domenica, maggio 05, 2024

ECCO IL PRINCIPALE MOTIVO CHE SPINGE A CANDIDARSI PER DIVENTARE “EUROPARLAMENTARE”: È LA RETRIBUZIONE! È UN IMPEGNO, INFATTI, ALQUANTO BEN REMUNERATO!


Oristano 5 maggio 2024

Cari amici,

Credo che, ritenere che le persone abbiano come primo obiettivo lavorativo quello di trovare un incarico ben retribuito e possibilmente piacevole, sia una realtà incontestabile. A mio avviso, è questa la molla principale che spinge un po’ tutti a cercare di svolgere un’attività lavorativa, alquanto ben retribuita. Con ciò non voglio dire che non contino le altre doti e aspirazioni, dall’amor patrio all’altruistico benessere sociale, ma in primis, ciò che riesce a rendere la vita più serena e con minori problemi è certamente quella di poter soddisfare la maggior parte delle nostre esigenze materiali.

Ho fatto questa premessa in quanto, essendo in procinto di Elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ho notato con quanta interesse un folto numero di cittadini è apparso interessato a cercare una possibile candidatura nei vari partiti, nella speranza di riuscire a diventare un  “EUROPARLAMENTARE”, incarico che, seppure prevede un costante via vai tra l’Italia e Bruxelles, quanto a retribuzione, questa appare di altissimo livello! Ma vediamo insieme cosa comporta, dal punto di vista economico, trascorrere da Europarlamentare una legislatura nell’UE.

Nelle imminenti elezioni per scegliere la nuova composizione dell’Europarlamento (in calendario l’8 e il 9 giugno), l’Italia  avrà a disposizione 76 seggi. I fortunati che siederanno nell’Europarlamento avranno diritto, oltre ad un lauto stipendio, a rimborsi spese e diverse indennità. L’importo degli emolumenti ammonta a circa18mila euro al mese, da dividere però in alcune voci. Solo di stipendio, un parlamentare europeo prende 10.075,18 euro lordi, pari a 7.853,89 euro netti, dopo le detrazioni delle imposte UE e dei contributi assicurativi.

Quelli erogati ai parlamentari UE sono euro che arrivano dal bilancio del Parlamento Europeo. Oltre a questo, però, ci sono altri introiti che ingrossano la busta paga di un europarlamentare. A partire dall’indennità per spese generali, pari a 4.950 euro al mese, che copre gli acquisiti di hardware e software informatici, forniture per ufficio, telefoni cellulari, abbonamenti di telefonia mobile e a internet, ma anche gli affitti di uffici. Oltre a ciò, si deve aggiungere la diaria o indennità giornaliera, cioè 350 euro al giorno. Una cifra che rappresenta la copertura dei costi quotidiani: i pasti, l’alloggio, le spese più piccole.

Considerando che un europarlamentare al massimo può lavorare cinque giorni per tre settimane al mese, in teoria un politico sempre presente può prendere altri 5.250 euro ogni mese. A segnare le presenze dei parlamentari è un registro specifico in cui ogni eurodeputato deve firmare, anche se i Presidenti e i leader dei gruppi parlamentari hanno delle deroghe. Oltre alla firma quotidiana, però, i parlamentari europei devono anche partecipare alle votazioni in aula: se infatti non sono presenti almeno alla metà delle votazioni per appello nominale durante i giorni di voto, la diaria viene decurtata.

Ma non è ancora tutto. Ci sono altri vantaggi economici, come per esempio i viaggi da e per il Paese in cui si è stati eletti, che vengono rimborsati; oltre a questi viaggi ufficiali, per i viaggi individuali gli eurodeputati hanno diritto a 4.886 euro ogni anno, quindi ulteriori 407 euro al mese. Inoltre, possono anche chiedere il rimborso di due terzi delle spese mediche sostenute. A tutto questo, poi, andranno aggiunte altre erogazioni, come quelle di “fine mandato e pensione”.

Alla fine del mandato da europarlamentare, i deputati hanno diritto a un’indennità pari a una mensilità per ogni anno d’incarico. Mentre per gli ex deputati, quando compiono 63 anni, scatta una pensione pari al 3,5% dell’indennità per ogni anno compiuto nell’esercizio del proprio mandato. Se gli europarlamentari mantengono il proprio ruolo per un mandato completo, quindi cinque anni, la pensione che si matura è di 1.750 euro lordi.

