lunedì, maggio 02, 2011

LA SARDEGNA E GLI U.S.A.: UN AMORE CHE PARTE DA LONTANO.







Oristano 2 Maggio 2011



Cari amici,


che agli americani la Sardegna sia sempre piaciuta è, sicuramente, un fatto noto a tutti. Non pochi americani vengono da turisti nella nostra isola e non pochi altri l’hanno abitata per molti anni, quando a La Maddalena vi era una loro importantissima base. Vi dirò di più. L’interesse degli Stati Uniti per la nostra isola ha, radici ancora più lontane.
Finita la guerra nel 1945, quando si stipularono i patti cosi detti “di riparazione” con i vincitori, l’Italia era uno Stato che con altri aveva perso la guerra, quindi doveva “pagare” per ripagare l’alto costo della guerra. Tra le ipotesi che circolarono riservatamente, una, pur mai ammessa o ufficializzata, fu quella di cedere la Sardegna agli U.S.A., che sarebbe diventata cosi un nuovo Stato dell’Unione
Certamente l’ipotesi, pur sempre smentita, non era cosi campata in aria.

La Sardegna, al centro del Mediterraneo, costituiva un punto strategico unico, da cui gli Stati Uniti avrebbero potuto sorvegliare tutta l’Europa ed essere pronti e vigili a rintuzzare le eventuali mire espansionistiche dell’Unione Sovietica. A rafforzare ulteriormente questa ipotesi c’è la non casuale attenzione che gli Stati Uniti dedicarono all’Europa con il famoso piano Marshall, aiuto considerevole, che doveva aiutare la ricostruzione dei Paesi dissanguati dalla guerra e che vide l’Italia beneficiaria di non poche risorse, frenando le eventuali mire sovietiche.
Successivamente, non realizzato il sogno americano di una base/stato al centro del Mediterraneo, la diplomazia d’oltre oceano riuscì, comunque ad avere, formalmente in affitto, la grande base sarda dell’isola della Maddalena, servitù che durò non pochi anni e che, guarda caso, si ripresenta ancora oggi con ipotesi di ripristino.
Ho fatto questa premessa per introdurre l’argomento di cui sto per parlarvi e che vede proprio una grande manager americana abbandonare il dorato mondo del business per farsi adottare in tutto e per tutto dal nostro antico ed arcaico mondo isolano.
Ecco la storia.
Karen Wheelhouse, americana delle stato dell’Arizona, è una quarantenne in carriera. Ha lavorato a Washington, Portland, San Francisco, Denver e successivamente in Europa, come manager di Cisco systems e Manpower. La vita del manager, lo sappiamo è senza orari anche se si tratta di un soggetto di sesso femminile. Karen, però, è tosta e pur lavorando anche quattordici ore al giorno resiste e combatte alla pari con gli altri colleghi uomini. Un bel giorno, però, complice un viaggio a Roma, incontra al Colosseo un agente penitenziario sardo, al quale chiede informazioni. Lui che, con l’uniforme della polizia penitenziaria, monta a cavallo durante una festa del Corpo, è un giovane aitante, forse Le sorride, forse, chissà per quale misterioso meccanismo, riesce a stregarla. Fanno amicizia, escono insieme, nasce una rapida e coinvolgente storia d’amore.
Karen è inebriata dalla nuova vita, inizia a vedere meglio il suo lavoro ed inizia a pensare che, forse, è arrivato il momento di dire basta, di desiderare un’altra vita. I giorni di vacanza passano in fretta. Karen riparte da Roma con destinazione Il Cairo e Gerusalemme, mentre lui, sardo, finita la festa del Corpo, torna al suo servizio in Sardegna. Non si perdono di vista, però; l’uomo sardo è ormai entrato prepotentemente nel cuore di Karen che, pur non conoscendo l’italiano gli scrive, in uno strano italiano, tradotto dall’americano, che vuole continuare a rivederlo. Tante le E mail scambiate, che volano dall’America ad Arbus, nella Colonia Penale di Is Arenas, dove Carlo, l’uomo che l’ha stregata, presta servizio.
