Oristano 21 Ottobre 2015
Cari amici,
‘Quer pasticciaccio brutto de via Merulana’ è un famoso
romanzo dello scrittore italiano Carlo Emilio Gadda. Dato alle stampe nel
dopoguerra (fu pubblicato a puntate nel 1946 sulla rivista Letteratura),
il romanzo entrò in libreria nel 1957 edito dalla Garzanti. Prendo in prestito il
titolo di questo romanzo per ironizzare sugli eterni “pasticci” della nostra ‘mamma
RAI, che, nonostante i tentativi fatti, continua ad essere per molti italiani
la “pietra dello scandalo” della comunicazione, fatta da quella nostra TV pubblica
a carattere nazionale.
Non è certo questo Blog il
luogo adatto per fare affermazioni pro o contro la validità di questa struttura
che, forse, meriterebbe ben altra configurazione; sono sicuro che non
basterebbe un ponderoso romanzo “alla Vespa” per raccontarne la storia. Il mio
post di oggi vuole essere solo una modesta riflessione, che intende riepilogare
solo gli ultimi avvenimenti, ripercorrere (qualche volta assentendo, altre
dissentendo) “l’ultimo miglio”, quello che, strombazzato nell’ottica di “portare
fuori” la RAI dal potere dei partiti, altro non ha fatto che menare il can
per l’aia, cambiando gattopardescamente tutto per non cambiare proprio niente. Vediamone
insieme i dettagli.
Dopo una infinita serie
di rinvii e affermazioni prive di riscontro reale, finalmente l'Assemblea di
Palazzo Madama nel Luglio scorso ha approvato la riforma della Rai, con 142
voti favorevoli, 92 voti contrari e nessun astenuto. L’iter non è ancora
terminato, in quanto il DDL deve ancora passare alla Camera, dove è atteso a breve. Lo scorso 4 Agosto, tuttavia, è stato nominato il nuovo Cda, che
risulta così composto:
Nuovo presidente è Monica
Maggioni, 51 anni, una vita trascorsa come giornalista all'interno del
servizio pubblico (dal 2013 era direttore di RAI News); nuovo Amministratore Delegato
(nuova carica che assorbe, ampliate, le funzioni del precedente Direttore
Generale) è Antonio Campo Dall'Orto, 51 anni, già Vice Direttore di
Canale 5, poi A.D. di MTV. I sette membri del nuovo CDA sono: Franco Siddi,
62 anni, ex segretario della FNSI, Guelfo Guelfi, 70 anni, nella ‘squadra
comunicazione’ di Matteo Renzi, Rita Borioni, 50 anni, autrice e
conduttrice tv, storica dell'arte, Paolo Messa, 39 anni, editore della
testata Formiche, Giancarlo Mazzuca, 67 anni, direttore de Il Giorno, Arturo
Diaconale, 70 anni, presidente del parco nazionale del Gran Sasso, Carlo
Freccero, 68 anni, ex Direttore di varie testate Rai, esperto di
comunicazione.
Monica Maggioni con Antonio Campo Dall'Orto
Ma, in effetti, cosa
cambia di preciso con la riforma? Come sarà la "nuova" Rai? Intanto
il cambiamento riguarda il CDA: il Consiglio di Amministrazione, fino ad oggi
composto da 9 membri (7 eletti dalla Commissione di Vigilanza, 2 scelti dal
Tesoro), passerà a 7: 2 eletti dalla Camera, 2 dal Senato, 1 dai dipendenti
dell'azienda (si tratta di una novità assoluta), più 1'Amministratore Delegato,
scelto dal Governo (e, diversamente dal passato con “diritto di voto”), e 1 Presidente
indicato dal Governo, nomina che però necessiterà dell'approvazione dei 2/3 dei
commissari della Vigilanza.
La riforma ha introdotto
anche il divieto di vendere più del 10 per cento del capitale della Rai ai
privati, se si vuole mantenere la concessione di Stato. In più, entro un anno
dall'entrata in vigore della riforma, l'esecutivo dovrà adottare un "testo
unico della radiotelevisione" (già previsto dalla legge Gasparri ma
mai attuato), per fissare "criteri di riordino e semplificazione
delle disposizioni vigenti, la definizione dei compiti del servizio pubblico
con riguardo alle diverse piattaforme tecnologiche, tenendo conto della
innovazione tecnologica e della convergenza delle piattaforme
distributive". Con questa riforma il Governo avrebbe dovuto approvare
anche i nuovi modi di esazione del canone, ma l'emendamento, al momento del
varo del Decreto, non fu approvato.
