giovedì, maggio 02, 2024

HA PRESO L'AVVIO AL SENATO L'ITER PER L'ABOLIZIONE DEL “NUMERO CHIUSO” IN MEDICINA. LA CRESCENTE CARENZA DEI MEDICI LO RENDE INDISPENSABILE.


Oristano 2 maggio 2024

Cari amici,

Dopo 25 anni dall’introduzione del “Numero chiuso” per l’accesso alla facoltà di “Medicina”, pare arrivato, finalmente, il momento di dire STOP! La 7ª Commissione “Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica”  ha discusso in sede referente l'Atto del Senato n. 980 che reca il titolo "Disposizioni in materia di abolizione del numero chiuso o programmato per l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e delle professioni sanitarie".

La Commissione ha adottato, praticamente all'unanimità, il testo base "per dire basta al numero chiuso a Medicina". Il Presidente della Commissione, Roberto Marti, confermando la "massima convergenza di tutte le forze politiche", ha così commentato: "L'odioso numero chiuso che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni non ci sarà più". Ma vediamo meglio in che modo dovrebbe cambiare l’accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.

La riforma sulle modalità di accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, che ha iniziato l’iter nell’aula della Commissione del Senato della Repubblica, prevede l'iscrizione libera al primo semestre, con la conseguente abolizione del test di ingresso, ora grande cancello di sbarramento per l’iscrizione a queste facoltà. È giusto precisare che quanto fatto dal Senato è solo la parte preliminare per l’approvazione della riforma, che diventerà definitiva solo dopo l’approvazione da parte di entrambe le Camere.

Si, amici, il numero chiuso a Medicina, quindi, torna prepotentemente a far parlare di un problema che sta diventando sempre più serio: la carenza di medici! Non ci sarà più, dunque, lo sbarrante, famigerato test di ingresso, bensì la possibilità di iscrizione libera di tutti gli studenti al primo semestre della facoltà; solo al termine del semestre entrerà in funzione una scrematura: sarà il profitto conseguito dagli studenti nel corso degli esami previsti, a compiere un vero e proprio sbarramento al passaggio verso gli anni successivi.

Indubbiamente, quelle previste, appaiono modalità più eque, che consentiranno, agli studenti davvero preparati e interessati, di conseguire la laurea in Medicina. Dopo lo svolgersi del primo semestre, infatti, gli studenti che avranno sostenuto tutti gli esami e acquisito i crediti formativi necessari, potranno proseguire nel proprio percorso di studi. Tutti gli altri, comunque, nulla perderanno gli esami sostenuti: potranno utilizzare gli esami superati in un altro corso di studi affine, così come indicato al momento della doppia scelta fatta in sede di iscrizione.

Amici, considerati i tempi tecnici necessari per l’avvio definitivo della riforma, per quest’anno i test di ammissione si svolgeranno regolarmente, come da calendario. Oltre 71 mila studenti saranno chiamati a svolgere le prove nei giorni martedì 28 maggio e martedì 3 luglio. Con una probabile certezza, l’iscrizione libera alla facoltà di Medicina sarà operativa a partire dal prossimo anno accademico, avviando quella necessaria abolizione di uno sbarramento che ha creato, come ben sappiamo, un deserto nel campo medico, che è invecchiato senza gli adeguati ricambi, creando così pericolosi vuoti di organico.

L’invecchiamento del personale medico è una realtà innegabile, come ha evidenziato l’analisi condotta dall’ISTAT, che ha raccolto i dati necessari messi in chiara evidenza. L’analisi è partita da due dati fondamentali: il numero di immatricolati, laureati, iscritti ai corsi di specializzazione e docenti di ruolo in medicina e chirurgia (sono circa 15,3 mila gli iscritti a un corso di laurea in medicina e chirurgia, il 2,7% del totale degli iscritti al primo anno) e la datazione del personale medico.

