Oristano
3 Maggio 2016
Cari amici,
La riforma del nuovo catasto edilizio
urbano è alle porte. Il Governo ha presentato nel DPEF una bozza di riforma che dovrebbe completarsi nel triennio 2016-2018.
Il punto centrale, come sottolinea il Sole 24 Ore, è l'immediato allineamento tra loro
delle banche dati, finora autonome e non dialoganti a livello informativo. In
questo modo l'effettivo gettito fiscale gravante sul contribuente verrebbe
valutato in modo appropriato. Dopo mille rinvii, dunque, si torna a parlare di
riforma del catasto; il Viceministro dell’Economia, Luigi Casero, ha confermato
l’intenzione del Governo di andare avanti (dopo un periodo di fermo dovuto a
provvedimenti ritenuti più urgenti), sostenendo (si fa per dire) che vi sarà “l’invarianza
del gettito fiscale”, quindi nessun aggravio per i cittadini, anche se questa affermazione sarà tutta da verificare.
Una delle novità più
eclatanti della riforma è sicuramente quella del “passaggio” dal numero dei vani ai
metri quadri dell’immobile, base per il calcolo delle rendite catastali. Il Governo,
dunque, intende portare avanti la tormentata riforma: lo ha ribadito per iscritto espressamente
nel DPEF, il documento di economia e finanza (inviato dopo l'approvazione alle Autorità
europee), nella parte in cui vengono definite le riforme necessarie al Paese. La
riforma però richiederà del tempo: non sarà dunque una cosa velocissima, anche perché
per ora è impossibile; si lavorerà nel triennio 2016-2018, anno quest’ultimo nel
quale il lavoro sarà completato. Ma vediamo, in modo sintetico, cosa ci aspetta
nei prossimi anni.
Per ora, intanto, è già
iniziato l’allineamento delle banche dati, e il contribuente se ne renderà
presto conto. L'Agenzia delle Entrate, per quanto riguarda il rilascio delle
visure catastali richieste, d’ora in poi indicherà anche due nuovi valori: Il
primo sono i metri quadrati complessivi dell’abitazione, il secondo, invece, riguarda
la superficie, sempre calcolata in metri quadrati, senza le aree scoperte. Le
nuove visure, quindi, conterranno non solo i vani e il valore catastale, che al
momento rimane immutato, ma anche i metri quadri complessivi dell'immobile e la
superficie utile che serve a stabilire, togliendo un 20%, la base imponibile sulla
quale i Comuni applicano la tassa sui rifiuti.
L’importante novità
riguarda 57 milioni di immobili sui 61 milioni registrati, e prepara gli
archivi dell'Agenzia delle Entrate alla imminente riforma del catasto che, quando
sarà approvata, vedrà il superamento dei vani e l'utilizzo dei metri quadrati per
il nuovo calcolo delle rendite. La
novità, stiamo attenti, non è solo formale. L’unificazione delle banche dati,
con la completa conoscenza di tutti i dati anche da parte dei Comuni,
consentirà a questi ultimi la verifica “in loco” delle situazioni degli
immobili. I metri quadri e la tipologia sono dati importanti, che consentiranno
ai Comuni, di calcolare con più esatezza, ad esempio, la tassa sui rifiuti (che ora si
chiama Tari), facendo riferimento alla reale situazione di fatto esistente.
La riforma del Catasto era
già prevista nei provvedimenti inclusi nella Delega fiscale (Legge 23/2014),
che doveva essere portata avanti dal Governo entro il mese di Settembre del 2015, anche
se per mille ragioni i decreti di riforma non furono approvati in tempo utile. In
base al decreto attuativo della Delega
fiscale ancora non approvata, era previsto che gli immobili non dovevano
essere più raggruppati in categorie e classi, ma in due sole tipologie di
fabbricati: quelli ordinari e quelli speciali. Gli appartamenti sarebbero stati
inseriti tutti nella categoria
ordinaria O/1, mentre ville, immobili signorili e artistici avrebbero avuto una
regolamentazione diversa. Proprio per consentire una valutazione più oggettiva,
il valore degli immobili sarebbe stato calcolato prendendo a riferimento i metri quadri e non più i vani. A ogni unità immobiliare sarebbe stata attribuita
una rendita e un valore patrimoniale, stimati in base alle reali
caratteristiche dell’immobile e alla zona di appartenenza.Per maggior chiarezza e conoscenza, questa volta saranno coinvolti i Comuni.
Una riforma seria e
credibile, un processo di equa valutazione del grande patrimonio immobiliare
del nostro Paese, dovrà per forza di cose coinvolgere a pieno titolo i Comuni
dove gli immobili sono ubicati. In questo modo sarà difficile continuare ad “ignorare”
certe furbizie del passato ancora presenti, proprio per la mancanza di coinvolgimento
dell’Ente locale. Nel corretto processo di attribuzione della rendita catastale
ai vari immobili (al riguardo occorre segnalare che sono numerose le città che
presentano unità immobiliari praticamente a rendita zero), il coinvolgimento dei
Comuni garantirà una riforma del Catasto certamente più equa a livello di
prelievo fiscale.
Cari amici, un'ultima considerazione. La teoria è
senz’altro fatta, a parole, di sana equità, ma la pratica molto spesso, no. Anche in questo
caso io sono convinto che, di fatto, per tutti noi c'è un rischio altissimo di
rincaro delle imposte legate al valore della casa. Conoscendo cosa è successo in passato credo
che anche questa riforma costituirà una nuova bella mazzata per i cittadini
che, spesso, si sono tolto il pane di bocca per costruirsi un’abitazione degna
di questo nome. Se il Governo vorrà dimostrare di essere credibile, portando
avanti seriamente questa riforma potrà farlo: garantendo ai cittadini quell’equità spesso
annunciata solo a parole e mai con i fatti: tassando tutti equamente, senza
distinzioni o privilegi; perché se è giusto che tutti paghino le tasse, è
ancora più giusto che vengano equamente distribuite.
A domani.
Mario
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