Amici, pensate che oltre quelle laute prebende prima riportate, ad ogni parlamentare europeo spettano anche degli “aiuti” per poter svolgere al meglio il proprio mandato! Questi aiuti sono noti come “Assistenti parlamentari UE”, e ogni eurodeputato ha la possibilità di prenderne diversi.  Questi possono essere o APA (Accredited Parliamentary Assistants), in numero massimo di 4 e ulteriori altri 3 come Assistenti locali. Gli Assistenti locali sono assunti direttamente dall’europarlamentare, con un budget apposito, mentre gli APA sono dipendenti diretti del Parlamento. Ogni eletto ha una dotazione di 28.696 euro al mese, per pagare gli assistenti, che però non devono essere parenti stretti dei deputati. Lo stipendio più basso per un assistente parlamentare è pari a 1.900 euro lordi al mese, mentre quello più alto circa 9.000 euro lordi.

Cari amici, che ne dite? Anche a Voi non sembra ampiamente giustificata la famelica corsa a cercare di diventare EUROPARLAMENTARE?

A domani.

Mario

 

sabato, maggio 04, 2024

“VOLEVO ESSERE CAINO”: IL CRUDO LIBRO DI ANNA STERI SULLA VIOLENZA GIOVANILE, CHE MOLTI GENITORI CON FIGLI ADOLESCENTI DOVREBBERO LEGGERE.


Oristano 4 maggio 2024

Cari amici,

Sono uno che ha sempre amato leggere (oltre che scrivere), e molti di Voi lettori questo lo sanno bene! Ho letto tanti libri sugli argomenti più svariati, che hanno analizzato il vivere umano nella gran parte delle sue espressioni: da quelle positive, altruistiche, a quelle di grande egoismo, che grondano negatività. Mai, però, mi era capitato di leggere un libro come quello su cui voglio riflettere con Voi oggi, amici, perchè leggerlo mi ha creato una miriade di sensazioni difficili anche da descrivere, per quelle ondate di pathos che, pagina dietro pagina, mi avvolgevano come in una spirale labirintica da cui è difficile uscire! Ho letto il libro con curiosa avidità ma anche con ansia crescente, tento da finire di leggerlo in tempi alquanto brevi, arrivando trafelato all’ultima pagina.

Il libro di cui parlo è quello che vedete(in copertina) nell'alto di questo post, che porta come titolo “VOLEVO ESSERE CAINO”. Il libro è scritto da Anna Steri, sarda di Villacidro, nata nel 1967, in possesso del diplomata in Organo e Composizione organistica e in Clavicembalo, ma che, da persona che voleva innanzitutto realizzare i suoi sogni, ha voluto privilegiare l'innata, sua forte passione per la scrittura, che covava dentro di sé fin dall'età di nove anni. VOLEVO ESSERE CAINO non è il suo primo libro, in quanto in precedenza ne aveva già scritto altri sette, tra i quali “Nevralgie affettive” (scritto nel 2017) che ha vinto il Premio Internazionale di Letteratura Alda Merini.

Il libro Volevo essere Caino, è un’analisi cruda e spietata sulla generazione ultima che ci circonda: quella degli adolescenti; è questa una generazione meglio definita, nel nostro stravolto mondo odierno, “Generazione Zeta”, ben diversa da tutte le precedenti.  Sarà perché da questi adolescenti mi separano ben due generazioni, nel senso che ne sono il teorico “nonno” (sono nato nel 1945, a guerra appena finita), ma penso che essi siano il frutto, forse, di tanti errori commessi da noi adulti; credo che in tanti abbiamo sbagliato, nei loro confronti, nell’applicare il sistema educativo. La mia è una generazione che è cresciuta cercando di ricostruire lentamente il tessuto umano e sociale, distrutto dalle macerie della guerra, mentre quella successiva, quella dei loro padri, è quella che assaporava i primi frutti, e che ha allevato i figli con l’obiettivo che “essi dovevano avere tutto quello che a loro era mancato"!

