Oristano 8 Dicembre 2011
Cosi titolavano i giornali quando la Giunta comunale aveva definitivamente approvato il progetto per la realizzazione della “rotonda” nella Via Cagliari, all’incrocio con la Piazza Mannu, l’antica e nobile Piazza de Sa Majoria.
Luogo teatro nel passato di grandi avvenimenti, ove si affacciava il Palazzo dei Giudici d’Arborea, a pochi passi dalla seconda porta principale della cinta muraria della città, la torre di S. Filippo, detta comunemente Port’a Mari. Essa rivestiva la stessa importanza dell’altra Torre, quella ubicata nell’attuale Piazza Roma e chiamata Torre di San Cristoforo o di Mariano II o, più comunemente Port’a Ponti, perché consentiva l’entrata e l’uscita da Oristano, attraverso il Ponte (Ponti Mannu) di antica costruzione romana.
Poco è rimasto in piedi dell’antica cinta muraria della Oristano giudicale: in ottimo stato di conservazione solo la Torre di S. Cristoforo (eretta nel 1290), mentre la sua gemella Torre di San Filippo fu abbattuta nel 1907. Tracce delle antiche mura sono visibili in pochi punti della città: Portixedda , Via Diego Contini e via Cagliari.
Prima di parlarVi della “curiosa storia della rotonda di Piazza Mannu”, recentemente inaugurata, voglio spendere una parola proprio sul penoso stato di questa piazza, il cui degrado, ormai, ha superato ogni limite. Dimenticati da tempo gli scavi portati avanti anni fa per documentare l’ubicazione esatta dell’antica Torre (che si ergeva dove oggi è allocata l’edicola di fronte alla pasticceria Vacca) e frettolosamente ricoperti gli scavi, la Piazza non ha avuto l’onore di nessuna particolare manutenzione o cura. I pochi alberi esistenti, stracarichi la notte di innumerevoli uccelli che giornalmente lasciano cadere le loro odorose deiezioni, rilasciano una abbondante razione di foglie sulle sconnesse mattonelle della pavimentazione, già ampiamente impiastricciate del concime dei volatili. A dare alla piazza un maggior tono di abbandono, la pericolante facciata del Regio Liceo-Ginnasio, da lungo tempo “provvisoriamente” transennato ed i cui lavori di manutenzione non si sa ne quando e ne come verranno messi in cantiere.
In una condizione di cosi grande tristezza per la piazza, però, si è voluto portare avanti la sistemazione del traffico circostante realizzando la rotonda, che ha sostituito il semaforo prima esistente.
“La piazza, proprio davanti all’antica reggia degli Arborea, diventerà il simbolo della storia giudicale e della tradizione ceramica. L’albero deradicato degli Arborea sarà realizzato in ceramica da artisti locali e sarà un importante simbolo visivo della città”, affermavano con convinzione gli amministratori comunali, quando predisposero la realizzazione di questa rotonda.
Il fatto curioso, però, è che terminati i lavori di posizionamento dello stemma in ceramica, che completava la parte centrale della rotonda, ai numerosi passanti, automobilisti e pedoni, di questo “capolavoro” nulla appare ai loro sguardi curiosi e indagatori. Nonostante la curiosità dei tanti nessuno riesce a mettere a fuoco l’opera realizzata dagli alunni dell'Istituto d'arte Carlo Contini di Oristano, su incarico della Giunta Nonnis, che proprio a questi giovani ceramisti ha voluto affidare il compito di esaltare “due importanti caratteristiche della città”, l’antica tradizione ceramista e la storia giudicale. Come mai il prezioso manufatto non è visibile agli occhi dei passanti?
La causa principale è certamente il posizionamento in orizzontale, ad un’altezza non raggiungibile dallo sguardo, che vanifica e getta alle ortiche uno sforzo ed una spesa di non poco conto. E’ mai possibile che, con gli strumenti di oggi, con le simulazioni che il computer è in grado di fare, non sia stato appurato, in fase di studio, che il bel bassorilievo, collocato in quella posizione non sarebbe mai stato visibile? A che pro spendere tanti soldi senza la certezza del risultato? Chissà quanti cercheranno, ora, mille giustificazioni per arrivare alla conclusione che… il colpevole non c’è!
Il materiale utilizzato per lo stemma e per tutto il decoro è un'argilla semi refrattaria, modellata, essiccata e infornata e, infine, decorata con i colori tipici degli smalti impiegati storicamente dai figoli di Oristano: il verde e il giallo. Lo scudo realizzato è composto da ventisei lastre, mentre il resto del decoro è assemblato con circa duecentocinquanta mattonelle.
Io spero, come credo lo sperano tanti oristanesi, che presto possa essere trovata una soluzione che riesca a mettere in buona evidenza lo splendido lavoro realizzato da questi giovani e promettenti artisti. Spero anche che, a prescindere dal futuro recupero dell’antica Reggia, Piazza Mannu venga, in tempi brevi, resa “dignitosamente vivibile”, perché il decoro di una città si vede anche dal rispetto che si ha per il suo passato. Il futuro, non dimentichiamolo mai, è impregnato dall’esperienza del vissuto che costituisce il suo DNA: come le radici di un grande albero che cresce e diventa grande e forte, appoggiandosi ad esse.
Manteniamo sempre "salde radici" se vogliamo che si sviluppi un grande albero, forte e tenace come quello a noi ben noto: quello del Giudicato d’Arborea.
Grazie dell’attenzione e…a presto!
Mario
1 commento:
Ho letto ora l'articolo ormai datato e devo ammettere che a oggi 9 giugno 2023 non avevo proprio idea di questa scultura per cui non è stato posto rimedio e continua ad essere sconosciuta ed invisibile agli occhi dei passanti . Peccato che la nostra amministrazione sia così sorda e cieca
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