martedì, dicembre 27, 2011

IL LUNGO CAMMINO DELLA COMUNICAZIONE. DAL LINGUAGGIO DELLE EMOZIONI ALLA SCRITTURA, DAI FUOCHI SULLE TORRI ALLA TELEMATICA. E L’AVVENTURA…CONTINUA!


Oristano 27 Dicembre 2011

Cari amici,
credo che questo post di oggi sia, per quest'anno 2011, forse l'ultimo. Il 2012, ormai, preme alle porte e non vede l'ora di entrare prepotentemente nella nostra vita! Certo l'anno in arrivo non si affaccia sotto i migliori auspici, ma io ho sempre creduto che in ogni circostanza l'importante è mantenere sempre la speranza e non cadere nella facile logica della rassegnazione. Sono certo che continueremo il nostro impegno quanto e più di quest'anno.
Grazie caro anno 2011 del percorso che ci hai consentito, mentre tu ora ti avvii al termine e benvenuto a questo 2012, ancora nel grembo, ma già pronto a percorrere il suo cammino.
L'argomento di oggi è quello della Comunicazione. Strumento importante, basilare per l'uomo, che non ha mai accettato una vita solitaria. Importantissimo oggi, che viviamo proprio nella Società della Comunicazione, in un mondo che, ormai, è diventato un villaggio globale.
Buona lettura, cari amici, e...tanti cari auguri di Buon Anno!

La comunicazione umana fin dalle origini è avvenuta attraverso il linguaggio dei gesti, un linguaggio “mimico”, manifestato all’esterno attraverso le espressioni del viso e di altre parti del corpo: le mani, il collo, il busto, etc. Era questo, pur elementare, un linguaggio espressivo ‘sofisticato’, che permetteva ed ancora oggi permette, di comunicar anche i messaggi più complessi. Linguaggio, questo, meglio definito “linguaggio delle emozioni”, che in epoca primitiva sostituiva nell'uomo la comunicazione verbale o scritta. Questo linguaggio mimico primordiale, consentiva di comunicare le emozioni più diverse: osservando sul viso dell’emittente o del ricevente espressioni di gioia o di tristezza, di pace o di rabbia. Questa modalità arcaica di comunicazione, nonostante l’evoluzione, dura ancora oggi. Per esempio, se vogliamo sapere di che umore sia una persona o quale sia veramente il suo atteggiamento nei nostri confronti, al di là di parole che spesso negano la realtà, ci affidiamo a quegli stessi antichi codici espressivi, semplici ma dotati di un notevole potere comunicativo. Al linguaggio mimico si è da subito affiancato quello verbale, che consentiva quella comunicazione a distanza attraverso la voce.

Non è concepibile alcuna evoluzione della cultura umana senza comunicazione. Si perdono nelle ombre remote della preistoria gli antichi sistemi utilizzati, oltre la mimica e la voce. Dai segni scolpiti sulla roccia alle pitture rupestri, dai tamburi ai segnali di fuoco o di fumo, dai suoni modulati, come quelli che si scambiano le specie animali per segnalare un pericolo, alle incisioni sulla corteccia degli alberi. Comunicazione, quindi, di una varietà ampia e di una ricchezza straordinaria, tra le quali, comunque, resta fondamentale per la complessità del suo linguaggio – la “lingua parlata”.

Il passaggio dalla comunicazione verbale, dalla lingua parlata, a quella scritta è stato un fatto epocale, che ha consentito la “conservazione” nel tempo del pensiero e della cultura, con la possibilità di trasmetterla ai posteri.

Già molti secoli prima di Cristo il messaggio scritto era stato perfezionato attraverso molti strumenti (tavole di cera, papiri, terracotta, pelli incise, etc.),ed era utilizzato, in particolare, per ragioni militari e di difesa. Esistevano corrieri organizzati, incaricati di trasmettere e movimentare messaggi, fin del settimo secolo a.C. in Egitto e in Mesopotamia; lo stesso strumento venne utilizzato per gli stessi scopi successivamente nell’impero romano ed anche, nella stessa epoca, in Cina. Erano, però, messaggi costosi, vergati “a mano” da abili scrivani “amanuensi”, e trasmessi da corrieri che si muovevano a cavallo o con altri mezzi rudimentali.