Ed ecco, purtroppo, il risultato derivante: chi non conosce la sofferenza, chi non si è mai dovuto rimboccare le maniche per conquistare anche le cose indispensabili, si ritrova a vivere una vita vuota, senza scopi e obiettivi da raggiungere! A cosa può aspirare un giovane che in casa ha tutto, dallo smartphone fin dalle elementari alla paghetta settimanale, dal motorino alle vacanze al mare o in montagna e alle serate in discoteca, a prescindere dal rendimento scolastico? In realtà "al nulla da conquistare", in quanto ha già tutto! Ed è questo nulla, questa angoscia colma di noia a riempire in negativo le giornate dei fragili ragazzi in formazione, l’età più critica che precede la maggiore età: i 18 anni! Le vicende raccontate nel libro di Anna Steri con un linguaggio crudo (quello della strada), talvolta scabroso ma autentico, sono riferite ad un gruppo di questi adolescenti, preda proprio di quel male prima indicato: la noia mortale, che li porta ad abbandonare la normale, alienante quotidianità per avventurarsi in brutali prove di forza prevaricanti, quelle del fare del male senza motivo, solo per mostrarsi “grandi, capaci e forti”, riempiendo e appagando così quell’immenso vuoto che cova dentro di loro!

Amici, la lettura del libro "VOLEVO ESSERE CAINO" è travolgente! Anna, con grande competenza, alterna dialoghi reali e riflessioni interiori, mentali, mostrando al lettore sia le fragilità presenti negli adolescenti che l’imperizia degli adulti, i loro genitori; il libro, però, mette a nudo anche altri mali presenti negli adulti, quelle “mele marce”, purtroppo presenti all’interno di quelle strutture educativo-formative che invece dovrebbero garantire educazione, formazione e insegnamento ai giovani adolescenti. Il lettore. pagina dopo pagina. è risucchiato in un tornado di emozioni: quelle fortemente rappresentate nel libro, e quelle che nascono dentro di lui, sconvolto da comportamenti tanto brutali e atroci! Anna Steri, con le taglienti, giuste parole, usate a volte come scalpello e altre come pennello, cesella e dipinge situazioni incredibilmente reali, che vanno dall’alternarsi delle negative esperienze degli adolescenti, afflitti da quel malessere che cova dentro di loro e che si sfoga passando dalla normale quotidianità al praticare il male con brutale violenza, all’ansia che provano gli adulti, spesso impreparati a gestire situazioni così difficili da risolvere. Nel libro il lettore trova le tante sfaccettature del male, che grava come una spada di Damocle su giovani e meno giovani, sui figli e sui genitori, colpevoli spesso di trascurare, a causa del lavoro, la famiglia e i figli, ma il dazio, come ben sappiamo, si paga sempre!

Come in un caleidoscopio, il lettore segue lo svolgersi degli eventi; tutto ha un termine, e, una volta che i danni si concretizzano, arrivano le conseguenze: dallo sconcerto di una madre di fronte allo psicanalista, quando si rende finalmente conto della situazione del figlio, a quello di un padre per la possibile perdita della figlia, terrorizzato da una sua possibile scomparsa; interessante anche il comportamento di entrambi i genitori di una delle ragazze, che cercano, finalmente, di salvare disperatamente la loro figlia. Amici, il ritmo dato dall’autrice Anna Steri a questo interessante romanzo è davvero travolgente! Tra adolescenti in procinto di perdersi, genitori poco capaci e “cattivi” responsabili di strutture educative, arriva, alla fine anche la conclusione. Si, arriva la salvezza, dopo tanta sofferenza, ma non per tutti: per uno, NO!

Cari amici lettori, credetemi è un libro che ho apprezzato molto e faccio i miei complimenti ad Anna Steri; a Voi amici lettori, consiglio di procurarvelo (contattate Anna, c’è su FB e Messenger) e leggetelo, Vi farà meditare non poco, in particolare se siete genitori con figli adolescenti!!!

A domani.

Mario

venerdì, maggio 03, 2024

LA SARDEGNA NEGLETTA: DOPO LE PESANTI, IMPOSTE SERVITÙ MILITARI, ORA SULL'ISOLA È CALATA ANCHE LA MANNAIA DELLA SERVITÙ ENERGETICA. È TEMPO DI DIRE BASTA!


