giovedì, dicembre 08, 2011

PIAZZA MANNU (GIA’ PIAZZA DE SA MAJORIA), DALLA SCOMPARSA DELL’ANTICA “PORT’A MARI” ALL’INVISIBILE “ALBERO” (SULLA ROTONDA) DEL GIUDICATO D’ARBOREA.



Oristano 8 Dicembre 2011

Cari amici,
uno come me ci passa tutti i giorni; a piedi o in auto ci giro intorno ma, anche sollevando il collo come uno struzzo, della bella scultura che sta al centro della rotonda di Piazza Mannu (la diatriba se questa Piazza debba essere attribuita al barone Giuseppe Manno o a Francesco Ignazio Mannu è lunga e laboriosa: io preferisco chiamarla come tutti gli oristanesi continuano a definirla, piazza MANNU) non si riesce a vederne neppure i contorni! Eppure si è fatto un gran baccano per la realizzazione di quest'opera che ha impegnato l'Amministrazione Comunale in tempo e denaro.
Rivediamo insieme questa curiosa storia.

"Oristano, lo stemma degli Arborea in piazza Mannu”.

Cosi titolavano i giornali quando la Giunta comunale aveva definitivamente approvato il progetto per la realizzazione della “rotonda” nella Via Cagliari, all’incrocio con la Piazza Mannu, l’antica e nobile Piazza de Sa Majoria.

Luogo teatro nel passato di grandi avvenimenti, ove si affacciava il Palazzo dei Giudici d’Arborea, a pochi passi dalla seconda porta principale della cinta muraria della città, la torre di S. Filippo, detta comunemente Port’a Mari. Essa rivestiva la stessa importanza dell’altra Torre, quella ubicata nell’attuale Piazza Roma e chiamata Torre di San Cristoforo o di Mariano II o, più comunemente Port’a Ponti, perché consentiva l’entrata e l’uscita da Oristano, attraverso il Ponte (Ponti Mannu) di antica costruzione romana.

Poco è rimasto in piedi dell’antica cinta muraria della Oristano giudicale: in ottimo stato di conservazione solo la Torre di S. Cristoforo (eretta nel 1290), mentre la sua gemella Torre di San Filippo fu abbattuta nel 1907. Tracce delle antiche mura sono visibili in pochi punti della città: Portixedda , Via Diego Contini e via Cagliari.

Prima di parlarVi della “curiosa storia della rotonda di Piazza Mannu”, recentemente inaugurata, voglio spendere una parola proprio sul penoso stato di questa piazza, il cui degrado, ormai, ha superato ogni limite. Dimenticati da tempo gli scavi portati avanti anni fa per documentare l’ubicazione esatta dell’antica Torre (che si ergeva dove oggi è allocata l’edicola di fronte alla pasticceria Vacca) e frettolosamente ricoperti gli scavi, la Piazza non ha avuto l’onore di nessuna particolare manutenzione o cura. I pochi alberi esistenti, stracarichi la notte di innumerevoli uccelli che giornalmente lasciano cadere le loro odorose deiezioni, rilasciano una abbondante razione di foglie sulle sconnesse mattonelle della pavimentazione, già ampiamente impiastricciate del concime dei volatili. A dare alla piazza un maggior tono di abbandono, la pericolante facciata del Regio Liceo-Ginnasio, da lungo tempo “provvisoriamente” transennato ed i cui lavori di manutenzione non si sa ne quando e ne come verranno messi in cantiere.

In una condizione di cosi grande tristezza per la piazza, però, si è voluto portare avanti la sistemazione del traffico circostante realizzando la rotonda, che ha sostituito il semaforo prima esistente.

“La piazza, proprio davanti all’antica reggia degli Arborea, diventerà il simbolo della storia giudicale e della tradizione ceramica. L’albero deradicato degli Arborea sarà realizzato in ceramica da artisti locali e sarà un importante simbolo visivo della città”, affermavano con convinzione gli amministratori comunali, quando predisposero la realizzazione di questa rotonda.

“È una piazza alla quale deve essere restituito il decoro che merita in attesa di una sistemazione più complessiva che si potrà realizzare solo una volta che il carcere si trasferirà nella nuova struttura di Massama e sarà stato deciso l’utilizzo dell’antica Reggia degli Arborea”, continuavano a sostenere gli amministratori in carica.