Proprio l’aspetto dell’invecchiamento dei medici in servizio ha rappresentato un elemento di seria criticità del sistema sanitario, con una preoccupante  carenza di professionisti che operano in regime di convenzione con il SSN, ovvero i Medici di medicina generale. “Come è noto, il Servizio Sanitario Nazionale dovrà fronteggiare nei prossimi anni una crescente domanda di assistenza dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche e della multi-morbilità”, come ha evidenziato la nota redatta dall’Istat.

Cari amici, le criticità, come sempre, non mancano. Al momento, infatti, le Università italiane non hanno le risorse e le capacità sufficienti a sostenere un numero così ampio di studenti interessati ai corsi di Medicina, per cui lo Stato dovrà necessariamente intervenire con nuovi mezzi, in particolare finanziari, per dotare le Università delle necessarie risorse.

A domani.

Mario

mercoledì, maggio 01, 2024

IL “MADE IN ITALY”, MESSO KO DAL MERCATO EUROPEO GLOBALIZZATO. LA CONTRAFFAZIONE IMPERVERSA, TANTO CHE MOLTI PRODOTTI POSSIAMO CHIAMARLI “FAKE IN ITALY”.


Oristano 1° maggio 2024

Cari amici,

Oggi 1° maggio è il giorno dedicato alla festa del lavoro. Un lavoro sempre meno protetto, che, colpevole la grande spinta imposta dalla globalizzazione, per restare competitivi, impone ritmi che fanno sempre più vittime. L'Italia, con l'eccezionale bontà dei suoi prodotti, cerca di trovare soluzione all'arrivo delle tante imitazioni provenienti da ogni parte del mondo. La fama della bontà del prodotto italiano, sempre di alta qualità sotto tutti i punti di vista, appare sempre più in pericolo, nel senso che, senza le necessarie norme di tutela, i nostri prodotti sono destinati al tramonto. All’estero, prodotti come il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, così come i salami, il pane di Altamura, il Grano, l’Uva, la Frutta, e molto altro, erano apprezzati e collocati al più alto livello per la loro bontà e l’assenza di prodotti nocivi utilizzati durante la produzione. Con l’apertura dei mercati esteri, in primis la Globalizzazione, e le regole imposte dall’ingresso nell’Unione Europea, l’imitazione del prodotto italiano sta raggiungendo livelli mai raggiunti prima.

A denunciare questa situazione è stata di recente la COLDIRETTI, che dopo tanti sospetti ha deciso di andare a “vederci chiaro”. Ha riunito un bel gruppo di agricoltori (circa diecimila) al passo del Brennero, dove transitano tanti tir carichi di prodotti alimentari provenienti dall’estero. Una mobilitazione, quella preparata da Coldiretti, per dire STOP all’invasione di cibo straniero, spesso venduto come nazionale, avviando anche una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti ad estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea.

Ma cosa hanno scoperto esattamente, al passo del Brennero, i mobilitati della Coldiretti? Mica poco! Per esempio un carico di prosciutti prodotti in Danimarca e destinati a Modena (dove sarebbero diventati “nostrani”), del pane confezionato nella Repubblica Ceca, alla maniera di quello di Altamura, un dop di alto livello; ma anche frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia diretta in Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e con destinazione Verona. Pensate, pure un tir carico di grano senza tracciabilità che sarebbe diventato grano italiano! Cosa rimane, dunque, del vero prodotto italiano di alta qualità? Poco o niente, perché in questo modo il Made in Italy, sta diventando solo un “Fake in Italy”.

Il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini così commenta con amarezza: «Ci dicevano che al Brennero non avremmo trovato camion in ingresso che trasportavano prodotti agroalimentari come li avevamo trovati negli anni passati; purtroppo, i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario. Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini. Questo non è più accettabile e vale per tutti i prodotti. Vogliamo una giusta trasparenza rispetto a quelle che sono le informazioni che devono essere date ai cittadini: per questo – ha concluso Prandini – serve l’obbligo di origine a livello europeo. Poi siano i cittadini a scegliere con consapevolezza cosa acquistare».

