Oristano
18 Maggio 2016
Cari amici,
È successo Martedì 10
Maggio nel tardo pomeriggio, ma la Francia è ancora sotto shock. La notizia è
di quelle che ti tolgono il respiro: Oceane, una ragazza di 19 anni della banlieue parigina, in preda ad una tremenda crisi esistenziale, di solitudine, si è tolta la vita gettandosi
sotto un treno. Già in precedenza aveva cercato di rendere noto il suo grande ‘deserto
interiore’ su Periscope, affermando: "Sono arrivata al punto di non aver più
voglia di niente... Nulla che mi faccia piacere o mi dia la voglia di alzarmi
al mattino", ma invano; forse le sue amicizie di rete, quelle aride relazioni virtuali che
oggi regolano la vita dei giovani, non avevano dato troppo peso alla sua richiesta d'aiuto.
Il suo messaggio invece
era lucido, e la cosa che più sconvolge è che il folle proposito sia stato realizzato in collegamento diretto in video e voce con una cinquantina dei suoi “amici
virtuali” collegati con lei in Periscope, l’applicazione di Twitter
che permette di trasmettere, di stare in collegamento in diretta, sia in audio
che in video. Insomma, una morte terribile la sua, comunicata in diretta a tutti:
un urlo di dolore forte e chiaro, quasi un testamento/testimonianza sul
malessere che la avvolgeva sempre di più in una spirale di morte. Morte orribile la Sua, che fa
riflettere non poco e mette in discussione soprattutto il nostro odierno modo di vivere.
Questo fatto terribile, anche per il modo
spettacolare in cui è avvenuto, ha scioccato un po’ tutti. Ma chi era
esattamente questa giovane, schifata dal mondo a tal punto da voler buttare via
la sua vita, rifiutandolo? Quali i reconditi motivi alla base di una
decisione così drastica? Oceane, come riferisce France Info, abitava da sola a
Egly, una trentina di chilometri a sud-ovest di Parigi, la capitale francese. Un
paesino piccolo, agglomerato periferico nelle vicinanze di Evry, città
problematica della banlieue parigina, di cui è stato a lungo sindaco anche l’attuale
premier Manuel Valls. Nata e cresciuta in quei luoghi, come i suoi genitori, che risiedono anch'essi
nella stessa zona.
Timida, di carattere
schivo, già a metà mattina di quel triste 10 Maggio la ragazza, in preda ad una interiore, terribile solitudine,
aveva comunicato ai tanti con cui stava per ore collegata con Periscope, che
quel giorno avrebbe fatto qualcosa di particolare, in diretta, di pomeriggio (“Alle
16,00 farò una scelta importante”). Con loro si era sfogata, iniziando a dire di
volerla fare finita, di avere intenzione di fare un gesto terribile,
motivandolo anche con l’angoscia di un’aggressione sessuale di cui sarebbe stata
vittima. A ben pensare la sua riflessione pubblica altro non era che un’accorata
e disperata richiesta d’aiuto! Quando una ragazza che urla al mondo “voglio
uccidermi”, in effetti praticamente implora, pur senza chiederlo, di essere salvata! Il
suo urlo di disperazione altro non era che il bisogno di conoscere da chi la
ascoltava almeno un solo motivo per restare, pur sofferente, ancora al mondo! La
fragilità umana, non dimentichiamolo, ha sempre più bisogno di sostegno e, purtroppo, questo appoggio
a tanti giovani fragili continua a mancare sempre di più.
Si, cari amici,
nell’attuale deserto sociale e culturale la coesione fra abitanti della stessa
Comunità è sempre più difficile: siamo sempre più assenti e individualisti, viviamo
in una società dove i valori dell’amicizia, della solidarietà, del sostegno
reciproco sono solo termini obsoleti, astratti, che ormai non fanno più parte della
nostra esistenza. Oggi è difficile soccorrere chi cade per strada, chi è
vittima di un agguato o di uno stupro, di un incidente o di un borseggio, perché
la gran parte dei passanti, per viltà o indifferenza, chiude gli occhi pensando che tanto
non è toccato a loro.
