Oristano
10 Febbraio 2016
Cari amici,
I jeans hanno davvero
una lunga storia da raccontare. Chi pensa che siano nati in America, moderna e
indiscussa patria del capo d’abbigliamento più famoso al mondo, si sbaglia: il
forte e resistente tessuto di cotone con cui sono confezionati era già noto nel
Medioevo in Europa. Le prime stoffe provenivano dalla Francia, precisamente da
Nimes (città ricordata anche dalla marca di jeans Denim), fabbricate per essere
utilizzate come telo protettivo per le mercanzie che allora viaggiavano in gran parte
per via marittima ed anche per confezionare le vele. La stoffa, infatti, era di
cotone molto resistente, duraturo e facilmente lavabile, dal caratteristico
colore blu dovuto alla tintura del filo di ordito con l’indigo (l'indigo è una
sostanza colorante estratta da un pianta, l'indigofera, che in virtù della sua
spiccata colorazione blu elettrica veniva utilizzata per tingere le stoffe).
Il passaggio dell’utilizzo
di questa stoffa dal confezionare teli per i viaggi via mare a quella per la
creazione di capi d’abbigliamento, fu abbastanza breve: già nell'800 i marinai genovesi iniziarono ad utilizzare questa stoffa, dotata di grande resistenza, per confezionare
abbigliamento adatto al loro duro lavoro. Anche il termine jeans è di derivazione genovese: prende nome dalla
città di Genova, e da allora quel termine servì ad indicare quei pantaloni da lavoro
utilizzati per primi dagli scaricatori del porto ligure. Le qualità di
questo tessuto, così forte e comodo per confezionare abbigliamento, fecero sì che presto questa stoffa si diffuse nella vecchia Europa, sempre nel campo dell'abbigliamento da lavoro, ma non solo: con l’emigrazione nel
Nuovo Mondo varcò il mare, approdando felicemente negli Stati Uniti.
Furono i cercatori
d’oro alla fine dell’800 ad utilizzare per primi i pantaloni confezionati con
questo robusto tessuto. Quando poi il 20 Maggio del 1873 il commerciante
tedesco Levi Strauss e il sarto lituano Jacob Davis brevettarono negli Stati
Uniti dei pantaloni di cotone robusto, a 5 tasche, con rivetti metallici
chiamati semplicemente “overalls”,
la sua diffusione si estese enormemente, contagiando tutti gli Stati e le
professioni. Utilizzati da cercatori d’oro, minatori, mandriani e contadini, gli
overalls erano ricercatissimi: di foggia ampia e pesanti, servivano a coprire
gli indumenti quando si era al lavoro; costavano 3 dollari l’uno, cifra che corrispondeva alla
paga media di tre giorni di un operaio. L’etichetta con due cavalli che tirano
un paio di jeans era la perfetta interpretazione del concetto di resistenza.
Negli anni ’20 del
secolo scorso i jeans, da puro abbigliamento di fatica si evolvono, imponendosi
negli Stati Uniti come indumento comodo, da indossare nel tempo libero. Nel
1935 viene lanciato il primo jeans da donna e nel 1943 Harper’s Bazar fotografa
uno scamiciato in jeans da portare sui vestiti come comodo grembiule da cucina.
La moda si sa è sempre molto contagiosa, e ben presto varcò il mare: dall’America
raggiunse l’Europa, tornando dove i jeans erano partiti. Nel nostro continente i jeans made in USA arrivarono alla
fine della Guerra con le truppe americane di liberazione, conquistando subito il pianeta giovani, che apprezzarono molto quel capo. I primi Levi’s d’importazione vennero commercializzati da noi a partire dal 1959.
Questo, però, non
significava che i vecchi pantaloni da lavoro, testati per primi dai marinai di Genova, nel Vecchio Continente fossero scomparsi. Qualche tipo di jeans autenticamente nostrano aveva
continuato a circolare anche in Europa. In Francia, la giovane imprenditrice
Rica Levy aveva fondato nel 1928 quella che sarebbe diventata poi la Rica
Lewis. All’inizio nella sua azienda venivano confezionati capi d’abbigliamento
(anche in denim) per le Forze Armate, poi, dal 1945, si fecero anche i jeans.
In Inghilterra i Lee Cooper comparvero nel 1937, ma il marchio è presente già
dal 1908. A incentivare da noi la diffusione dei jeans fu paradossalmente proprio
la penuria di stoffe che si era verificata nel corso della Seconda Guerra
Mondiale.
E’ a cavallo tra gli
anni ’60 e ’70 del secolo scorso che la moda dei jeans si impone in Italia
grazie all’arrivo di numerose pellicole del cinema hollywoodiano, ad icone del
Western come Gary Cooper o John Wayne, ed ai grandi miti del cinema
americano come James Dean. Durante la contestazione giovanile del ’68, la
gioventù “hippy” nostrana, ne fece una divisa che identificava gli spiriti
anticonformisti, simbolo di una gioventù ribelle, che con i jeans contestava la
moda e il pensiero corrente. Negli anni dal 1975 al 1985 ci fu un periodo di
oblio, che coincise con il crollo dei valori che avevano accompagnato le
rivolte studentesche. La ripresa arrivò nel 1989, con la crisi del sistema
sovietico: il mercato dei Paesi dell’est si aprì in maniera ufficiale ai jeans,
insieme con i mercati asiatici e africani, ridando impulso e vigore a quel capo d'abbigliamento blu a 5 tasche.
Da simbolo della
contestazione a capo d’alta moda il passo è stato breve. Complice la ‘globalizzazione’
i jeans diventano quell’abbigliamento che, contrariamente a quello “differenziato
per classi sociali”, assolve il compito di diventare un capo unico
assolutamente indifferenziato e omogeneo, cioè uguale per tutti: trasversale e
valido per tutte le classi sociali e tutte le età. Un capo utilizzato con la
stessa disinvoltura dalle star del cinema e dello spettacolo, dal dirigente
della multinazionale, e dall’operaio, dal professore e dallo studente. Addirittura
unisex, valido sia per uomo che per donna. Una vittoria straordinaria, diventando
l’abbigliamento trans-nazionale per eccellenza.
Cari amici, osservando
sia in una grande città che in un piccolo paese la gente che ci cammina
intorno, se dovessimo contare quanti indossano i jeans e quanto no, potremmo
davvero prendere atto che la stragrande maggioranza di quelli che vediamo li indossa. Una grande vittoria per quei comodi pantaloni a “Cinque
tasche”, nati come abbigliamento da lavoro! Non importa che siano larghi o
stretti, a vita bassa o elasticizzati (indossati come una seconda pelle), che
siano portati da maschi o da femmine, da ragazzi o persone anziane, sono Jeans!
Prima di chiudere un’ultima
curiosità. Abbiamo parlato dei jeans, nati
con le 5 tasche, moda che nel tempo non è mai cambiata. Quanti sanno a cosa
serviva quel piccolissimo taschino (oggi praticamente inservibile) cucito poco
sotto la cintura sul davanti? Ai curiosi che hanno fatto la domanda ha risposto
la Levi’s, una popolare azienda che li produce. La quinta tasca, ha risposto, ha
origine nel 1873 ed è nata per contenere l‘orologio da tasca con catena (in
modo che non potesse rovinarsi); una leggenda afferma anche che quel taschino era un ottimo ripostiglio per nascondere
le pepite d’oro! Oggi, considerato che quel taschino è rimasto sempre al suo posto,
l’uso che chi indossa i jeans ne fa risulta decisamente diverso: c’è chi lo usa per riporre l’accendino o la scatola
dei fiammiferi e chi, invece, lo utilizza per nascondere piccoli oggetti (anche
i preservativi). Le esigenze cambiano…ma le 5 tasche…sono rimaste!
Ciao, amici, a domani.
Mario
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