Oristano 3 maggio 2024

Cari amici,

Continuando di questo passo sarà difficile vedere la Sardegna arrivare dimostrare tutto il suo valore! La nostra terra è uno scrigno di tesori unici: dal suo mare eccellente al suo clima, dalla sua storia millenaria (con tesori che fanno dell’isola un museo a cielo aperto) alle sue tradizioni uniche, che spaziano dalla cucina, all’artigianato, dalle sue colline e foreste incontaminate al clima mite, godibile, salvo rare eccezioni, tutto l’anno! Su questo paradiso, già gravato dalle pesanti servitù militari, sta pesantemente calando anche una specie di "Servitù energetica" sconsiderata! E non dimentichiamo anche la "Spada di Damocle" della possibile collocazione nella nostra isola del sito di stoccaggio delle scorie nucleari!

La triste realtà è che, da millenni, la nostra isola è una “terra di sudditanza”, colonizzata e utilizzata dai diversi popoli che l'hanno calpestata, e che mai ha potuto essere autogestita dai sardi. Ci avevano visto giusto gli spagnoli, che ci definirono Locos i mal unidos, ma anche i successivi dominatori non sono stati stati con noi molto altruisti, a partire dai Savoia! Ebbene, anche oggi, seppure formalmente dovremmo essere una Regione non solo con la stessa dignità delle altre, ma anche con una maggiore autonomia, purtroppo poco o nulla è cambiato! A dimostrarlo c'è tanto, e, fra le più importanti quella prima accennata: le “Servitù militari” (la Sardegna è la regione col maggior carico); la seconda, invece, è la vana promessa (vana, in quanto mai attuta) della “Continuità territoriale”, che limita la movimentazione dei sardi e falcidia quel turismo che potrebbe darci un grande ristoro economico. E non è tutto, purtroppo, perchè la colonizzazione dell'isola continua!

Amici, come italiani continuiamo a  riempirci la bocca di “Transizione energetica”, di certo un passaggio necessario e importante, da effettuare gradualmente passando dall’energia ricavata da fonti come petrolio e carbone a quella prodotta da fonti rinnovabili, come l’utilizzo dei pannelli solari e delle pale eoliche. “CHISSÀ PERCHÉ”, però, la collocazione delle torri eoliche e i vasti campi di sistemazione degli impianti fotovoltaici, è meglio farla in grandissima parte in Sardegna! E nelle altre Regioni, in particolare quelle del Centro-Nord, che consumano la gran parte dell'energia prodotta, perché NO? Che sono privilegiate? Certo, mica possono mettere a repentaglio e compromettere il loro paesaggio, meglio al Sud, in particolare in Sardegna, la nostra onnipresente COLONIA!

Amici, nel dossier del CENTRO STUDI DELLA CNA SARDEGNA, secondo le richieste di connessione arrivate a Terna nell'ultimo biennio, la Sardegna è la terza regione italiana per capacità degli impianti, eolici e solari, che hanno avviato l'iter per l'autorizzazione alla connessione alla rete energetica nazionale. I numeri, però, sono ancora più grandi: nel caso dell'eolico si tratta di 34,7 GW (contro gli attuali 1,1) tra siti on-shore e siti off-shore, mentre nel caso del solare si arriva a 23 GW (1,14 quelli attuali). Se tutte queste richieste dovessero concludersi con l'effettiva realizzazione dell'impianto - evidenzia la Cna sarda - la Sardegna diventerebbe la seconda regione italiana, dopo la Basilicata, per potenza installata in rapporto alla popolazione, sia per l'eolico, che per il fotovoltaico, assorbendo circa il 16% della potenza totale installata nel Paese (contro il 6% di oggi)!

Insomma, stando ai dati prima evidenziati la Sardegna arriverebbe a produrre circa 54mila GWh/a da impianti eolici e 41.800 da fotovoltaico, che equivalgono a circa 11,8 volte i consumi elettrici annui dell'Isola! "Il tema della gestione della risorsa energetica è destinato a diventare sempre più strategico in un'ottica di sviluppo economico e produttivo” – come evidenziano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente Presidente e Segretario regionale della Cna Sardegna. Che nella nostra maltrattata Sardegna (sarebbe meglio dire colonia) si sia arrivati a “colmare il vaso” è la convinzione di tanti amministratori comunali, che hanno compreso lo scempio che si sta abbattendo sulla nostra isola, con grave compromissione dei luoghi storici millenari e delle importanti risorse paesaggistiche.

