martedì, agosto 03, 2010

LA " FESTHA MANNA " DI SASSARI: LA SFILATA DEI CANDELIERI ( FARADDA DI LI CANDARERI ).

Oristano 3 Agosto 2010

Cari amici,
tra pochi giorni Sassari sarà in festa!
Da molti secoli nella città turritana si svolge il 14 di Agosto una processione in onore della Vergine Assunta , capace di unire tutti i sassaresi in modo unico.
Ho voluto ricordare agli amici del mio blog la storia di questa interessantissima manifestazione.
Eccola.















La Sfilata dei Candelieri (Faradda di li candareri) è la grande festa della città di Sassari, una spettacolare e suggestiva processione che si svolge, ogni anno, da oltre 500 anni, il 14 agosto.

La manifestazione è cosi "particolare" che si è sentito il bisogno di tramandarla e perpetuarla, chiedendo all' UNESCO di includerla nel grande patrimonio dell'Umanità.
Ebbene, dopo il Canto a tenore anche la Faradda di li candareri entrerà a far parte del Patrimonio immateriale dell’Unesco.

La "Festa Grande" di Sassari, la cosi detta Festha Manna, potrebbe essere inclusa entro breve tempo nell’elenco delle manifestazioni culturali considerate patrimonio dell’umanità.
La notizia che il riconoscimento è in corso è stata data dal primo cittadino, il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, durante una conferenza stampa per la presentazione della manifestazione. L’iter è iniziato con l’arrivo a Sassari del responsabile del settore Beni immateriali dell’Unesco, Sergio Vassari: nei giorni scorsi una troupe specializzata ha raccolto dati, documenti e interviste con storici, studiosi e organizzatori della festa più importante del capoluogo sassarese. La vasta documentazione sarà analizzata dalla commissione Unesco che dovrà decidere se la la storica discesa dei Candelieri in onore della Madonna dell’Assunta, merita di essere iscritta nel Grande Libro, diventando Patrimonio dell’Umanità, vero patrimonio culturale di tutti, quindi immortale.


I grandi ceri di legno che il 14 agosto, da secoli, sfilano al ritmo dei tamburi per le vie della città, diventerebbero, quindi, patrimonio dell’umanità. I sassaresi ne saranno ancora più fieri!


Ma come è nata questa grande festa popolare che ogni anno calamita un numero impressionante di persone, non solo di Sassari e della Sardegna, ma anche provenienti da ogni parte del mondo?
Ecco una sua breve storia.


La "Festha Manna", come affermano con orgoglio i sassaresi, trae le sue origini dalle tradizioni pisane: La città di Sassari, infatti, fin dal secolo XI intratteneva con la città toscana dei rapporti economici molto stretti e ospitava entro le sue mura una cospicua colonia di pisani, che vi restarono fino al 1284 (anno nel quale, in seguito alla disfatta della Meloria, i pisani furono costretti da Genova ad abbandonare la città). Il quartiere ancora oggi denominato Santa Maria di Pisa, lo dimostra in modo concreto. Questo legame con le tradizioni pisane è confermato anche dall’analogia con un'altra processione sarda, quella dei Candelieri di Iglesias, che è testimoniata da documenti trecenteschi. In effetti, feste simili, caratterizzate dall'offerta di ceri alla "Madonna di mezzo agosto", sono attestate durante il Medioevo in numerose città della Toscana.
Questa festa a Pisa, per esempio, come si rileva da dagli Statuti della Repubblica, era dettagliatamente regolamentata e l’oblazione dei candeli prevedeva un disciplinare su come le offerte della cera in onore dell’Assunta di Mezzo Agosto dovevano essere effettuate. Questa festa divenne nel tempo, a pieno titolo, una tradizione anche sassarese, che fu conservata anche dopo l’esodo dei toscani.

Originariamente la festa prevedeva l’offerta alla chiesa madre di Santa Maria di Pisa di un certo quantitativo di cera vergine destinata alle funzioni liturgiche. Questo obbligo successivamente si estese anche alle colonie pisane insediate in Sardegna.


Erano le corporazioni cittadine delle arti e dei mestieri a prendere su di sé questo compito in nome del popolo. La cera veniva trasportata verso la Cattedrale per mezzo di un corteo religioso. Nelle città toscane essa veniva modellata artisticamente fino a formare costruzioni particolari (a Lucca), oppure veniva utilizzata per abbellire delle imponenti colonne di legno e di carta (così per la festa di San Giovanni Battista a Firenze). A Pisa la cera offerta veniva mostrata al pubblico sotto forma di immagini di santi e altri ornamenti posti su un’impalcatura di legno a forma di tabernacolo e condotta in spalla da alcuni portatori per mezzo di alcune stanghe. Tali macchine, oltre a costituire un omaggio alla Vergine, miravano a suscitare l’ammirazione del pubblico.

Il tabernacolo aveva un peso prescritto minuziosamente dagli Statuti cittadini e veniva addobbato con stendardi e bandiere; esso inoltre doveva essere accompagnato col suono di alcuni musicanti. In un secondo tempo, le macchine a forma di tabernacolo furono sostituite dalle colonne di legno munite di capitello, il cui trasporto era più pratico e facile. In questo caso si deve immaginare che i ceri venissero fissati al di sopra del capitello, come scrive lo storico Vittorio Angius. Questa innovazione inoltre consentiva ai portatori di sollevare verso l’alto la colonna e di muoverla danzando al ritmo della musica.


