Ieri, Giovedì 21 Aprile, sfogliando l’Unione Sarda mi ha colpito l’articolo della prima pagina (sostituiva l’editoriale) a firma del Prof. Giampaolo Mele, uomo di grande cultura che stimo molto, che, con intelligenza ed arguzia, esponeva una sua dotta riflessione sul silenzio.
Non posso che condividere pienamente quanto esposto, considerati i miseri tempi che stiamo vivendo, fatti di una globalizzazione selvaggia che tritura e omogeneizza, in un orrido “melting pot”, immagini, suoni e frastuoni paragonabili al biblico caos della Torre di Babele.
Non posso che condividere pienamente quanto esposto, considerati i miseri tempi che stiamo vivendo, fatti di una globalizzazione selvaggia che tritura e omogeneizza, in un orrido “melting pot”, immagini, suoni e frastuoni paragonabili al biblico caos della Torre di Babele.
Si è irrimediabilmente perduto il valore del silenzio, svalutato, svilito dalla voglia di apparire a prescindere dall’essere, dall’urlo che sostituisce la parola, dal comando che sostituisce l’invito, dalla prepotenza che annulla la volontà, dall’imposizione che elimina la scelta.
E’ un mondo strano questo del terzo millennio. Si è affacciato con la grande promessa di trasformare il mondo da antico ammasso di “piccoli cortili” in un unico grande prato verde dove tutti sarebbero stati in grado di disporre meglio delle ricchezze disponibili. Questa era la promessa iniziale fattaci dai teorici della “Globalizzazione”!
Vi sembra che questo stia avvenendo? A me sembra di no. Forse l’uomo la cercava, come in passato Diogene, e la cerca ancora questa più “equa distribuzione delle risorse”, ma, forse, è pura utopia: il motore del mondo non è l’altruismo ma l’egoismo.E’ un mondo strano questo del terzo millennio. Si è affacciato con la grande promessa di trasformare il mondo da antico ammasso di “piccoli cortili” in un unico grande prato verde dove tutti sarebbero stati in grado di disporre meglio delle ricchezze disponibili. Questa era la promessa iniziale fattaci dai teorici della “Globalizzazione”!
L’apparente ricerca del meglio ha portato, per il momento, solo ulteriori divari di ricchezza: i ricchi che diventano sempre più ricchi mentre le schiere dei poveri continuano ad aumentare.
Gli ultimi avvenimenti che vedono i Paesi dell’Africa Mediterranea impegnati in una lotta senza fine, per un futuro meno precario per i propri figli, ne è la dimostrazione più lampante.
Gli ultimi avvenimenti che vedono i Paesi dell’Africa Mediterranea impegnati in una lotta senza fine, per un futuro meno precario per i propri figli, ne è la dimostrazione più lampante.
L’Europa, questa finta “Unione Europea”, che nonostante le fanfare e gli squilli di tromba, non è ancora riuscita a parlare con un’unica voce, sembra assolutamente incapace di recitare quel ruolo e quella posizione in grado di dare guida e sostegno ai più deboli.
In questa caotica “Babele” moderna l’unico protagonista è il rumore. Un rumore forte, caotico, altalenante, fastidioso, fracassone, terribilmente angosciante, che annienta la serenità, impedisce l’azione e la giusta riflessione e non consente di capire dove stiamo andando e perché.
Stranamente sembra già concretizzarsi quel mondo fantascientifico che turbava i miei sogni di ragazzo, quando leggevo sui libri gialli di “Urania” che il terzo millennio sarebbe stato dominato da un unico grande fratello in grado di controllare tutto e tutti, come in un gigantesco alveare gestito da una potente “Ape regina”, alimentata dai suoi fuchi e dalle sue api operaie.
Il rumore, il turbante e caotico ronzio dei nostri terribili alveari meccanici è sempre più forte, dove un baillame di suoni ed immagini in tempo reale, provenienti da tutto il mondo, annienta e distrugge il silenzio. Aiuto! Il silenzio è scomparso, forse morto per sempre. Chissà!
Forse no. Forse una possibilità esiste ancora per riportarlo tra di noi, per fargli riprendere il suo posto. Forse riusciamo ancora a riportare il mondo su binari meno tragici e più sereni. Dipende solo da noi.