Il primo passo di opposizione verso questa sudditanza è stato compiuto di recente dalla nuova Giunta Regionale, guidata da Alessandra Todde, che ha presentato un disegno di legge per sospendere la costruzione di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, come pale eoliche o impianti fotovoltaici, con l’obiettivo di tutelare il paesaggio e di contenere il consumo di suolo. La sospensione, limitata nel tempo, sarà valida per un periodo di 18 mesi. Il disegno di legge, comunque, non limita la realizzazione degli impianti finalizzati all’autoconsumo e quelli delle Comunità energetiche.

Ora il provvedimento dovrà essere approvato dal Consiglio regionale, ma nel frattempo la Giunta ha già affermato di voler modificare il Piano Paesaggistico Regionale, cioè, vuole rielaborare la cosiddetta mappatura del territorio, per delimitare e circoscrivere le aree idonee alla costruzione di questi impianti in futuro, salvaguardando le altre. La Presidente Todde ha spiegato ai giornalisti che l’obiettivo della misura è fermare «la modifica irreversibile del nostro territorio», prendendosi il tempo necessario per riordinare le regole e negoziare con lo Stato la mappa delle aree idonee. 

Cari amici, credo che quanto adottato oggi “poteva e doveva essere fatto molto prima”,  ma… meglio tardi che mai! La Sardegna è tempo che faccia sentire con forza la sua voce, che finora è stato solo un semplice belato, o se volete un miagolio!

A domani.

Mario

giovedì, maggio 02, 2024

HA PRESO L'AVVIO AL SENATO L'ITER PER L'ABOLIZIONE DEL “NUMERO CHIUSO” IN MEDICINA. LA CRESCENTE CARENZA DEI MEDICI LO RENDE INDISPENSABILE.


Oristano 2 maggio 2024

Cari amici,

Dopo 25 anni dall’introduzione del “Numero chiuso” per l’accesso alla facoltà di “Medicina”, pare arrivato, finalmente, il momento di dire STOP! La 7ª Commissione “Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica”  ha discusso in sede referente l'Atto del Senato n. 980 che reca il titolo "Disposizioni in materia di abolizione del numero chiuso o programmato per l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e delle professioni sanitarie".

La Commissione ha adottato, praticamente all'unanimità, il testo base "per dire basta al numero chiuso a Medicina". Il Presidente della Commissione, Roberto Marti, confermando la "massima convergenza di tutte le forze politiche", ha così commentato: "L'odioso numero chiuso che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni non ci sarà più". Ma vediamo meglio in che modo dovrebbe cambiare l’accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.

La riforma sulle modalità di accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, che ha iniziato l’iter nell’aula della Commissione del Senato della Repubblica, prevede l'iscrizione libera al primo semestre, con la conseguente abolizione del test di ingresso, ora grande cancello di sbarramento per l’iscrizione a queste facoltà. È giusto precisare che quanto fatto dal Senato è solo la parte preliminare per l’approvazione della riforma, che diventerà definitiva solo dopo l’approvazione da parte di entrambe le Camere.

Si, amici, il numero chiuso a Medicina, quindi, torna prepotentemente a far parlare di un problema che sta diventando sempre più serio: la carenza di medici! Non ci sarà più, dunque, lo sbarrante, famigerato test di ingresso, bensì la possibilità di iscrizione libera di tutti gli studenti al primo semestre della facoltà; solo al termine del semestre entrerà in funzione una scrematura: sarà il profitto conseguito dagli studenti nel corso degli esami previsti, a compiere un vero e proprio sbarramento al passaggio verso gli anni successivi.

Indubbiamente, quelle previste, appaiono modalità più eque, che consentiranno, agli studenti davvero preparati e interessati, di conseguire la laurea in Medicina. Dopo lo svolgersi del primo semestre, infatti, gli studenti che avranno sostenuto tutti gli esami e acquisito i crediti formativi necessari, potranno proseguire nel proprio percorso di studi. Tutti gli altri, comunque, nulla perderanno gli esami sostenuti: potranno utilizzare gli esami superati in un altro corso di studi affine, così come indicato al momento della doppia scelta fatta in sede di iscrizione.

