addomesticare facilmente: non accetta di essere trapiantato, nonostante i ripetuti tentativi. A questa pianta, inoltre, viene attribuito un “simbolismo” abbastanza interessante.
Il Prugnolo è simbolo di indipendenza. Nelle antiche credenze popolari era considerato albero magico: l'impenetrabile intreccio dei suoi rami poteva ospitare il bene e il male. Si credeva che piantandolo davanti alle case, queste fossero protette dal fuoco e dai fulmini, mentre gli abitanti lo erano delle malattie. Portato addosso il pruno selvatico allontana il male e le calamità ed elimina i demoni e le negatività. I bastoni da passeggio costruiti dai suoi rami erano un tempo apprezzati dai contadini e detti "bastoni di spino"; dovevano proteggere il viandante dalle forze oscure del male che si potevano nascondere nelle intricate siepi lungo i sentieri. A volte il suo legno era usato per preparare bacchette per la divinazione e bacchette capaci di esaudire i desideri. Queste particolari bacchette, confezionate da esperti ed in particolari periodi, venivano usate in quasi tutti i riti magici.
La pianta, però, è nota da millenni per le sue straordinarie ed eccezionali capacità medicamentose. Le parti maggiormente utilizzate dell’arbusto sono i fiori ed i frutti (prugnole), anche se in alcune zone vengono utilizzate anche le gemme, la corteccia e le foglie. Ecco, in dettaglio, le “particolari” ed incredibili qualità di questa pianta.
I FIORI. Questi contengono amigdalina (un glucoside cianogenetico), derivati della cumarina e flavonoglucosidi, che esercitano un'azione lassativa, diuretica e depurativa. L'effetto lassativo dei fiori è leggero ma efficace ed è seguito da un'azione antispasmodica (rilassante) della muscolatura che ricopre l'intestino crasso; sono molto indicati nella stitichezza funzionale, che si manifesta nei casi di colon irritabile. I fiori di Prugnolo sono dotati di proprietà depurative, diuretiche, lassative (particolarmente adatti ai bambini) , stomatiche, toniche, calmanti e vermifughe; furono anche usati nelle pleuriti come sudoriferi e contro l'idropisia. Per il contenuto in acido cianidrico i fiori freschi devono essere usati con cautela, attenendosi scrupolosamente alle dosi consigliate. In estremo oriente, i suoi candidi fiori, sono considerati il simbolo della primavera e della purezza.