La vera rivoluzione che modificò e velocizzò la diffusione del ‘messaggio scritto’ avvenne in Europa dopo il 1.400. L’invenzione dei caratteri mobili, creati da Gutemberg attorno al 1450, modificò, in modo straordinario, la lenta trasmissione della comunicazione, che prima avveniva esclusivamente in modo manuale, copia per copia, attraverso gli “amanuensi”. La cosiddetta “Bibbia di Gutemberg” del 1474 fu il primo testo “rivoluzionario”: venne stampata in 300 copie con l’utilizzo di sei presse (torchi di legno a vite) a mano, velocizzando enormemente - per quei tempi – un lavoro che, prima, avrebbe richiesto l’opera di centinaia di amanuensi ed un tempo lungo decenni.

Questo passo importante fu decisivo per la successiva e rapida evoluzione della carta stampata. Meno di mezzo secolo dopo, a Venezia, per opera di Aldo Manuzio, letterato ed umanista, nacque quella che poi venne definita “l’editoria”. Manuzio, persona geniale, non solo inventò un nuovo carattere, l’aldino, progenitore dei caratteri moderni , ma anche uno stile di impaginazione valido ancora oggi. Fu anche il primo a numerare le pagine per facilitare la lettura e la consultazione. La comunicazione cammina veloce: dall’iniziale libro alla stampa periodica il cammino continua. Già nel Seicento e nel Settecento cominciano a diffondersi i primi quotidiani. Certo, considerata la scarsa “alfabetizzazione”, il numero delle copie non era certo elevato: la lettura era un privilegio di pochi. Solo nella seconda metà del ventesimo secolo la situazione in cui “tutti” (o quasi) in Italia sapevano leggere e scrivere diventò una realtà.

La comunicazione a distanza, invece, continuò ad utilizzare gli antichi strumenti (dai corrieri agli strumenti sonori e visivi arcaici) fino alla fine del Settecento ed agli inizi dell‘800. Il primo telegrafo elettrico fu inventato e costruito nel 1835 da Samuel Morse, professore di disegno all'Università di New York. Con un primo prototipo, assemblato utilizzando uno dei suoi telai per dipinti ed altri materiali di fortuna, Morse effettuò i primi esperimenti di comunicazione telegrafica a distanza. Nel 1843 venne finanziata dal governo americano la costruzione della prima linea di comunicazione telegrafica, inaugurata un anno dopo tra Washington e Baltimora. Il primo messaggio della storia fu trasmesso il 24 maggio 1844 alle 8,45. Morse a Washington telegrafa a Vail a Baltimora: "What Hath God Wrought" ("Quali cose ha creato Dio").

Il grande sogno dell’uomo, però, restava quello di trasmettere direttamente a distanza la voce umana. Il primo ad avere la giusta intuizione fu Antonio Meucci, toscano emigrato in America, che dopo vari tentativi ed esperimenti nel 1857 realizza il primo prototipo funzionante, anche se per le note vicissitudini economiche non riuscì a brevettare l’invenzione che, invece, fu sfruttata da Graham Bell. Era nato un nuovo straordinario strumento di comunicazione: il telefono.

In Italia la prima telefonata interurbana fu effettuata tra l’ufficio telegrafico del Quirinale a Roma e l’ufficio telegrafico di Tivoli, distante una trentina di chilometri. Il primo aprile del 1881 nacque in Italia il “servizio pubblico telefonico”.

In poco più di trent’anni (un tempo brevissimo nella storia) si crearono le premesse per dare alla comunicazione umana possibilità, prima, assolutamente sconosciute. Dallo spazio del villaggio o del quartiere si passò ad una dimensione che, pur non “globale”, (estese parti del mondo risultavano chiuse da barriere tecniche, politiche o culturali, in parte ancora oggi operanti) raggiungeva dimensioni mai conosciute prima. Comunicazione, quindi avviata a dimensioni “globali” che spaziavano in tutti i campi.