Amici, considerati i tempi tecnici necessari per l’avvio definitivo della riforma, per quest’anno i test di ammissione si svolgeranno regolarmente, come da calendario. Oltre 71 mila studenti saranno chiamati a svolgere le prove nei giorni martedì 28 maggio e martedì 3 luglio. Con una probabile certezza, l’iscrizione libera alla facoltà di Medicina sarà operativa a partire dal prossimo anno accademico, avviando quella necessaria abolizione di uno sbarramento che ha creato, come ben sappiamo, un deserto nel campo medico, che è invecchiato senza gli adeguati ricambi, creando così pericolosi vuoti di organico.

L’invecchiamento del personale medico è una realtà innegabile, come ha evidenziato l’analisi condotta dall’ISTAT, che ha raccolto i dati necessari messi in chiara evidenza. L’analisi è partita da due dati fondamentali: il numero di immatricolati, laureati, iscritti ai corsi di specializzazione e docenti di ruolo in medicina e chirurgia (sono circa 15,3 mila gli iscritti a un corso di laurea in medicina e chirurgia, il 2,7% del totale degli iscritti al primo anno) e la datazione del personale medico.

Proprio l’aspetto dell’invecchiamento dei medici in servizio ha rappresentato un elemento di seria criticità del sistema sanitario, con una preoccupante  carenza di professionisti che operano in regime di convenzione con il SSN, ovvero i Medici di medicina generale. “Come è noto, il Servizio Sanitario Nazionale dovrà fronteggiare nei prossimi anni una crescente domanda di assistenza dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche e della multi-morbilità”, come ha evidenziato la nota redatta dall’Istat.

Cari amici, le criticità, come sempre, non mancano. Al momento, infatti, le Università italiane non hanno le risorse e le capacità sufficienti a sostenere un numero così ampio di studenti interessati ai corsi di Medicina, per cui lo Stato dovrà necessariamente intervenire con nuovi mezzi, in particolare finanziari, per dotare le Università delle necessarie risorse.

A domani.

Mario

mercoledì, maggio 01, 2024

IL “MADE IN ITALY”, MESSO KO DAL MERCATO EUROPEO GLOBALIZZATO. LA CONTRAFFAZIONE IMPERVERSA, TANTO CHE MOLTI PRODOTTI POSSIAMO CHIAMARLI “FAKE IN ITALY”.


Oristano 1° maggio 2024

Cari amici,

Oggi 1° maggio è il giorno dedicato alla festa del lavoro. Un lavoro sempre meno protetto, che, colpevole la grande spinta imposta dalla globalizzazione, per restare competitivi, impone ritmi che fanno sempre più vittime. L'Italia, con l'eccezionale bontà dei suoi prodotti, cerca di trovare soluzione all'arrivo delle tante imitazioni provenienti da ogni parte del mondo. La fama della bontà del prodotto italiano, sempre di alta qualità sotto tutti i punti di vista, appare sempre più in pericolo, nel senso che, senza le necessarie norme di tutela, i nostri prodotti sono destinati al tramonto. All’estero, prodotti come il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, così come i salami, il pane di Altamura, il Grano, l’Uva, la Frutta, e molto altro, erano apprezzati e collocati al più alto livello per la loro bontà e l’assenza di prodotti nocivi utilizzati durante la produzione. Con l’apertura dei mercati esteri, in primis la Globalizzazione, e le regole imposte dall’ingresso nell’Unione Europea, l’imitazione del prodotto italiano sta raggiungendo livelli mai raggiunti prima.

A denunciare questa situazione è stata di recente la COLDIRETTI, che dopo tanti sospetti ha deciso di andare a “vederci chiaro”. Ha riunito un bel gruppo di agricoltori (circa diecimila) al passo del Brennero, dove transitano tanti tir carichi di prodotti alimentari provenienti dall’estero. Una mobilitazione, quella preparata da Coldiretti, per dire STOP all’invasione di cibo straniero, spesso venduto come nazionale, avviando anche una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti ad estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea.