Amici, i prodotti prima indicati sono solo la punta dell’iceberg, perché la lista è lunga: va dai pomodori San Marzano, che arrivano sulle tavole dei consumatori da Grecia, Spagna, Francia, Germania, senza logo della certificazione dop e senza alcuna tracciabilità e tutela, alla mozzarella di bufala, dall’olio extravergine di oliva al vino, dalla ricotta fresca prodotta in Nord Europa, destina a Latina, alle arance provenienti dalla Gran Bretagna (forse provenienti dalle Canarie) spedite a Ferrara. Che dire, poi, delle centinaia di quintali di latte austriaco e belga con destinazione praticamente su tutto il territorio nazionale, che va dalla Campania alle Marche, dal Trevigiano a Collecchio?

Nella due giorni di presidio effettuato dalla Coldiretti sono stati quasi un centinaio i tir e le autobotti aperte con il supporto determinante delle forze dell’ordine: della Guardia di Finanza dei carabinieri dei Nas, della polizia  e dei vigili del fuoco. Con la mobilitazione al Brennero è partita, come accennato prima, una raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea. L’obiettivo è arrivare a un milione di sottoscrizioni.

Cari amici, la richiesta della Coldiretti è quella «di imporre un netto stop alle importazioni sleali di cibo prodotto secondo modalità vietate in Italia e in Europa; dall'uso di sostanze pericolose per la salute, allo sfruttamento del lavoro, oltre ad ignorare la necessaria salvaguardia dell'ambiente. Non è possibile che si spacci per italiano un cibo che non è stato coltivato o allevato in Italia: dalle cosce di prosciutto estero che, dopo la salatura e la stagionatura, diventano prosciutto italiano, dal latte prodotto chi sa dove, che diventa mozzarella italiana! È un furto d'identità che inganna i consumatori e toglie reddito agli agricoltori. Una richiesta forte, quella di Coldiretti, che tutti dovremmo condividere!

A domani.

Mario

martedì, aprile 30, 2024

ECCO IL “NIKSEN”, LA VERSIONE OLANDESE DEL DOLCE FAR NIENTE, OVVERO COME "SI OZIA" IN OLANDA (IN MODO DIVERSO, PERÒ, DAGLI “ORERIS” ORISTANESI).


Oristano 30 aprile 2024

Cari amici,

Mi piace chiudere i post di aprile con una riflessione riferita al “DOLCE FAR NIENTE”, un rilassamento classico derivato dall'arrivo della primavera! In realtà questo modo di dire è un metodo elegante per indicare l’apatia, che in alcuni soggetti si traduce nel classico ‘non ho voglia di fare nulla’. Senza arrivare al Messico, dove lo stare all’ombra coperti da un sombrero gigantesco pare sia un modo abbastanza diffuso di passare il tempo, anche da noi in Sardegna, in primis la nostra Oristano, di personaggi “ORERIS” ne ha sempre avuti. Le persone definite “Oreris” sono quelle impegnate per molte ore al giorno a passare le ore senza far nulla, quasi attendendo il passaggio del tempo.

Questi nostri “trascorritori di ore“, praticamente degli scansafatiche (le età sono le più diverse, possono andare dai 20 ai 60 anni): non fanno altro che passare il tempo, dalla mattina alla sera, stravaccati solitamente al bar, a sbevazzare, leggere i giornali sportivi, chiacchierare di tutto e di niente: calcio, donne, imprese poco veritiere. Questo modo di vivere le giornate in realtà è prerogativa dei Paesi caldi, complici le temperature che certamente incidono sulla voglia di essere attivi e lavorare.

Amici a prescindere da chi è "pelandrone" per DNA ricevuto, in realtà la necessità di “Oziare”, ovvero di avere dei momenti di ‘dolce far niente’, non è prerogativa solo di chi è afflitto da questo male, ma anche di chi, pur lavorando regolarmente, ha bisogno ogni tanto di prendersi una pausa durante il giorno, per rilassarsi, smettendo di lavorare e restando, per il tempo necessario, senza fare assolutamente nulla; è questa una pausa di necessità, il bisogno di avere un momento per rigenerarsi dalle fatiche e dallo stress quotidiano, uno spicchio di tempo che viene utilizzato come una sorta di meditazione.