Sicuramente l’idea merita un indiscusso plauso e, chiunque l’abbia avuta per primo, ha ragionato in modo sicuramente positivo. E’ che, qualche volta, tra il dire… e il fare, non sempre c’è concordanza. I lavori della rotonda, costati circa 150 mila euro, sono stati realizzati sicuramente a regola d’arte: con l'impiego di lastre di basalto sardo, ben levigate, e finitura con elementi in cotto. La copertura, invece, della parte centrale della rotonda sarebbe stata completata con il posizionamento di un bassorilievo artistico in ceramica raffigurante lo stemma del Giudicato d'Arborea: l'albero deradicato inserito all'interno di uno scudo gotico in campo bianco. Certamente una magnifica idea, quella di esporre un importante simbolo a tutti noto, lo stemma degli Arborea, capace di caratterizzare, una zona fra le più importanti nella storia della città: quella “Piazza de sa Majoria”, luogo di esercizio del passato potere giudicale, amministrato in quel nobile palazzo (che oggi ospita il carcere), ubicato proprio davanti all'antica Porta a Mari, oggi malinconicamente scomparsa.

Il fatto curioso, però, è che terminati i lavori di posizionamento dello stemma in ceramica, che completava la parte centrale della rotonda, ai numerosi passanti, automobilisti e pedoni, di questo “capolavoro” nulla appare ai loro sguardi curiosi e indagatori. Nonostante la curiosità dei tanti nessuno riesce a mettere a fuoco l’opera realizzata dagli alunni dell'Istituto d'arte Carlo Contini di Oristano, su incarico della Giunta Nonnis, che proprio a questi giovani ceramisti ha voluto affidare il compito di esaltare “due importanti caratteristiche della città”, l’antica tradizione ceramista e la storia giudicale. Come mai il prezioso manufatto non è visibile agli occhi dei passanti?

La causa principale è certamente il posizionamento in orizzontale, ad un’altezza non raggiungibile dallo sguardo, che vanifica e getta alle ortiche uno sforzo ed una spesa di non poco conto. E’ mai possibile che, con gli strumenti di oggi, con le simulazioni che il computer è in grado di fare, non sia stato appurato, in fase di studio, che il bel bassorilievo, collocato in quella posizione non sarebbe mai stato visibile? A che pro spendere tanti soldi senza la certezza del risultato? Chissà quanti cercheranno, ora, mille giustificazioni per arrivare alla conclusione che… il colpevole non c’è!

Con la mia solita ironia credo che i più avviliti per queste “cantonate” siano proprio i giovani che, per molti mesi, nei laboratori dell'Istituto d'arte, hanno lavorato sodo per realizzare la splendida opera che, ora, solo i più temerari, dopo una furtiva quanto pericolosa “salita” a piedi sulla rotonda, sono in grado di ammirare.
Io credo che agli errori si possa e si debba porre rimedio. Inutile nascondersi dietro il dito. Lo dobbiamo alla citta, ai cittadini, ed a quanti amano Oristano e la sua storia.
Lo dobbiamo anche a quel gruppo di ragazzi che citavo prima, che hanno sognato di dare il loro contributo alla rinascita di una città che in passato ha recitato un ruolo ben più luminoso di quello di oggi. Voglio ricordarlo questo gruppo di ragazzi dell’Istituto d’Arte. Esso era composto da sette studenti: Tania Atzori, Giorgio Barresi, Valentina Carcangiu, Chiara Marongiu, Emanuele Piras, Maurilio Statzu e Francesco Testa, seguiti dagli insegnanti Margherita Pilloni e Arnaldo Manis e dall'assistente tecnico Salvatore Pinna.

Il materiale utilizzato per lo stemma e per tutto il decoro è un'argilla semi refrattaria, modellata, essiccata e infornata e, infine, decorata con i colori tipici degli smalti impiegati storicamente dai figoli di Oristano: il verde e il giallo. Lo scudo realizzato è composto da ventisei lastre, mentre il resto del decoro è assemblato con circa duecentocinquanta mattonelle.

Io spero, come credo lo sperano tanti oristanesi, che presto possa essere trovata una soluzione che riesca a mettere in buona evidenza lo splendido lavoro realizzato da questi giovani e promettenti artisti. Spero anche che, a prescindere dal futuro recupero dell’antica Reggia, Piazza Mannu venga, in tempi brevi, resa “dignitosamente vivibile”, perché il decoro di una città si vede anche dal rispetto che si ha per il suo passato. Il futuro, non dimentichiamolo mai, è impregnato dall’esperienza del vissuto che costituisce il suo DNA: come le radici di un grande albero che cresce e diventa grande e forte, appoggiandosi ad esse.

Manteniamo sempre "salde radici" se vogliamo che si sviluppi un grande albero, forte e tenace come quello a noi ben noto: quello del Giudicato d’Arborea.

Grazie dell’attenzione e…a presto!

Mario


1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto ora l'articolo ormai datato e devo ammettere che a oggi 9 giugno 2023 non avevo proprio idea di questa scultura per cui non è stato posto rimedio e continua ad essere sconosciuta ed invisibile agli occhi dei passanti . Peccato che la nostra amministrazione sia così sorda e cieca