I FRUTTI. Le prugnole o susine selvatiche contengono tannino (responsabile del tipico sapore aspro), flavonoidi, acido malico, saccarosio, pectina, gomma e vitamina C; al contrario dei fiori, sono astringenti e perciò utili in caso di diarrea semplice e di decomposizione intestinale; i frutti sono anche eupeptici (stimolano i processi digestivi), aperitivi e tonificanti dell'organismo in generale.
Il consumo dei frutti provoca un aumento dell'appetito e una sensazione rinfrescante e rivitalizzante; si possono mangiare freschi, cotti o sotto forma di sciroppo.
Il liquido di cottura delle prugnole si può utilizzare per effettuare tamponi nasali efficaci per fermare l'epistassi (emorragia nasale); si può usare anche per fare sciacqui e gargarismi in caso di gengivite (infiammazione delle gengive) e di faringite.
I frutti hanno proprietà astringenti e antidiarroiche, utilizzati anch' essi in gargarismi per la cura del mal di gola. Gli stessi, macerati, servono per la produzione di un noto liquore: la prunella. Il succo delle bacche contuse, fatto condensare a calore leggero e costante finché non diventava duro e nero come il succo di liquirizia, veniva chiamato Acacia nostra o Acacia germanica (per distinguerlo dal succo dell'Acacia Catechu) ed era utilizzato nei flussi di sangue, nelle diarree e nei vomiti alla dose di 60 centigrammi fino a 4 grammi.
La mandorla del nocciolo di Prunus spinosa contiene Amigdalina, glucoside cianogenetico dalle proprietà tossiche, contenuto anche nelle mandorle amare del Prunus amygdalus.
LE FOGLIE. Le foglie del Pruno Selvatico contengono diversi principi attivi: Flavonoidi, cumarine, nitriglicosidi, benzaldeide, prunasoside, amigdalina (meno dei fiori). L’epoca di raccolta consigliata è quella che va da Maggio a Settembre. Le foglie hanno proprietà: antidiabetiche, antiasmatiche, astringenti, depurative e dissetanti. Opportunamente seccate possono essere usate, per uso interno, in infuso e risultano utili come dissetante, come depurativo del sangue e dell’organismo. Si può usare anche come decotto, mettendo a bollire 1 cucchiaio da dessert di foglie, fiori o corteccia per 2 minuti in 1 tazza d'acqua; lasciare in infusione per 10 minuti e berne 2 tazze tra i pasti.
Nell’uso esterno l’infuso può adoperarsi per fare gargarismi astringenti per lievi flogosi delle mucose orofaringee, nel mal di gola e per irrigazioni vaginali in caso di leucorrea.
LE GEMME. Il derivato meristematico di Prugnolo ricavato dalle gemme, è di recente introduzione in fitoterapia e si ottiene mediante macerazione in appropriata soluzione idrogliceroalcolica delle gemme fresche raccolte all'inizio della primavera prima della loro schiusura.
LA CORTECCIA. Il rivestimento corticale contiene: Florizina, Olio essenziale e Tannini. I periodi consigliati per la raccolta sono la primavera e l’autunno. Le istruzioni d’uso sono quelle di asportare la corteccia dai giovani rami e farla seccare bene. Il prodotto va stagionato per 4-5 giorni e conservato al riparo della luce e dall'umidità. E’ preferibile custodire il prodotto in sacchetti.
Le proprietà della amara corteccia sono diverse: antiasmatica, antidiabetica, astringente delle vie digerenti, costipante, diuretica e febbrifuga. Può essere usata in decotto (al 2-,3-4%), e bevuto nella quantità di due o tre bicchieri al giorno. E’ utile in casi di catarri intestinali, nelle diarree e dissenterie ed in caso di attacchi febbrili.
Il prugnolo ha utilizzi anche come base per liquori. I frutti del prugno spinoso sono utilizzati in alcuni paesi per produrre bevande alcoliche (in Inghilterra lo sloe gin, in Navarra, Spagna, il patxaràn, in Francia la prunelle, in Giappone l' umeshu ed in Italia la prunella il "prospino" e il bargnolino). Con alcool, zucchero, vino bianco e bacche di prugnolo mature, si può preparare un buon liquore digestivo; con la distillazione dei frutti, invece, si ottiene dell’ottima acquavite.
La corteccia della pianta era utilizzata in passato per colorare di rosso la lana.
Il legno, come quello di molti alberi da frutto, è un apprezzato combustibile.
USO IN CUCINA. I frutti molto aspri, contengono vitamina C, possono essere raccolti dopo le prime gelate, quando raggiungono la maturazione, per farne liquori, bibite, marmellate. Per la gioia della conoscenza ecco, ora alcune “Ricette”, di antica elaborazione ma sempre…buonissime!
Marmellata di zucche e prugnoli.
Preparare 700 g circa di marmellata di zucche nel modo tradizionale. A parte preparare 300 g di marmellata di prugnoli (Prunus spinosa) debitamente passata nel passaverdure. Unire le marmellate ancora calde e far cuocere per qualche minuto mescolando accuratamente.
Liquore di prugnoli.
Lavare e lasciare asciugare 500 g di drupe di prugnolo su uno straccio assorbente, poi introdurle in un vaso a chiusura ermetica con 400 g di zucchero, alcuni chicchi di caffè e mezzo litro di alcol a 90°. Lasciare riposare per un mese, agitando di tanto in tanto. Aggiungere poi mezzo litro di vino bianco secco e agitare. Dopo alcuni giorni filtrare il tutto.
Liquore di prugnolo.
Lavare e lasciare asciugare per un giorno le drupe di prugnolo su un foglio di carta assorbente, poi metterle in un vaso e cospargerle con due cucchiai di zucchero. Dopo due giorni di macerazione versare alcol e chiodi di garofano e lasciare ancora in macerazione per 15 giorni in un luogo caldo. Poi portare il vaso in cantina e lasciarlo lì per un mese e mezzo, dopo di che filtrare e aggiungere l'acqua distillata. Consumare il liquore dopo sei mesi di stagionatura.
Grappa di prugnoli.
Mettere i prugnoli nella grappa per tre mesi, spremendo delicatamente i prugnoli e agitando di tanto in tanto; filtrare poi il liquido, unire un po’ di zucchero ed imbottigliare. Lasciare a riposo per alcuni mesi.
Potremo continuare ancora per molto per evidenziare e decantare le strabilianti proprietà di questo stupendo arbusto, capace di darci, per la gioia della vista, tanti bellissimi e profumati fiori e per la gioia del nostro corpo tante nobili e preziose sostanze, utili in mille occasioni.
La Sardegna è orgogliosa di dare ospitalità a piante cosi interessanti, cosi utili e cosi preziose!
Speriamo che niente e nessuno possa, mai, distruggere questo nostro angolo di paradiso!
Ciao a tutti!
Mario