La cerimonia dunque si trapiantò saldamente anche a Sassari, e sebbene non sia stato tramandato nessun documento scritto sulla disciplina dei Candelieri sassaresi, la festa della città turritana sembra ricalcare fedelmente ancora oggi le norme degli Statuti di Pisa scritti ben sette secoli fa. L’unico grande cambiamento riguarda proprio la cera, che ormai da qualche secolo non abbellisce più le colonne ed è scomparsa anche dalla memoria popolare. Peraltro la carenza di documentazione (l’archivio pubblico della città fu bruciato dai francesi nel 1527) non consente di affermare nulla di preciso. La festa, forse, nel tempo perse smalto e fu anche sospesa o abbandonata.


Il primo cenno storico delle ripresa della processione dei Candelieri si trova in un documento del 1504. Secondo le indagini compiute dallo storico sassarese Enrico Costa, però, l’istituzione della festa avvenne nel 1528, come voto alla Madonna per ottenere la cessazione di una pestilenza. L’epidemia cessò esattamente la vigilia di ferragosto. E fu così che, da allora, la popolazione sciolse il suo voto alla Madonna, ripristinando con grande partecipazione di popolo l’antica tradizione pisana. Un’ordinanza del 1531 disciplinava dettagliatamente lo svolgimento della festa e l’ingresso nella chiesa degli otto Candelieri appartenenti alle principali corporazioni cittadine:

Agricoltori (Massai), Mercanti, Sarti, Calzolai, Muratori e Falegnami, Pastori, Ortolani e Carrettieri.

Il voto alla Madonna venne rinnovato solennemente in diverse occasioni, durante nuove ondate di peste, tanto che lo storico Pasquale Tola collocava l’istituzione della festa nel 1580 e “la rinnovazione del voto nel 1652”.

Oggi, come ieri, protagonisti assoluti del rito religioso sono i Gremi, i rappresentanti delle antiche corporazioni di arti e mestieri della città. Sono loro che, a ritmo di tamburo e piffero, portano in spalla i pesanti candelieri, percorrendo le principali strade del centro storico, tra due ali di folla. Terminata la discesa, nel cuore della città vecchia, il corteo raggiunge la chiesa di Santa Maria di Betlem dove si volge il rito religioso, seguito da musiche e spettacoli fino a notte fonda.
Gli otto ceri, che avevano un peso di 40 libbre ciascuno, venivano collocati alla vigilia della festa dell’Assunzione attorno al catafalco della Vergine dormiente, come a formare una corona. La spesa per la fabbricazione dei candaleros era a carico della città; questo impegno era assolto dagli obreros, che venivano nominati ogni anno.
La processione venne a perdere col tempo l’austerità della originaria processione religiosa. Nel 1694 il Viceré spagnolo, particolarmente attento a contenere le spese pubbliche, cercò di sopprimere la festa, che riteneva troppo costosa per le finanze del Comune, ma la cittadinanza sassarese conservò la sua manifestazione con la motivazione che non si doveva rompere il voto stretto con la Madonna.
Nel XVII secolo l’offerta votiva comprendeva ancora il cero e il Candeliere; all’inizio del secolo successivo, però, le corporazioni sassaresi portavano in processione soltanto i fusti, privi di cera. L’offerta diventava così soltanto simbolica.
Nel 1718 il Consiglio Comunale impose di sostituire le colonne con un cero di cinque libbre, ma l’ordinanza non fu accolta dal popolo e quindi non fu rispettata neppure dai Gremi. A metà dell’Ottocento il Consiglio Comunale di Sassari, insieme all’Arcivescovo Varesini, fecero un nuovo tentativo per sopprimere la sfilata dei Candelieri di legno, considerandola una festa chiassosa e ormai troppo laica, e imposero di sostituire le colonne con dei ceri portati a mano e con le croci parrocchiali. Questa innovazione non fu tollerata e per quattro anni il rito non venne più celebrato. Nel 1856, in seguito ad una nuova epidemia di colera, fu ristabilita la vecchia tradizione.

Dall’epoca della colonia pisana fino ad oggi, la festa dei Candelieri ha conservato molta parte del suo aspetto antico, ma si è anche arricchita di nuovi elementi, fastosità, libertà e spirito goliardico che ne hanno fatto evolvere la fisionomia.


Alcuni Gremi, come quello dei Mercanti, perso il loro interesse per la manifestazione, vennero sciolti. Il Gremio dei Pastori scomparve in seguito al venir meno della sua importanza economica e del suo prestigio sociale; ai carrettieri fu pignorato il Candeliere a causa di un debito insoluto. Nella manifestazione subentrarono, per contro, altre corporazioni, come quella dei Contadini (1937), dei Viandanti (1941) dei Piccapietre (1955), dei Fabbri (2007).

Nel 1979 è nato l’Intergremio, associazione che riunisce i Gremi di Candeliere e che si impegna a tutelare e custodire la tradizione della grande festa cittadina.


Tra pochi giorni l’antico voto all’Assunta verrà rinnovato. Il 14 di Agosto gran parte dei sardi ed una miriade di turisti, provenienti da tutto il mondo, raggiungeranno Sassari, dove per un giorno tutto si ferma: è FESTHA MANNA !
Ecco alcune foto che testimoniano la bellezza della manifestazione e la grande partecipazione popolare.

Mario.























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