L’amore non conosce ostacoli. Karen molla tutto lascia un mondo globalizzato, fatto di lavoro e di guadagni stratosferici per noi sardi, per raggiungere il suo amore sardo. Lascia un lavoro che Le fa guadagnare oltre duecentomila euro l’anno, per trasformarsi in una semplice casalinga, per provare a riappropriarsi del tempo e dello spazio, per assaporare il lento scorrere delle ore, fotografando i paesaggi, i tramonti, il mare e le dune di sabbia. Karen, però non perde la sua formazione manageriale che è dentro di Lei, che, ormai, ha modificato il suo DNA.
In poco tempo, come se la cosa la riguardasse come Manager, fa una impietosa radiografia della Sardegna. Come in un grande libro mastro mette da una parte i valori, i grandi valori che possediamo, e dall’altra le nostre negatività, tutto quello che impedisce un saggio utilizzo delle nostre risorse. Karen si rende conto che potremo vivere da ricchi ed, invece, continuiamo a fare vita grama, con redditi di sopravvivenza. Lei se potesse...capovolgerebbe la situazione! Il nostro potenziale turistico è immenso perché non farlo decollare?
Di recente l’ha intervistata Paolo Paolini de L’Unione Sarda. Al giornalista ha detto che i sardi non si sanno pubblicizzare, che non riescono ad avere quella mentalità commerciale che consente di vendere al meglio le proprie risorse.
La Sardegna, dice Karen al giornalista è un’isola meravigliosa, dove terra, mare trasparente, acqua e aria limpide, sole per molti mesi all’anno, fanno un patrimonio di grande valore. I sardi, però , hanno molti difetti continua Karen. Quali?, chiede il giornalista.
“I difetti dei sardi? Non lavorano assieme. È difficile trovare qualcuno che parli inglese e questo è un grande limite per il turismo. Come puoi trasmettere certe emozioni a chi viene in vacanza se non le sai comunicare nella sua lingua? Spiegare a uno straniero che gli asparagi selvatici sono buonissimi, soprattutto con la pizza, è impossibile se non lo sai dire con proprietà di linguaggio. Un altro esempio? Nessuno vende ghiaccio. Eppure se vai al mare ne hai bisogno, ma quando l'ho cercato nei negozi mi hanno guardato come se fossi pazza». Il giornalista allora Le domanda: Un suggerimento? Karen cosi risponde
«Attirare i turisti americani e canadesi da ottobre a dicembre: per loro luglio e agosto sono mesi bollenti. Li devi accompagnare a raccogliere funghi, a vedere le bellezze che non troverebbero da altre parti. I sardi rinunciano in partenza, convinti - sbagliando - che queste rarità non interessino nessuno».
Karen, da buona manager, non è pentita della sua scelta. Sa che ci vorrà del tempo ma il futuro potrà, davvero, dare alla Sardegna il ruolo che merita nel comparto turistico mondiale.
La Sardegna c’è, con un patrimonio di cui, forse, ancora non siamo consci e di cui non sappiamo il vero grandissimo valore. Sono i Sardi che, purtroppo, per mille ragioni, non ci sono, perché non conoscono ancora il vero valore della loro terra.
Persone come Katia, forse, possono aiutarci a cambiare.

Grazie dell'aqttenzione!

Mario

1 commento:

Unknown ha detto...

Salve
A fine guerra la Sardegna non esisteva come oggi.
C erano paesi,citta ma tutto gestito tipo tribù africane.
Vennero dati dei soldi per avere la Sardegna come piattaforma centrale.
E i capi tribù accetteranno.
A loro volta i capi tribù erano guidati dall Italia che diede la Sardegna in cambio del ripristino nazionale.
La mia idea è che sarebbe stato meglio essere completamente usa tipo Hawaii oppure liberi..
Quest accrocchio è instabile ed è soggetto a fraintendimenti.
Per questo gli indipendentisti non riescono ad andare avanti.
Perché a monte c è un patto con l Italia e usa.
Per l Italia e Europa non sarebbe un problema staccare,ma non conviene agli usa.
Io credo che sia più semplice diventare americani che sardi.