Il “nodo gordiano”
del canone è stato reciso da Renzi catapultandolo all’interno della Legge di Stabilità:
e proprio li che Renzi, con la sua spada affilata, ha tagliato secco il nodo: dal 2016
tutti gli italiani pagheranno il canone RAI con la bolletta elettrica! Pur
fintamente ridotto a 100 Euro, nel 2016 ogni capofamiglia pagherà il canone Rai
diviso in 6 rate da 16 euro e 66 centesimi ognuna. Verserà questo balzello allo
Stato attraverso la bolletta elettrica che gli arriva nella casa dove risiede. Ma,
direte Voi, e se uno non vuole pagare? Cosa succede se un utente dell’Enel o di
altro gestore elettrico si rifiuta di pagare il canone incluso in bolletta? Per
chiarirlo facciamo un esempio pratico, attraverso una simulazione.
Nel Febbraio del 2016
arriva a casa del signor Rossi la bolletta elettrica bimestrale, caricata però
della prima delle 6 rate del canone della Rai (16,66 euro). Il signor Rossi
però non è d’accordo, in quanto sostiene di non possedere televisori o
apparecchi che ricevono i canali Rai. Si reca quindi all'ufficio postale,
compila un bollettino in bianco e versa il solo importo della corrente,
rifiutando di pagare la rata del canone TV. A quel punto l’amministrazione
della società elettrica segnala il possibile evasore all'Agenzia delle Entrate.
La società elettrica ha interesse a " denunciare" il signor Rossi
perché altrimenti rischia una sanzione di 30 euro (l'anno) per ogni
segnalazione mancata, come stabilisce la Legge di Stabilità.
Il signor Rossi, ricevuta
la contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, risponde allegando l’autocertificazione
che dichiara di non essere tenuto al versamento dell'imposta televisiva in
quanto non in possesso in casa sua di un televisore, un computer, un tablet o
apparecchi in grado di ricevere programmi televisivi. A quel punto, la palla è tornata
nel campo della Rai e dell'Agenzia delle Entrate, chiamate entrambe a
dimostrare che il signor Rossi è il solito irriducibile portoghese del canone TV!
A questo punto della
vertenza la Legge di Stabilità prevede due tagliole per l’utente presunto
evasore: se accertata l’evasione scatta una "sanzione amministrativa"
di 500 euro, ma non solo. In considerazione della rilasciata “falsa” autocertificazione, l’evasore
rientra nelle maglie della legge 445 del 2000, che considera l'autocertificazione un reato perseguibile in sede penale. Pur in presenza di sanzioni pesanti, di
“due tagliole” abbastanza pericolose, pensate Voi che esse risulteranno efficaci? Saranno
in grado la Rai e l’Ufficio delle Entrate, di dimostrare davvero l’accertata evasione?
Cari amici, personalmente
sono convinto che la TV pubblica andrebbe regolamentata in altro modo e, soprattutto,
senza alcun canone: ci sono mille modi per finanziare programmi culturali, formativi
e di interesse collettivo, con i denari ricavati dallo Stato attraverso le già gravose tasse! Per il
resto anche la TV pubblica, che ha al suo interno una grande struttura commerciale,
dovrebbe ricavare i necessari introiti attraverso la pubblicità, come del resto fanno
le diverse TV private in campo. Ma tant’è!
Matteo Salvini, per
esempio, è un politico che personalmente non mi è molto simpatico. Ma quando l’altro
giorno ha detto che lui il canone non l’avrebbe pagato, in quanto non possiede
nessun tipo di apparecchio ricevente programmi TV, credo, nel caso l’affermazione da Lui fatta risultasse
vera, che la sua contestazione sarebbe sacrosanta!
Come ho detto all’inizio
tutti a parole dichiarano di voler riformare la RAI ma alla fine vince sempre
il famoso e mai estinto Gattopardo!
Ciao, amici, a domani.
Mario
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