Oristano 6 Febbraio 2016
Cari amici,
debbo confessarvi tutta
la mia ignoranza: fino a pochi giorni fa non avevo mai sentito parlare di “Chiese
Privilegiate”. Quando, in occasione del funerale di un caro amico, l’Ing.
Augusto Piras, mio coetaneo, socio rotariano del Club di Bosa, mi sono recato a
Suni suo paese d’origine, entrando in Chiesa mi ha destato curiosità una lapide
in marmo bianco collocata sul lato esterno della parrocchiale. L’antico edificio,
dedicato alla Madonna con il titolo di S. Maria della Neve, nella lapide era dichiarato ‘Chiesa Privilegiata’. Confesso che in
tanti anni di frequentazione religiosa, mai avevo sentito parlare di edifici sacri
con questo appellativo.
Tornando a casa in auto
con il mio amico Nando parlammo della cosa e mi riservai, una volta rientrato,
di fare una ricerca su Internet per soddisfare la mia curiosità, e così è
stato. La chiesa parrocchiale di Suni si fregia del titolo di “Chiesa Privilegiata” in quanto nel 2010
a seguito dell'Incoronazione del simulacro di Santa Maria ad Nives, patrona di
Suni, il Capitolo Papale della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma concesse
all'antica chiesa tale titolo, includendola nella Tabella delle Chiese Privilegiate, aggregate alla stessa Basilica. In
virtù di questi privilegi il Sommo Pontefice concede l'indulgenza plenaria ai
fedeli, in particolare, nel giorno della festa della Madonna il 5 di Agosto.
Soddisfatta la mia
curiosità ho pensato che tale antica Chiesa meritava davvero tale importante
riconoscimento. Durante il rito funebre l’avevo osservata con attenzione e, la
ricerca successivamente fatta al mio ritorno è stata di così grande interesse, che
voglio rendere edotti anche Voi che mi leggete di quanto ho appreso. Ecco la
bella storia di Suni, antico paese della Planargia e della sua bella chiesa.
Suni è un paese di
antica formazione. «Da un documento custodito negli archivi vaticani - come dice l'assessore Bachisio Ruggiu - abbiamo scoperto che Suni esisteva già
nell'anno Mille. Era una comunità autonoma, diversa da quella più conosciuta di
Sirone, poi scomparsa e di cui rimangono tracce nelle campagne verso
Pozzomaggiore. Lo stesso documento, scritto in latino, contiene notizie sulle
confraternite: la più antica delle due che ancora sono presenti nel paese,
c'era già nel Medio Evo».
Il toponimo “Sune” è storicamente
accertato a partire dal 1341; denominazione di dubbia origine, parrebbe
appartenere ad un linguaggio preromano, in quanto, dai resti archeologici
rinvenuti, il luogo risulterebbe abitato già in epoca nuragica. Nell'XI secolo Suni
apparteneva alla Curatoria della Planargia e, successivamente al Giudicato
d'Arborea, quando era un importante centro di sosta e scambio lungo le strade
giudicali. Con l'invasione dell'isola da parte degli Aragonesi fu inglobata nei
possedimenti spagnoli e ceduta come feudo alla signoria dei Villamarina.
Nel XVIII secolo Suni apparteneva
al regno Sabaudo e da questi fu infeudata ai Palliaccio che la governarono fino
al 1839, anno dell'abolizione dell'antico sistema feudale. Tra le vestigia del
suo antichissimo passato meritano di essere citati: interessanti nuraghi, tra
cui quello complesso di Nuraddeo, alto più di quattordici metri, quello a
corridoio Seneghe e la necropoli ipogeica di Chirisconis, composta da tredici
domus de janas. Gli edifici religiosi importanti, oltre la Parrocchiale di
Santa Maria della Neve, sono la chiesa dei Santi Cosma e Damiano martiri,
quella di San Narciso vescovo e martire e quella di San Pancrazio martire,
risalente al 1400 e oggi sede delle antiche confraternite.
La chiesa parrocchiale intitolata
alla Vergine della Neve sorge nella parte più antica del nucleo urbano. È il
rifacimento di un edificio del XVI secolo di impianto gotico-catalano:
presbiterio quadrato, ribassato e più stretto della navata, voltato a crociere
come le cappelle laterali, secondo lo schema più diffuso in Sardegna in
quell'epoca. Nel 1608 le maestranze che vi lavorarono facevano capo al maestro
Antioco Marras, uomo dalle grandi capacità costruttive, esperto delle nuove
forme architettoniche del Manierismo, allora imperante in Italia.
La chiesa nel tempo subì
altre modifiche: alla fine del Settecento (fra il 1798 e il 1806) venne
innalzato il campanile di forma quadrata ad opera del muratore bosano Antonio
Selis. Originariamente in cima al campanile esisteva un cupolino a cipolla oggi
inesistente, in quanto distrutto da un fulmine nel 1911. Alla fine del primo
decennio del XIX secolo, in concomitanza con il progetto di una nuova copertura
a botte della navata, veniva sopraelevato il prospetto della facciata che dà
all'edificio un'apparente, quanto anacronistico aspetto romanico. Nel secolo scorso
restauri i successivi hanno portato all'abbattimento della volta, sostituita con
un soffitto ligneo. Dell'impianto più antico restano tuttora il presbiterio e
le prime due cappelle a destra dell'altare. La cappelle gotiche superstiti sono
anch’esse dotate di una copertura simile alla volta centrale.
Cari amici, andare a
Suni per recare l’ultimo saluto al caro amico Augusto prematuramente scomparso
mi ha consentito di conoscere meglio un altro lembo di Sardegna. Forse questa
scoperta è stata un regalo che l’amico-poeta Augusto ha voluto farmi. Augusto
era un sardo vero, innamorato oltre misura della sua terra, della quale era
orgoglioso e che cercava di onorare sempre, incentivando sia l’uso della lingua
(era collaboratore dell’emittente radiofonica locale Radio Planargia), che
cantandola, dedicandole molte delle sue bellissime poesie, tanto apprezzate e
destinatarie di numerosi premi. Grazie Augusto per l’amicizia che mi hai
regalato e per il grande amore che hai avuto per la Tua e nostra terra.
Mario
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