Oristano
21 Maggio 2016
Cari amici,
Il verbo riciclare, che
nelle varie epoche è passato dagli onori alla polvere, cioè dal pieno
utilizzo dei beni materiali (ci basti, come esempio, il vestiario che in
passato passava dal figlio ormai cresciuto al fratello più piccolo) al triste e
incivile sistema dell’usa e getta, oggi sta tornando in auge, sta
riacquistando valore. Dopo aver fatto storcere la bocca a chi viveva
nell’abbondanza, in quanto il riciclo o
riuso che si voglia dire, era qualcosa di misero, che poteva soddisfare solo le esigenze delle categorie
svantaggiate, quelle che non potevano permettersi il “nuovo di zecca”, ecco che il Riciclare
ha ripreso valore e considerazione, con il riconoscimento della sua dignità. L’economia
di oggi, fatta di risorse scarse, ha fatto tramontare per sempre il modello 'usa e getta' della
società sprecona, quella cresciuta nell’errata convinzione che le risorse del
pianeta fossero inesauribili, trasformando il mondo, sia in terra che in
mare, in un vero e proprio letamaio.
In effetti per millenni
il mondo si è mosso nella logica del rispetto per la natura; tutto era considerato un dono di Dio e sprecare un vero e proprio peccato contro natura. Gli
scarti alimentari alimentavano gli animali domestici o diventavano concime, gli
attrezzi venivano costantemente riparati così come l’abbigliamento e i mezzi di
trasporto (dai carri ai mezzi più moderni, sempre riparati e ricondizionati), in un
ciclo continuo che non produceva grandi quantità di rifiuti. In questo modo
risultava assicurato il risparmio e salvaguardato l’ambiente. Fu la travolgente
industrializzazione, iniziata ai primi del 1.900, a creare i presupposti per l'avvio della civiltà dello spreco: si iniziò con l'abbandonare il lavoro artigiano stimolando la produzione in serie e facendo nascere la
politica dell’usa e getta. Solo quando l’uomo si è accorto che questa politica
lo avrebbe travolto, che le risorse del mondo non erano infinite, ha cercato di
capovolgere la situazione, prima che diventasse un processo irreversibile e
distruttivo.
Perchè ho voluto fare questa
premessa oggi? Per presentarvi al meglio la mia riflessione, che parla di un interessante progetto di riciclo, avviato in una delle zone economicamente più attive dell'Isola: Arborea. In questo produttivo angolo di Sardegna si è studiato a lungo come trasformare con intelligenza gli
scarti organici delle numerose stalle presenti nel territorio. Ad Arborea è presente il più grande allevamento bovino dell'Isola, dove gli scarti delle fattorie (tra
deiezioni e lettiere fradicie) oggi costituiscono un serio problema di smaltimento, in quanto questi rifiuti mettono
in pericolo anche la salubrità dei suoli circostanti. Arborea è ubicata in una
zona considerata vulnerabile per l’eccesso di nitrati e i terreni circostanti
non sono sufficienti per il produttivo smaltimento su di essi del letame
prodotto. Ecco allora l'idea intelligente di trasformare questo rifiuto in risorsa: risolvere il problema guadagnando e allo stesso tempo salvaguardando l'ambiente. Vediamo
come.
La brillante intuizione
è stata quella di utilizzare i reflui di deiezione ed il letame prodotto giornalmente delle
mucche trasformando questi rifiuti in Bio-Gas e con questo prodotto far marciare
camion e veicoli professionali! Sicuramente un’idea innovativa e geniale, in quanto il problema creato
dai grandi allevamenti è serio anche nel resto d'Italia, in particolare per i nuovi limiti
imposti dalla Direttiva sui Nitrati. Il progetto made in Arborea risulta uno
dei più promettenti nel campo delle bioenergie: esso è in grado di integrare nello
stesso ciclo aziendale mobilità e agricoltura, all’insegna della sostenibilità ambientale.
Un modello che, viste anche le particolarità della Regione Sardegna, tuttora
sprovvista di una rete capillare di distribuzione del gas, è da considerarsi all’avanguardia. A concepirlo e successivamente realizzarlo, sono due grandi
aziende: il CIB, Consorzio Italiano Biogas e la Cooperativa Assegnatari
Associati Arborea (3A). Il CIB ha già presentato con successo il
progetto al Regatec 2016, la terza
conferenza internazionale sulle tecnologia di gas ed energie rinnovabili, che
si è tenuta recentemente a Malmoe, in Svezia, il 10 e l’11 Maggio.
Quello di Arborea è uno
degli esempi più evidenti di Biogasfattobene®, modello “circolare” italiano di
integrazione della filiera del biogas e del biometano in agricoltura. Il
progetto prevede che i reflui di allevamento vengano convogliati in tre
digestori anaerobici dove viene prodotto il biogas che, dopo un ulteriore processo di
upgrading viene trasformato in biometano liquido, destinato in primis all’alimentazione dei
veicoli aziendali, ma anche, se in eccesso, venduto alle aziende vicine. Ogni veicolo potrà
abbattere le emissioni di CO2 del 97% rispetto ad un corrispondete automezzo che
viaggia con combustibili fossili, con una riduzione inoltre del 90% del
particolato e del 50% di ossidi di azoto (NOX). Il progetto iniziale prevede tre stazioni di rifornimento: una vicino all’azienda e le altre
due una in provincia di Cagliari e l'altra in provincia di Sassari, in vista di una graduale conversione a
metano dei veicoli aziendali di tutte le aziende della cooperativa.
La Cooperativa
Assegnatari Associati Arborea (3A), è oggi la più grande realtà
lattiero-casearia della Sardegna e gestisce il 90% del latte vaccino prodotto
nell’isola. Fondata nel 1956, riunisce 248 soci e 330 dipendenti e nel 2014 ha
registrato ricavi per oltre 150 milioni di euro. L’allevamento principale di
Arborea è costituito da circa 50 mila vacche di razza frisona e brown swiss,
che garantiscono un’abbondante quantità di materia prima (oggi rifiuto), che potrebbe
alimentare senza ulteriori apporti un impianto autonomo. La cooperativa ha
già bandito la gara per la realizzazione dell’impianto, invitando 13 aziende
altamente qualificate in tutta Europa. Alla fine di Maggio è prevista
l’apertura delle offerte e l’avvio del processo di autorizzazione. La
costruzione dei tre digestori anaerobici e dell’impianto di upgrading del
biometano partirà a fine 2016. A fine 2017 è infine previsto l’avvio della
produzione di biometano. Il trattamento di 335 metri cubi di letame al giorno
consentirà di produrre a pieno regime quasi 4,5 tonnellate di biometano liquido. Il progetto,
che richiederà un investimento di circa 10 milioni di euro, dovrebbe essere
realizzato in meno di 2 anni.
Cari amici, chi mi
legge con regolarità sa che ho sempre sostenuto che Arborea in Sardegna è “un’Isola
nell’Isola”, in quanto proprio nella ex Mussolinia, è avvenuto il felice
connubio delle esperienze di 2 Popoli: quello Veneto e quello Sardo. In questo
modo la realtà di Arborea ha camminato più veloce di quella sarda, raggiungendo
capacità operative di grande spessore. Anche ora quest’innovazione porterà
sicuri risultati, che saranno di buon esempio anche per il resto della Sardegna: un
pressante invito a tutti i sardi dell’Isola che è tempo di rimboccarsi le
maniche!
La
speranza è che le buone idee siano davvero contagiose!
Cia, amici, a domani.
Mario
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