Personalmente sono convinto che a salvare
Oceane sarebbe bastata una parola d’incoraggiamento, un sostegno
morale, un invito a continuare a lottare anche stringendo forte i denti, portato anche da uno solo degli amici del gruppo,
per farla desistere dall’insano gesto. Se così fosse stato, forse, Oceane oggi starebbe
ancora tra di noi. Si, proprio una parola di conforto, era quello di cui Lei aveva
bisogno, perché la ragazza fin dal mattino aveva mandato dei segnali d’aiuto al
gruppo a cui era da tempo collegata. Nel colloquio mattutino Oceane si è sfogata, parlando
con loro di un padre “imbecille”, di un ex fidanzato privo d’amore e perfino di
essere stata stuprata. Lo ha fatto rivolgendosi ad un mondo anonimo, ad una
folla solitaria, un uditorio vivo ma senza nome e volto, soprattutto senz'anima. Ha urlato in un
deserto moderno, tale e quale a quello descritto da Riesman nel suo libro La folla solitaria, analisi spietata che mette a fuoco
la terribile aridità della società moderna.
In questo mondo sempre
più solitario, egoista e individualista, la dolorosa invocazione di Oceane è
stata ignorata, il suo urlo disperato non è stato raccolto e condiviso: eppure
sarebbe bastato poco: solo un gesto d’affetto, di amicizia, e Lei avrebbe
potuto cancellare la dolorosa decisione già presa la mattina verso le dodici. Sarebbe bastato
poco per capire la sua disperata solitudine: interpretare quei significativi segnali di fumo lanciati verso quella
folla solitaria con cui dialogava e che non li ha compresi. Alle sedici Oceane,
per tenere fede all’impegno del mattino, riaccende Periscope, mette
in funzione la cam è da il via al folle gesto. Il gruppo la osserva: vede la stazione, i binari, pensa che
Oceane abbia deciso di partire e stia aspettando il treno. Ma non è così. Quando a locomotiva
arriva, la cam è ancora accesa: Oceane salta sui binari dove il treno sta per
passare e tutto si compie. È il suo terribile addio al mondo in diretta: il suo telefonino, rimasto acceso,
continua a trasmettere senza pietà.
Questa storia non
lascia sgomenta solo la Francia ma il mondo intero. Il sacrificio di Oceane, la ragazza di 19
anni dai lunghi capelli neri, è diventato un monito per tutti: Lei esce di
scena quasi chiedendo scusa del fastidio dato, amareggiata per non aver trovato il minimo conforto in quel
grande mare magnum di contatti, che
sono solo un pessimo surrogato dello “stare insieme”, senz’anima e
partecipazione. Il suo addio è un urlo di colpevolezza al mondo intero, reo di
aver costruito una Comunità senz’anima, priva di valori, di affetti, di condivisione, di gioia di
vivere.
Nel prendere tristemente atto del
suo addio al mondo, penso che tutti noi dovremmo interrogarci, ponendoci una
domanda davvero difficile: dove sta andando l’uomo del terzo millennio, nel quale la tecnologia ha
sì alleviato all’uomo la fatica, ma gli ha anche tolto la gioia dello stare
insieme, del condividere anche nel poco quanto posseduto, facendo abortire la
solidarietà, il piacere di donare, spesso molto più appagante del piacere di
ricevere?
Mi assale anche un dubbio
atroce: siamo sicuri che questo mondo super tecnologico sia ancora “a misura
d’uomo”? Forse no! Perché, cari amici, se pensiamo di essere davvero andati sempre
avanti, che tutte le innovazioni ci abbiano fatto crescere, io personalmente non condivido pienamente: la tecnologia sempre più spinta può essere dannosa, perchè sta
portando l’uomo alla perdizione, con il rischio che l’umanità, continuando di
questo passo, possa addirittura scomparire. A volte, cercando di migliorare, possiamo addirittura distruggere, in modo anche irreversibile. E di questo certamente dovremo
rendere conto a Chi, con grande amore, ci ha creato e messo su questo mondo.
A domani.
Mario
1 commento:
These are the ghosts that haunt me.
They are troubled, They are at a loss.
They want answers and have great regret of events.
They had goals in the living world which didnt eventuate.
They are distressed and anguished.
https://goo.gl/VR321g
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