lunedì, settembre 26, 2011

TRA SOGNO E REALTA’ : IL PASSAGGIO NEL TUNNEL DI LUCE.



Oristano 26 Settembre 2011

Cari amici,

Vorrei che leggeste questo racconto, di mia invenzione, che credo faccia riflettere tutti.

Grazie!

Nello spoglio lettino dell’ospedale l’uomo respirava a fatica. Il rauco respiro, alternato a qualche leggero colpo di tosse, era l’unico rumore che rompeva il silenzio della notte.

L’uomo, bruciato dalla febbre, era in dormiveglia. Alternava momenti di lucidità ad altri di delirio. Aveva ormai superato gli ottant’anni e l’usura di una vita di direzione, di comando, aveva lentamente minato il suo corpo, ormai flaccido e stanco. Si rivedeva agli inizi della carriera e poi nei successivi incarichi, sempre battagliero, attivo, duro con chiunque dovesse dipendere da lui. Della responsabilità, dell’impegno, della disciplina e dell’obbedienza ne aveva fatto lo scopo di una vita. La famiglia non ne era rimasta immune. Lungi dall’essere capace di sdoppiarsi, Dr. Jekyll e Mr. Hyde, applicava in casa lo stesso metro aziendale: rigore, ordine, disciplina.

Era ormai arrivato ormai ai vertici della carriera, che aveva percorso con onori e riconoscimenti, pur con notevoli disagi e sacrifici per la famiglia. La moglie soprattutto, sempre silenziosa e attenta, ubbidiente e docile, gli aveva dato 5 figli, tre maschi e due femmine. La crescita e l’educazione di questi erano state programmate come i nuovi assunti in azienda: nessuna libertà ne di pensiero ne di azione. Quando trascorsa l’adolescenza cercarono di volare da soli, le ali vennero irrimediabilmente spezzate.

Nel delirio causato dalla febbre rivedeva come in un film tanti sprazzi, tanti “spezzoni” di una vita trascorsa a dirigere, come il comandante di una nave che solca l’oceano, delegato dall’Onnipotente a rappresentarlo su questa terra. Rivedeva le lacrime della moglie che senza profferire parola accettava decisioni che facevano tanto male, come quando allontanò da casa uno dei figli, reo di avergli disobbedito. Anche gli altri figli più giovani avevano tentato, senza troppa fortuna, di mettere in discussione la sua autorità! Ma lui, sempre vigile, attento, rintuzzava ogni e qualsiasi tentativo di eversione. Ma come si permettevano di disobbedirgli? Non capivano che tutto quello che avevano lo dovevano solo a lui, e che poteva schiacciarli come pidocchi in qualsiasi momento? Ma guarda, pensava, come va il mondo!

La febbre aumentava ed il respiro diventava sempre più affannoso. All’improvviso tutto diventò buio, totale, assoluto. Si ritrovò come un bambino in cantina quando all’improvviso manca la luce.

Dopo un po’ gli sembrò di vedere in lontananza una luce che, sempre più forte, si avvicinava velocemente. Il cono di luce chiarissima, con sfumature azzurre, si fermò davanti a lui: sembrava l’imboccatura di una lunga galleria, illuminata a giorno, e di cui non si vedeva la fine. Intimorito la guardava immobile, come paralizzato. Sarebbe voluto fuggire da quel pericolo ma non poteva. Poco dopo la luce lo inghiottì e si sentì trasportato, risucchiato come da una forza immensa, straordinaria, che non aveva mai neanche immaginato. Sentiva in qualche modo di essere in velocissimo movimento, diretto chi sa dove. All’improvviso il movimento cessò. Gli sembrò per un attimo di precipitare, e subito dopo il cono di luce si aprì di colpo e si ritrovò sdraiato su una immensa distesa bianca che non aveva, all’apparenza, ne inizio ne fine. Anche la luce era strana, particolare. Non sembrava un freddo spazio siderale, come siamo abituati a considerarlo: non vi era ne caldo ne freddo, ne vento ne rumore, uno spazio nuovo, mai neanche concepito; che fosse arrivato all’Aldilà, nell’altro mondo? Una ansia terribile lo assali. Dov’era? E poi, perché non c’era nessuno?

Mentre angosciato cercava soluzione ai sui dubbi ed alle sue paure qualcosa lo trasse dai suoi pensieri. Nel suo cervello sentì come una voce, anche se voce non era. Era qualcosa di diverso, era come se si fosse materializzata una comunicazione particolare: una comunicazione da pensiero a pensiero, differente dal solito modo di comunicare che aveva conosciuto. Il messaggio era forte e chiaro: “Sei arrivato a destinazione”. Sembrava che la trasmissione di questo messaggio continuasse, come un disco inceppato, “sei arrivato….sei arrivato”!

Incapace di qualsiasi reazione osservava questo nuovo scenario immobile, pensando: “cosa mi succederà ora?”.