Ma cosa hanno scoperto esattamente, al passo del Brennero, i mobilitati della Coldiretti? Mica poco! Per esempio un carico di prosciutti prodotti in Danimarca e destinati a Modena (dove sarebbero diventati “nostrani”), del pane confezionato nella Repubblica Ceca, alla maniera di quello di Altamura, un dop di alto livello; ma anche frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia diretta in Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e con destinazione Verona. Pensate, pure un tir carico di grano senza tracciabilità che sarebbe diventato grano italiano! Cosa rimane, dunque, del vero prodotto italiano di alta qualità? Poco o niente, perché in questo modo il Made in Italy, sta diventando solo un “Fake in Italy”.

Il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini così commenta con amarezza: «Ci dicevano che al Brennero non avremmo trovato camion in ingresso che trasportavano prodotti agroalimentari come li avevamo trovati negli anni passati; purtroppo, i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario. Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini. Questo non è più accettabile e vale per tutti i prodotti. Vogliamo una giusta trasparenza rispetto a quelle che sono le informazioni che devono essere date ai cittadini: per questo – ha concluso Prandini – serve l’obbligo di origine a livello europeo. Poi siano i cittadini a scegliere con consapevolezza cosa acquistare».

Amici, i prodotti prima indicati sono solo la punta dell’iceberg, perché la lista è lunga: va dai pomodori San Marzano, che arrivano sulle tavole dei consumatori da Grecia, Spagna, Francia, Germania, senza logo della certificazione dop e senza alcuna tracciabilità e tutela, alla mozzarella di bufala, dall’olio extravergine di oliva al vino, dalla ricotta fresca prodotta in Nord Europa, destina a Latina, alle arance provenienti dalla Gran Bretagna (forse provenienti dalle Canarie) spedite a Ferrara. Che dire, poi, delle centinaia di quintali di latte austriaco e belga con destinazione praticamente su tutto il territorio nazionale, che va dalla Campania alle Marche, dal Trevigiano a Collecchio?

Nella due giorni di presidio effettuato dalla Coldiretti sono stati quasi un centinaio i tir e le autobotti aperte con il supporto determinante delle forze dell’ordine: della Guardia di Finanza dei carabinieri dei Nas, della polizia  e dei vigili del fuoco. Con la mobilitazione al Brennero è partita, come accennato prima, una raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea. L’obiettivo è arrivare a un milione di sottoscrizioni.

Cari amici, la richiesta della Coldiretti è quella «di imporre un netto stop alle importazioni sleali di cibo prodotto secondo modalità vietate in Italia e in Europa; dall'uso di sostanze pericolose per la salute, allo sfruttamento del lavoro, oltre ad ignorare la necessaria salvaguardia dell'ambiente. Non è possibile che si spacci per italiano un cibo che non è stato coltivato o allevato in Italia: dalle cosce di prosciutto estero che, dopo la salatura e la stagionatura, diventano prosciutto italiano, dal latte prodotto chi sa dove, che diventa mozzarella italiana! È un furto d'identità che inganna i consumatori e toglie reddito agli agricoltori. Una richiesta forte, quella di Coldiretti, che tutti dovremmo condividere!

A domani.

Mario

martedì, aprile 30, 2024

ECCO IL “NIKSEN”, LA VERSIONE OLANDESE DEL DOLCE FAR NIENTE, OVVERO COME "SI OZIA" IN OLANDA (IN MODO DIVERSO, PERÒ, DAGLI “ORERIS” ORISTANESI).


Oristano 30 aprile 2024

Cari amici,

Mi piace chiudere i post di aprile con una riflessione riferita al “DOLCE FAR NIENTE”, un rilassamento classico derivato dall'arrivo della primavera! In realtà questo modo di dire è un metodo elegante per indicare l’apatia, che in alcuni soggetti si traduce nel classico ‘non ho voglia di fare nulla’. Senza arrivare al Messico, dove lo stare all’ombra coperti da un sombrero gigantesco pare sia un modo abbastanza diffuso di passare il tempo, anche da noi in Sardegna, in primis la nostra Oristano, di personaggi “ORERIS” ne ha sempre avuti. Le persone definite “Oreris” sono quelle impegnate per molte ore al giorno a passare le ore senza far nulla, quasi attendendo il passaggio del tempo.

