Oristano 19 Maggio 2016
Cari amici,
I sostenitori del
progetto di fusione tra ANAS e FERROVIE DELLO STATO, nato ovviamente in casa
Renzi, lo descrivono praticamente come una vera e propria “operazione geniale”,
mai prima tentata in tema di partecipate statali; un progetto che, secondo gli
entusiasti amministratori delegati delle due società, Renato Mazzoncini per le
FF.SS e Gianni Armani per l’ANAS, farà sorgere un maxi gruppo della “mobilità
integrata”. I numeri finanziari e, soprattutto, la filosofia della fusione tra
ANAS e FF.SS sono già sul tavolo del Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan,
e di quello delle Infrastrutture, Graziano Del Rio.
L’operazione, già
uscita dal campo delle ipotesi, almeno nelle intenzioni di Palazzo Chigi, dovrebbe
essere messa in atto entro l’anno, e darà vita ad un soggetto nuovo, «un gruppo infrastrutturale di respiro
internazionale», capace di fare massa critica e dunque in grado di poter
competere anche nelle gare internazionali, alla pari degli altri big del
settore. A dire il vero la notizia della fusione è stata accolta dagli italiani in modi diversi: chi con favore e
chi con diffidenza. L’Italia, insomma, si è praticamente divisa tra favorevoli e
contrari, questi ultimi, per esempio, convinti che la fusione sia il classico “bidone”, come diverse altre volte.
Anche la reale
paternità del progetto non traspare: quando si domanda chi sia “l’illuminato”, il
padre di cotanto progetto, nessuno risponde. Sarà lo stesso Renzi in persona?
Chissà! Quello che è certo è che il dossier è arrivato per la prima volta sul
tavolo di Yoram Gutgeld, commissario alla spending review e uno dei consiglieri
economici di Matteo Renzi. Successivamente è stato preso in carico dalla banca
d’affari americana Citigroup (sempre a caccia, come le altre banche d’affari, delle
laute commissioni da incassare). Anche i due Amministratori Delegati, Mazzoncini
e Armani, a parole affermano che l’ipotesi sul tappeto è da loro pienamente condivisa.
I responsabili dei due colossi
però (che qualcuno definisce dai piedi d’argilla), quando interpellati, non
accennano minimamente al fatto che entrambe le società hanno problemi di non
poco conto, anche se i numeri sono a dir poco colossali: il fatturato
complessivo ammonta ad oltre 10 miliardi di euro, i chilometri gestiti ben oltre 42
mila (tra strade e ferrovie) e i dipendenti circa 75 mila. La nuova società
(Anas dovrebbe confluire in Ferrovie) avrà il ruolo di playmaker, dando una
regia unica alle due infrastrutture per «individuare la migliore risposta alla
domanda di mobilità del Paese», evitando sovrapposizioni, colmando gap storici
e mettendo fine a mille gelosie locali.
Il voluminoso dossier,
ora sul tavolo dei due Ministri dei Trasporti e del Tesoro, verrà integrato dai
piani industriali che stanno mettendo a punto gli Amministratori Delegati di Anas e Ferrovie. Il
nuovo colosso dovrà in primo luogo coordinare, unificandole, le precedenti
strategie aziendali, in una «ottica di integrazione e non di competizione», mettendo
in soffitta i conflitti e le gelosie del passato. L'unificazione, questo è il ritornello,
permetterà di gestire, secondo le migliori regole di best practice, i futuri appalti.
Anche la progettazione sarà integrata, come chiesto dal Ministro Del Rio, per
migliorare l’Inter-modalità e l’ottimizzazione della costruzioni dei nodi di
interscambi. Insomma, ferrovie, strade, porti e aeroporti dovranno essere
sempre più connessi, eliminando gli attuali colli di bottiglia.
Il Ministro dei
Trasporti, Graziano Del Rio, intervistato sull’ipotesi di fusione ha detto che al momento
si è ancora nella prima fase. «Il ragionamento è appena iniziato – ha
detto
- l’idea sulla quale abbiamo cominciato
a riflettere è avere una grande azienda di infrastrutture italiana. I tempi e
la modalità della fusione sono da stabilire, ma appare chiaro che le principali
sinergie e integrazioni vedranno il coinvolgimento di Rfi (società di gestione
della rete ferroviaria), controllata al 100% da FF.SS, che le attività di Anas. L’obiettivo
finale è, comunque, quello di «fare celermente gli investimenti e, perciò,
unire due aziende robuste può aiutare». I dettagli dell’operazione,
destinata a diventare propedeutica alla futura privatizzazione, saranno contenuti nel
nuovo piano industriale di Ferrovie, un documento in fase di elaborazione che
sarà reso noto entro il prossimo mese di Giugno, e «poi si potrà ragionare più
liberamente», dice Del Rio.
Cari amici, personalmente
non sono contrario all’accorpamento. Credo, però, che ad operazione finita il nuovo
colosso debba essere messo sul mercato e privatizzato. In questo modo la nuova azienda, uscendo da
quella tanto nota aureola di protezione statale che ha connotato da sempre le società a capitale pubblico, potrà muoversi in
campo internazionale con le sue gambe, senza lacci e lacciuoli, senza furbizie
e protezioni clientelari, in modo tale che possa operare in modo snello, con capacità e competenza e sempre alla
luce del sole. Saremo capaci di farlo? Chissà!
A domani.
Mario
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