Andiamo tutti alla ricerca del silenzio: sicuramente è ancora vivo, si è solo rifugiato in un luogo riparato, lontano dai rumori molesti. Recuperiamolo e ridiamogli il suo posto, la sua dignità. E’ questo il momento giusto. E’ questa la settimana che precede la S. Pasqua, la cosi detta settimana di passione, quella che vide Nostro Signore Gesù Cristo soffrire – in silenzio – e morire per noi, per riscattare tutto il genere umano. Recuperiamo quel silenzio che consente la riflessione, che ci aiuta a capire i nostri errori se abbiamo sbagliato, consigliandoci il modo per riparare. Perché se è vero che l’uomo può sbagliare è pur vero che è sempre capace di tornare sui suoi passi e redimersi.
Il silenzio, non dimentichiamolo mai, è la nostra forza, è la nostra ancora di salvezza.
Ecco, ora, all’attenzione di tutti Voi, l’interessante articolo del Prof. Giampaolo Mele che tanto mi ha entusiasmato e che entusiasmerà certamente anche Voi.
BUONA PASQUA A TUTTI VOI ! !
In questa caotica “Babele” moderna l’unico protagonista è il rumore. Un rumore forte, caotico, altalenante, fastidioso, fracassone, terribilmente angosciante, che annienta la serenità, impedisce l’azione e la giusta riflessione e non consente di capire dove stiamo andando e perché.
Stranamente sembra già concretizzarsi quel mondo fantascientifico che turbava i miei sogni di ragazzo, quando leggevo sui libri gialli di “Urania” che il terzo millennio sarebbe stato dominato da un unico grande fratello in grado di controllare tutto e tutti, come in un gigantesco alveare gestito da una potente “Ape regina”, alimentata dai suoi fuchi e dalle sue api operaie.
Il rumore, il turbante e caotico ronzio dei nostri terribili alveari meccanici è sempre più forte, dove un baillame di suoni ed immagini in tempo reale, provenienti da tutto il mondo, annienta e distrugge il silenzio. Aiuto! Il silenzio è scomparso, forse morto per sempre. Chissà!
Forse no. Forse una possibilità esiste ancora per riportarlo tra di noi, per fargli riprendere il suo posto. Forse riusciamo ancora a riportare il mondo su binari meno tragici e più sereni. Dipende solo da noi.
Andiamo tutti alla ricerca del silenzio: sicuramente è ancora vivo, si è solo rifugiato in un luogo riparato, lontano dai rumori molesti. Recuperiamolo e ridiamogli il suo posto, la sua dignità. E’ questo il momento giusto. E’ questa la settimana che precede la S. Pasqua, la cosi detta settimana di passione, quella che vide Nostro Signore Gesù Cristo soffrire – in silenzio – e morire per noi, per riscattare tutto il genere umano. Recuperiamo quel silenzio che consente la riflessione, che ci aiuta a capire i nostri errori se abbiamo sbagliato, consigliandoci il modo per riparare. Perché se è vero che l’uomo può sbagliare è pur vero che è sempre capace di tornare sui suoi passi e redimersi.
Il silenzio, non dimentichiamolo mai, è la nostra forza, è la nostra ancora di salvezza.
Ecco, ora, all’attenzione di tutti Voi, l’interessante articolo del Prof. Giampaolo Mele che tanto mi ha entusiasmato e che entusiasmerà certamente anche Voi.
BUONA PASQUA A TUTTI VOI ! !
Grazie, cari amici, della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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Verso la Pasqua con troppe parole
ALLA RICERCA DEL SILENZIO PERDUTO
Di GIAMPAOLO MELE
(v.Curriculum in calce)
Scoccano gli ultimi rintocchi di questa quaresima, Anno Domini 2011. La Settimana Santa impone raccoglimento e silenzio. Già: il silenzio. Questo grande sconosciuto, in tempi di sguaiate canizze televisive. E, sul silenzio, vi racconto una storia curiosa. Risale al 1952, e riguarda un disco di John Cage. Ma quel disco – che fece molto rumore – in realtà, non lo ascoltò nessuno. Perché? Era un intero silenzio di 4 minuti e 33 secondi. Sì,avete capito bene: quel disco ’suonava’ solo silenzio. C’è silenzio e silenzio. Come il biblico "tempo per parlare" e il "tempo per tacere" ("tempus loquendi", e "tempus tacendi"). Ricordate il folle silenzio di Cristo, in tribunale? In una Passione in sardo, di età spagnola, del monastero di Santa Chiara di Oristano, Erode chiede al Figlio dell’Uomo: «Perché non rispondi, pazzo?» (macu, nel testo). E ordina: «Portatelo, incatenato, alla presenza di Pilato».