La vita lavorativa, per le persone alquanto impegnate, è fatta di tanti giorni che sembra non finiscano mai: il lavoro, la cura dei bambini, la casa, la palestra, magari le riunioni di club e di condominio prima di cena;  poi le visite degli amici, a cui non ci si può sottrarre, e così via. Ecco, con questi ritmi, il bisogno di momenti di pausa, di stare proprio “senza far nulla”, magari con gli occhi socchiusi sognando magari la concretizzazione di quei desideri che non è facile realizzare! Insomma, è qualcosa che veramente serve a “ricaricare le pile esauste”.

In Olanda, per definire questi momenti di ristoro, di recupero, viene usato un termine curioso: ”NIKSEN”, che letteralmente significa proprio “non far niente”. Si tratta, per questo popolo dei Paesi Bassi, di praticare uno stile di vita nuovo, ispirato ad una filosofia esistenziale di lungo corso. Il concetto di “NIKSEN” è visto come reazione alla frenesia e alla sempre più diffusa tendenza a rimanere costantemente connessi nel web, tramite le nuove tecnologie (tablet, smartphone, social, ecc.). Niksen è considerata “un’arte di vivere”, concepita nell'intento di trovare il modo di lasciar andare pensieri, problemi e incombenze, per assaporare semplicemente il momento presente.

Amici, a ben vedere, il “NIKSEN” olandese non ha niente a che vedere con l’ozio di cui parlavo prima con Voi, ovvero con la nostra pigrizia, che fa rima con apatia e fannulloneria. Quello olandese, infatti, è un dolce far niente necessario per rilassare la mente e abbandonarsi a digressioni fantasiose. Un dolce far nulla che, per fare un esempio, può essere utilizzato semplicemente per guardare fuori dalla finestra, oppure per rimanere in contemplazione, ascoltare della musica in poltrona, o ancora passeggiare in un’area alberata o in giardino. Insomma, un allontanarsi da tutto ciò che è visto come quotidianità.

Personalmente credo che praticare abitualmente il Niksen anche da noi aiuterebbe a riconciliarsi con se stessi, a liberarsi dal logorio della vita moderna. Il Niksen è, indubbiamente, un metodo improntato alla totale disconnessione dal solito, caotico, mondo staccando la spina, che vuol dire anche dimenticare per un po’ i social. In pratica significa sospendere ogni attività per un certo periodo di tempo, magari cominciando con dieci minuti, e poi aggiungendo altro tempo, dedicando quella frazione di tempo a qualcosa di riposante, capace di rilassare mente e corpo!

Cari amici,  il metodo Niksen, considerato che consente un buon riposo al nostro cervello, può essere utilissimo anche per trovare nuove idee, perché nella fase di riposo il cervello è sempre molto attivo, ed è proprio in quella fase che può aiutarci a trovare le giuste soluzioni che cerchiamo. Viva il Niksen!

A domani.

Mario

lunedì, aprile 29, 2024

SCOPRIAMO IL “BIOHACKING”, LA NUOVA FRONTIERA DEL BENESSERE. UN MODO NUOVO PER AUMENTARE LE NOSTRE CAPACITÀ COGNITIVE E FISICHE.


Oristano 29 aprile 2024

Cari amici,

Sono ancora molti a domandarsi  che cos'è il BIOHACKING di cui tanto si parla! Con questo termine, che significa letteralmente "hackerare la nostra biologia", vengono identificate tutte quelle pratiche, scientifiche e tecniche di nuova  generazione, basate sullo studio e la comprensione dei fenomeni e del funzionamento degli organismi viventi, con lo scopo di ottimizzarli. Il biohacking, in poche parole, consiste nell’utilizzo di quelle pratiche capaci di modificare la nostra chimica e la nostra fisiologia attraverso la scienza, l'auto-sperimentazione e l'apprendimento, col risultato di aumentare le nostre capacità cognitive e fisiche.