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Descrizione assai esauriente quasi una poetica narrazione per questa stupenda pianta.Complimenti

Anonimo ha detto...

Grazie della descrizione,anche a Malcesine sul lago di garda stanno invadendo i prati non più pascolati,Seguirò le indicazioni per il liquore!cin cin.

mammocchiona ha detto...

Un articolo meraviglioso! Non si finisce mai di imparare, grazie!

Anonimo ha detto...

Grazie Mario

della descrizione e del sentimento di amore per lo splendido mondo vivente intorno a noi.
Roberta

Anonimo ha detto...

anch'io incontro questo alberello ai bordi di stradette verdi di campagna..io e il mio labrador BILL e bracco tedesco DIANA lo salutiamo quando passiamo nei suoi paraggi.Sapevo di alcune proprietà salutari..Complimenti a voi e un grazie...... da Cividale del Friuli

Pascolini Giovanni
il profilo è su FB..

Claudios ha detto...

Una descrizione esaurientissima che mi ha fatto ricordare quando da giovane lungo gli argini dei torrenti a fine novembre si raccoglievano i frutti "brombioi" per mangiarli ma solo quelli appassiti perchè gli altri ti legavano la lingua. Grazie per questo stupendo trattato e per le ricette.
Claudio S. - Vicenza

Giulia ha detto...

Che bellissima descrizione, grazie! Questa mattina ho notato queste bacche mentre raccoglievo more con mia madre e mi sono chiesta se fossero commestibili (altro chè, leggendo il suo post!). Lei consiglia di raccoglierle dopo le prime gelate, pensa che potrei raccoglierle adesso in agosto invece? Mi sembrano molto mature, di un bel viola scuro e sode.

Silvia ha detto...

grazie Mario, sei uno squisito maestro...

Donatella ha detto...

Mio nonno era un esperto, conosceva i posti dove crescevano e portava sempre a casa quei frutti in autunno. La nonna aromatizzava la grappa e la si usava come digestivo quando c'erano ospiti.
Che bei ricordi. Ora che sono cresciuta non posso dimenticare.... E proprio in onore al nonno e al mio passato mi piace informarmi e scrivere di queste tradizioni dimenticate.
Donatella

giuseppina ha detto...

Grazie per la esauriente spiegazione .Io abito in Provenza e qui ci sono prugnoli dappertutto! Almeno adesso so cosa farne . Un saluto .

anna maria ha detto...

Grazie per questa descrizone cosi` esauriente ed interessante di questa pianta di cui ci sono attualmente moltissimi esemplari fioriti nella mia zona (campagna pugliese).

Anonimo ha detto...

E' la meraviglia della natura.io abito in abruzzo.nella mia zona ce ne sono tanti.vorrei sapere come fare una buona marmellata eliminando il sapore allappante.complimenti amico Mario x l'amore x la natura che condivido pienamente.mi rilassa molto andare x more oppure solo ammirare il miracolo della natura mentre passeggio con il mio cane.Rosanna

Anonimo ha detto...

GRAZIE MOLTO UTILE!!!

cristina ha detto...

Grazie Sig. Mario per tutte le informazioni date, è stato molto gentile.
Saluti, Cristina.

Anonimo ha detto...

Ieri pomeriggio, in un sentiero della campagna pugliese, me ne sono fatto una scorpacciata, memore di quando li mangiavo da bambino, in Sardegna.
Mal me ne incolse: all'alba sono stato malissimo, con crampi allo stomaco,pesantezza, aria etc etc...per caso qualcuno sa se queste bacche, per le quali vado matto, possono provocare effetti tossici?
Grazie

Unknown ha detto...

grazie amico mario un gran bell articolo

Anonimo ha detto...

qualche istante fa ho finito di mescolare sa "Prunischedda" che dal giorno 27 luglio, dopo averle raccolte e tenute in mezzo all'alcool finalmente oggi imbotigliato. Ragazzi gusto maraviglioso.BELLA SARDEGNA

Anonimo ha detto...

scusate dimenticavo va tenuto in freezer freddo si gusta meglio. Eugenio Meravigliosa "PRUISCHEDDA BAULADESA" BELLA SARDEGNA

giuseppe pulieri ha detto...

