Oristano 10 novembre 2024
Cari amici,
Quando alla fine dell’Ottocento
le viti europee cominciarono ad ammalarsi seriamente, in particolare in Francia,
a causa della FILLOSERA, un insetto proveniente dagli USA che attaccava
le radici delle viti, l'infestazione si propagò rapidamente in tutto il Continente, mettendo in ginocchio la
viticoltura europea e portando all'estinzione di alcune varietà di vite
coltivate e propagate sin dal Medioevo.
Furono tentate molte
strade per arginare il flagello, ma senza successo. Le uniche viti che
dimostravano di resistere al parassita erano le viti americane e i loro ibridi,
in quanto avendo combattuto per molto tempo il parassita, le specie
d'oltreoceano avevano sviluppato un apparato radicale piuttosto resistente all’attacco
della fillossera. La soluzione che fu adottata fu quella dell’innesto di
viti europee su ceppi di vite americana; furono selezionate tre varietà di
V. riparia, V. rupestris e V. berlandieri, che da allora furono coltivate
estensivamente per diventare basi da innesto su cui applicare l'apparato
vegetativo della Vitis Vinifera.
Con questa straordinaria
ricostruzione, i nuovi vigneti ripresero a produrre, ma la storia del vino di
una volta era cambiata per sempre, e ancora oggi, camminando tra i vigneti,
possiamo osservare il punto di innesto tra la vite europea e le radici di vite
americana. Ebbene, amici, l’Europa e l’America in questo campo continuano ad essere
strettamente legate: ora un ambizioso progetto di ricerca portato avanti negli USA dal National
Institute of Food and Agriculture (NIFA), e dall’Arkansas Agricultural Experiment
Station, un’istituzione di punta per l’innovazione in agricoltura, punta a
creare una nuova varietà di uva che unisca le migliori caratteristiche di due
specie molto diverse: i moscati e la vitis vinifera.
Il progetto americano mira a
combinare la resistenza alle malattie e i sapori unici dei moscati, molto
apprezzati negli Stati Uniti, con le qualità desiderate della vitis vinifera,
come ad esempio la buccia sottile, la consistenza croccante e la mancanza di semi,
caratteristiche tipiche dell’uva da tavola. Il risultato di questo studio sarà una “super uva”
in grado di offrire ai consumatori un prodotto di alta qualità e all’industria
agricola una maggiore sostenibilità. Certo, è una sfida difficile da affrontare, poiché
l’uva moscato e la vitis vinifera possiedono un diverso numero di
cromosomi.
La docente Renee
Threlfall, professore associato di enologia e viticoltura presso il
dipartimento di scienze alimentari, e Margaret Worthington, esperta di
breeding dell’Arkansas Agricultural Experiment Station, sono alla guida
dell’ambizioso progetto. Threlfall ha cercato di spiegare ai media come l’idea
di questa ricerca fosse in fase di elaborazione da oltre un decennio, in attesa
dei partner giusti per formare il team multidisciplinare necessario.
Il progetto prevede la
formazione di sei team di ricerca, ognuno con obiettivi specifici che spaziano
dalla genetica alla patologia, passando per il marketing e la produzione. Il
team di Threlfall è concentrato sulla qualità del frutto, mentre quello di
Worthington è operativo sull’aspetto del breeding, ovvero l’incrocio tra le due
specie. Margaret Worthington ha sottolineato l’importanza
dell’allevamento assistito da marcatori genetici, una tecnica che consente di
accelerare il processo di selezione delle piante. Grazie a questo metodo, gli
scienziati possono analizzare i marcatori genetici per identificare i tratti
favorevoli già in una fase preliminare, evitando così costose e lunghe prove
sul campo. Processo che consente di ridurre i tempi di sviluppo di nuovi ibridi
di uva, capaci di unire la resilienza e la resistenza alle malattie dei moscati
con le qualità organolettiche della vitis vinifera, come il sapore dolce e la
consistenza croccante.
L’obiettivo che si è post
il Team non è solo quello di creare una nuova varietà di uva, ma anche quello
di rendere più sostenibile e resiliente l’intera industria vitivinicola
statunitense. Secondo Renee Threlfall, la pianificazione e la
collaborazione tra i vari partner di ricerca risulta fondamentale per il
successo dell’iniziativa. La collaborazione internazionale e l’impiego di
tecnologie avanzate sono la via che consente di migliorare la qualità della
frutta, offrendo agli agricoltori nuove opportunità di coltivazione.
Cari amici, questo
progetto di ricerca, indubbiamente ambizioso, contribuirà certamente a
migliorare le tecniche di coltivazione della vite e a creare uve più resistenti
e di maggiore qualità. Il lavoro portato avanti dal National Institute of Food
and Agriculture dell’Arkansas e dall’Agricultural Experiment Station,
rappresentava solo uno dei tanti esempi di come l’innovazione in campo agricolo
può comportare un positivo impatto sia sull’economia che sull’ambiente.
A domani.
Mario
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