Con quale risultato, dunque? Con lo scopo di aumentare il nostro livello di energia. che, di conseguenza, apporta dei benefici e un miglior rafforzamento del nostro corpo. Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso parlare di biohacking. Il movimento del biohacking nasce originariamente in America, nella Silicon Valley, e al suo interno annovera diverse correnti di pensiero, alcune delle quali anche estreme, cosa quest’ultima che ha fatto sì che il biohacking  sia da alcuni visto con un certo scetticismo. Eppure in tanti hanno scoperto la sua efficacia, perché attraverso il biohacking si riesce ad ottenere una sorta di autocontrollo e una maggiore capacità di apprendimento, tale da stimolare le capacità cognitive e fisiche.

Amici, questa tecnica è oggi considerata una pratica che aiuta la persona a godere di uno stato di benessere che potenzia le proprie energie vitali e fisiologiche. Chi ha praticato il biohacking sostiene di aver raggiunto uno stato di benessere inedito, legato all’aumento delle potenzialità del proprio organismo. Queste sperimentazioni positive hanno convinto sempre più persone ad avvicinarsi a questa pratica, nella speranza di aumentare non solo il proprio benessere ma anche le proprie aspettative di vita. Tra i benefici del biohacking, infatti, vi è anche quello della longevità.

Certo, l’idea di poter vivere più a lungo, conducendo una vita sana caratterizzata dal pieno equilibrio tra corpo e mente, è il sogno di tutti, ma proviamo a vedere insieme come arrivare a praticare queste tecniche, capaci di dare uno spirito nuovo alla nostra vita. Per iniziare a praticare il biohacking bisogna mettere in atto diverse tecniche. Alcune di esse sono alla portata di tutti e devono essere attuate in maniera graduale. Tra queste vi è la pratica del digiuno intermittente, che fa riferimento ad un regime alimentare che prevede fasi di digiuno ad intervalli controllati.

Un’altra pratica alquanto importante è quella di mantenere una corretta igiene del sonno, ossia utilizzare per bene il rispetto del ritmo circadiano regolare. Il suggerimento più importante è quello di andare a dormire sempre allo stesso orario, praticare una sessione di meditazione prima di andare a dormire, consumare una cena leggera al massimo quattro ore prima di coricarsi ed evitare l’esposizione alla luce blu dei dispositivi elettronici almeno un’ora prima di andare a letto.

Oltre alla “Meditazione”, il biohacking suggerisce di utilizzare la pratica della respirazione profonda, che risulta essenziale per affrontare la vita con una marcia in più. Ogni mattina appena svegli sarebbe opportuno, dopo aver bevuto un paio di bicchieri di acqua, limone e sale, eseguire tre serie da trenta respiri profondi per un totale di 15 minuti, meglio se seduti o sdraiati con le cuffie nelle orecchie. Aiuta a rilassarsi e a ricaricare le energie vitali, in vista della giornata che si va ad affrontare.

Amici, i biohacker consigliano, inoltre, circa trenta secondi di doccia fredda dopo la regolare doccia mattutina: gli shock termici aiutano ad allenare la resilienza e la concentrazione. La sedentarietà è bandita dal biohacking, che sostiene l’esercizio fisico costante, come il raggiungimento di 10.000 passi al giorno all’aria aperta ben riparati dal freddo (ma non troppo perché quest’ultimo può rivelarsi un ottimo alleato per l’organismo).