Oltre agli strumenti prima accennati di trasmissione sia scritta che orale, altri ne seguirono con un crescendo impressionante: dalla nascita della dattilografia nel 1874 ai vari sistemi di foto copiatura che seguirono all'invenzione della fotografia nel 1839. Inoltre le scoperte in campo elettrotecnico ed elettronico, fatte tra la fine del diciannovesimo secolo e l'inizio del ventesimo, portarono all'invenzione ed alla successiva diffusione dell’apparecchio radiofonico, che portò, in tempo reale, le notizie dalle varie parti del mondo. Seguirono, nella seconda metà del ventesimo secolo, la diffusione di telex e telefax, fino alla scoperta della trasmissione delle immagini a distanza con la Televisione. All’inizio questo nuovo strumento ebbe uno sviluppo discontinuo: non era ritenuto ne affidabile ne utile. C’erano stati esperimenti di trasmissione “elettromeccanica” di immagini nel 1884, perfezionati con l’invenzione del tubo catodico nel 1897. La televisione esisteva, come tecnologia sperimentale, già nel 1925, in bianco e nero, ed a colori nel 1929. Le prime trasmissioni televisive avvennero in Gran Bretagna nel 1936 e negli Stati Uniti nel 1939.

La vera diffusione, però, si realizzò dopo la seconda guerra mondiale. In Italia, dopo cinque anni di trasmissioni sperimentali, un regolare servizio televisivo cominciò nel 1954. Nello stesso anno si realizzò il primo collegamento in eurovisione. Le prime trasmissioni a colori avvennero nel 1953, ma cominciarono a diffondersi nel 1960 (in Italia “divieti” politici impedirono la televisione a colori fino al 1977).

L’enorme diffusione di tutti questi nuovi mezzi di comunicazione iniziò a creare anche non pochi problemi di gestione. Il grande afflusso di messaggi e di collegamenti finì per creare non pochi ingorghi. La soluzione a questi problemi venne trovata alla fine del millenovecento. Il satellite Sirio, lanciato il 26 Agosto del 1977 da Cape Canaveral, consentì la esponenziale diffusione e moltiplicazione delle comunicazioni allargandone a dismisura sia il numero che la qualità. Altri se ne affiancarono a questo, riempiendo lo spazio intorno a noi. Questa “nuova frontiera” incentivò altre conquiste: altri strumenti, ben più sofisticati, si aggiunsero a quelli esistenti, a partire dal computer. Era nata una nuova era.

Oggi pensare di fare a meno del computer sarebbe assolutamente pazzesco! Dalla faccende domestiche alla quotidiana routine del lavoro, dai giochi al fitness, dal cellulare all’Iphone, tutto viaggia attraverso la sua potente memoria e velocità; le sue strabilianti capacità di lavoro e di calcolo, ne hanno fatto il nostro “gestore”, del tempo e dello spazio, trasformandolo, in effetti, anche 'un po'' in nostro “padrone”! Senza di lui, senza questo potente “Grande Fratello”, credo che si possa affermare che la nostra vita non sarebbe più la stessa.

“Calcolare”, cari amici, è stato per l’uomo sempre un chiodo fisso!

Dall’abaco di antichissima origine, probabilmente babilonese, alla calcolatrice a ruota, ideata da Pascal nel 1.600, dalle calcolatrici elettriche al computer ed al suo veloce sistema di calcolo binario, ne è passata di acqua sotto i ponti! L’evoluzione, sempre più accelerata, rende obsoleto, superato, ogni strumento “nuovo”, dopo pochi mesi di vita. L’informatica ha fatto e continua a fare passi da gigante. Con la scoperta dei transistor prima e delle fibre ottiche poi il computer è riuscito a realizzare nella vita dell’uomo una trasformazione epocale.

Se la “Globalizzazione” ha potuto trasformare il mondo intero in un unico villaggio globale, il merito (o la colpa…) è sicuramente di questo nuovo e terrificante strumento: il computer.

L'informatica, attraverso i computer, è in grado di poter assolvere alla gran parte delle funzioni e delle necessità dell’uomo. Partendo dalle sue necessità primordiali, quelle di comunicare e fare di conto, essa riesce oggi a sostituire, inglobandoli, tanti altri strumenti precedentemente scoperti. In sintesi potremo affermare che l’informatica ha fagocitato tutte le precedenti forme di comunicazione (l’ultima la telecomunicazione), dando vita ad un nuovo strumento 'unico' chiamato proprio “ Telematica”, dall’unione dei due termini. La nuova società dell’informazione, oggi, è un “unicum” con questo grande strumento, del quale, anche se volesse, non potrebbe mai fare a meno.

Tutto questo lo affermo con convinzione proprio dai tasti del mio computer che considero, ormai, il mio “grande fratello”. E penso che la meta è ancora lontana! Chissà cosa ci riserva, ancora, il futuro!

Grazie dell’attenzione.

Mario


Nessun commento: