Oristano
12 Febbraio 2016
Cari amici,
che la sicurezza
informatica sia sempre più a rischio è un fatto, perché nonostante le
attenzioni, i timori e gli antivirus, la grande fantasia e intelligenza dei “ladri
informatici” che ne pensano sempre una più del diavolo, spesso sono vincenti!
L’ultimo ritrovato per fare ‘soldi facili’, che sta insidiando non pochi computer, è l’immissione in rete di una nuova,
micidiale ondata del virus “Kryptolocker”,
già noto nel Web, e che, sotto forma di ben congegnate false e mail, se aperte,
si installa nel computer sequestrandone la memoria. Una volta impossessatosi
dei dati li cripta rendendoli indisponibili e avvisando il malcapitato utente
che per riaverli deve pagare un salato riscatto: circa 300 euro. Ma vediamo
insieme come sta funzionando realmente la truffa.
Negli ultimi giorni la
polizia postale e delle comunicazioni ha registrato in tutta Italia una nuova
ondata di attacchi attraverso l'invio di numerose mail contenenti il virus. Ecco
come si svolge la truffa. Una volta effettuato il lancio delle migliaia di false
mail, i ladri informatici attendono le prede. Quando l’ignaro utente riceve
sulla propria casella di posta elettronica il messaggio, viene tratto in
inganno dalle false indicazioni relative a presunte spedizioni a suo favore di
prodotti vari, oppure apparentemente inviate da un Istituto di credito o
azienda fornitrice di primari servizi pubblici; la mail contiene l’invito
esplicito a fornire o verificare i dati, cliccando gli appositi link indicati per aprire i file allegati.
Quando l’utente clicca
sul link di riferimento, oppure apre l’allegato (solitamente un documento in
formato pdf o zip), gli viene iniettato nel computer il virus che subito si installa e
immediatamente cripta il contenuto delle memorie, rendendole indisponibili per
l’utente. A questo punto si realizza il ricatto dei criminali informatici che
richiedono al malcapitato, per poter riaprire i file e rientrare in possesso
dei propri documenti, il pagamento di una somma di alcune centinaia di euro in Bitcoin (una moneta virtuale del valore
di 217 euro cadauno). A pagamento effettuato si riceverà una e-mail contenente un
programma per la decriptazione.
Questo software
malevolo che rende immediatamente illeggibili i file di memoria - spiega la
polizia postale in una nota - conosciuto anche come “Ransomware” (nome composto
dalle parole inglesi “ransom”, ricatto, e “software”, programma informatico), non
è facile da eliminare. Per rientrare in possesso dei dati serve attivare una
particolare procedura di decriptazione, nota soltanto ai criminali informatici
responsabili della pericolosa “infezione”.
La Polizia Postale e
delle Comunicazioni mette in guardia gli utenti del web da questa nuova ondata
di attacchi, invitando a non cedere al ricatto, anche perché non è certo che
dopo il pagamento vengano restituiti i file criptati. Per evitare danni, spesso
consistenti, è necessario tenere sempre aggiornato il software del proprio
computer, munirsi di un buon antivirus, fare sempre un backup, ovvero una copia
dei propri file, ma soprattutto fare attenzione alle mail che ci arrivano,
specialmente se non attese, evitando di cliccare sui link o di aprire gli
allegati; questi sono i consigli più importanti da seguire per impedire
l’infezione del virus Cryptolocker.
La Polizia invita tutti,
per avere maggiori informazioni e assicurare un contatto diretto e continuativo
con i cittadini, a fare riferimento ai Commissariati di P.S., anche On-line,
per tutti coloro che frequentano la rete; oggi sono attivi innovativi sistemi
di interattività con l’utente, reperibile all’url: www.commissariatodips.it . Il
portale è stato appena integrato con una apposita “app” scaricabile
gratuitamente dal proprio smartphone o dall’ipad per consentire di venire
incontro alle crescenti richieste di assistenza e di aiuto degli utenti della
Rete in tempo reale, e di conoscere sempre di più il mondo del web, i suoi
rischi e le sue opportunità.
La Polizia Postale, in
relazione a questo pericoloso fenomeno, sostiene che, nonostante gli sforzi
investigativi abbiano già consentito finora di individuare diversi individui e
gruppi organizzati, sia italiani sia stranieri, impegnati nella organizzazione
e realizzazione di simili campagne truffaldine, il fenomeno si è di recente
riacutizzato, e sta continuando a mietere vittime anche grazie a un
comportamento disattento dell’utente. Infatti di fronte ad email sconosciute o
poco note Egli deve essere più guardingo e diffidente, eventualmente
contattando in casi dubbi, prima di aprire la mail sospetta, l’azienda o la
banca mittente del messaggio.
Cari amici, di fronte a
certe furbizie non lasciamoci abbindolare: c’è gente che ne sa una più del
diavolo! Allora, per evitare di finire…all’inferno, meglio aprire una email in
meno (anche col rischio di una brutta figura) che aprire quella che ci
sequestra il computer!
Ciao, amici, a domani.
Mario
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