Cari amici, uno dei principali vantaggi del biohacking è la capacità di personalizzare le tecniche, adattandole alla persona, quindi in grado di soddisfare le sue esigenze individuali. A Roma il 23 dello scorso mese di marzo, organizzato dal biohacker Stefano Santori, si è svolto il “Biohacking Forum 2024”, un evento dedicato al benessere e all'innovazione tecnologica, che ha portato a Roma alcuni dei più noti biohacker internazionali. Tra conferenze, workshop innovativi e presentazione di device di ultima generazione, l'evento ha evidenziato le più recenti scoperte nell'ambito del biohacking. Credo che questa tecnica si diffonderà sempre di più!

A domani.

Mario 

domenica, aprile 28, 2024

LA FORZA E IL VALORE DEL SILENZIO: QUEL MESSAGGIO CHE NON FA RUMORE MA CHE SPESSO VALE PIÙ DI MILLE PAROLE.


Oristano 28 aprile 2024

Cari amici,

Definire il “SILENZIO” non è impresa facile! A sfogliare il vocabolario troviamo: “Assenza di rumori, di suoni, voci e simili, come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione”. Certo, poiché l’uomo è un animale sociale,  la definizione è senz’altro pertinente, anche se, in realtà, il silenzio è molto di più, in quanto nasconde dietro le quinte molto altro. Partendo dal fatto che viviamo in società, dove gli scambi avvengono principalmente col dialogo, una persona che adotta il silenzio è considerata – a torto, non certo a ragione – praticamente incapace di dialogare, nel senso che non vuole o non ha la competenza per farlo.

Eppure il silenzio, seppure non usi le parole, è capace di esprimere tutta una serie di messaggi, sia in positivo che in negativo. Esso è capace di esprime emozioni anche forti, tanto è vero che un antico proverbio recita che “A volte il silenzio fa più rumore di mille parole”. Può significare, infatti, accettazione o negazione, indifferenza o gioia e dolore. Più spesso il silenzio è espresso in forma negativa, e in questo caso equivale a una sorta di rifiuto, che influisce negativamente sull’autostima di chi la subisce.

Amici, il silenzio è anche l’arma di chi non si sente capito, ed è per questo che trova inutile parlare a chi non lo sa ascoltare, oppure non lo vuole sentire. In realtà il silenzio è spesso utilizzato come una vera “arma” per portare l’altro a tornare sui suoi passi, se vuole farlo. Amici, il silenzio, nella relazione umana, è sempre un forte messaggio, anche se, caso per caso, è sempre da interpretare.

Parlando della vita di relazione, della “vita sociale”, quella che noi tutti oggi viviamo e che è costantemente immersa nel caotico e rumoroso mondo globalizzato; godere di "spicchi di silenzio" è senza dubbio una necessità che dovrebbe riguardare un po’ tutti noi, in quanto questi momenti silenziosi diventano portatori di pace e serenità, tanto da essere considerati una vera e propria medicina. A chi non capita, per esempio, in questo periodo primaverile, di avere voglia di allontanarsi dalla città per andare a fare due passi in campagna, magari con la scusa di andare alla ricerca di asparagi o erbe selvatiche?

Ed ecco, amici, non appena lasciata l’auto, incamminandoci nei sentieri di campagna, sentire la differenza: una sensazione di pace, mentre il silenzio prende il posto del rumore in cui di norma siamo immersi: fastidioso, assordante e alienante. È proprio l’assenza di rumore a farci scoprire e riconoscere la bontà e la bellezza del silenzio, che dona pace e serenità, allentando anche quello stress che la vita di città ogni giorno ci propina. Il silenzio, oltre che rilassarci, ci consente anche di pensare senza distrazioni, di concentrarci.

Purtroppo, amici, la cruda realtà è che siamo talmente abituati ai rumori che la gran parte di noi non ama il silenzio; sembra quasi che il silenzio ci faccia paura, alla stessa stregua della paura del buio. Si, il silenzio ci mette a disagio: un disagio profondo, con la paura di stare da soli con noi stessi e con i nostri pensieri e le debolezze da affrontare. Insomma, stare in silenzio fa paura, nel senso che senza parlare diventiamo insignificanti, non considerati, non visti, non percepiti. Viviamo, purtroppo nell’epoca in cui se non gridiamo, se non ci mostriamo, “non esistiamo”, e il silenzio è considerato la negazione di questa nostra epoca!

