Oristano
15 Maggio 2016
Cari amici,
L’argomento di oggi è
tristemente noto: le città sono sempre più ostaggio degli imbrattatori, sempre
più aggressivi e organizzati, che nonostante i mille tentativi fatti,
continuano nella loro opera di violenta aggressione e distruzione del decoro
urbano. È una guerra difficile da combattere, perché il nemico ha mille volti e
mille variabili, e chi dovrebbe contrastarli non ha chiara ed evidente la necessaria possibile azione di contrasto. In sintesi, vista la situazione, il problema può riassumersi con le parole del famoso
detto che “a lavar la testa all’asino…ci si rimette anche il sapone”!
Nelle mie quotidiane passeggiate
mattutine, alcuni giorni fa mi sono trovato a passare sotto il portico di S.
Chiara (su Brocciu de Santa Crara), che collega Piazza Martini (più nota come
Piazza 3 palme) al Monastero di Santa Chiara. Credetemi, sono rimasto di sasso:
inorridito di fronte ad uno scempio mostruoso delle pareti, avvenuto
sicuramente poche notti prima. Aggiungo, perché possiate osservarle, alcune foto
fatte con il mio cellulare, dalle quali ci si può rendere conto della violenta
azione distruttrice messa in atto: un turbinio di vernice spray nera…sui
delicati e gradevoli fiori precedentemente dipinti sulle pareti del portico,
realizzati quattro anni fa con una bella operazione di pulizia: il progetto “Notti Brave, la città che rivive”.
Molti di Voi
sicuramente lo ricorderanno: il progetto nacque per dare una prima “risposta” a
tutti i cittadini oristanesi, consapevoli del forte bisogno di decoro che c’era
anche nella nostra città. Attraverso l’utilizzo dei fondi di un progetto
regionale (Assessorato della difesa dell’ambiente), l’operazione altro non era
che un’azione di educazione all’ambiente e alla sostenibilità, che riuscì a
risanare e ripulire una porzione del centro storico di Oristano, comprendente
il monastero di S. Chiara e la zona limitrofa. Il risultato fu davvero molto
positivo: grazie al contributo portato dagli studenti dell’Istituto d’Arte, gli interventi del
Comune, del SIL-PTO (oggi purtroppo in estinzione), dell’Antiquarium Arborense
e della responsabile del progetto Stefania Carletti (al progetto collaborò
attivamente e con convinzione anche il club Rotary di Oristano), questa parte storica della città
si mostrò con un volto nuovo, molto più gradevole e accattivante.
Come potete vedere
dalle immagini allegate (che consentono di confrontare il prima e il dopo)
l’azione vandalica non ha bisogno di molti commenti. A questo punto, però,
credo che tutti, chi governa la città e i cittadini che la abitano, debbano
fare una seria riflessione. È possibile che non ci sia proprio nulla da fare? È
possibile che questa stupida violenza, che è solo distruttrice (non porta vantaggi
a nessuno, neppure ai vandali che la mettono in atto), non possa essere
arginata in qualche modo? Credo che una soluzione, per quanto difficile e
dolorosa debba essere trovata. Voglio riportare alcuni punti di quello che
scrissi su questo blog, nel post che raccontava la realizzazione di quel bel
progetto (chi vuole può andare rileggerlo; ecco il link: http://amicomario.blogspot.it/2012/05/oristano-cambia-pellenotte-brava-la.html
).
“…A
guardare oggi, alla luce del sole, questo angolo pieno di storia si resta in
parte stupiti e piacevolmente soddisfatti. Spostandosi, poi, dalla piazzetta
della Chiesa verso il portico di S. Chiara si prova un senso di pace e di
raccoglimento, agevolati dal modificato spazio circostante, reso pulito e
profumato dei fiori di fresca messa a dimora. Percorrendo lentamente il portico
(l’antico denominazione era “Su brocciu de Santa Crara”), ripulito e ridipinto
di un tenue colore giallo, si prova un piacere da tempo sconosciuto. I delicati
fiori dipinti sulle pareti rinnovate strappano un sorriso anche al passante
frettoloso. Ci si ferma incuriositi a leggere il contenuto dei pensieri che i
ragazzi hanno voluto riportare per sensibilizzare tutti: vecchi e giovani. La
città è un bene prezioso, patrimonio di tutti, e tutti siamo tenuti a
rispettarla e farla rispettare”.
Scrissi anche, alla
fine della riflessione, che non era scontato che l’operazione sarebbe servita a
scoraggiare i vandali: “Operazione,
questa di “Notte Brava”, che potremmo considerare quasi una provocazione, nei
confronti dei non pochi vandali e delle "bande" di ragazzi e
ragazzini che la notte frequentano quegli angoli bui della città. E’ una
scommessa che Oristano si augura di vincere. Per il momento, a distanza di una
settimana dalla “pulizia” il portico è ancora intatto, anche se qualcuno ha
scommesso che non passeranno molti giorni prima che si debbano “raccogliere i
cocci”. Sarebbe davvero un peccato che un lavoro particolarmente impegnativo,
come quello fatto nel portico di S. Chiara, che collega via Santa Chiara a
piazza Tre Palme, venisse riportato allo scempio precedente. Basterebbe un
attimo di riflessione per notare quale abissale differenza passa tra il precedente
strato di "graffiti" che lordava le pareti, prodotto da diverse
generazioni di presunti o sedicenti "writers", e lo stato attuale,
che vede, ora, le rinnovate e linde pareti piacevolmente decorate con tanti
coloratissimi fiori”.
Oggi il problema, come
era stato ipotizzato, si riaffaccia più grave di prima. La visione del portico di Santa
Chiara appare orribile in tutta la sua mostruosa volgarità: è possibile che le famiglie
di oggi continuino senza preoccupazione alcuna ad allevare in casa dei
piccoli mostri? Il problema è molto più serio di quanto appare.
Soluzioni pronte a portata di mano non ce ne sono, ma sicuramente è necessaria un’analisi
decisa e credibile, portata avanti congiuntamente dalle famiglie, dalla scuola
e dalle istituzioni. Continuare e tenere bassa la guardia potrebbe essere
addirittura controproducente, quasi un invito a questa gioventù perduta che può
continuare impunemente ad andare oltre.
Allora quali le
soluzioni? Sono certamente difficili ma vanno trovate. Primo, con un miglior
controllo del territorio, con l’installazione di telecamere e con la collaborazione
dei cittadini, che “vedono” e fanno finta di non vedere. Secondo, con lo
spronare le famiglie a fare la loro parte, che significa non continuare a far
finta di non sapere che i loro ragazzi sono già dei delinquenti in erba. Terzo,
con un positivo raccordo serio tra la Scuola e le famiglie, per poter, insieme, affrontare
lucidamente il problema. E, infine, anche come esempio disincentivante, con la
forte e determinata volontà delle istituzioni, che, una volta individuati i colpevoli,
debbono applicare (come già avviene in altri Stati) punizioni non coercitive in
carcere (o strutture di correzione minorili), ma obbligandoli, per un periodo
stabilito, a ripulire i muri imbrattati, ripristinando il precedente stato.
Chissà se questo
sistema potrebbe funzionare, però certamente bisognerà almeno provarci!
A domani.
Mario
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