Oristano26 Febbraio 2012
Cari amici,
leggevo avant’ieri sull’Unione Sarda, nella pagina della nostra cronaca regionale, l’articolo sul prossimo trasferimento della struttura carceraria circondariale da Piazza Manno al nuovo carcere di Massama, ormai praticamente terminato.
A parte la soddisfazione per la realizzazione di una struttura che consentirà condizioni abitative certamente più adeguate sia ai detenuti che al personale, è arrivato il momento di dare alla struttura attuale, l'antico palazzo dei giudici del Giudicato d'Arborea, ed alla piazza che la ospita, una destinazione finalmente consona alla sua storia ed al suo glorioso passato. Accompagnava l'articolo un interessante intervento del Prof. Raimondo Zucca dal titolo: "Palazzo Giudicale, niente Pastrocchi".
Oristano è una città ricca di storia e Piazza Manno, in particolare, costituisce uno dei suoi luoghi più rappresentativi: essendo stata la prestigiosa piazza della “Maioria”, dove si affacciava il palazzo dei Giudici d’Arborea. Oristano, dunque, con un passato glorioso e ricco.
A partire dal 1070, dopo che “Aristianis” si era guadagnato lo status di civitas, sostituendo l'antica Tharros, trovarono la giusta collocazione, nei punti chiave dell’abitato, le strutture che dovevano ospitare le massime autorità che la governavano: quella ecclesiastica e quella civile-militare. Il Giudicato d'Arborea, forte e potente, alloccò nell’area della Chiesa di S. Maria-San Michele, la sede Arcivescovile, dopo aver trasformato l’edificio in Cattedrale, e la costituzione dell'episcopio e di tutte le altre strutture connesse al ministero episcopale, che rappresentava la massima autorità religiosa. Non distante per ragioni logistiche, quindi in aree limitrofe, doveva trovare ubicazione la sede dell’Autorità civile.
Dove si localizzasse con esattezza il palazzo giudicale, nei primi due secoli dell’anno mille, non vi è certezza storica. L’ubicazione certa del palazzo giudicale in Oristano si ha solo nel 1335, quando nel testamento del Giudice Ugone II viene menzionata la sua residenza, la sede del "palatium iudicis Arboreae", edificato su un lato della piazza della Maioria, l'odierna Piazza Manno, protetta dalla torre di “Porta Mari” (barbaramente demolita nel 1907), che metteva in collegamento la città murata con il mare. Tra il 1290 e il 1293, infatti, fu compiuta l'intera opera di fortificazione del centro di Oristano ad opera di Mariano II. La città vantava un circuito murario di 2,007 km, che abbracciava una superficie trapezoidale di 32 ettari. Le torri erano ventotto, di cui due “maggiori” gemelle, quella di San Filippo e l'altra di San Cristoforo (oggi di queste l' unica superstite, è quella di S. Cristoforo, detta anche di Mariano II, in piazza Roma). Le altre porte della città erano Porta Mari, ad ovest della torre di San Filippo, la porta occidentale, forse detta di Sant' Antonio, e la porta di levante, denominata Portixedda (l’unica superstite delle torri minori).
Fatta questa doverosa premessa torniamo al motivo di questa riflessione: restituire alla città una delle sue piazze più ricche di storia, piazza Manno, unitamente al suo prestigioso ed antico palazzo: quello dei Giudici d’Arborea. Questo restituzione, questo “ripristino dei luoghi” non può essere fatto in modo, come spesso succede, approssimativo, senza studiarne, prima, un attento e funzionale iter di recupero. Ecco, allora, proporre a tutti Voi che mi leggete la seria e valida “riflessione”, fatta da uno dei nostri uomini più illustri: Momo Zucca, direttore del nostro “Antiquarium Arborense, archeologo, docente universitario e profondo conoscitore della nostra Oristano. E' proprio l'intervento che ha pubblicato l'Unione Sarda il 24 di questo mese.
Credo che le parole del Prof. Raimondo Zucca non abbiano bisogno di molte spiegazioni. E’ tempo che Oristano si riprenda il suo passato: il futuro dovrà svilupparsi partendo dalle sue radici. E’ tempo che Oristano dimostri a tutti di sapersi amministrare; che il tempo della delega agli “altri”, quelli che Oristano non l’hanno nel cuore, è terminato.
Riappropriamoci delle nostre radici e della nostra storia. Altrimenti l’albero deradicato degli Arborea servirà solo a ricordarci che le “nostre radici”, non ci interessano proprio! Non creiamo, come dice Momo, nuovi “pastrocchi”, simili a quello dell’errata collocazione del nobile stemma degli Arborea nella rotonda di Piazza Manno, visibile solo dagli oristanesi che…”stanno in cielo”!
Grazie della Vostra attenzione!
1 commento:
GB Mallica
Il problema non è Momo, che studia il passato e cerca di farlo conoscere, il problema sono gli oristanesi ed i politici in primis, che ritengono di poter fare da soli, spesso, più per orgoglio che per conoscenze acquisite. Comunque, gli arborea si davano da fare e non si commiseravano.
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