Fantastica descrizione del magico.Ho una siepe di pruni lunga quasi un chilimetroe pensavo di allungarla con i nuovi nati che mi stanno invadendo il noccioleto,ma se mi dici che e 'impossibile trapiantarli...Faro' comunque un tentativo cospargendoli di ormone radicante e se prendono,li porto da viterbo a Pantelleria.Grazie Mario.

Unknown ha detto...

Grande meno male che ci sono persone come lei.abito in campagna e nel mio terreno ce ne sono alcuni.

Anonimo ha detto...

Se la mandorla è tossica va tolta dalle preparazioni? Io vorrei fare liquore o grappa. Grazie l'articolo è molto interessante.

Anonimo ha detto...

Grazie: molto bella la descrizione. Commuovente anche il rapporto uomo-pianta: come veneivano vite queste piante in passato, come simboli anche dell'indipendenza e di cacciar via il male. Grazie ancora.

Fabrizio ha detto...

Grazie bellissimo articolo, noi abbiamo molte piante e da qualche anno preparo il bargnolino, mettendo in infusione le bacche per una quarantina di giorni e poi unendo uno sciroppo preparato con vino gutturnio e zucchero. Tutti gli amici lo apprezzano moltissimo! Confermo che i nostri tentativi di trapianto sono sempre falliti...
Grazie ancora

Leonardo da Orotelli ( non Da Vinci) ha detto...

Proprio questa mattina durante la solita passeggiata nella periferia di Nuoro,mi sono imbattuto in una vecchia recinzione di questa bella pianta,conoscevo già i
suoi frutti. Non appena arriveranno a maturazione seguirò i tuoi consigli, grazie Mario salutoni da Nuoro Leonardo Virde.

Unknown ha detto...

Buongiorno,
L'anno scorso ho scoperto questa pianta. Nel parco dove ogni mattina vado a camminare vedo alcune persone che raccolgono quelle che a me sembravano delle more. Mi avvicino e chiedo cosa fossero quei frutti mai considerati prima. Era fine agosto. Faccio qualche ricerca su internet e vengo a conoscenza della possibilità di utilizzo di queste bacche e del periodo di raccolta. Quando ad Ottobre inoltrato sono andato per raccogliere, erano già terminate tranne per circa 300gr, per la maggior parte raggrinzite. Le ho prese lo stesso ed ho fatto un liquore. Ora siamo a fine maggio e la siepe che le produce è bella carica di questi frutti così come sono rappresentati nelle immagini. E qui vengo alla domanda: bisogna raccoglierli per forza ad ottobre/novembre o si possono prendere anche adesso per fare il liquore. Temo che se faccio passare l'estate mi ritrovo nella stessa situazione dell'anno passato.
Aldo

Fabrizio ha detto...

Ciao Aldo, per la mia esperienza, ti posso dire che il liquore viene bene anche con le bacche raccolte a fine estate, diciamo a settembre.
Anche a me è successo di aspettare che si raggrinzissero, ma a quel punto basta qualche giorno di maltempo, con vento, ed ecco che cascano tutte a terra...e si rimane a bocca asciutta! :-(
A me non è mai capitato che cascassero, quando sono ancora belle turgide e piene.
Però rileggendo il tuo post mi viene un dubbio: nel tuo caso ad ottobre non c'erano più poichè cascate o perchè qualcun altro aveva ben pensato di raccoglierle? :-D In tal caso devi per forza giocare d'anticipo...o trovare qualche pianta in luoghi meno frequentati!

Unknown ha detto...

Caro Fabrizio,
secondo me erano già state raccolte quella volta che avevo notato quelle persone a cui avevo chiesto informazioni. Le avevano raccolte ad agosto. Adesso a inizio giugno ho visto gli arbusti già molto carichi di bacche belle gonfie e integre, ripeto, così come vengono rappresentate nelle immagini. E proprio per anticipare qualche altro estimatore, volevo capire quanto tempo prima del canonico autunno era comunque possibile raccoglierle per farne liquore.
Ciao.
Aldo