mercoledì, maggio 01, 2024

IL “MADE IN ITALY”, MESSO KO DAL MERCATO EUROPEO GLOBALIZZATO. LA CONTRAFFAZIONE IMPERVERSA, TANTO CHE MOLTI PRODOTTI POSSIAMO CHIAMARLI “FAKE IN ITALY”.


Oristano 1° maggio 2024

Cari amici,

Oggi 1° maggio è il giorno dedicato alla festa del lavoro. Un lavoro sempre meno protetto, che, colpevole la grande spinta imposta dalla globalizzazione, per restare competitivi, impone ritmi che fanno sempre più vittime. L'Italia, con l'eccezionale bontà dei suoi prodotti, cerca di trovare soluzione all'arrivo delle tante imitazioni provenienti da ogni parte del mondo. La fama della bontà del prodotto italiano, sempre di alta qualità sotto tutti i punti di vista, appare sempre più in pericolo, nel senso che, senza le necessarie norme di tutela, i nostri prodotti sono destinati al tramonto. All’estero, prodotti come il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, così come i salami, il pane di Altamura, il Grano, l’Uva, la Frutta, e molto altro, erano apprezzati e collocati al più alto livello per la loro bontà e l’assenza di prodotti nocivi utilizzati durante la produzione. Con l’apertura dei mercati esteri, in primis la Globalizzazione, e le regole imposte dall’ingresso nell’Unione Europea, l’imitazione del prodotto italiano sta raggiungendo livelli mai raggiunti prima.

A denunciare questa situazione è stata di recente la COLDIRETTI, che dopo tanti sospetti ha deciso di andare a “vederci chiaro”. Ha riunito un bel gruppo di agricoltori (circa diecimila) al passo del Brennero, dove transitano tanti tir carichi di prodotti alimentari provenienti dall’estero. Una mobilitazione, quella preparata da Coldiretti, per dire STOP all’invasione di cibo straniero, spesso venduto come nazionale, avviando anche una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti ad estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea.

Ma cosa hanno scoperto esattamente, al passo del Brennero, i mobilitati della Coldiretti? Mica poco! Per esempio un carico di prosciutti prodotti in Danimarca e destinati a Modena (dove sarebbero diventati “nostrani”), del pane confezionato nella Repubblica Ceca, alla maniera di quello di Altamura, un dop di alto livello; ma anche frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia diretta in Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e con destinazione Verona. Pensate, pure un tir carico di grano senza tracciabilità che sarebbe diventato grano italiano! Cosa rimane, dunque, del vero prodotto italiano di alta qualità? Poco o niente, perché in questo modo il Made in Italy, sta diventando solo un “Fake in Italy”.

Il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini così commenta con amarezza: «Ci dicevano che al Brennero non avremmo trovato camion in ingresso che trasportavano prodotti agroalimentari come li avevamo trovati negli anni passati; purtroppo, i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario. Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini. Questo non è più accettabile e vale per tutti i prodotti. Vogliamo una giusta trasparenza rispetto a quelle che sono le informazioni che devono essere date ai cittadini: per questo – ha concluso Prandini – serve l’obbligo di origine a livello europeo. Poi siano i cittadini a scegliere con consapevolezza cosa acquistare».

Amici, i prodotti prima indicati sono solo la punta dell’iceberg, perché la lista è lunga: va dai pomodori San Marzano, che arrivano sulle tavole dei consumatori da Grecia, Spagna, Francia, Germania, senza logo della certificazione dop e senza alcuna tracciabilità e tutela, alla mozzarella di bufala, dall’olio extravergine di oliva al vino, dalla ricotta fresca prodotta in Nord Europa, destina a Latina, alle arance provenienti dalla Gran Bretagna (forse provenienti dalle Canarie) spedite a Ferrara. Che dire, poi, delle centinaia di quintali di latte austriaco e belga con destinazione praticamente su tutto il territorio nazionale, che va dalla Campania alle Marche, dal Trevigiano a Collecchio?

Nella due giorni di presidio effettuato dalla Coldiretti sono stati quasi un centinaio i tir e le autobotti aperte con il supporto determinante delle forze dell’ordine: della Guardia di Finanza dei carabinieri dei Nas, della polizia  e dei vigili del fuoco. Con la mobilitazione al Brennero è partita, come accennato prima, una raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea. L’obiettivo è arrivare a un milione di sottoscrizioni.

Cari amici, la richiesta della Coldiretti è quella «di imporre un netto stop alle importazioni sleali di cibo prodotto secondo modalità vietate in Italia e in Europa; dall'uso di sostanze pericolose per la salute, allo sfruttamento del lavoro, oltre ad ignorare la necessaria salvaguardia dell'ambiente. Non è possibile che si spacci per italiano un cibo che non è stato coltivato o allevato in Italia: dalle cosce di prosciutto estero che, dopo la salatura e la stagionatura, diventano prosciutto italiano, dal latte prodotto chi sa dove, che diventa mozzarella italiana! È un furto d'identità che inganna i consumatori e toglie reddito agli agricoltori. Una richiesta forte, quella di Coldiretti, che tutti dovremmo condividere!

A domani.

Mario

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