Dopo un po’ il messaggio cambiò. “Dimmi come hai gestito i miei talenti”. Come prima il messaggio continuava ad essere ripetuto in continuazione. Volevano forse sapere quanto danaro avevo accumulato in una vita di lavoro? Beh se era cosi, certo non era poco. Aveva messo da parte molto più di tanti altri, anche del suo stesso rango! Perché lo chiedevano? Il messaggio, questa virtuale “voce” mentale, continuò subito dopo. “Io conosco le risposte, lo sai, ma tu devi ugualmente rispondere”, concluse. L’ansia lo assalì ancora di più. Apparve, prima in lontananza e poi sempre più vicina, una enorme cancellata con al centro due cancelli. Ai lati due enormi pilastri rotondi, come due silos, che reggevano i grossi cardini.

La ‘voce’ disse: “tra poco saprai quale dei due cancelli si aprirà e ti indicherà il luogo dove trascorrerai il resto dell’eternità”. Poi continuò: “ vedi dentro quei silos che reggono i cardini ci sono tutte le azioni che hai compiuto in vita. Le buone azioni sono contenute dentro palline bianche e quelle cattive dentro palline nere. Se dal conteggio quelle bianche saranno superiori si aprirà il cancello a destra, se quelle nere saranno state di più, si aprirà quello di sinistra. Prima di farti scoprire dove andrai ti mostro tutti e due i luoghi. Alzati e guarda”.

L’uomo si alzò con grande preoccupazione. Pensava che, considerata la domanda sui talenti, se si fosse valutato quanto nella sua vita aveva fatto fruttare in denaro, certo poteva essere considerato vincente, ma chissà se il parametro era quello. Avvicinatosi ai cancelli gli fu concesso di guardare prima a destra. Vide in lontananza un gruppo di persone vestite di bianco che stavano insieme in grande letizia: passeggiavano, ascoltavano una dolce musica, o sedute ad una grande tavola imbandita avevano davanti una immensa varietà di frutti. Pensò: speriamo che sia questa la destinazione. Il cancello si richiuse e, dopo un po’, si apri l’altro.

Subito dopo l’apertura uno spettacolo terribile si mostrò ai suoi occhi. Una immensa distesa di sabbia infuocata, come un deserto riarso dal sole, si parava davanti a lui. In questa immensità tanti uomini e donne, nudi, con catene al collo, trascinavano enormi massi sudando lacrime e sangue. Uno stuolo di terribili aguzzini frustava questi disgraziati lacerando il corpo in tutte le sue parti. Lo spettacolo era terribile e chiuse gli occhi con forza. Questo però non servì, perché le immagini continuavano a presentarsi senza interruzione. Dopo un po’ il cancello si richiuse e la ‘voce’ riprese. “ Adesso hai visto”, disse. “ Cosa credi di esserti meritato?”, continuò. L’uomo aveva terrore anche di pensare, anche perché sapeva che l’autore della ‘voce’ già sapeva la destinazione che gli sarebbe spettata! Restò immobile e due grosse lacrime gli rigarono il volto.

La ‘voce’ poco dopo continuò. “ Vedi, piangere qui ora non serve. Qui verranno asciugate le lacrime di quelli che molto hanno pianto sulla terra, a causa di chi non ha avuto pietà o compassione. Se nella tua vita non hai che fatto piangere, qui piangerai. Se non hai ben investito i talenti che ti ho dato quando sei venuto al mondo, qui me ne darai conto. Se li hai utilizzati non per dare agli altri ma solo a te stesso, se non hai dato, ma preso, se non hai aiutato ma hai solo preteso che altri aiutassero te, allora qui te ne verrà chiesto conto. Il conto, alla fine della vita, verrà presentato a tutti. Ecco il conto totale delle tue azioni. Guarda il contenuto dei silos, che contengono le palline bianche e quelle nere”.

Una forza misteriosa aprì i silos. Una enorme cascata di palline nere si sparse nell’immensa distesa bianca, mentre dall’altro silos uscì uno sparuto gruppo di palline bianche che presto scomparve, sommerso dall’enorme quantità delle altre.

L’uomo, come paralizzato, guardava impotente il terribile spettacolo. “Questo è il tuo conto”, disse la voce. “ Ora devi pagarlo”, concluse.

Il cancello di sinistra iniziò ad aprirsi e, come attratto da una forza misteriosa, fu risucchiato all’interno, come in un nuovo tunnel, diverso da quello del ‘viaggio’ di arrivo, mentre un sibilo caldo, di fuoco, avvolgeva e bruciava il suo corpo.

Con un urlo feroce, madido di sudore, si risvegliò. Si guardò intorno: era nel suo letto d’ospedale, meno male, era stato solo un sogno! Che incubo, però! Chissà se era stato un ‘anticipo’ del viaggio vero, quello dal quale mai nessuno è tornato.

Grazie di aver avuto la pazienza di leggere fino in fondo!

Ciao a tutti Voi.

Mario


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