Oristano
20 Maggio 2016
Cari amici,
Chi mi segue da tempo
sa che l’argomento di oggi è stato ripreso altre volte, anche se capita sempre
più spesso che le sollecitazioni fatte dai cittadini per una città più pulita, più decorosa, che
appaia anche ai visitatori più gradevole e accogliente, vengano impunemente
ignorate. Si, anche oggi voglio parlare con Voi di “DECORO URBANO”, quel pulito ed elegante “abito” con cui le città
dovrebbero sempre presentarsi, sia agli abitanti che ai visitatori.
Decoro
Urbano è una parola complessa, che significa tante cose
insieme. Vuol dire città con i marciapiedi in ordine, strade prive di buche,
ben illuminate e con le facciate ordinate; strade pulite e linde (possibilmente anche
rallegrate con dei fiori), non solo spazzate ma anche rispettate dai passanti che dovrebbero evitare di
gettare per terra carte, mozziconi di sigaretta e chewingum. Significa anche che le città, oltre ad avere le
facciate decorose, queste non vengano imbrattate in modo vandalico (così come i monumenti) da
giovani scalmanati e perdigiorno (anche di recente sono tornato su quest’ultimo
argomento con il post del 15 Maggio: http://amicomario.blogspot.it/2016/05/notti-brave-ad-oristano-writers-o.html
).
Presentare al meglio la
nostra città, Oristano, sembra però sia diventata un’impresa difficile, una pesantissima
incombenza, simile alle così dette fatiche
di Sisifo, (come racconta la leggenda Sisifo venne condannato a far rotolare
un pesantissimo macigno sino alla sommità di una montagna, ma nell’attimo
stesso in cui questo sforzo si completava, la pietra ricadeva a valle, e Sisifo
era costretto a ricominciare da capo), nel senso che per quanto se ne parli
poco o nulla viene messo in atto, risultando di conseguenza sempre più difficile
poterla ammirare e godere come avremmo voluto.
In effetti i mali che
affliggono Oristano sono tanti e presentano addirittura risvolti spesso poco comprensibili.
Ad esempio l'incuria derivante dalla “perpetua” transennatura delle varie “zone” della città, dove sono
stati riscontrati “pericoli di crolli”, anziché andare in diminuzione aumenta. In questi punti transennati
la “provvisorietà” dell'intervento con l’andare del tempo è diventata
definitiva. Partiamo dal transennamento dell’ingresso principale della Scuola
media di Piazza Manno, dove il palchetto che dovrebbe evitare agli alunni
crolli improvvisi di calcinacci sulle loro giovani teste è lì da qualche anno; continuando
a girare per la città troviamo transenne davanti al Teatro Garau, davanti
palazzi SAIA, al Distretto militare e allo stesso Palazzo Civico, che si
affaccia sulla Via più trafficata di Oristano, Corso Umberto, ben più noto come
Via Dritta!
E che dire del
transennamento della vecchia sede del famoso “Bar di Ibba” nella centralissima
Piazza Roma, a pochi metri dalla Torre di Mariano II? Senza parlare, tornando
all’epoca giudicale, dello stato assolutamente indecoroso dell’intera Piazza
Manno, Pratza de Sa Majoria, dove
oggi si affaccia il palazzo che nell’ultimo secolo ha ospitato le carceri, ma che
in passato fu sede della Reggia dei Giudici d’Arborea, che oggi si presenta in
uno stato così indecoroso, da costituire un pietoso spettacolo di sporcizia e
degrado.
Finalmente, ora, dopo
un’infinità di critiche e proteste, pare che la bruttura rappresentata dal fatiscente
fabbricato che ospitò il Bar di Ibba, proprio dirimpetto alla Torre di
Mariano II, stia per essere eliminata. Per anni dopo la chiusura da parte del
titolare del famosissimo Bar, che fu negli anni '60 del secolo scorso il teatro della
“Bella Vita” oristanese,
quell’angolo centralissimo (escluse alcune attività di ristoro avviate successivamente e poi chiuse) è andato in declino, lasciato in stato di abbandono, costituendo per il decoro della Piazza un vero e proprio
“pugno nell’occhio”: in sintesi un fabbricato cadente e lercio, alla stregua di un antico nobile decaduto, diventato
un clochard.
Oristano,
incredibilmente, sembra quasi non preoccuparsi del ricordo orgoglioso del suo
passato! Eppure in tanti, in particolare quelli che hanno vissuto la rinascita
post bellica degli anni ’60, ricordano quell’angolo di Oristano in Piazza Roma come
il salotto buono della città; i tavolini, sparsi all’ombra della Torre, erano
sempre occupati: frequentati nei fine settimana anche da
Cagliaritani, Nuoresi e Sassaresi, ammaliati dalla bontà dei prodotti
artigianali di Angelo Ibba, tra cui spiccava il famoso semifreddo, straordinario gelato artigianale la cui
ricetta segreta pare sia andata persa irrimediabilmente. Ora nessuno potrà più
richiedergliela perché poco tempo fa Angelo Ibba, che dopo la chiusura del
locale lasciò Oristano per trasferirsi ad Arezzo, ha lasciato questa vita terrena all’età di 84
anni.
Quegli Anni Sessanta, cari amici, sono stati davvero
anni ruggenti: Oristano era una città viva, frizzante; le strade, in particolare quelle
del centro, erano giornalmente invase dal ritmo delle canzoni dei gruppi musicali oristanesi
che suonavano pezzi che portarono non poca fama alla città, invadendo non solo la
Sardegna ma arrivando anche all’estero. Tra i gruppi spiccavano i Barritas, dove il genio di Benito Urgu, che di quegli anni fu uno dei grandi protagonisti, spopolava (è ancora oggi in attività) avviandosi ad una brillante carriera nel mondo dello spettacolo.
Esattamente cinquant’anni fa Benito Urgu compose i due pezzi che segnarono l’epoca d'oro della musica beat made in Sardegna: “Gambale twist” e “Whisky, birra e
Johnny cola”. Mezzo secolo dopo Benito ricorda così quel lavoro: «Erano
due canzoni che prendevano spunto da situazioni e personaggi reali. Gambale
twist rappresentava la rivolta del pastore verso la sua condizione e l’apertura
alla modernità, con l’invito a togliersi i gambali e a ballare il twist».
Oristano in questi anni
recenti non solo ha dimenticato i fasti del Giudicato e quelli della ripresa economica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, ma ha anche perduto
quella vivacità, quell’inventiva, quell’interpretare i tempi, che avrebbero
dovuto invece connotarla. Oggi Oristano è una città sonnacchiosa, priva di
nerbo, incapace di stare al passo, mentre altre realtà, anche più
piccole, si evolvono e cercano di crescere e migliorarsi.
Tornando alla
riflessione iniziale, quella del decoro urbano, chissà se Oristano col 'suo' “salotto
cittadino” oristanese, posto all'ombra della Torre di Mariano II, potrà riavere quel dignitoso e giusto decoro a cui ha diritto. Certo non basterà qualche filo d'intonaco nuovo, ridipinto col giusto colore, a ridarle dignità; questo sarebbe solo una prima goccia in un mare, anche se, intanto, sarebbe un bel primo passo. La speranza è che, almeno per gradi, la città possa riacquistare la sua dignità (che manca da troppo tempo), perchè anche in tempi economicamente non floridi come quelli che stiamo attraversando, Oristano è giusto che vesta panni più dignitosi: glielo dobbiamo tutti, perchè il suo illustre passato non vada dimenticato, o peggio ancora gettato alle ortiche!
A domani.
Mario
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