Paesi che vai, silenzi che trovi. Nella Spagna medioevale, dei barbari visigoti, per il Venerdì Santo fu silenzio fanatico: chiese sprangate. Silenzi di individui, silenzi di popoli. Come quello dei giapponesi, dopo la loro apocalisse; silenzio scioccante che frastorna il pianeta. Esiste silenzio e silenzio. Compresi i leopardiani «sovrumani silenzi, e profondissima quiete», con panico cosmico. E il silenzio del dolore dei bambini? Niente di più ineffabile, nel suo muto chiedere ragioni a Dio (apparentemente sordo). Ma troppo facile scorrere i silenzi, nel tempo, nello spazio, nella musica; si rischia la parola fatua.
Bussano alle porte, dopo questa Settimana Santa, elezioni amministrative.
Essenza della democrazia è la parola,ma quando è preludio di fatti: non di bla-bla-bla. E non guasterebbe, in questi giorni sacri, tra mistici canti di confraternite, ricercare una dimensione interiore, non formale, del silenzio.
Forse, servirà, anche per prepararsi al sacrosanto - e combattivo – agone civile, con parole giuste: parole che siano premessa di atti concreti (e non promessa ideologica). Ma l’urlo drammatico, che rompe il silenzio, è umanissimo. Lo elevò lo stesso Cristo sulla croce, quando si sentì abbandonato da Dio. E lo innalzano padri di famiglia licenziati, o i giovani che gridano: "voglio guadagnarmi il pane quotidiano".
Ma ora basta. Vi lascio in punta di piedi, abbandonandovi alla ricerca del silenzio perduto.
G.Mele
Bussano alle porte, dopo questa Settimana Santa, elezioni amministrative.
Essenza della democrazia è la parola,ma quando è preludio di fatti: non di bla-bla-bla. E non guasterebbe, in questi giorni sacri, tra mistici canti di confraternite, ricercare una dimensione interiore, non formale, del silenzio.
Forse, servirà, anche per prepararsi al sacrosanto - e combattivo – agone civile, con parole giuste: parole che siano premessa di atti concreti (e non promessa ideologica). Ma l’urlo drammatico, che rompe il silenzio, è umanissimo. Lo elevò lo stesso Cristo sulla croce, quando si sentì abbandonato da Dio. E lo innalzano padri di famiglia licenziati, o i giovani che gridano: "voglio guadagnarmi il pane quotidiano".
Ma ora basta. Vi lascio in punta di piedi, abbandonandovi alla ricerca del silenzio perduto.
G.Mele
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Curriculum di Giampaolo Mele.Giampaolo Mele nasce nel 1960 a Santu Lussurgiu (Sardegna). Diplomato presso il Liceo Classico "De Castro" di Oristano nel 1979 con 60/60. Laureato presso l’Università di Cagliari, con lode e dignità di stampa, nell’a.a. 1983-1984, con tesi sulla cappella musicale di Giovanni I, re d’Aragona (1387-1396), svolta presso l’Archivo de la Corona de Aragón di Barcellona. Dall’a.a. 2000-2001 è in servizio quale Docente associato di Storia della Musica Medioevale e Rinascimentale presso l’Università di Sassari (SSD L/ART-07). Nello stesso ateneo ha insegnato Storia della Chiesa Medioevale (a. a. 1999-2000), Paleografia Musicale (a.a. 2001-2002), Paleografia Latina (a.a. 2001-2002). Dal 1993 è professore invitato presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna (Cagliari). Attualmente insegna Storia della Musica Medioevale e Rinascimentale presso l’Università di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, nel corso di Laurea Triennale interclasse Scienze delle lettere e della comunicazione (L 10/20), e nel corso di Laurea Magistrale interclasse Scienze delle lettere e della comunicazione multimediale (LM 14/LM 15).
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