Si, amici, il silenzio non ha patria in un mondo, quello che viviamo, in cui per apparire devi fare rumore: per strada, in ufficio, in casa, nei social e in tutti gli altri marchingegni tecnologici che ci avviluppano. Il  silenzio, però, non si è estinto: seppure accantonato, messo all'angolo, è vivo e vegeto! Si è solo, eclissato, si è nascosto nei “Monasteri”, in particolare quelli di clausura, dove frati e monache, da secoli, hanno adottato il silenzio come norma di vita, tanto che trascorrono i 40 giorni della Quaresima in assoluto silenzio. Religioni come il Cristianesimo, l'Ebraismo, l'Islamismo, e l'Induismo, hanno sempre sostenuto la pratica del silenzio, considerato un potente strumento di meditazione e di avvicinamento spirituale alla Divinità.

Cari amici, a mio avviso, un po’ tutti dovremmo riscoprire il valore del silenzio, seppure nella vita odierna non sia una cosa facile; il silenzio ci costringe a riflettere, a guardarci dentro, a fare i conti con i nostri pensieri, con le nostre paure, con i nostri difetti. Per noi, prigionieri della rumorosa vita urbana, però, il silenzio diventa sempre più necessario, consumati come siamo dallo stress e dall’ansia! Ecco perché dovremmo fare di tutto per ritagliarci, nella nostra caotica giornata, almeno dei momenti di silenzio, intorno a noi e dentro di noi; in questo modo riscopriremo il piacere della meditazione silenziosa, che - se vogliamo - ci può riportare verso quella libertà perduta!

A domani.

Mario

sabato, aprile 27, 2024

CON L'AVVENTO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE LA SETTIMANA LAVORATIVA POTREBBE ESSERE RIDOTTA A 3/4 GIORNI. LO SOSTENGONO 2 DEI PERSONAGGI CHIAVE: BILL GATES, FONDATORE DI MICROSOFT E JAMIE DIMON, AMMINISTRATORE DELEGATO DI JP MORGAN.


Oristano 27 aprile 2024

Cari amici,

Non è certo un segreto che gli strumenti sempre più avanzati creati dall’Intelligenza Artificiale, trasformeranno profondamente la vita economica delle nazioni, in particolare il mondo del lavoro, anche in tempi alquanto brevi. Le ultime scoperte, come ChatGPT, sviluppata da Open AI, hanno dimostrato che i Robot concepiti dall’A.I. sono in grado di svolgere non solo mansioni semplici, come quelle svolte nelle fabbriche robotizzate, ma addirittura funzioni complesse, quelle fino ad ora svolte esclusivamente delle menti umane di alta cultura.

Si, le più recenti applicazioni di intelligenza artificiale sono in grado di svolgere compiti tradizionalmente affidati ai preposti agli alti livelli di comando. Questo avanzare travolgente dell’Intelligenza Artificiale, fa presupporre cambiamenti epocali nel mondo del lavoro, come del resto affermano due (2) delle persone oggi più potenti al mondo in campo informatico: Bill Gates, Fondatore di Microsoft, e Jamie Dimon, Amministratore delegato di JP Morgan.

Entrambi questi plenipotenziari dell’Intelligenza Artificiale, figure di primissimo piano nel suo futuro sviluppo, sono arrivati alla stessa conclusione: l’intelligenza artificiale sta aprendo la strada ad una massiccia operazione di “sostituzione” dell’uomo anche nei campi più delicati e di responsabilità, tanto che una delle previsioni è che la forza umana lavorerà sempre di meno, e quindi, anche in tempi brevi, l’impiego dei lavoratori potrà limitarsi a soli 4 o addirittura  a 3 giorni la settimana.