Questi nostri “trascorritori di ore“, praticamente degli scansafatiche (le età sono le più diverse, possono andare dai 20 ai 60 anni): non fanno altro che passare il tempo, dalla mattina alla sera, stravaccati solitamente al bar, a sbevazzare, leggere i giornali sportivi, chiacchierare di tutto e di niente: calcio, donne, imprese poco veritiere. Questo modo di vivere le giornate in realtà è prerogativa dei Paesi caldi, complici le temperature che certamente incidono sulla voglia di essere attivi e lavorare.

Amici a prescindere da chi è "pelandrone" per DNA ricevuto, in realtà la necessità di “Oziare”, ovvero di avere dei momenti di ‘dolce far niente’, non è prerogativa solo di chi è afflitto da questo male, ma anche di chi, pur lavorando regolarmente, ha bisogno ogni tanto di prendersi una pausa durante il giorno, per rilassarsi, smettendo di lavorare e restando, per il tempo necessario, senza fare assolutamente nulla; è questa una pausa di necessità, il bisogno di avere un momento per rigenerarsi dalle fatiche e dallo stress quotidiano, uno spicchio di tempo che viene utilizzato come una sorta di meditazione.

La vita lavorativa, per le persone alquanto impegnate, è fatta di tanti giorni che sembra non finiscano mai: il lavoro, la cura dei bambini, la casa, la palestra, magari le riunioni di club e di condominio prima di cena;  poi le visite degli amici, a cui non ci si può sottrarre, e così via. Ecco, con questi ritmi, il bisogno di momenti di pausa, di stare proprio “senza far nulla”, magari con gli occhi socchiusi sognando magari la concretizzazione di quei desideri che non è facile realizzare! Insomma, è qualcosa che veramente serve a “ricaricare le pile esauste”.

In Olanda, per definire questi momenti di ristoro, di recupero, viene usato un termine curioso: ”NIKSEN”, che letteralmente significa proprio “non far niente”. Si tratta, per questo popolo dei Paesi Bassi, di praticare uno stile di vita nuovo, ispirato ad una filosofia esistenziale di lungo corso. Il concetto di “NIKSEN” è visto come reazione alla frenesia e alla sempre più diffusa tendenza a rimanere costantemente connessi nel web, tramite le nuove tecnologie (tablet, smartphone, social, ecc.). Niksen è considerata “un’arte di vivere”, concepita nell'intento di trovare il modo di lasciar andare pensieri, problemi e incombenze, per assaporare semplicemente il momento presente.

Amici, a ben vedere, il “NIKSEN” olandese non ha niente a che vedere con l’ozio di cui parlavo prima con Voi, ovvero con la nostra pigrizia, che fa rima con apatia e fannulloneria. Quello olandese, infatti, è un dolce far niente necessario per rilassare la mente e abbandonarsi a digressioni fantasiose. Un dolce far nulla che, per fare un esempio, può essere utilizzato semplicemente per guardare fuori dalla finestra, oppure per rimanere in contemplazione, ascoltare della musica in poltrona, o ancora passeggiare in un’area alberata o in giardino. Insomma, un allontanarsi da tutto ciò che è visto come quotidianità.

Personalmente credo che praticare abitualmente il Niksen anche da noi aiuterebbe a riconciliarsi con se stessi, a liberarsi dal logorio della vita moderna. Il Niksen è, indubbiamente, un metodo improntato alla totale disconnessione dal solito, caotico, mondo staccando la spina, che vuol dire anche dimenticare per un po’ i social. In pratica significa sospendere ogni attività per un certo periodo di tempo, magari cominciando con dieci minuti, e poi aggiungendo altro tempo, dedicando quella frazione di tempo a qualcosa di riposante, capace di rilassare mente e corpo!

Cari amici,  il metodo Niksen, considerato che consente un buon riposo al nostro cervello, può essere utilissimo anche per trovare nuove idee, perché nella fase di riposo il cervello è sempre molto attivo, ed è proprio in quella fase che può aiutarci a trovare le giuste soluzioni che cerchiamo. Viva il Niksen!

A domani.

Mario