Il problema, non è di poco conto, in quanto si presta a diverse variabili, sia positive che negative. Se da un lato appare positivo l’utilizzo dell’A.I., in quanto capace di aumentare la produttività aziendale, liberando le persone dai compiti noiosi e ripetitivi (riuscendo in questo modo a ridurre l’impegno lavorativo da 5 a 3/4 giorni la settimana), dall’altro l’accorciamento della settimana lavorativa, dovuto all’utilizzo massiccio dell’Intelligenza Artificiale in sostituzione del lavoro svolto prima dall’uomo, questo, tradotto in termini economici aziendali, significa creare un massiccio aumento della disoccupazione.

Amici, il futuro del lavoro, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, sta diventando un’incognita mica di poco conto! Circa l’ipotesi “cosa potrà succedere”, gli sbocchi possibili sono  due. A: Positivo, nel caso l’economia regga e i lavoratori possono mantenere lo stesso trattamento economico lavorando la metà del tempo, questo sarà felicemente utilizzato dedicandosi alla famiglia ed agli hobby; B: Negativo, nel caso la riduzione della settimana lavorativa a tre/quattro giorni comporti una drastica riduzione degli stipendi e quindi del tenore di vita di tanti lavoratori, specialmente quelli operanti nei settori meno automatizzabili, vivremo un pauroso aumento della povertà.

Il futuro del lavoro, con il costante avanzare dell’A.I., resta purtroppo alquanto fumoso, aperto a possibili vantaggi, ma anche a pericolosi svantaggi, seri e problematici, che vanno affrontati prima dello scoppio delle problematiche, in quanto capaci di vanificare i possibili vantaggi. Will Stronge, direttore della ricerca di Autonomy, ha dichiarato: "In genere gli studi sull'A.I., sui grandi modelli linguistici e così via, si concentrano esclusivamente sulla redditività o sull'apocalisse occupazionale; questa analisi cerca di dimostrare che quando la tecnologia viene impiegata al massimo delle sue potenzialità e rivolta ad uno scopo preciso, può non solo migliorare le pratiche lavorative, ma anche l'equilibrio tra lavoro e vita privata".

Se Will Stronge vede positivo, non vuol dire che i problemi non ci siano. Che l’Intelligenza Artificiale sia già in grado di apportare grandi benefici nel lavoro è indubbio, ma il problema reale è un altro: Il mondo occidentale vive all’interno di una “Società altamente capitalistica”, dove continuano a confrontarsi – in campi avversi - il capitale e il lavoro. Chi oggi è disposto a pensare che i padroni del capitale siano disposti a sacrificare il maggior guadagno fornito dall’Intelligenza Artificiale, in favore dei lavoratori, che vedrebbero aumentare il loro tempo libero  lavorando praticamente la metà del tempo dedicato oggi al lavoro? Io credo nessuno, per cui potremmo vivere giorni drammatici.

La nostra, purtroppo, non è una società dell’uguaglianza, ma quella della costante lotta tra il Capitale forte e i lavoratori deboli. Io credo che la gran parte delle aziende continuerebbe a fare la parte del leone, caricandosi il minor numero di lavoratori, utilizzando al massimo le macchine; in questo modo terrebbe per se tutto il guadagno e manderebbe a casa milioni di lavoratori. Ci vorrebbe una terza forza per bilanciare tutto questo: uno Stato forte, capace di contrastare quel "capitalismo di rapina" oggi imperante, difendendo la parte da sempre debole: i lavoratori. Ma siamo sicuri che ci sarà questo antidoto? Io ne dubito!

Cari amici, l’Intelligenza Artificiale è la grande incognita che aleggia sul futuro delle nuove generazioni, un avvenire che diventa sempre più problematico; la storia, però, ci insegna che tutto può succedere! A rileggere le pagine del passato, che per motivi simili ha scatenato straordinarie rivolte di popolo, credo che in presenza di una forte disoccupazione, si scatenerebbe il finimondo, travolgendo padroni e macchine! L’A.I. - opportunamente regolamentata - deve essere messa al servizio dell’umanità, non dei pochi padroni del mondo!

A domani.

Mario